Tobia 2
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BIBBIA CEI 2008 | BIBBIA RICCIOTTI |
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1 Sotto il regno di Assarhàddon ritornai dunque a casa mia e mi fu restituita la compagnia di mia moglie Anna e del figlio Tobia. Per la nostra festa di Pentecoste, cioè la festa delle Settimane, avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a tavola: | 1 - Or dopo queste cose, essendo una solennità del Signore, e fattosi in casa di Tobia un buon pranzo, |
2 la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobia: «Figlio mio, va’, e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni, figlio mio». | 2 disse egli al figliuolo: « Va' e conduci qualcuno della nostra tribù, timorato di Dio, perchè faccia banchetto con noi ». |
3 Tobia uscì in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno disse: «Padre!». Gli risposi: «Ebbene, figlio mio?». «Padre – riprese – uno della nostra gente è stato ucciso e gettato nella piazza; l’hanno strangolato un momento fa». | 3 Partitosi quegli, tornò raccontando che uno de' figli d'Israele giaceva assassinato su una piazza. Subito Tobia, alzatosi dal suo divano, e lasciato il pranzo, digiuno si recò a quel corpo, |
4 Io allora mi alzai, lasciando intatto il pranzo; tolsi l’uomo dalla piazza e lo posi in una camera in attesa del tramonto del sole, per poterlo seppellire. | 4 lo prese, e lo portò nascostamente nella sua casa, per dargli sepoltura segretamente dopo il tramonto del sole. |
5 Ritornai, mi lavai e mangiai con tristezza, | 5 Nascosto il cadavere, prese cibo piangendo e tremando, |
6 ricordando le parole del profeta Amos su Betel: «Si cambieranno le vostre feste in lutto, tutti i vostri canti in lamento». | 6 ripensando alle parole dette dal Signore per bocca del profeta Amos: « Le vostre feste si cambieranno in lamenti ed in lutto ». |
7 E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve lo seppellii. | 7 Quando poi il sole fu tramontato, andò e lo seppellì. |
8 I miei vicini mi deridevano dicendo: «Non ha più paura! Proprio per questo motivo lo hanno già ricercato per ucciderlo. È dovuto fuggire e ora eccolo di nuovo a seppellire i morti». | 8 Ora di ciò lo rimproveravano tutt' i suoi parenti, dicendogli: « Già per questa cosa fu dato ordine d'ucclderti, ed a fatica scampasti alla morte; ed ora di nuovo seppellisci i morti? ». |
9 Quella notte, dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile. Per il caldo che c’era tenevo la faccia scoperta, | 9 Ma Tobia, temendo più Iddio che il re, portava via i corpi degli uccisi, li nascondeva nella sua casa, e nel cuor della notte li seppelliva. |
10 ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi applicavano farmaci, più mi si oscuravano gli occhi, a causa delle macchie bianche, finché divenni cieco del tutto. Per quattro anni rimasi cieco e ne soffrirono tutti i miei fratelli. Achikàr, nei due anni che precedettero la sua partenza per l’Elimàide, provvide al mio sostentamento. | 10 Accadde dunque un certo giorno che, stanco del lavoro della sepoltura, tornato a casa, si sdraiò presso il muro, e s'addormentò. |
11 In quel tempo mia moglie Anna lavorava a domicilio, | 11 Ora, mentre dormiva, da un nido di rondini gli cadde sugli occhi dello sterco caldo, e lo rese cieco. |
12 tessendo la lana che rimandava poi ai padroni, ricevendone la paga. Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando tagliò il pezzo che aveva tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono di un capretto da mangiare. | 12 Questa prova permise il Signore che gli sopravvenisse, acciò i posteri avessero l'esempio della pazienza di lui, come di quella del santo Giobbe. |
13 Quando il capretto entrò in casa mia, si mise a belare. Chiamai allora mia moglie e le dissi: «Da dove viene questo capretto? Non sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni, poiché non abbiamo nessun diritto di mangiare una cosa rubata». | 13 Difatti, avendo sempre sin dall'infanzia temuto Dio ed osservato i suoi comandamenti, non si lamentò con Dio per essergli avvenuta la disgrazia di perder la vista; |
14 Ella mi disse: «Mi è stato dato in più del salario». Ma io non le credevo e le ripetevo di restituirlo ai padroni e per questo mi vergognavo di lei. Allora per tutta risposta mi disse: «Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene da come sei ridotto!». | 14 ma stette fermo nel timore di Dio, rendendo a Dio grazie in tutti i giorni della sua vita. |
15 Come al beato Giobbe facevano insulto 1 re, così questi parenti e prossimi di Tobia schernivano la sua condotta, dicendogli: | |
16 « Dov' è andata la tua speranza, per la quale davi elemosine, e seppellivi i morti?». | |
17 Ma egli li sgridava, e' diceva loro: « Non dite così; | |
18 perchè noi siamo figli di santi, ed aspettiamo la vita che Dio darà a quelli che non perdono mai la loro fede in lui ». | |
19 Anna poi, sua moglie, lavorava ogni giorno al telaio, e col lavoro delle sue mani ricavava da vivere come poteva. | |
20 Ora accadde che avendo preso un capretto, lo portò a casa. | |
21 Ed il suo marito, sentendolo belare, disse: «Badate bene ch' e' non sìa rubato, e rendetelo a' suoi padroni; perchè non c' è permesso mangiare o toccare cosa alcuna rubata ». | |
22 Al che la sua moglie incollerita rispose: « Proprio si vede che la tua speranza è stata vana, e si vede il frutto delle tue elemosine ». | |
23 Con queste ed altre simili parole lo rimproverava. |