Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Lettera ai Romani 5


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1Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo;2per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio.3E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata4e la virtù provata la speranza.5La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
6Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito.7Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene.8Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.9A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui.10Se infatti, quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.11Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione.
12Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato.13Fino alla legge infatti c'era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge,14la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
15Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini.16E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione.17Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
18Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita.19Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
20La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia,21perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.

Note:

Rm 5:Tema della seconda parte (cc 5-11): il cristiano giustificato (cf. cc 1-4) trova nell'amore di Dio e nel dono dello Spirito la garanzia della salvezza. Questo tema verrà ripreso nel c 8, dopo lo sviluppo antitetico di Rm 5,12-7,25 .

Rm 5,1:noi siamo: una variante porta: «siamo» (esortativo).

Rm 5,2:di accedere a questa grazia: il favore di vivere nell'amicizia divina, lo «stato di grazia». - ci vantiamo nella speranza: la speranza cristiana è l'attesa dei beni escatologici: la risurrezione del corpo (Rm 8,18-23; 1Ts 4,13s ; cf. At 2,26; At 23,6; At 24,15; At 26,6-8; At 28,20), l'eredità dei santi (Ef 1,18 ; cf. Eb 6,11s; 1Pt 1,3s), la vita eterna (Tt 1,2 ; cf. 1Cor 15,19), la gloria (Rm 5,2; 2Cor 3,7-12; Ef 1,18; Col 1,27; Tt 2,13), la visione di Dio (1Gv 3,2s), in una parola la salvezza (1Ts 5,8 ; cf. 1Pt 1,3-5) di sé e degli altri (2Cor 1,6s; 1Ts 2,19). Pur designando anzitutto la virtù che attende i beni celesti, essa può talvolta designare questi stessi beni (Gal 5,5; Col 1,5; Tt 2,13; Eb 6,18). Un tempo deposta in Israele (Ef 1,11-12 ; cf. Gv 5,45; Rm 4,18) con esclusione dei pagani (Ef 2,12 ; cf. 1Ts 4,13), essa vi preparava una speranza migliore (Eb 7,19), che oggi è offerta anche ai pagani (Ef 1,18; Col 1,27 ; cf. Mt 12,21 , Rm 15,12) nel mistero del Cristo (Rm 16,25+). Essa si fonda su Dio (1Tm 5,5; 1Tm 6,17; 1Pt 1,21; 1Pt 3,5), sul suo amore (2Ts 2,16), sulla sua chiamata (1Pt 1,13-15 ; cf. Ef 1,18; Ef 4,4), sulla sua potenza (Rm 4,17-21), sulla sua veracità (Tt 1,2; Eb 6,18) e sulla sua fedeltà (Eb 10,23) nel mantenere le promesse, che ha espresse mediante le Scritture (Rm 15,4) e il vangelo (Col 1,23) e realizzate nella persona del Cristo (1Tm 1,1; 1Pt 1,3; 1Pt 1,21). Così essa non può ingannare (Rm 5,5). Protesa per definizione verso beni invisibili (Rm 8,24; Eb 11,1), la speranza poggia sulla fede (Rm 4,18; Rm 5,1s; Rm 15,13; Gal 5,5; Eb 6,11s; 1Pt 1,21) e si nutre della carità (Rm 5,5; 1Cor 13,7), le altre due virtù teologali con le quali ha uno stretto legame (1Cor 13,13+). Lo Spirito santo, dono escatologico per eccellenza già posseduto parzialmente (Rm 5,5+; At 1,8+), è la sua fonte privilegiata (Gal 5,5) che la illumina (Ef 1,17s), la fortifica (Rm 15,13), la fa pregare (Rm 8,25-27) e opera mediante essa l'unità del corpo (Ef 4,4). Fondata sulla giustificazione per mezzo della fede nel Cristo (Rm 5,1s ; cf. Gal 5,5), essa è piena di sicurezza (2Cor 3,12; Eb 3,6), di conforto (2Ts 2,16; Eb 6,18), di gioia (Rm 12,12; Rm 15,13; 1Ts 2,19) e di fierezza (Rm 5,2; 1Ts 2,19; Eb 3,6); non si lascia per nulla abbattere dalle sofferenze presenti, che contano poco in confronto della gloria promessa (Rm 8,18); al contrario le sopporta con una «costanza» (Rm 8,25; Rm 12,12; Rm 15,4; 1Ts 1,3 ; cf. 1Cor 13,7) che la prova (Rm 5,4) e la conferma (2Cor 1,7).

