Qoelet 5
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BIBBIA CEI 1974 | VULGATA |
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1 Non essere precipitoso con la bocca e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio, perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra; perciò le tue parole siano parche, poiché | 1 Ne temere quid loquaris, neque cor tuum sit velox ad proferendum sermonem coram Deo. Deus enim in cælo, et tu super terram ; idcirco sint pauci sermones tui. |
2 Dalle molte preoccupazioni vengono i sogni e dalle molte chiacchiere il discorso dello stolto. | 2 Multas curas sequuntur somnia, et in multis sermonibus invenietur stultitia. |
3 Quando hai fatto un voto a Dio, non indugiare a soddisfarlo, perché egli non ama gli stolti: adempi quello che hai promesso. | 3 Si quid vovisti Deo, ne moreris reddere : displicet enim ei infidelis et stulta promissio, sed quodcumque voveris redde : |
4 È meglio non far voti, che farli e poi non mantenerli. | 4 multoque melius est non vovere, quam post votum promissa non reddere. |
5 Non permettere alla tua bocca di renderti colpevole e non dire davanti al messaggero che è stata una inavvertenza, perché Dio non abbia ad adirarsi per le tue parole e distrugga il lavoro delle tue mani. | 5 Ne dederis os tuum ut peccare facias carnem tuam, neque dicas coram angelo : Non est providentia : ne forte iratus Deus contra sermones tuos dissipet cuncta opera manuum tuarum. |
6 Poiché dai molti sogni provengono molte delusioni e molte parole. Abbi dunque il timor di Dio. | 6 Ubi multa sunt somnia, plurimæ sunt vanitates, et sermones innumeri ; tu vero Deum time. |
7 Se vedi nella provincia il povero oppresso e il diritto e la giustizia calpestati, non ti meravigliare di questo, poiché sopra un'autorità veglia un'altra superiore e sopra di loro un'altra ancora più alta: | 7 Si videris calumnias egenorum, et violenta judicia, et subverti justitiam in provincia, non mireris super hoc negotio : quia excelso excelsior est alius, et super hos quoque eminentiores sunt alii ; |
8 l'interesse del paese in ogni cosa è un re che si occupa dei campi. | 8 et insuper universæ terræ rex imperat servienti. |
9 Chi ama il denaro, mai si sazia di denaro e chi ama la ricchezza, non ne trae profitto. Anche questo è vanità. | 9 Avarus non implebitur pecunia, et qui amat divitias fructum non capiet ex eis ; et hoc ergo vanitas. |
10 Con il crescere dei beni i parassiti aumentano e qual vantaggio ne riceve il padrone, se non di vederli con gli occhi? | 10 Ubi multæ sunt opes, multi et qui comedunt eas. Et quid prodest possessori, nisi quod cernit divitias oculis suis ? |
11 Dolce è il sonno del lavoratore, poco o molto che mangi; ma la sazietà del ricco non lo lascia dormire. | 11 Dulcis est somnus operanti, sive parum sive multum comedat ; saturitas autem divitis non sinit eum dormire. |
12 Un altro brutto malanno ho visto sotto il sole: ricchezze custodite dal padrone a proprio danno. | 12 Est et alia infirmitas pessima quam vidi sub sole : divitiæ conservatæ in malum domini sui. |
13 Se ne vanno in fumo queste ricchezze per un cattivo affare e il figlio che gli è nato non ha nulla nelle mani. | 13 Pereunt enim in afflictione pessima : generavit filium qui in summa egestate erit. |
14 Come è uscito nudo dal grembo di sua madre, così se ne andrà di nuovo come era venuto, e dalle sue fatiche non ricaverà nulla da portar con sé. | 14 Sicut egressus est nudus de utero matris suæ, sic revertetur, et nihil auferet secum de labore suo. |
15 Anche questo è un brutto malanno: che se ne vada proprio come è venuto. Qual vantaggio ricava dall'aver gettato le sue fatiche al vento? | 15 Miserabilis prorsus infirmitas : quomodo venit, sic revertetur. Quid ergo prodest ei quod laboravit in ventum ? |
16 Inoltre avrà passato tutti i suoi giorni nell'oscurità e nel pianto fra molti guai, malanni e crucci. | 16 cunctis diebus vitæ suæ comedit in tenebris, et in curis multis, et in ærumna atque tristitia. |
17 Ecco quello che ho concluso: è meglio mangiare e bere e godere dei beni in ogni fatica durata sotto il sole, nei pochi giorni di vita che Dio gli dà: è questa la sua sorte. | 17 Hoc itaque visum est mihi bonum, ut comedat quis et bibat, et fruatur lætitia ex labore suo quo laboravit ipse sub sole, numero dierum vitæ suæ quos dedit ei Deus ; et hæc est pars illius. |
18 Ogni uomo, a cui Dio concede ricchezze e beni, ha anche facoltà di goderli e prendersene la sua parte e di godere delle sue fatiche: anche questo è dono di Dio. | 18 Et omni homini cui dedit Deus divitias atque substantiam, potestatemque ei tribuit ut comedat ex eis, et fruatur parte sua, et lætetur de labore suo : hoc est donum Dei. |
19 Egli non penserà infatti molto ai giorni della sua vita, poiché Dio lo tiene occupato con la gioia del suo cuore. | 19 Non enim satis recordabitur dierum vitæ suæ, eo quod Deus occupet deliciis cor ejus. |