Scrutatio

Giovedi, 23 maggio 2024 - San Giovanni Battista de Rossi ( Letture di oggi)

Secondo libro de' Maccabei 11


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1E dopo poco tempo Lisia, procuratore del re e suo propinquo, preposito de' mercatanti, (ebbe a male e) gravemente sostenea quelle cose ch' erano intervenute (a Timoteo e a' suoi).2E avendo congregato ottanta milia uomini, con tutto lo esèrcito delli cavalieri, se ne venìa contro alli Giudei, pensando (che) presa che sarà la città per lui, farla abitacolo di Gentili,3e poner il templo in questo di danari, come egli avea li altri templi de' Gentili, e ciascuno anno vender il sacerdozio,4non pensando la potenza di Dio; ma con la mente sanza freno si confidava nella moltitudine dei pedoni, e nelle migliaia de' cavalli, e in ottanta elefanti ( ch' egli avea con se).5Essendo lui veramente entrato in Giudea, e approssimato a Betsura la quale era in uno luogo stretto, distante da Ierusalem per spazio di cinque stadii, combattea quella fortezza.6Quando Maccabeo, e quelli ch' erano con lui, conobbero che la fortezza si combattea, con pianto e lacrime pregavano Iddio Signore, e anco tutto il popolo insieme, che lui mandasse l'angelo suo buono alla salute d' Israel.7Dopo questo, esso Maccabeo, pigliando l' arme, confortò tutti gli altri, che dovessero insieme con lui sottomettersi al pericolo, e dar favore alli suoi fratelli.8E partendosi tutti con l'animo pronto di Ierusalem, apparve a loro uno a cavallo, vestito di bianco, che li andava dinanzi, con l'arme d'oro movendo l' asta, (come s' egli volesse percuoter gli inimici).9Allora tutti benedissero Iddio insieme, il quale li facea misericordia, e pigliorono grande animo; intanto che non solo erano preparati di trapassare gli uomini, ma le bestie ferocissime e li muri di ferro.10Andavano dunque apparecchiati, avendo il Signore del cielo, [per] misericordia di loro, in aiuto.11E con modo e impeto leonino corsero contro (e sopra) li nimici, intanto che uccisero XI milia pedoni, e mille secento cavalieri.12E tutti gli altri erano posti in fuga; e molti di loro feriti e spogliati fuggirono. E anco esso Lisia se ne fuggì con gran vergogna.13E per che (Lisia) non era insensato, considerando appo sè la diminuzione che li era stata fatta, intendendo anco li Giudei non esser da poterli vincere, però che combatteano con lo aiuto dello onnipotente Iddio, mandò loro a dire,14che li volea consentire in tutto (quello che voleano), però che le loro dimande erano giuste; e promettea ai Giudei di pacificarli con lo re, e fare che lo re li sarìa amico.15Condiscese Maccabeo alli preghi di Lisia, consigliandosi in ogni cosa che li fosse utile; e tutto quello che Maccabeo scrisse a Lisia delli Giudei, tutto concesse il re.16Però ch' era stato scritto alli Giudei per Lisia epistole, le quali contenea questa sentenza: Lisia al popolo de' Giudei salute.17Giovanni e Abesalom, li quali sono stati mandati da voi, portanto le scritture vostre, addimandavano che io terminassi quelle cose che per loro erano notificate (per vostro nome).18Tutte quelle cose adunque che si potea espedire, io le esposi al re; ed evvi stato concesso tutto quello ch' era onesto di concedere.19Se dunque voi serverete la fede nelle cose che accaderanno, tenterò da mo in avanti di esser causa di farvi molti beni.20Del resto (che s'è a trattare insieme) di ogni cosa particularmente ho notificato a quelli che mi avete mandati, e anco a quelli che io vi mando, acciò che parlino con voi, (e insieme deliberate quello a voi parerà).21Siate sani. Nell' anno centesimo quadragesimo ottavo, al vigesimo quarto dì di giugno.22La epistola del re contenea questa sentenza: lo re Antioco a Lisia fratello salute.23Essendo nostro padre transferito tra li iddii, noi volendo governare tutti quelli i quali sono nel nostro regno sanza tumulto, e aver diligenza delle cose sue,24abbiamo udito, li Giudei non aver consentito al padre [mio], che si transferiscano alli modi del vivere de' Greci, ma voler tenere le sue leggi; e per questo addimandano a noi, che li sia concesso le cose sue legittime.25Volendo adunque che anco questa gente rimanga quieta, ordiniamo e giudichiamo che li sia restituito il loro templo, acciò che possino fare secondo la consuetudine de' loro padri antichi.26Farai adunque bene, se tu manderai a loro, e dara'li la mano destra per fede, acciò che conosciuta la nostra volontade, rimangano di buono animo, e servino alle loro proprie utilità.27Questa era la epistola del re, mandata alli Giudei: il re Antioco al senato de' Giudei, e agli altri, salute.28Se voi siete in prosperità, così è come noi vogliamo; però che anco noi stiamo bene.29Venne a noi Menelao, dicendo che voi volete discendere alli vostri, li quali sono appresso di noi.30A quelli adunque, che passino per sino al trigesimo di del mese d' aprile, diamo la mano destra per sicurtà,31acciò che li Giudei possino usar li cibi e le leggi sue, come faceano prima; e niuno di loro per alcuno modo abbi molestia di quelle cose che per avanti sono state fatte per ignoranza.32Abbiamo anco mandato Menelao, il quale vi debbi parlare, (e dichiararvi la nostra volontà).33Siate sani. Nell' anno centesimo quadragesimo ottavo, del mese di aprile al quinto decimo dì.34Mandorono anco i Romani una epistola di questo tenore: Quinto Memmio e Tito Manilio, ambasciatori de' Romani, al popolo de' Giudei salute.35Di quelle cose che Lisia, parente del re, vi ha concesso, etiam noi ve le concediamo.36Ma di queste cose ch' egli ha riferite al re, incontinente mandate con diligenza alcuno, conferendo fra voi, acciò conosciamo come a voi si conviene; imperò che noi andiamo in Antiochia.37Il che affrettatevi di scrivere, per che etiam noi sappiamo di cui volontà siete.38Abbiate bene. Nel centesimo quadragesimo ottavo anno, nel quintodecimo dì di aprile.