Rm 5,5:l'amore di Dio: l'amore con cui Dio ci ama e di cui lo Spirito santo è un pegno e, con la sua presenza attiva in noi, un testimone (cf. Rm 8,15 e Gal 4,6). In lui noi ci rivolgiamo a Dio come un figlio al Padre: l'amore è reciproco. In lui, ugualmente, noi amiamo i nostri fratelli con lo stesso amore con cui il Padre ama il Figlio e noi (cf. Gv 17,26). - per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato: lo Spirito santo della promessa (Ef 1,13 ; cf. Gal 3,14; At 2,33+), che caratterizza la nuova alleanza in opposizione all'antica (Rm 2,29; Rm 7,6; 2Cor 3,6 ; cf. Gal 3,3; Gal 4,29; Ez 36,27+), non è solo una manifestazione esteriore di potenza taumaturgica e carismatica (At 1,8+); è anche, e soprattutto, un principio interiore di vita nuova che Dio dà (1Ts 4,8 ; ecc.; cf. Lc 11,13; Gv 3,34; Gv 14,16s; At 1,5; At 2,38 ; ecc.; 1Gv 3,24), invia (Gal 4,6 ; cf. Lc 24,49; Gv 14,26; 1Pt 1,12), concede (Gal 3,5; Fil 1,19), riversa (Rm qui; Tt 3,5s ; cf. At 2,33+). Ricevuto mediante la fede (Gal 3,2; Gal 3,14 ; cf. Gv 7,38s; At 11,17) e il battesimo (1Cor 6,11; Tt 3,5 ; cf. Gv 3,5; At 2,38; At 19,2-6), egli abita nel cristiano (Rm 8,9; 1Cor 3,16; 2Tm 1,14 ; cf. Gc 4,5), nel suo spirito (Rm 8,16 , cf. Rm 1,9+) e anche nel suo corpo (1Cor 6,19). Questo Spirito, che è lo Spirito del Cristo (Rm 8,9; Fil 1,19; Gal 4,6 ; cf. 2Cor 3,17; At 16,7; Gv 14,26; Gv 15,26; Gv 16,7; Gv 16,14), rende il cristiano figlio di Dio (Rm 8,14-16; Gal 4,6s) e fa abitare il Cristo nel suo cuore (Ef 3,16). Egli è per il cristiano (come per il Cristo stesso, Rm 1,4+) un principio di resurrezione (Rm 8,11+), in virtù di un dono escatologico che fin d'ora ci segna come con un sigillo (2Cor 1,22; Ef 1,13; Ef 4,30) e si trova in noi a titolo di pegno (2Cor 1,22; 2Cor 5,5; Ef 1,14) e di primizia (Rm 8,23). Sostituendosi al principio malvagio della carne (Rm 7,5+), lo Spirito diviene nell'uomo un principio di fede (1Cor 12,3; 2Cor 4,13 ; cf. 1Gv 4,2s), di conoscenza soprannaturale (1Cor 2,10-16; 1Cor 7,40; 1Cor 12,8s; 1Cor 14,2s; Ef 1,17; Ef 3,16; Ef 3,18; Col 1,9 ; cf. Gv 14,26+), di amore (Rm 5,5; Rm 15,30; Col 1,8), di santificazione (Rm 15,16; 1Cor 6,11; 2Ts 2,13 ; cf. 1Pt 1,2), di condotta morale (Rm 8,4-9; Rm 8,13; Gal 5,16-25), di coraggio apostolico (Fil 1,19; 2Tm 1,7s ; cf. At 1,8+), di speranza (Rm 15,13; Gal 5,5; Ef 4,4) e di preghiera (Rm 8,26s ; cf. Gc 4,3; Gc 4,5; Gd 1,20). Non lo si deve estinguere (1Ts 5,19), né contristare (Ef 4,30). Unendo al Cristo (1Cor 6,17), egli fa l'unità del suo corpo (1Cor 12,13; Ef 2,16; Ef 2,18; Ef 4,4).

Rm 5,12-7,25:Il peccato abita nell'uomo (Rm 7,14-24). Ora la morte, pena del peccato, è entrata nel mondo in seguito alla colpa di Adamo (Sap 2,24). Paolo ne conclude che il peccato stesso è entrato nell'umanità per mezzo di questa colpa iniziale; è la dottrina del peccato originale. Essa interessa qui l'apostolo per il parallelo che gli offre tra l'opera nefasta del primo Adamo e la riparazione sovrabbondante dell'«ultimo Adamo» (vv 15-19; 1Cor 15,21s; 1Cor 15,25). Come nuovo capostipite, immagine nella quale Dio restaura la creazione (Rm 8,29+; 2Cor 5,17+), il Cristo salva l'umanità.

Rm 5,12:e con il peccato la morte: il peccato separa l'uomo da Dio. Questa separazione è la «morte»: morte spirituale ed «eterna», di cui la morte fisica è il segno (cf . Sap 1,13+; Sap 2,24; Eb 6,1+). - perché tutti hanno peccato: senso controverso; sia: «tutti hanno peccato in Adamo» per una partecipazione al peccato di Adamo; sia «per i loro peccati personali» (cf. Rm 3,23); in questo caso, l'espressione gr. si tradurrebbe molto bene: «per il fatto che...», introducendo la condizione realizzata che ha permesso alla morte (eterna) di raggiungere tutti gli uomini. Nel caso dell'adulto, il solo considerato, la potenza del peccato entrata nel mondo con Adamo, produce l'effetto di morte eterna attraverso i peccati personali, che ratificano in qualche modo la rivolta di Adamo. Si può anche tradurre: «a causa di ciò . . . tutti hanno peccato» .

Rm 5,14:il quale è figura: «figura» (cf. 1Cor 10,6+) somigliante, ma imperfetta. E così il confronto, accennato nel v 12 e interrotto dalla lunga parentesi dei vv 13-14, si trasforma nel v 15 in un contrasto.

Rm 5,15:morirono tutti: alla lettera «morì la moltitudine». Questa «moltitudine» include tutti gli uomini (cf. v 18; vedere Mt 20,28+).

Rm 5,19:tutti saranno costituiti giusti: non solo nell'ultimo giudizio (per Paolo la giustificazione è attuale, cf. Rm 5,1 ecc.), ma nella misura in cui gli uomini rinasceranno in Gesù Cristo.

Rm 5,20:La legge: alla lettera «legge» senza articolo («un sistema di legge»).