Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Secondo libro dei Maccabei 4


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1Il suddetto Simone, che si era fatto delatore dei beni e della patria, diffamava Onia, come se avesse percosso Eliodòro e fosse stato l'organizzatore dei disordini;2osava definire nemico della cosa pubblica il benefattore della città, il protettore dei cittadini, il difensore delle leggi.3L'odio era giunto a tal punto che si compirono delle uccisioni da parte di uno dei gregari di Simone;4allora Onia, vedendo l'aggravarsi dell'invidia e accorgendosi che Apollonio figlio di Menèsteo, stratega della Celesira e della Fenicia, aizzava la perfidia di Simone,5si recò dal re, non per far la parte di accusatore dei suoi concittadini, ma per provvedere al bene comune del popolo e di ciascuno in particolare.6Vedeva infatti che senza un provvedimento del re era impossibile ristabilire la pace nella vita pubblica e che Simone non avrebbe messo freno alla sua pazzia.
7Ma, Selèuco essendo passato all'altra vita e avendo preso le redini del governo Antioco chiamato anche Epìfane, Giàsone, fratello di Onia, volle procurarsi con la corruzione il sommo sacerdozio8e, in un incontro con il re, gli promise trecentosessanta talenti d'argento e altri ottanta talenti riscossi con un'altra entrata.9Oltre a questi prometteva di versargli altri centocinquanta talenti, se gli fosse stato concesso di stabilire di sua autorità una palestra e un campo d'addestramento e di erigere una corporazione d'Antiocheni a Gerusalemme.10Avendo il re acconsentito, egli, ottenuto il potere, si diede subito a trasformare i suoi connazionali secondo i costumi greci,11annullando i favori concessi dal re ai Giudei, ad opera di Giovanni, padre di quell'Eupolemo che aveva guidato l'ambasciata presso i Romani per negoziare il patto d'amicizia e di alleanza, e sradicando le leggi cittadine inaugurò usanze perverse.12Fu subito zelante nel costruire una palestra, proprio ai piedi dell'acròpoli, e nell'indurre i giovani più distinti a portare il pètaso.13Così era raggiunto il colmo dell'ellenizzazione e la diserzione verso i costumi stranieri per l'eccessiva corruzione dell'empio e falso sommo sacerdote Giàsone.14Perciò i sacerdoti non erano più premurosi del servizio all'altare, ma, disprezzando il tempio e trascurando i sacrifici, si affrettarono a partecipare agli spettacoli contrari alla legge nella palestra, appena dato il segnale del lancio del disco.15Così tenendo in poco conto le glorie patrie stimavano nobilissime le glorie elleniche.16Ma appunto a causa di queste li sorprese una grave situazione e si ebbero quali avversari e punitori proprio coloro le cui istituzioni seguivano con zelo e a cui cercavano di rassomigliare in tutto.17Non è cosa che resti impunita il comportarsi empiamente contro le leggi divine, come dimostrerà chiaramente il successivo periodo di tempo.
18Celebrandosi in Tiro i giochi quinquennali con l'intervento del re,19l'empio Giàsone inviò come rappresentanti alcuni Antiocheni di Gerusalemme, i quali portavano con sé trecento dramme d'argento per il sacrifico a Ercole; ma questi portatori ritennero non conveniente usarle per il sacrifico, bensì impiegarle per altra spesa.20Così il denaro destinato al sacrificio a Ercole da parte del mandante, servì, grazie ai portatori, per la costruzione delle triremi.
21Antioco, avendo mandato Apollonio, figlio di Menèsteo, in Egitto per l'intronizzazione del re Filomètore, venne a sapere che costui era diventato contrario al suo governo e quindi si preoccupò della sua sicurezza. Perciò si recò a Giaffa, poi mosse alla volta di Gerusalemme.22Fu accolto da Giàsone e dalla città con dimostrazioni magnifiche e introdotto con corteo di fiaccole e acclamazioni. Così riprese la marcia militare verso la Fenicia.
