Scrutatio

Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Ecclesiastes 8


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VULGATABIBBIA CEI 2008
1 Sapientia hominis lucet in vultu ejus,
et potentissimus faciem illius commutabit.
1 Chi è come il saggio?
Chi conosce la spiegazione delle cose?
La sapienza dell’uomo rischiara il suo volto,
ne cambia la durezza del viso.
2 Ego os regis observo,
et præcepta juramenti Dei.
2 Osserva gli ordini del re, per il giuramento fatto a Dio.
3 Ne festines recedere a facie ejus,
neque permaneas in opere malo :
quia omne quod voluerit faciet.
3 Non allontanarti in fretta da lui; non persistere in un cattivo progetto, perché egli può fare ciò che vuole.
4 Et sermo illius potestate plenus est,
nec dicere ei quisquam potest : Quare ita facis ?
4 Infatti, la parola del re è sovrana; chi può dirgli: «Che cosa fai?».
5 Qui custodit præceptum non experietur quidquam mali.
Tempus et responsionem cor sapientis intelligit.
5 Chi osserva il comando non va incontro ad alcun male; la mente del saggio conosce il tempo opportuno.
6 Omni negotio tempus est, et opportunitas :
et multa hominis afflictio,
6 Infatti, per ogni evento vi è un tempo opportuno, ma un male pesa gravemente sugli esseri umani.
7 quia ignorat præterita,
et futura nullo scire potest nuntio.
7 L’uomo infatti ignora che cosa accadrà; chi mai può indicargli come avverrà?
8 Non est in hominis potestate prohibere spiritum,
nec habet potestatem in die mortis :
nec sinitur quiescere ingruente bello,
neque salvabit impietas impium.
8 Nessun uomo è padrone del suo soffio vitale tanto da trattenerlo, né alcuno ha potere sul giorno della morte. Non c’è scampo dalla lotta e neppure la malvagità può salvare colui che la compie.
9 Omnia hæc consideravi,
et dedi cor meum in cunctis operibus quæ fiunt sub sole.
Interdum dominatur homo homini in malum suum.
9 Tutto questo ho visto riflettendo su ogni azione che si compie sotto il sole, quando un uomo domina sull’altro per rovinarlo.
10 Vidi impios sepultos,
qui etiam cum adhuc viverent
in loco sancto erant,
et laudabantur in civitate
quasi justorum operum.
Sed et hoc vanitas est.
10 Frattanto ho visto malvagi condotti alla sepoltura; ritornando dal luogo santo, in città ci si dimentica del loro modo di agire. Anche questo è vanità.
11 Etenim quia non profertur cito contra malos sententia,
absque timore ullo
filii hominum perpetrant mala.
11 Poiché non si pronuncia una sentenza immediata contro una cattiva azione, per questo il cuore degli uomini è pieno di voglia di fare il male;
12 Attamen peccator ex eo quod centies facit malum,
et per patientiam sustentatur ;
ego cognovi quod erit bonum timentibus Deum,
qui verentur faciem ejus.
12 infatti il peccatore, anche se commette il male cento volte, ha lunga vita. Tuttavia so che saranno felici coloro che temono Dio, appunto perché provano timore davanti a lui,
13 Non sit bonum impio,
nec prolongentur dies ejus,
sed quasi umbra transeant qui non timent faciem Domini.
13 e non sarà felice l’empio e non allungherà come un’ombra i suoi giorni, perché egli non teme di fronte a Dio.
14 Est et alia vanitas quæ fit super terram :
sunt justi quibus mala proveniunt
quasi opera egerint impiorum :
et sunt impii qui ita securi sunt
quasi justorum facta habeant.
Sed et hoc vanissimum judico.
14 Sulla terra c’è un’altra vanità: vi sono giusti ai quali tocca la sorte meritata dai malvagi con le loro opere, e vi sono malvagi ai quali tocca la sorte meritata dai giusti con le loro opere. Io dico che anche questo è vanità.
15 Laudavi igitur lætitiam ;
quod non esset homini bonum sub sole,
nisi quod comederet, et biberet, atque gauderet,
et hoc solum secum auferret de labore suo,
in diebus vitæ suæ quos dedit ei Deus sub sole.
15 Perciò faccio l’elogio dell’allegria, perché l’uomo non ha altra felicità sotto il sole che mangiare e bere e stare allegro. Sia questa la sua compagnia nelle sue fatiche, durante i giorni di vita che Dio gli concede sotto il sole.
16 Et apposui cor meum ut scirem sapientiam,
et intelligerem distentionem quæ versatur in terra.
Est homo qui diebus et noctibus somnum non capit oculis.
16 Quando mi dedicai a conoscere la sapienza e a considerare le occupazioni per cui ci si affanna sulla terra – poiché l’uomo non conosce sonno né giorno né notte –
17 Et intellexi quod omnium operum Dei
nullam possit homo invenire rationem
eorum quæ fiunt sub sole ;
et quanto plus laboraverit ad quærendum,
tanto minus inveniat :
etiam si dixerit sapiens se nosse, non poterit reperire.
17 ho visto che l’uomo non può scoprire tutta l’opera di Dio, tutto quello che si fa sotto il sole: per quanto l’uomo si affatichi a cercare, non scoprirà nulla. Anche se un sapiente dicesse di sapere, non potrà scoprire nulla.