Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Esodo 32


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In assenza di Mosè il popolo fa un vitello d'oro di getto, e lo adora: Mosè placa il Signore sdegnato per l'adorazione del vitello, e scendendo dal monte spezza le tavole, abbrucia il vitello, e sgridato Aronne, ordina, che siano uccisi gì idolatri, ed a tutti gli altri impetra il perdono, e sale di nuovo sul monte.

1Ma veggendo il popolo, come Mosè tardava a scendere dal monte, sollevatosi contro Aronne, disse: Levati su, fa' a noi degli dei, che ci vadano innanzi: imperocché quello che sia stato di quel Mosè, che ci trasse dalla terra d'Egitto, noi nol sappiamo.2E Aronne disse loro: Prendete gli orecchini d'oro delle vostre mogli, e de' figliuoli, e delle figlie, e portategli a me.3E il popolo fece quel che egli avea comandato, e portò gli orecchini ad Aronne.4Ed egli avendoli presi li fece fondere, e ne formò un vitel d'oro di getto: e quelli dissero: Questi, o Israele, sono i tuoi dei, che ti han tratto dalla, terra d’Egitto.5Lo che avendo veduto Aronne, alzò un altare dinanzi al vitello, e fece che la voce del banditore intimasse: Domane è la festa grande del Signore.6E levatisi la mattina offersero olocausti e ostie pacifiche, ed il popolo si adagiò a mangiare e bere, e si alzarono a trescare.7E il Signore parlò a Mosè, e disse: Va', scendi: il popol tuo, cui tu cavasti dalla terra d’Egitto, ha peccato.8Sono presto usciti fuori della strada, che tu ad essi insegnasti, e si sono fatto un vitello di getto, e lo hanno adorato, e immolando ad esso le ostie, hanno detto: Questi, o Israele, sono i tuoi dei, che ti trassero dalla terra d’Egitto.9E soggiunse il Signore a Mosè: Io veggo, che questo popolo è di dura cervice.10Lasciami fare, che io sfoghi il mio furore contro di loro, e gli stermini, e io ti farò capo di una nazione grande.11Ma Mosè supplicava il Signore Dio suo, dicendo: Perché, o Signore, s'accende il furor tuo contro il tuo popolo, cui tu cavasti dalla terra d’Egitto con fortezza grande, e con mano possente?12Di grazia, che non abbiano a dire gli Egiziani: Con astuzia li menò fuori per ucciderli sulle montagne, e sterminarli dal mondo: si calmi il tuo sdegno, e perdona l'iniquità dei tuo popolo.13Ricordati di Abramo, d'Isacco, e d'Israele, tuoi servi, a' quali promettesti con giuramento, dicendo: Moltiplicherò la stirpe vostra come le stelle del cielo: e tutta questa terra, della quale ho parlato, la darò alla stirpe vostra, e la possederete in perpetuo.14E il Signore si placò, e non fece al popol suo quel male, che avea detto.15E Mosè scese dal monte portando in mano le due tavole della legge scritte dall’una parte, e dall’altra,16E fatte di mano di Dio: la scrittura parimente impressa nelle tavole era di Dio.17Ma udendo Giosuè un tumulto e frastuono del popolo, disse a Mosè: Si sente negli alloggiamenti romor di battaglia.18Rispose quegli: Non son grida di gente, che esorti a combattere, né clamori di gente, che sforzi altrui a fuggire; ma le voci, che io sento, son voci di gente, che canta.19E allorché fu vicino agli alloggiamenti, vide il vitello, e le danze: e sdegnato altamente gettò dalle mani le tavole, e le spezzò alle falde del monte:20E preso il vitello, che quegli avean fatto, lo gettò nel fuoco, e lo ridusse in polvere; e sparsa questa nell'acqua la diede a bere a' figliuoli d'Israele.21E disse ad Aronne: Che ha egli fatto a te questo popolo, che tu dovessi tirar sopra di lui sì gran peccato?22E quegli rispose: Signor mio, non adirarti: perocché tu sai, come questo popolo è inclinato al male.23Ei mi dissero: Fa' a noi degli dei, che ci vadano innanzi: perocché quel che sia stato di quel Mosè, che ci trasse dalla terra d'Egitto, noi noi sappiamo.24E io dissi loro: Chi di voi ha dell'oro? Ne portarono, e me lo diedero, e io lo gittai nel fuoco, e ne venne fuori quel vitello.25Veggendo adunque Mosè, come il popolo era spogliato (dappoiché Aronne lo avea spogliato con quella obbrobriosa abbominazione, e lasciato nudo in mezzo a' nemici),26Stando sulla porta degli alloggiamenti disse: Chi è del Signore, si unisca meco. E si raunarono intorno a lui tutti i figliuoli di Levi.27Ed ei disse loro: Queste cose disse il Signore Dio d'Israele: Ognuno si ponga la spada al suo fianco: andate innanzi, e indietro da una porta all’altra pel mezzo degli alloggiamenti, e ognuno uccida il fratello, e l'amico, e il vicino suo.28E fecero i figliuoli di Levi secondo la parola di Mosè: e perirono in quel giorno circa ventitré mila uomini.29E Mosè disse loro: Oggi voi avete consacrato al Signore le mani vostre, uccidendo ciascuno di voi il proprio figliuolo e il fratello affine di ottenere la benedizione.30E il dì seguente Mosè disse al popolo: Peccato grandissimo avete fatto: io salirò al Signore per vedere, se in qualche modo potrò ottener pietà alla vostra scelleraggine.31E tornato egli al Signore, disse: Ascoltami, questo popolo ha commesso un peccato grandissimo, e si sono fatti degli dei d'oro: o perdona loro questo fallo,32O se nol fai, cancellami da quel tuo libro scritto da te.33Gli rispose il Signore: Colui, che peccherà contro di me, lo cancellerò io dal mio libro:34Ma tu va', e conduci questo popolo, dove io ti ho detto: anderà innanzi a te il mio Angelo. E io nel dì della vendetta punirò anche questo loro peccato.35Il Signore adunque flagellò il popolo per la colpa del vitello fatto da Aronne.

