Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Esodo 22


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Satana ottenutane la permissione dà Dio, affligge Giobbe con ulcera pessima: lo insulta anche la moglie: e i tre amici, che vanno a visitarlo, per sette giorni seggono taciturni con lui sulla terra.

1Or egli avvenne, che un giorno presentatisi i figliuoli di Dio davanti al Signore, e venuto tra loro anche Satan a presentarsi al cospetto di lui,2Il Signore disse a Satan: D'onde vieni? E quegli rispose: Ho fatto il giro della terra, e la ho scorsa;3E il Signore disse a Satan: Hai tu posto mente a Giobbe mio servo, conm'ei non ha chi lo somigli sulla terra, uomo semplice, e retto, e timorato di Dio, alieno dal far male, e che conserva tuttor l'innocenza? E tu mi hai incitato contro di lui, perch'io lo tribolassi senza motivo.4Rispose a lui Satana, e disse: La pelle per la pelle, e tutto quello, che ha, lo darà l'uomo per la propria vita.5Ma stendi la tua mano, e tocca le sur ossa, e la sua carne, e allora vedrai s'ei dirà male di te in faccia.6Disse adunque il Signore a Satan: Su via, egli è in tuo potere, ma salva a lui la vita.7E partitosi Satan dalla presenza del Signore, percosse Giobbe con ulcera orribile dalla pianta del piede sino alla punta del capo:8Ed egli sedendo sopra un letamaio, con un coccio si radeva la marcia.9Or la sua moglie gli disse: Ancora ti resti tu nella tua semplicità? Benedici Dio, e muori.10Ed egli le disse: Come una delle donne prive di senno tu hai parlato. Se i beni abbiam ricevuti dalla mano del Signore, perché non prenderemo anche i mali? Per tutte queste cose non peccò Giobbe colle sue labbra.11Avendo pertanto udito tre amici di Giobbe tutte le avversità, che erano a lui accadute, si mossero ciascuno dalle case loro; Eliphaz di Theman, e Baldad di Sueh, e Sophar di Naamath; perocché si erano dati l'intesa di andare a visitarlo, e consolarlo.12E avendo da lungi alzato lo sguardo, noi riconoscevano, e sclamarono, e piansero, e stracciate le loro vesti sparsero la polvere sopra le loro teste.13E stetter con lui a sedere per terra sette giorni, e sette notti, e non gli disser parola, perocché vedevano, che il dolore era veemente.

Note:

2,1:Or egli avvenne, che un giorno, ec. Tra la prima e la seconda tentazione vi corse certamente non piccolo spazio di tempo.

2,3:Perch'io lo tribolassi senza motivo. Non essendo egli tale, che meritasse di essere punito come un grande scellerato, io per provarlo, e per farti vedere la fermezza di sua virtu, l'ho in tal guisa trlbolato. In quello che dice al Demonio tu mi hai invitato ec., parla Dio col linguaggio degli uomini, come notò s. Gregorio.

2,4:La pelle per la pelle, ec. Tutti convengono, che è questa una maniera di proverbio, ma non convengono nell'interpretazione. Sembrami questa la più chiara: la pelle degli altri darà volentieri l'uomo per la propria pelle; darà i figliuoli benché cari, darà i bestiami e tutte le sue sostanze per salvare la propria pelle e la vita. Giobbe ha perduto ogni cosa, ma egli è vivo, e sano, e se ha perduto i figliuoli può averne degli altri, se ha perduti i bestiami può agevolmente acquistarne di nuovo. Così il nemico estenua colla sua malignità la virtù di Giobbe celebrata da Dio medesimo, il quale perché e buono, considera i travagli e i pentimenti de' giusti. Vedi Ps. IX. 14.

2,7:Con ulcera orribile. Il Grisostomo, e molti altri antichi, e moderni Interpreti intendono una specie di lebbra la più schifosa e crudele. Noi vedremo infatti, che la malattia, onde fu afflitto questo sant'uomo gli cagionava dolori grandissimi in ogni parte del corpo. Vedremo ancora come a' mali del corpo si aggiungevano le noie, le inquietezze, gli affanni di spirito; onde lo stesso Grisostomo ebbe a dire, che Giobbe in un sol corpo portò tutti i mali del mondo.

2,8:Sedendo sopra un letamaio, ec. Nella versione del LXX si dice, che Giobbe sedeva sul letamaio fuora della città, ed è veramente certo per molti luoghi delle Scritture, che i lebbrosi stavano separati da ogni commercio cogli altri uomini. L'Ebreo e tutte le versioni fatte dall'Ebreo portano, che Giobbe era assiso sopra la cenere. Giobbe si serviva di un coccio per radere la marcia, che scaturiva dalle sue ulcere, o perché avendo anche le dita piegate non potesse valersi di questo, o perché al fastidioso prurito continuo, che egli sotfriva, poco sufficiente fosse l'ufficio delle sue dita.

2,10:Come una delle donne prive di senno tu hai parlato. Sovente nelle Scritture la voce stolto significa empio, scellerato, e la voce stoltezza significa la scelleraggine e l'empietà. Giobbe sgrida giustamente la moglie, e le dice non ch'ella sia donna empia e scellerata, ma che ha parlato come parlar potrebbe una donna, che fosse tale, vale a dire, che neaasse la providenza, o la giustizia di Dio, che non facesse alcun conto della religione e della pietà.
Se i beni abbiam ricevuti ec. Sentenza degna di Giobbe. Egli non solo dimostra essere grande sconoscenza l'amare, e servire Dio solamente quando ci consola, e ritirarsi da lui quando ci affligge, ma vuole ancora, che i mali stessi riguardiamo come un dono, e favore del medesimo Dio.
Non peccò Giobbe con le sue labbra. E l'Apostolo s. Giacomo dice, che chi non inciampa nelle parole è uomo perfetto. Ep. cap. III. 2.

2,11:Eliphaz di Theman. Il figliuolo primogenito di Esaù fu Eliphaz, e di Eliphaz fu figliuolo Theman. Gen. XXXVI. 4. II. Eliphaz amico di Giobbe discendeva dal primo Eliphaz e da Theman. Da questo ebbe il nome la città di Theman nell'Arabia in poca distanza da Petra, ed è celebrata nelle Scritture, e anche dagli scrittori profani la sapienza dei Themaniti e anche degli Arabi in generale. Ne' LXX, Eliphaz è detto re del Themaniti, Baldad re dei Suchiti, e Sophar re de' Minei.
Baldad di Sueh. Vale a dire Baldad, che era della stirpe di Sueh, ovvero Suah, figliuolo di Abramo e di Cetura, Gen. XXV. 2.
Sophar di Naamath. Credesi, che questo Sophar sia uno de' discendenti di Tzepho, ovver Sephi, fratello di Theman nipote di Esau. Gen. XXXVI.11. Egli è detto Sophar nella versione de' LXX si in quel luogo della Genesi, e si ancora I. Paral. 1. 36. Quanto al nome di Naamath non è certo se sia nome di uomo, ovvero di qualche città. Questi erano tre personaggi illustri per nobiltà, e per sapienza, e per pietà, come discendenti di Abramo, e istruiti da lui nella vera religione. Vedi Gen. XVIII. 19.

2,12:Sparser la polvere sopra le loro teste. Come si faceva in qualche grande afflizione. Vedi Thren. II. 10., Jos VII. 6., ec.