Scrutatio

Mercoledi, 15 maggio 2024 - Sant'Isidoro agricoltore ( Letture di oggi)

Giobbe 6


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DIODATIBIBBIA MARTINI
1 E GIOBBE rispose e disse:1 Ma Giobbe rispose, e disse:
2 Fosse pur lo sdegno mio ben pesato, E fosse parimente la mia calamità levata in una bilancia!2 Volesse Dio, che si pesassero sulla bilancia i peccati, pe' quali ho meritato l'ira e la miserai, ch'io sopporto.
3 Perciocchè ora sarebbe trovata più pesante che la rena del mare; E però le mie parole vanno all’estremo.3 Si vedrebbe questa più pesante, che l'arena del mare: per la qual cosa eziandio le mie parole piene son di dolore:
4 Perchè le saette dell’Onnipotente sono dentro di me, E lo spirito mio ne beve il veleno; Gli spaventi di Dio sono ordinati in battaglia contro a me.4 Perch' io porto in me fisse le frecce del Signore, delle quali il veleno beve il mio spirito, e i terrori mi assediano.
5 L’asino salvatico raglia egli presso all’erba? Il bue mugghia egli presso alla sua pastura?5 Ragghia forse l'asino salvatico, quando ha dell'erba, o rugge il bue, allorché sta davanti a ben provvista mangiatoia?
6 Una cosa insipida si mangia ella senza sale? Evvi sapore nella chiara ch’è intorno al torlo dell’uovo?6 O si può egli mangiare una cosa insipida, senza condirla col sale? o può egli alcuno frustare una cosa, la quale gustata reca la morte?
7 Le cose che l’anima mia avrebbe ricusate pur di toccare Sono ora i miei dolorosi cibi7 Quelle cose, che io per l'avanti non avrei voluto toccare, sono adesso nelle mie strettezze mio cibo.
8 Oh! venisse pur quel ch’io chieggio, e concedessemi Iddio quel ch’io aspetto!8 Chi mi darà che sia adempiuta la mia richiesta, e che Dio mi conceda quel ch'io aspetto?
9 E piacesse a Dio di tritarmi, Di sciorre la sua mano, e di disfarmi!9 E che quegli, che ha principiato, egli stesso in polvere mi riduca; lasci agir la sua mano, e mi finisca?
10 Questa sarebbe pure ancora la mia consolazione, Benchè io arda di dolore, e ch’egli non mi risparmi, Che io non ho nascoste le parole del Santo.10 E questa sia consolazione per me, che egli in affliggermi co' dolori, non mi risparmi, ed io non contradica alle parole del Santo.
11 Quale è la mia forza, per isperare? E quale è il termine che mi è posto, per prolungar l’aspettazione dell’anima mia?11 Imperocché qual fortezza è la mia per durare? o qual lite sarà il mio, ond'io mi regga colla pazienza?
12 La mia forza è ella come la forza delle pietre? La mia carne è ella di rame?12 Non è fermezza di sasso la mia fermezza, né la mia carne è di bronzo.
13 Non è egli così che io non ho più alcun ristoro in me? E che ogni modo di sussistere è cacciato lontan da me?13 Mirate com'io da me non posso aitarmi, e i miei più intimi si son ritirati da me.
14 Benignità dovrebbe essere usata dall’amico inverso colui ch’è tutto strutto; Ma esso ha abbandonato il timor dell’Onnipotente,14 Chiunque niega compassione all'amico, abbandona il timor del Signore.
15 I miei fratelli mi hanno fallito, a guisa di un ruscello, Come rapidi torrenti che trapassano via;15 I miei fratelli sono andati lungi da me, come torrente che passa rapidamente le valli.
16 I quali sono scuri per lo ghiaccio; E sopra cui la neve si ammonzicchia;16 A quei che temono la brinata caderà addosso la neve.
17 Ma poi, al tempo che corrono, vengono meno, Quando sentono il caldo, spariscono dal luogo loro.17 Quando principieranno a dissiparsi, si perderanno, e ai primi calori si struggeranno là dove sono.
18 I sentieri del corso loro si contorcono, Essi si riducono a nulla, e si perdono.18 Tortuose sono le vie, per le quali camminano, si ridurranno in nulla, e periranno.
19 Le schiere de’ viandanti di Tema li riguardavano, Le carovane di Seba ne aveano presa speranza;19 Considerate i sentieri di Thema, e le strade di Saba, e aspettate alcun poco.
20 Ma si vergognano di esservisi fidati; Essendo giunti fin là, sono confusi.20 Sono confusi di mia speranza: sono venuti sin presso a me, e restati coperti di rossore.
21 Perciocchè ora voi siete venuti a niente; Avete veduta la ruina, ed avete avuta paura21 In questo punto siete venuti, ed or in reggendo i mali miei v'inorridite.
22 Vi ho io detto: Datemi, E fate presenti delle vostre facoltà per me?22 Vi ho io forse detto: Portate, e donate a me qualche cosa de' vostri tesori?
23 E liberatemi di man del nemico, E riscuotetemi di man de’ violenti?23 Ovvero, liberatemi dal poter del nemico, e traetemi dalle mani de' potenti?
24 Insegnatemi, ed io mi tacerò; E ammaestratemi, se pure ho errato in qualche cosa.24 Insegnatemi, e io mi tacerò: e dov'io fui forse ignorante, istruitemi.
25 Quanto son potenti le parole di dirittura! E che potrà in esse riprendere alcun di voi?25 Per qual motivo intaccate voi le parole di verità, mentre non v'ha tra voi chi possa riprendermi?
26 Stimate voi che parlare sia convincere? E che i ragionamenti di un uomo che ha perduta ogni speranza non sieno altro che vento?26 I vostri studiati discorsi altro non son che rimproveri, e al vento gittate le parole.
27 E pure ancora voi vi gittate addosso all’orfano, E cercate di far traboccare il vostro amico.27 Voi date adosso a un pupillo, e tentate di abbattere il vostro amico.
28 Ora dunque piacciavi riguardare a me, E se io mento in vostra presenza.28 Pur conducete a fine la vostra impresa: porgete l'orecchio, e vedete se io dica bugia.
29 Deh! ravvedetevi; che non siavi iniquità; Da capo, il dico, ravvedetevi, io son giusto in questo affare.29 Rispondete, vi prego, senza altercazioni; e ragionando secondo giustizia pronunziate sentenza.
30 Evvi egli iniquità nella mia lingua? Il mio palato non sa egli discerner le cose perverse?30 E non troverete ingiustizia nella mia lingua, né per mia bocca parlerà la stoltezza.