Scrutatio

Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Seconda lettera ai Corinzi 5


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1Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli.2Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste:3a condizione però di esser trovati già vestiti, non nudi.4In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita.5È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito.
6Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore,7camminiamo nella fede e non ancora in visione.8Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore.9Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi.10Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.
11Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze.12Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore.13Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.
14Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti.15Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.16Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così.17Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
18Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.19È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.20Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.21Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.

Note:

2Cor 5,1-10:Questo brano continua 2Cor 4,16-18 che opponeva la rovina progressiva dell'uomo esteriore e il progresso dell'uomo interiore (v 16; cf. Rm 7,22+). L'uomo interiore, identico qui all'uomo nuovo (Col 3,10+), costituisce la caparra dello Spirito (2Cor 5,5 ; cf. Rm 8,23) la cui pienezza sarà data nella resurrezione, dove il credente sarà rivestito della sua abitazione celeste (2Cor 5,2), cioè di un corpo spirituale (cf. 1Cor 15,44). Da qui un ardente desiderio (2Cor 5,2) di tale pienezza e l'augurio di non esserne privato, anche solo temporaneamente, a causa della morte, che potrebbe sopraggiungere prima della parusia (2Cor 5,4) e, dunque, di essere ancora in vita al momento della venuta del Signore; ma cf. 2Cor 5,8+ .

2Cor 5,3:Cioè: a condizione che noi siamo ancora in vita, al tempo del ritorno glorioso del Cristo. Paolo vorrebbe essere tra coloro che la venuta del Signore troverà vivi e il cui corpo sarà trasformato senza passare per la morte. Essi «rivestiranno», se si può dire, il «corpo spirituale» sopra il «corpo psichico» (1Cor 15,44; 1Cor 15,53; 1Cor 15,54), «assorbito» dal primo. - Altra traduzione: «poiché, avendolo rivestito, non saremo trovati nudi».

2Cor 5,7:Cf. 1Cor 13,12 . La fede sta alla visione chiara come l'imperfetto sta al perfetto. Testo importante, che mette in evidenza l'aspetto conoscenza della fede.

2Cor 5,8:Qui e in Fil 1,23 , Paolo intravede una unione del cristiano con il Cristo immediatamente dopo la morte individuale. Senza contraddire la dottrina biblica della risurrezione finale (Rm 2,6+; 1Cor 15,44+), questa attesa di una beatitudine dell'anima separata risente dell'influsso greco, già sensibile nel giudaismo contemporaneo (cf. Lc 16,22; Lc 23,43; 1Pt 3,19+). Per l'estasi dell'anima separata dal corpo vedere 2Cor 12,2s (cf. Ap 1,10; Ap 4,2; Ap 17,3; Ap 21,10).

2Cor 5,13:Allusione ad avvenimenti anteriori. Paolo forse era «fuori di senno» nella sua lettera scritta «tra molte lacrime» (2Cor 2,4), ma era «per Dio», per manifestare l'assoluto delle esigenze divine. Se ora è «assennato», è «per voi», per mettersi alla portata dei suoi lettori nella sua cura di «convincere gli uomini» (2Cor 5,11) . Nell'uno e nell'altro caso, egli agisce spinto dall'amore del Cristo (2Cor 5,14).

2Cor 5,14:Il Cristo è morto per tutti, cioè in nome di tutti, come capo che rappresenta l'intera umanità. Ma ciò che ha valore agli occhi di Dio, in questa morte, è l'obbedienza d'amore che manifesta il sacrificio di una vita data interamente (Rm 5,19+; Fil 2,8 ; cf. Lc 22,42p; Gv 15,13; Eb 10,9-10). I fedeli, resi partecipi di questa morte con il battesimo (Rm 6,3-6), devono ratificare questa oblazione del Cristo con la loro vita (qui, v 15 e Rm 6,8-11).

2Cor 5,16:Paolo non dice che ha conosciuto personalmente Gesù di Nazaret. Afferma che tutti, compresi quelli che hanno potuto conoscerlo («noi»), devono rinunziare a dare importanza alla affinità «carnale» con Gesù: legame di parentela, di consuetudine familiare, di nazionalità (cf. Mc 3,31-35p). Per altri, Paolo opporrebbe la sua conoscenza attuale del Cristo, Signore della gloria, a quella che aveva prima della sua conversione, quando lo considerava un nemico.

2Cor 5,17:creatura nuova: Dio che aveva creato tutte le cose per il Cristo (cf. Gv 1,3), ha restaurato la sua opera, sconvolta dal peccato, ricreandola nel Cristo (Col 1,15-20+). Il centro di questa «nuova creazione» - che interessa tutto l'universo (Col 1,19s+ ; cf. 2Pt 3,13; Ap 21,1) - è l'«uomo nuovo» (cf. anche Gal 6,15) creato nel Cristo (Ef 2,15+) per una vita nuova (Rm 6,4) di giustizia e di santità (Ef 2,10; Ef 4,24+; Col 3,10+). Confrontare la nuova nascita del battesimo (Rm 6,4+). - ne sono nate di nuove: vari codici e la volg. hanno: «tutte le (cose) sono nuove».

2Cor 5,21:Dio ha reso il Cristo solidale con l'umanità peccatrice per rendere gli uomini solidali con la sua obbedienza e la sua giustizia (cf. 2Cor 5,14+; Rm 5,19+). Forse peccato qui è preso nel senso di «sacrificio o vittima per il peccato»; la stessa parola ebraica hatta't può avere i due sensi (cf. Lv 4,1-5,13).