Scrutatio

Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

Sapienza 14


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BIBBIA MARTINIBIBBIA VOLGARE
1 Parimente un altro, che pensa di navigare, e stando per fare viagggio per mezzo ai flutti tempestosi invoca un legno più fragile, che quel, che lo porta.1 Ancora un altro, pensando di navicare, e' comincia di fare il suo viaggio per le fiere onde del mare; portando [lo] il legno, invoca più fragile legno, (meno forte che la sua nave).
2 Perocché questo fu inventato dalla cupidità del guadagno, e fabbricato dall'artefice col suo sapere.2 (Adorare uno idolo per che li dia guadagno;) quella cosa la cupidigia del guadagno pensoe, e artefice fabbricò con la sua sapienza.
3 Ma dalla tua previdenza, o Padre, egli è governato, perché tu apristi anche nel mare una strada, e passaggio fermissimo per mezzo ai flutti.3 Ma, o Padre, governa colla tua prudenza; però che tu dèsti nel mare (rosso) la via, e tra l'onde dèsti sentiero fermissimo,
4 Facendo redere come da qualunque pericolo tu puoi salvare anche quando senz'arte uno entri nel mare.4 dimostrando che tu solo di tutti se' potente a salvare, eziandio sanza nave, chi anderae al mare.
5 Ma affinchè non restassero inutilile opere di tua sapienza, per questo ancora gli uomini affidano ad un legno le loro vite, e valicano il mare sopra una barca, e si salvano.5 Acciò che non sia l'opera vòta di tua sapienza, per questo anco li uomini l'anime loro credono a uno picciolo legno; passando il mare per nave, sono liberati.
6 E ancor da principio allorché i superbi giganti perirono, si rifugiò la speranza del mondo in una nave, la quale governata dalla tua mano rendette al secolo la semenza di suo rinascimento;6 Ma dal principio, conciofosse cosa che li superbi giganti perissono, la speranza del mondo rifuggendo alle navi, rimandoe al secolo la sementa della nativitade, la quale colla tua mano era governata.
7 Perocché benedetto è il legno, che serve alla giustizia.7 Benedetto è adunque quello legno, per lo quale si fa giustizia.
8 Ma il legno manofatto di un idolo, è maledetto, ed egli, e l'artefice; questi perché lo formò, e quello perché essendo cosa frale portò il nome di dio.8 Ma l'idolo lo quale si fa con mano, sì è maladetto, egli e colui che il fece; però che colui lo lavoroe; e quello, essendo fragile, è appellato Iddio.
9 E Dio odia egualmente l'empio, e la sua empietà.9 Somigliantemente sono in odio a Dio il malvagio e la sua riezza.
10 E l'opera stessa, con chi la fece, sarà punita.10 E quello che è fatto, e colui che il fece, patiranno tormenti.
11 Per questo anche gli idoli delle nazioni non saran risparmiati, perché le creature di Dio furon fatte servire all'abbominazione, e tentare le anime degli uomini, e ad esser laccio a' piedi degli stolti;11 Per questo non fieno risguardati (e risparmiati) li idoli delle genti (pagane); però che esse creature sono fatte in odio di Dio, e per tentare l'anime degli uomini e porre lo lacciuolo alli piedi delli sciocchi.
12 Imperocché la invenzione degli idoli è principio di fornicazione, e il loro ritrovamento fu la corruzione della vita:12 Il fabbricamento delli idoli è cominciamento di fornicazione; il trovare quelli idoli è corrompimento della vita.
13 Perocché questi da principio non furono, e non saranno per sempre;13 Questi idoli non erano dal cominciamento, e non saranno sempre.
14 Conciossiaché la vanità degli uomini gli introdusse nel mondo, e perciò in breve verrà il loro esterminio.14 Ma l' ozio delli uomini sì li trovoe nel mondo; e però a corrotto fine tosto periranno.
15 Un padre pieno di dolore si fece il ritratto di un figliuolo rapito a lui ripentinamente, e quello, che allora mori come uomo, ha cominciato adesso a onorarlo qual Dio, e tra' suoi servitori gli assegna culto, e sacrifizj:15 Uno padre, dolendosi con acerbo pianto, si fece la imagine del suo figliuolo ch' era morto; e colui il quale allora sì come uomo era morto, sì come iddio lo cominciò ad adorare, e ordinò tra li servi suoi cose segrete di colui e sacrificii.
16 Indi coll'andare del tempo prese piede la prava consuetndine, e l'errore fu osservato qual legge, e per ordine de' tiranni onorati furono i simolacri.16 Poi passando tempo, afforzandosi crescette la iniqua usanza (d' adorare questo idolo); questo errore fu osservato sì come legge, e li idoli furono adorati per comandamento delli tiranni.
