Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Prima lettera ai Tessalonicesi 4


font

Gli esorta ad osservare gl'insegnamenti, che aveva dato loro; che si astengano dalla fornicazione, e si amino scambievolmente, e lavorino colle loro mani, onde non abbiano a desiderare nulla di quel d'altrui; insegna, in qual maniera seguirà la nostra risurrezione, affinchè non si affliggano di soverchio nella morte de' loro fratelli.

1Del rimanente adunque, o fratelli vi preghiamo, e scongiuriamo pel Signore Gesù, che, conforme avete apparato da noi, in qual modo camminar dobbiate, e piacere a Dio, così pure camminiate, onde siate vieppiù doviziosi.2Imperocché voi sapete, quali precetti io diedi a voi da parte del Signore Gesù.3Imperocché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che stiate lontani dalla fornicazione,4Che sappia ciascheduno di voi possedere il proprio corpo in santità, e onestà,5Non nelle passioni della concupiscenza, come pur le genti, le quali nonconoscono Dio:6E che nissuno soverchi, o gabbi il proprio fratello nel mal fare: imperocché di tutte queste cose Dio fu vendetta, come da prima vi dicemmo, e vi protestammo.7Imperocché Dio non ci ha chiamati alla immondezza, ma alla santità.8Per la qual cosa chi di tali cose non fa caso, non un uomo disprezza ma Dio: il quale ha pur dato in noi il suo santo Spirito.9Intorno poi alla carità fraterna non abbiamo necessità di scrivervi; imperocché voi stessi avete apparato da Dio ad amarvi l'un l'altro.10Imperocché ciò voi pur fate verso tutti i fratelli in tutta la Macedonia. Ma vi esortiamo, o fratelli, ad essere viepiù eccellenti,11E che procuriate di viver quieti, e di fare il fatto vostro, e di lavorar colle vostre mani, conforme vi ordinammo, e che vi diportiate con onestà verso gli estranei: e non abbiate io nulla bisogno di alcuno.12Non vogliamo poi, o fratelli, che voi siate ignoranti riguardo a quelli, che dormono, affinché non vi rattristiate, come tutti gli altri, i quali sono senza speranza.13Imperocché se crediamo, che Gesù morì, e risuscitò: nello stesso modo ancora coloro, che in Gesù si sono addormentati, Iddio menerà con esso.14Imperocché sulla parola del Signore, vi diciamo, che noi, che siamo vivi, che siam riserbati per la venuta del Signore, non preverremo quelli, che si addormentarono.15Imperocché lo stesso Signore al comando, e alla voce dell'Arcangelo, e al suono della tromba di Dio scenderà dal cielo: e quelli, che in Cristo son morti, risorgeranno i primi.16Quindi noi, che siam vivi, che siam superstiti, saremo traportati sopra le nubi in aria con essi incontro al Signore, e così col Signore saremo perpetuamente.17Racconsolatevi adunque scambievolmente con queste parole.

Note:

4,1:Onde siate viepiù doviziosi. Di virtù, di pietà e di desiderio di piacere a Dio. Il Grisost.: onde siate più doviziosi, vale a dire, facciate anche più di quello che è stato a voi comandato; imperocchè siccome la terra non rende solamente la sementa che ha ricevuta, cosi l'anima non dee fermarsi in quello che le è stato prescritto, ma oltrepassarlo.

4,3:La volontà di Dio, la vostra santificazione. Tutti i precetti di Dio hanno per fine, che voi siate santi, puri dal male, costanti nel bene.

4,4-5:Possedere il proprio corpo in santità, e onestà, non nelle passioni ec. Che ognuno custodisca il proprio corpo con quella onestà e santità, che conviensi al nome cristiano, e anche alla condizione del corpo nostro, che debbe esser tempio di Dio, I. Cor. III. 16. 17., VI. 19. Questa maniera di parlare del nostro Apostolo: che sappia ciascheduno di voi possedere, o sia, custodire il proprio corpo ec. dimostra, come v'ha una disciplina necessaria a conservare la castità, della qual disciplina debbe fare suo studio l'uomo cristiano. Imperocchè quanto orribil cosa sarebbe, se, come aggiunge l'Apostolo, un cristiano si abbandonasse al furore delle impure passioni a somiglianza di coloro, che non hanno lume di Dio?

4,6:E che nissuno soverchi, ec. Dopo i precetti contro la lussuria parla contro l'avarizia, per ragion della quale o si opprime il prossimo con prepotenza, o con male arti, e con fraudi si circonviene. Guardatevi da tutte queste cose, soggiunge l'Apostolo, perchè, come vi dicemmo, e vi ridicemmo, di tutte queste iniquità farà Dio vendetta nel giorno delle vendette. Ma quelle parole: nel malfare, s'intendono dal Grisostomo dell'adulterio, in cui o con prepotenza, o con frode l'uomo usurpa la moglie altrui. Ottima sposizione sì riguardo al testo originale, perchè la voce corrispondente sovente è usata dai Greci in significazione oscena, e sì ancora per quello che segue nel Vers. 7.