Note:

32,1:Sollevatosi contro Aronne. Cosi lesse S. Agostino. Vedi versetto 22. 28.
Fa' a noi degli dei. Nell'Ebreo i nomi di Dio sono plurali, e la vulgata ha qui imitato questo Ebraismo: molti però credono, che gli Ebrei non chiedessero se non un idolo, e questo simile ad alcuno dei veduti da loro in Egitto, ma che rappresentasse il vero Dio. Aveano una gran fretta di entrare nella terra promessa, e non vedeano più il lor condottiere: e comunque sia, l'ingratitudine e la pervicacia del popolo fu enorme, e non può scusarsi lo stesso Aronne, benché a tanta empietà si prestasse pel timor della morte.

32,4:Ne formò un vitel d'oro. S. Girolamo, e molti Padri e Interpreti non dubitano, che con questo vitello gli Ebrei volessero imitare il culto renduto in Egitto al Dio Apis, adorato sotto la forma di un vitello. S. Stefano lo accenna, Atti VII. 39. 40. Ma lo stesso S. Girolamo, e altri Padri suppongono, che Aronne facesse solamente una testa di vitello, e non un vitello intero; e forse vollero significare, che la figura fatta gettare da Aronne fosse d'uomo, con la testa di vitello. Così era dagli Egiziani rapresentato Giove Ammone colla testa di ariete, e colle sue corna. Vedi S. Atan. Orat. cont. Gen. Num. 9.

32,6:E levatisi la mattina offersero ec. I LXX. ne incolpano Aronne, mentre leggono; Alzatosi egli la mattina offerse olocausto ec.
Si alzarono a trescare. Tertulliano l'intende di tresche impudiche: altri intendono danze o giuochi non molto migliori.

32,11:Ma Mosè supplicatolo ec. Mosè si dimentica di tutte le ingiurie ricevute dal popolo; ricusa il principato d' un'altra nazione grande; finalmente scongiura con estrema tenerezza il Signore a pro dell'ingrato suo popolo, e si vale delle regioni più efficaci a muovere a pietà il Signore.

32,16:Non fece al popolo suo quel male, ec. Non lo sterminò, non lo distrusse; lo punì però, come vedremo vers. ult.