23Tre anni dopo, Giàsone mandò Menelao, fratello del già menzionato Simone, a portare al re denaro e a presentargli un memoriale su alcuni affari importanti.24Ma quello, fattosi presentare al re e avendolo ossequiato con un portamento da persona autorevole, si accaparrò il sommo sacerdozio, superando l'offerta di Giàsone di trecento talenti d'argento.25Munito delle disposizioni del re, si presentò di ritorno, non avendo con sé nulla che fosse degno del sommo sacerdozio, ma avendo le manie di un tiranno unite alla ferocia di una belva.26Così Giàsone, che aveva tradito il proprio fratello, fu tradito a sua volta da un altro e fu costretto a fuggire nel paese dell'Ammanìtide.27Menelato si impadronì del potere, ma non s'interessò più del denaro promesso al re,28sebbene gliele avesse fatto richiesta Sòstrato, comandante dell'acròpoli; questi infatti aveva l'incarico della riscossione dei tributi. Per questo motivo tutti e due furono convocati dal re.29Menelao lasciò come sostituto nel sommo sacerdozio Lisìmaco suo fratello; Sòstrato lasciò Cratéte, comandante dei Ciprioti.
30Mentre così stavano le cose, le città di Tarso e Mallo si ribellarono, perché erano state date in dono ad Antiòchide, concubina del re.31Il re partì in fretta per riportare all'ordine la situazione, lasciando come luogotenente Andronìco, uno dei suoi dignitari.32Menelao allora, pensando di aver trovato l'occasione buona, sottrasse alcuni arredi d'oro del tempio e ne fece omaggio ad Andronìco; altri poi si trovò che li aveva venduti a Tiro e nelle città vicine.33Ma Onia lo biasimò, dopo essersi accertato della cosa ed essersi rifugiato in località inviolabile a Dafne situata presso Antiochia.34Per questo Menelao, incontratosi in segreto con Andronìco, lo pregò di sopprimere Onia. Quegli, recatosi da Onia e ottenutane con inganno la fiducia, dandogli la destra con giuramento lo persuase, sebbene ancora guardato con sospetto, ad uscire dall'asilo e subito lo uccise senza alcun riguardo alla giustizia.35Per questo fatto non solo i Giudei, ma anche molti altri popoli si mossero a sdegno e tristezza per l'empia uccisione di tanto uomo.36Quando il re tornò dalle località della Cilicia, si presentarono a lui i Giudei della città insieme con i Greci che condividevano l'esecrazione dell'uccisione di Onia contro ogni diritto.37Antioco fu intimamente rattristato, colpito da cordoglio e mosso a lacrime per la saggezza e la grande prudenza del defunto;38subito, acceso di sdegno, tolse la porpora ad Andronìco, ne stracciò le vesti e lo trascinò attraverso tutta la città fino al luogo stesso dove egli aveva sacrilegamente ucciso Onia e là cancellò dal mondo l'assassino. Così il Signore gli rese il meritato castigo.
39Essendo poi avvenuti molti furti sacrileghi in città da parte di Lisìmaco su istigazione di Menelao ed essendosene sparsa la voce al di fuori, il popolo si ribellò a Lisìmaco, quando già molti arredi d'oro erano stati portati via.40La folla era eccitata e piena di furore e Lisìmaco, armati circa tremila uomini, diede inizio ad atti di violenza, mettendo come comandante un certo Aurano già avanzato in età e non meno in stoltezza.41Ma quelli, appena si accorsero dell'aggressione di Lisìmaco, afferrarono chi pietre, chi grossi bastoni, altri raccolsero a manciate la polvere sul posto e si gettarono contro coloro che stavano attorno a Lisìmaco.42A questo modo ne ferirono molti, alcuni ne stesero morti, costrinsero tutti alla fuga, misero a morte lo stesso saccheggiatore del tempio presso la camera del tesoro.
43Per questi fatti fu intentato un processo contro Menelao.44Venuto il re a Tiro, i tre uomini mandati dal consiglio degli anziani difesero presso di lui il loro diritto.45Menelao, ormai sul punto di essere abbandonato, promise una buona quantità di denaro a Tolomeo, figlio di Dorìmene, perché traesse il re dalla sua parte.46Tolomeo invitò il re sotto un portico, come per prendere il fresco, e gli fece mutar parere.47Così il re prosciolse dalle accuse Menelao, causa di tutto il male, e a quegli infelici che, se avessero discusso la causa anche presso gli Sciti, sarebbero stati prosciolti come innocenti, decretò la pena di morte.48Così senza dilazione subirono l'ingiusta pena coloro che avevano difeso la città, il popolo e gli arredi sacri.49Gli stessi cittadini di Tiro, indignati per questo fatto, provvidero generosamente quanto occorreva per la loro sepoltura.50Menelao invece, per la cupidigia dei potenti, rimase al potere, crescendo in malvagità e facendosi grande traditore dei concittadini.