4,8:Il quale ha pur dato in noi il suo santo Spirito. Queste parole possono spiegarsi in due modi: primo, ripor tandole a tutti i cristiani fatti da Dio partecipi del suo Spirito, il quale Spirito vien contristato, e discacciato dal cuore de' fedeli, quando o profanano il proprio corpo con la impurità, o offendono la fraterna carità con le fraudi e con la prepotenza; in secondo luogo restringendole agli Apostoli e maestri del cristianesimo, come se volesse dire: chi non fa uso de' nostri insegnamenti, non un uomo disprezza, ma Dio, il quale ci ha dato il suo Spirito, per virtù del quale noi siamo ministri della parola, e pastori del popolo cristiano con autorità d'insegnare e di comandare quello, che dallo stesso Spirito ci viene insegnato e comandato.

4,9:Voi stessi avete apparato da Dio ec. Vedi s. Gio. VI. 45.

4,11:Che procuriate di viver quieti, e di fare il fatto vostro, e di lavorar ec. Ha lodato i Tessalonicesi per la loro esimia carita verso i poveri. Di questa carità dei facoltosi abusavano certi poveri, i quali ad essa affidati non si curavano di lavorare, e oziosi e inquieti, non avendo affari propri, o non gli curando, consumavano il tempo con vana curiosità badando agli altrui. Raccomanda adunque a ciascheduno la quiete e la pace, l'applicazione a' propri doveri, il lavoro delle mani per quelli, a' quali secondo la lor condizione si conviene di lavorare per sostentamento proprio, e della loro famiglia. L'Apostolo aveva osservato in Tessalonica, città nobile e primaria, simili abusi nel tempo che aveva quivi predicato il Vangelo, e non aveva tralasciato di combatterli con le sue esortazioni; le rinnovella in questa lettera, adducendo anche due gravissime ragioni per isradicare tali abusi; la prima, il mal esempio, e lo scandalo, che ne deriva per li Gentili; la seconda, l'incomodo, e l'aggravio, che recano questi oziosi pancaccieri al prossimo loro, di cui hanno continuo bisogno per vivere; e può anch'essere, che o vergognandosi d'infastidire i fratelli, o non trovandosi sempre disposti a sopportare la loro in fingardagine, non avesser ribrezzo d'importunare i Gentili, lo che non potea non ridondare in disonore della Chiesa. Sopra questo disordine torna a parlare nella seguente lettera, dove conchiude, che chi non vuol lavorare, non debbe nemmen mangiare.

4,12:Riguardo a quelli, che dormono, affinchè non vi rattristiate, ec. La morte è sovente chiamata sonno nelle Scritture particolarmente del nuovo testamento, e ciò riguardo ai corpi, i quali privi di senso riposano ne' monumenti per essere una volta svegliati, e richiamati alla vita. Quindi il nome di cimiterio, che vuol dire dormitorio, fu dato dalla pietà cristiana a que' luoghi, ne' quali si seppellivano in comune, e senza distinzione di sorte tutti i fedeli. Vuole adunque l'Apostolo, che con la fede della futura risurrezione si consolino e si confortino i Cristiani nella morte di coloro che amano, lasciando, che di soverchio s'affliggano quelli, i quali, perduto che hanno un amico, non hanno più speranza di rivederlo, perchè negano, o non conoscono nè la risurrezione, nè la vita avvenire.

4,13:Se crediamo, che Gesù mori, e risuscitò: ec. La risurrezione di Cristo è un pegno, e un argomento infallibile della futura nostra risurrezione. Vedi I. Cor. XV. Siccome Cristo risuscitò da morte, così, dice Paolo, coloro, i quali son morti in Gesù, vale a dire, nella fede di Cristo, e uniti a lui per la carità, saranno da Dio tratti fuora de' loro sepolcri, e condotti alla risurrezione gloriosa con Cristo. I cattivi risorgeranno anch'essi, ma non per aver parte con Cristo alla gloria, e la loro risurrezione è come una seconda morte.

