Scrutatio

Lunedi, 19 maggio 2025 - San Celestino V - Pietro di Morrone ( Letture di oggi)

Iob 31


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BIBBIA VOLGAREBIBBIA TINTORI
1 Feci io patto cogli occhi miei, acciò ch' io in verità non pensassi della vergine.1 « Feci patto coi miei occhi di non pensare neppure ad una vergine.
2 Adunque che parte avrebbe Iddio di sopra a me, e la ereditade all' Onnipotente di cose eccelse?2 Che parte allora avrebbe di lassù Dio per me, e qual eredità avrebbe l'Onnipotente dall'alto?
3 Or non è perdizione al malvagio, e alienazione a coloro che òperano la ingiustizia?3 Non è forse stabilita la perdizione pel malvagio e la diseredazione per chi opera l'iniquità?
4 Or non considera elli le mie vie, e tutti li andamenti miei annumera?4 Non vede Egli la mia condotta, e non conta tutti i miei passi?
5 Se io andai nella vanitade, e affrettossi lo piede mio in inganno;5 Se camminai nella menzogna, se il mio piede corse alla frode,
6 pona me nella giusta statera, e sappia Iddio la mia simplicitade.6 (mi pesi Dio su giusta bilancia e riconosca la mia integrità);
7 Se si partì l'andamento mio della via, se seguitò l'occhio mio il cuore, e nelle mie mani s'appiccò macchia;7 se il mio piede ha fuorviato, se dietro ai miei occhi andò il mio cuore, se alle mie mani s'attaccò qualche macchia,
8 seminarò, e uno altro mangerà; e la mia schiatta sarà deradicata.8 io semini ed un altro mangi, e la mia progenie sia sradicata.
9 Se ingannato è lo cuore mio sopra la femina, e se io assediai l'uscio dell' amico mio;9 Se il mio cuore è stato sedotto per una donna, se ho insidiato alla porta del mio amico,
10 meretrice sia di un altro la moglie mia, e sopra quella si distendano gli. altri.10 sia abbandonata ad un altro la mia moglie e serva all'altrui libidine.
11 Certo questo è fellonia, e massima iniquitade.11 Ciò però è delitto nefando e grandissima iniquità,
12 Fuoco è, devorante insino alla perdizione, e deradicante ogni generazione (mia).12 è fuoco che divora fino alla perdizione e distrugge ogni rampollo.
13 Se disprezzai di sottoporre me allo giudicio col servo mio e l' ancilla mia, quando contendevano contro a me;13 Se sdegnai andare in giudizio col mio servo e colla mia serva quando erano in lite con me,
14 che adunque faroe, quando si leverae Iddio a giudicare? e quando addomanderae, che responderò a lui?14 che dovrei fare quando Dio si leverà a giudicare? Quando mi interrogherà, che potrei rispondere?
15 Or non fece me nel ventre, il quale e quello fece, e formò me uno nella vulva?15 Egli che fece me nel seno materno non fece forse anche lui? Non ci ha formati nel seno della madre il medesimo Dio?
16 Se io negai alli poveri quello che vole ano, e feci aspettare l'occhio della vedova;16 Se negai ai poveri quanto chiedevano, se feci aspettare gli occhi della vedova;
17 se io mangiai la mia fetta solo, e non mangioe lo pupillo di quella;17 se mangiai da solo il mio pezzo di pane, e non ne feci parte all'orfano,
18 perciò che dalla mia fanciullezza crescè meco la miserazione, e del ventre della madre mia venne meco;18 (chè la misericordia crebbe meco dalla mia infanzia e con me uscì dal seno di mia madre);
19 se disprezzai colui che passava, per ch' elli non avea il vestire, e lo povero sanza coprimento;19 e non guardai pietoso colui che periva per mancanza di vesti e il povero che non aveva da coprirsi,
20 se non benedissero me li lati suoi, e della lana delle pecore mie s'è riscaldato;20 se i suoi fianchi non mi han benedetto, se egli non si è riscaldato colla lana delle mie pecore;
