Scrutatio

Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Ester 16


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1Il gran re Artaserse (che domina) dall'India fino all'Etiopia ai governatori, e principi delle cento venti sette provincie, le quali ubbidiscono ai nostri comandi, salute.2Molti hanno abusato della bontà de' prìncipi, e degli onori conferiti ad essi, per insuperbirne:3E non solamente tentano di oppri mere i sudditi dei re, ma non essendo capaci di reggere alla gloria data loro, tendono insidie a quegli stessi, da' quali la ricevettero.4E non si contentano di essere in grati a' benefizj, e di violare in se stessi i diritti dell'umanità; ma presumono eziandìo di poter sottrarsi al giudicio di Dio, che vede il tutto.5E a tanta insania son giunti, che cogli artifizj della menzogna han tentato di rovinare quegli, i quali adempiono con esattezza gli ufficj loro, e si diportano in tal guisa, che delle lodi di tutti son degni,6Ingannando colle astute fraudi le orecchie de' principi, i quali essendo sinceri, dal proprio lor naturale giudicano degli altri.7Della qual cosa le prove si hanno e dalle antiche storie, e da quel, che accade ogni dì si conosce come per le prave suggestioni di taluni si corrompono le buone inclinazioni dei re.8Per la qual cosa fa d'uopo di provedere alla pace di tutte le provincie.9Né dovete credere, che se variano i nostri comandamenti, venga ciò da leggerezza dell'animo nostro, ma che i nostri giudizj sono adattati alla condizione, e alla necessita dei tempi, come porta il bene della Repubblica.10E affinchè meglio intendiate quello, che diciamo, Aman figliuolo di Amadati Macedone di animo, e di nazione, e alieno dal sangue Persiano, il quale colla sua crudeltà disonorava la pietà nostra, forestiero fu accolto da noi:11E tanta trovò egli in noi umanità, che era chiamato nostro padre, ed era adorato da tutti, secondo dopo il re:12Ma egli si gonfiò di tanta arroganza, che tentò di privarci del regno, e della vita.13Imperocché con numi, e inauditi e artifizj perseguitò a morte Mardocheo, dalla fedeltà, e servigj del quale noi riconosciamo la vita, ed Esther, che è a parte del nostro regno, con tutta la loro nazione:14Avendo in mira, uccisi questi, di tendere insidie a noi derelitti, e di far passare ne' Macedoni il regno de' Persiani.15Or noi non abhiam trovato, che siano rei di verun fallo i Giudei destinati alla morte dal peggiore degli uomini; ma che pel contrario ei vivono sotto giuste leggi;16E son figliuoli dell'Altissimo, e massimo, e sempre vivente Iddio, per beneficio di cui a' padri nostri, e a noi fu dato il regno, e sino al giorno d'oggi è conservato.17Per la qual cosa sappiate, che mille son quelle lettere, che egli a nome nostro spedì.18In pena della quale scelleraggine ed egli che la ordì, e tutta la sua parentela sono stati appesi a' patiboli dinanzi alle porte di questa città di Susa, a lui rendendo non noi, ma Dio quel, che egli ha meritato.19Or questo editto spedito da noi sia affisso in tutte le città, affinchè sia lecito a' Giudei di seguire le loro leggi.20E voi dovete prestar loro la mano, affinchè a quelli, che si erano accinti a sterminarli possano dar morte il terzodecimo giorno del mese duodecimo detto Adar:21Perocché queso giorno di afflizione, e di duolo, lo ha per essi cangiato Dio onnipotente in giorno di gaudio.22Onde voi pure tra gli altri di festi vi conterete questo giorno, e lo celebrerete con ogni allegrezza, affinchè ancor ne' futuri tempi si riconosca,23Come tutti quelli, che ubbidiscono fedelmente ai Persiani, ricevon degna mercede della loro fede; e quei, che congiurano contro il loro regno, per la loro scelleratezza periscono.24E qualunque provincia, e ritta, che non vorrà essere a parte di questa solennità, perisca di spada, e col fuo o, e sia sterminata, talmente che non solo agli uomini, ma anche alle bestie sia inaccessibile, in perpetuo esempio ai disprezzatori, e ai disubbidienti.

Note:

16,1:Il gran re Artaserse (che domina) dall'India sino all'Etiopia ec. il proprio luogo di questa editto si è nel capo VIII. Questo editto è un de' piu bei monumenti, che trovare si possano, e una grande istruzione per tutti i re, i quali possono quindi apprendere da un re idolatra a conoscere i loro pericoli.

16,22:Onde vai pure tragli altri di ec. Assuero comanda, che quello stesso giorno sia festeggiato anche dai sudditi suoi idolatrì, per essere stato in quel dì liberato il re, e la regina da grandissimo pericolo, e perché nello stesso dì furono messi a morte Aman e i suoi fautori, nemici non solo del popolo Ebreo, ma anche del re.