4,14:Sulla parola del Signore vi diciamo, che noi, che siamo vivi, che siam riserbati ec. Queste parole danno luogo a due difficolta. In primo luogo è da vedere, quale sia la parola del Signore, di cui qui parla l'Apostolo. In secondo luogo ha egli Paolo creduto così imminente l'ultimo giorno, che e lui, e coloro a' quali parlava, doves se trovare in vita? E se ciò non ha egli creduto, qual è adunque il senso di queste parole: noi, che siamo vivi, che siam riserbati per la venuta del Signore, non pre verremo quelli che si addormentarono? Quanto al primo, benchè e il domma della risurrezione, e le circostanze di essa siano descritte ne' Vangeli, come in s. Matteo cap. XXIV., 31., in s. Giovanni, v. 28. 29., siccome però questa parola del Signore sembra doversi riferire almeno principalmente a quello che Paolo dice in questo versetto, crederei perciò migliore e più vera la risposta di quegl'Interpreti i quali dicono, che ciò debba intendersi di una parola udita da Paolo in una speciale rivelazione fattagli da Gesù Cristo. Quanto alla seconda difficoltà noi vedremo, come nella seconda epistola a' Tessalonicesi Paolo dimostri egli stesso, che l'ultimo giorno non era così vicino, e molte cose dovevano prima accadere, per le quali un assai lungo spazio di tempo si richiedeva. Riguardo poi al senso di queste parole, mi at terrei volentieri alla opinione di un antico Interprete (Aimone ) accennata da s.Tommaso, ed è, che l'Apostolo abbia voluto descrivere, e rappresentare la somma celerità, con la quale si effettuerà la risurrezione di tutti i morti; questa celerità sarà tale, che quelli eletti, i quali si troveranno vivi in quell'ora, sottratti da Dio al furore dell'Anticristo per vedere la venuta di Cristo al giudizio, non saranno più pronti ad andare incontro al medesimo Cristo, che tutto l'immenso numero degli eletti, i quali saranno anche da secoli a giacer nella polvere. Nella in certezza adunque di quel gran giorno si considera l'Apostolo come uno di quelli, che si troveranno vivi allora, e se stesso porta per esempio di quello, che accaderà a coloro, i quali effettivamente si troveranno in vita, o non anderanno incontro a Cristo più presto, che quelli, i quali da lunghissimo spazio di tempo eran morti, e confusi con la terra. Da questa maniera di parlare dell'Apostolo hanno anche creduto comunemente i Padri Greci, che possa inferirsi, che gli eletti allora viventi non soffriranno la norte, ma solamente saranno cangiati in un punto, e rivestiti della incorruzione, e della immortalità, e in questo passaggio istantaneo dallo stato mortale e caduco ad uno stato di immutabilità e di gloria, consiste la loro risurrezione. Hassi adunque in queste parole dell'Apostolo una viva, e forte dimostrazione della infinita potenza di Dio nel riunire la polvere di ciascheduno dei corpi di tutti gli uomini da Adamo fino all'ultimo dei mortali, e di essa nuovamente formarne i corpi in un batter d'occhio, in un attimo, a un solo cenno, che darà Dio della sua volontà.

4,15-16:Al comando, e alla voce dell'Arcangelo, e al suono della tromba di Dio scenderà ec. Intimato dal l'Arcangelo col suono della tromba divina il comanda mento di Dio ai morti di ripigliare i propri loro corpi, scenderà dal cielo Gesù Cristo, e a un tempo stesso gli eletti, morti già nella fede, e nell'amore di Cristo, risusciteranno i primi; indi coloro, che saranno vivi, e su perstiti alla desolazione di que' tempi, saranno insieme con quelli trasportati nell'aria incontro al Signore, e Salvatore, e Dio Gesù Cristo, e con lui si accompagneranno per non esserne mai più divisi. Questo alzarsi nell'aria dimostra il cangiamento seguito ne' corpi di questi eletti, i quali corpi di gravi e pesanti che erano, divengono agili e leggeri, e in certo modo spirituali. Lascia intendere l'Apostolo, che i reprobi risuscitati si rimarranno sopra la terra nella terribile espettazione della funesta sentenza.
Per questo Arcangelo alcuni credono, che debba intendersi l'Arcangelo s. Michele, chiamato nell'Apocalisse Principe della chiesa, XII. 7. Altri l'intendono dello stesso Figliuolo di Dio, la di cui voce sarà udita dai morti, s. Gio. v. 28.; ed egli è chiamato Angelo del gran consiglio, Isaia IX. secondo i Settanta. Ma comunque ciò voglia intendersi, e questa voce e la tromba significano l'intimazione della divina volontà fatta ai morti di risorgere per presentarsi al tribunale di Cristo. Vedi Matt. XX IV.,31.

4,17:Racconsolatevi adunque ec. Posta la fede della risurrezione, non dobbiamo affliggerci di soverchio della morte de' santi. Eglino e vivono di presente felici secondo la miglior parte di loro stessi, e ripiglieranno un giorno que' corpi medesimi, da' quali sono adesso separati, per essere e quanto all'anima, e quanto al corpo compiutamente, ed eternamente beati.