21 s' io levai sopra lo pupillo la mia mano, eziandio quando vedeva[mi] superiore nella porta;21 se alzai la mano contro l'orfano, anche quando mi vedevo superiore alla porta,
22 l'omero mio delle sue giunture caggia, e lo mio braccio colle sue ossa sieno contrite.22 il mio omero si stacchi dalla sua giuntura, il mio braccio vada in frantumi colle sue ossa.
23 Certo sempre, sì come onde di mare gonfiate sopra me, temetti Iddio, e lo suo carico non potei portare.23 io però ebbi sempre timore di Dio come di flutti sopra me sospesi, e non ne avrei potuto sopportare il peso.
24 S' io pensai che l'oro fosse mia fortezza, e all' oro ottimo e risplendente dissi: tu sei la fidanza mia;24 Se ho riposta nell'oro la mia forza, se dissi all'oro fino: Tu sei la mia speranza;
25 s' io mi rallegrai sopra le molte mie ricchezze, e perciò che più cose trovò la mia mano;25 se mi son rallegrato per le mie molte ricchezze, e perchè la mia mano ha accumulati molti beni;
26 s' io vidi lo sole quando risplendea, e la luna andante chiaramente;26 se guardai il sole nel suo splendore e la luna che si avanzava nella sua chiarezza,
27 e rallegrato è in ascoso lo mio cuore, e basciai la mia mano colla mia bocca;27 e il mio cuore si rallegrò segretamente e io baciai la mia mano colla mia bocca,
28 la quale è massima iniquitade, e negazione contro a Dio altissimo;28 (il che è una grandissima iniquità e negazione dell'Altissimo Dio),
29 S' io mi rallegrai della rovina di colui che mi odiava, e rallegra'mi di colui, che li fosse venuto male;29 se mi rallegrai della rovina di chi ini odiava ed esultai quando lo raggiunse la sventura,
30 in veritade io non diedi al peccare la mia gola, acciò ch' io addomandassi maledicente l' anima sua;30 (io non permisi alla mia bocca di peccare, col mandare imprecazioni contro la vita di lui);
31 se non dissero gli uomini del mio tabernacolo chi ci darae della carne sua acciò che noi ci saziamo?31 se gli uomini della mia tenda non dissero: Chi ci darà delle sue carni affinchè ci saziamo?
32 di fuori non stette lo peregrino; l'uscio mio si manifestò allo viandante;32 (il pellegrino non stette allo scoperto, la mia porta fu aperta al viaggiatore);
33 s'io nascosi, quasi come uomo, lo mio peccato, e celai nello seno mio la mia iniquitade;33 se, come fa l'uomo, nascosi il mio peccato e celai nel mio seno la mia iniquità;
34 se io mi spaventai alla troppo moltitudine, e lo disprezzo delli più prossimi spaurì me; e non maggiormente tacetti, e non uscii fuori dell' uscio;34 se ebbi paura della gran moltitudine e mi spaventò il disprezzo dei miei vicini, e non sono stato piuttosto in silenzio, senza passare la porta.
35 chi darà a me auditore, acciò che l' Onnipotente oda il mio desiderio; e lo libro scriva colui che giudica;35 Chi mi darà uno che mi ascolti e che l'Onnipotente esaudisca il mio desiderio e colui che giudica scriva egli stesso il libello?
36 acciò che collo mio omero lo porti, e poni intorno a quello, sì come corona a me?36 Affinchè io lo porti sulle mie spalle e me lo avvolga alla testa qual diadema?
37 Per tutti li miei gradi pronunzierò quello, e sì come a principe io offerirò lui.37 Ad ogni mio passo ne ripeterei le parole, e glielo presenterei come ad un principe.
38 Se contro a me la mia terra grida, e con lei gli solchi suoi piangono;38 Se la mia terra grida contro di me e se con lei piangono i suoi solchi,
39 se li frutti suoi mangiai sanza pecunia, l'anima delli lavoratori tormentai;39 se ho mangiato i suoi frutti senza pagare ed ho afflitto l'anima dei suoi agricoltori,
40 per lo grano naschi a me lo tribolo, e per l'orzo la spina.40 invece di grano mi nascano triboli, invece dell'orzo spine ». (Sono finite le parole di Giobbe).