Note:

2Mac 4,1:organizzatore dei disordini: inventando qualche stratagemma per spaventare Eliodoro.

2Mac 4,7:Antioco, chiamato anche Epifane: Antioco IV (175-164), fratello di Seleuco IV.

2Mac 4,7:volle procurarsi con la corruzione il sommo sacerdozio: la morte di Seleuco, provocata da Eliodoro nel 175, contrario le speranze di Onia. Gesù, fratello di Onia, aveva espresso le sue simpatie per l'ellenismo prendendo il nome di Giasone.

2Mac 4,9:un campo di addestramento: il campo di addestramento o efebeion era un corpo di giovani dai diciotto ai vent'anni che imparavano a maneggiare le armi e si addestravano in esercizi fisici, oltre a coltivare una certa formazione letteraria. - La formula Antiocheni a Gerusalemme (cf. anche gli «antiocheni di Tolemaide», citati dalle monete), attesta la trasformazione della città santa in città greca, i cui cittadini dovevano essere recensiti.

2Mac 4,12:acropoli: sede della guarnigione sira, l'acropoli di quel tempo dominava la spianata del tempio verso l'angolo nord-ovest (cf. Ne 7,2), è la futura Antonia di Erode il Grande. La palestra veniva in tal modo ad essere attigua al santuario. - indurre... a portare il pètaso: voleva dire condurre qualcuno agli esercizi della palestra, dove si indossava il cappello a larga tesa, copricapo di Ermes, dio della lotta e delle gare.

2Mac 4,14:agli spettacoli: choregia; BJ traduce: «alla distribuzione dell'olio»: era l'olio con cui gli atleti si facevano massaggi; veniva loro offerto dai capi-palestra.

2Mac 4,21:l'intronizzazione, alla lettera «la presidenza», protoklisia, con alcuni mss gr. e lat.; BJ traduce: «le nozze» (= la presidenza al banchetto di nozze; cf. Mt 23,6); il gr. ha: «la proclamazione» (? parola non attestata), protoklesia. - Si tratta del matrimonio di Tolomeo VI Filometore con la sorella Cleopatra II.

2Mac 4,22:Fenicia: il termine di Fenicia si applica anche alla costa palestinese e Giaffa era forse il quartiere generale del re.

2Mac 4,23:denaro: è il tributo annuo (cf. 2Mac 4,8; 1Mac 11,28) e forse altre somme promesse (cf. 2Mac 4,9).

2Mac 4,29:Ciprioti: si tratta di mercenari.

2Mac 4,38:il meritato castigo: Onia è il «principe unto» di Dn 9,25s e il «principe di un'alleanza» di Dn 11,22 . La sua morte apre la settantesima e ultima settimana di anni, la cui metà è segnata dalla cessazione del sacrificio legittimo e dall'installazione dell'«abominio della desolazione» (Dn 9,27 ; cf. Dn 7,25; Dn 8,11-14; Dn 11,31; Dn 12,11s; 1Mac 1,54; 1Mac 4,52; 2Mac 1,9; 2Mac 6,2; 2Mac 10,5). Questo periodo di tre anni e mezzo (la metà di una «settimana d'anni») deve corrispondere a una realtà, perché ha potuto suggerire all'autore di Dn la sua trasposizione della profezia di Geremia (Ger 25,11-12; Ger 29,10). La data riportata in 1Mac 1,54 (dicembre del 167) autorizza dunque a situare l'assassinio di Onia nel corso dell'estate del 170.

2Mac 4,41:la polvere sul posto: la cenere dei sacrifici, dal momento che il tafferuglio era avvenuto negli atri del tempio.