32,15:Portando in mano le due tavole ec. Elle non devono essere molto grandi, mentre Mosè le portava colle sue mani: e da ciò pure intendiamo il perché elle fossero scritte da ambo le parti; lo che non si consumava. Credesi, che il decalogo fosse scritto intero in ciascuna delle due tavole; cosi essendo queste scritte dall'una e dall'altra parte, potea leggersi da tutti più facilmente la legge.

32,19:Gettò dalle mani le tavole, e le spezzò. Presagio evidente, (dice S. Agostino) dell'abolizione futura dell'antica legge, la quale dovea dare il luogo alla nuova. Gli Ebrei in memoria di questa terribile azione di Mosè istituirono un digiuno a' diciassette del quarto mese.

32,20:Lo ridusse in polvere. Il Caldeo, il Siro, e l'Arabo dicono, che fuso il vitello, e ridotto in una massa d'oro, Mosè lo fece ridurre in minutissima polvere a forza di lima. Ed è certo, che vi fu l'arte di ridurre l'oro in polvere sì fina da aspergerne i capelli per lusso, come si fa in oggi della polvere di cipro. Vedi Giuseppe Antiq. lib. 8. cap. 2. Questa polvere la gettò Mosè nelle acque, dove il popolo andava a bere; e così fece bere agli Ebrei il loro dio ridotto in polvere.

32,25:Veggendo Mosè, come il popolo era spogliato, ec. Nissuno crederà, che Mosè facesse un gran caso della perdita degli orecchini d'oro impiegati a fare il vitello; e molto meno, che questa perdita gli facesse considerare il popolo, come spogliato e ignudo e impotente a sostenersi contro i nemici. Mosè avendo sotto i suoi occhi tutta quella gran moltitudine la considerò come avvilita e degradata pell'infame sua idolatria, spogliata perciò della protezione del suo Dio, e vicina a perire, se i nemici, che non erano molto lontani, animati dalla notizia del gran peccato fossero venuti ad assalirgli; e quello che accrescea il dolor di Mosè era, che lo stesso Aronne si fosse prestato a tanto male. Obbrobrio, abominazione, sudiciume sono nomi dati nelle Scritture al culto degl'idoli, i quali sono anche chiamati dei di sterco.

32,28:Ventitre mila uomini. L'Ebreo, il Samaritano, i LXX., e tutto le versioni orientali leggono tre mila, e così anche molti Padri latini, e varj antichi manoscritti della volguta. Alcuni pretendono che lo sbaglio sia avvenuto nell'Ebreo, di dove passò nelle versioni e che la stessa lettera, che si è creduta significare quasi, dee prendersi per un numero, che significa venti: onde sarebbero d'accordo l'Ebreo e il Latino.

32,29:Oggi voi avete consacrato al Signore le mani vostra, ec. Gli empj uccisi sono come tante vittime immolate da voi alla giustizia di Dio, così voi siete renduti degni della qualità di suoi ministri colla fede, e lo zelo, e la fortezza, che avete dimostrata. Vedi Deut. XXXIII. 9.

32,32:O se nol fai, cancellami, ec. Espressione di ardentissima carità, a cui è simile quella di Paolo, Rom. IX. 3.; onde di Mosè non men, che di Paolo dice il Grisostomo, che eglino passarono col loro pensiero non solo sopra tutti i combattimenti e le agonie e le morti della vita presente, ma per riguardo a Dio, cui amavano più che se stessi non tener conto de' cieli, degli Angeli e di tutte le cose invisibili, e per amore del loro Dio si contentarono di essere privi almen per un tempo della gloria e della fruizione di Dio, dicendo; cancellami dal tuo libro, in cui tu mi hai scritto piuttosto che sterminare questo tuo popolo; l'unico popolo, che ti conosca e ti adori, popolo destinato da te a cose si grandi, onde, dee venire a te tanto gloria. Vedi S. Agost. q. 127. e questo, che si e detto. Rom. IX. 3

32,35:Il Signore... flagello il popolo, ec. Non è descritta la qualità del flagello; ma sembra certo da queste parole, che Dio mandò loro qualche mortalità, o pestilenza nello stesso luogo, dove avean peccato.