17 E quelli, che gli uomini non potevano onorare personalmente, perché erano assenti, fatto venire da lungi il loro ritratto, esposero in chiara luce l'immagine del re, a cui volevan rendere onore, affine di tributargli i loro ossequi come se fosse presente.17 Costoro adoravano quelli uomini li quali, non essendo in loro presenza, non li poteano onorare, però che erano da lungi; furo le statue loro portate, ed evidentemente feciono le imagini del re il quale loro voleano onorare, acciò che colui il quale era assente coltivassero sì come fosse presente.
18 E ad un simil culto furono spinti anche gli ignoranti dalla finissima diligenza dell'artefice.18 (Alcuno colla sua sollecitudine) portò innanzi il coltivamento di costui, a costoro che non sapevano, la grandissima diligenza dello artefice.
19 Mentre questi per piacere a chi lo adoperava, fece ogni sforzo dell'arte per fare più perfetta l'immagine.19 Colui volendo più piacere a colui si esaltoe (nobilmente), lavoroe con l'arte sua per figurar la similitudine della imagine meglio.
20 Onde la turba rapita dalla belletta dell'opera, prende adesso per un Dio colui, che poco prima si onorava come uomo.20 La moltitudine degli uomini, sedotta per la bellezza delle opere, stimarono allora essere Iddio colui il quale poco inanzi a quello tempo, uomo essendo, era stato onorato.
21 Cosi precipitò nell'errore la umana vita, mentre gli uomini, o per secondare il proprio affetto, o per ingraziamisi coi regi, diedero al legno, ed ai sassi il nome incomunicabile.21 E così, per questo inganno della vita umana, li popoli per desiderio, o vero obbedendo alli re, impuosono alle pietre e alli legni il nome di Dio, non comunichevole all' uomo.
22 Né bastò l'avere errato riguardo alla cognizione di Dio, ma vivendo gli uomini nella guerra grande della loro ignoranza a tanti mali, e sì grandi danno nome di pace.22 E ancora non bastava loro d'avere erráto circa la scienza di Dio; ma ancora vivendo in battaglia di sciocchezza nòminano pace tanti e sì grandi mali.
23 Conciossiachè or sacrificando i proprj figliuoli, or tenebrosi sacrifizj facendo, or celebrando veglie piene d'infamità;23 O vero ch' egli sacrificarono li loro figliuoli, ovvero facendo oscuri sacrificii, ovvero pazzamente facendo piene vigilie,
24 Né la vita loro, né i matrimoni conservano puri; ma l'uno uccide l'altro per invidia, o lo contrista co' suoi adulterj.24 e' non guardano già la vita e le pure nozze; ma l'uno uccide l' altro per invidia, o adulterando contristano.
25 E dappertutto inondano le stragi, gli assassini, i furti, le fraudi, le corruttele, le infedeltà, i tumulti, gli spergiuri, la vessazione de' buoni.25 E tutte le cose sono mescolate, sangue, omicidio, furto, finzione, corruzione, infedelitate, turbazione, spergiuro, rumore,
26 La dimenticanza di Dio, la contaminazione delle anime, la incertezza de' parti, la incostanza de' matrimoni, la confusione degli adulterj, e della impudicizia.26 non ricordarsi di Dio, maculamento delle anime, della nativitade mutamento, delle nozze incostanza, disordinamento d' adulterio e impudicizia.
27 Conciossiachè l'abbominevol culto degli idoli è causa, e principio, e fine di ogni male;27 Ogni adoramento delli maladetti idoli è cagione, e sì è principio e sì è compimento de' mali.
28 Imperocché o nelle loro feste danno in insania, o almeno falsi oracoli fingono, o vivono senza giustizia, o spergiurano con facilità.28 E insino ch' elli s'allegrano, disòrdinano; o vero indovinano cose false, o vivono ingiustamente, o spergiuransi molto tosto.
29 Perché confidati ne' loro idoli, che sono senz'anima, sperano, che male non farà ad essi il giurar malamente:29 Quando elli si fidano nelli idoli, i quali sono sanza anima, vivendo male non temono che a loro sia nociuto.
30 Ma per l'una, e pell'altra causa giustamente saran puniti, perché dediti a' loro idoli pensaron male di Dio, e fecero giuramenti ingiusti, e fraudolenti con disprezzo della giustizia.30 L'una cosa e l'altra avverrae a loro degnamente, però che elli male sentirono di Dio intendendo alli idoli, e ingiustamente giurarono, nello idolo dispregiando la giustizia.
31 Imperocché non la potenza di quelli, pe' quali essi giurano, ma la vendetta de' peccatori va sempre dietro alle prevaricazioni degli ingiusti.31 E il giuramento non è virtude, ma le pene di coloro che sono peccanti vanno sempre in prevaricazione de' giusti.