Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Secondo libro di Samuele 12


font

Davidde ripreso da Nathan per mezzo di una parabola, da se stesso si condanna, e Nathan minaccia a lui gravi flagelli. Si compunge, ed è a lui perdonata la colpa, ma non rimessa la pena. Morte del figliuolo. Nascita di Salomone. La città di Rabbatti è diroccata. David si prende il diadema preziosissimo di quel re. Supplizio degli Ammoniti.

1Il Signore adunque mandò Nathan a David: quegli andò, e gli disse: Due uomini erano nella stessa città, uno ricco, e l'altro povero:2Il ricco avea in gran numero pecore e bovi:3Il povero poi non avea niente affatto, fuori che una piccola pecorella, che avea comperata e allevata, ed essa era cresciuta in casa sua insieme co' suoi figliuoli, mangiando il pane di lui, e bevendo alla sua coppa, e dormendo nel suo seno: ed ei la teneva in luogo di figliuola.4Or essendo arrivato un forestiero a casa del ricco, risparmiando questi le sue pecore, e i suoi bovi per fare un banchetto all'ospite, che era venuto a casa sua, si pigliò la pecora del povero, e ne fece vivande per colui che era venuto a casa sua.5Sdegnato altamente David contro un tal uomo, disse a Nathan: Viva il Signore: colui che ha fatto questo, è reo di morte.6Pagherà quattro volte il valor della pecora per aver fatto tal cosa, e non aver avuta pietà.7Ma Nathan disse a David: Tu se' quell’uomo: Ecco quello che dice il Signore re Dio d'Israele: Io ti unsi re d’Israele, e io ti salvai dalle mani di Saul.8E ti feci padrone della casa del tuo Signore, e della casa d'Israele, e di Giuda: e se questo è poco, io ti aggiungerò cose molte maggiori.9Per qual motivo adunque hai tu disprezzata la parola del Signore, facendo il male nel mio cospetto? tu hai ucciso di spada Uria di Heth, e hai presa per tua moglie la moglie di lui, e lui hai ucciso colla spada dei figliuoli di Ammon.10Per la qual cosa la spada penderà sempre sulla tua casa perchè tu mi hai disprezzato, e hai presa la moglie di Uria di Heth per farla tua moglie.11Quindi tali cose dice il Signore: Ecco che io farò nascere le tue sciagure dalla tua stessa casa, e sotto gli occhi tuoi prenderò le tue mogli, e darolle ad un altro, il qual dormirà colle stesse tue mogli in faccia a questo sole:12Perocché tu hai fatto in segreto, e io farò queste cose a vista di tutto Israele, e a vista di questo sole.13E David disse a Nathan: Ho peccato contro il Signore. E Nathan disse a David: Il Signore ancora ha tolto il tuo peccato: tu non morrai.14Ma perchè tu hai fatto che i nemici del Signore bestemmiassero per tal causa, il figliuolo che ti è nato, certamente morrà.15E Nathan se ne tornò a casa sua. E il Signore percosse il bambino partorito a David dalla moglie di Uria, e non vi restò speranza.16E David fece orazione al Signore pel bambino, e digiunò rigorosamente, e stava segregato, giacendo sopra la terra.17Ma andarono a lui i più vecchi domestici per astringerlo a levarsi da terra: ma nol volle fare, e non prese cibo con essi.18Or venne che al settimo giorno il bambino si morì: e i servi di David non ardivano di dargli la nuova della morte del bambino: perocché dicevano: Quando il bambino era tuttora in vita, noi gli parlavamo, ed egli non ascoltava le nostre parole: quanto più si affliggerà ove noi gli diciamo: II bambino è morto?19Ma veggendo David, come i suoi servi cicalavano sotto voce: comprese, che il bambino era morto; e disse a' suoi servi: E’ egli forse morto il bambino? Risposero: È morto.20Allora David si alzò da terra e si lavò, e si unse: e cangiate le vesti entrò nella casa del Signore, e lo adorò, e tornato a sua casa chiese, che gli portasser da mangiare e mangiò.21E i suoi servi gli dissero: Che vuol dir questo? quando il bambino era ancor vivo, tu hai digiunato, e pianto: morto che è stato, ti sei alzato, e hai mangiato.22Ed egli disse: Ho digiunato, e ho pianto a causa del bambino, mentr'ei vivea tuttora, perchè io diceva: Chi sa, che forse il Signore non me lo renda, e resti in vita il figliuolo?23Ma ora ch'egli è morto, perchè ho io da digiunare? Potrò io ancor ritornarlo alla vita? piuttosto andrò io a trovarlo: ma egli non tornerà a me.24E David racconsolò Bethsabea sua moglie, e andò a dormir con essa: ed ella ebbe un figliuolo, e gli diede il nome di Salomone, e il Signore lo amò.25E mandò il profeta Nathan, e gli fece porre il nome di Amabile al Signore, perchè il Signore lo amava.26Frattanto Gioab assediava Rabbath degli Ammoniti, e stava per espugnare quella città reale.27E spedì Gioab de’ messi a David per dirgli: Io ho fatto l’assedio della città di Rabbath, e sta per esser presa la città delle acque.28Tu adunque raduna adesso il rimanente del popolo, e dà l'assalto alla città, e fattene padrone affinchè essendo soggiogata da me non si ascriva a me la vittoria.29Davidde pertanto adunò tutto il popolo, e si mosse verso Rabbath, e assalitala, la prese.30E tolse dalla testa del loro re il diadema, che pesava un talento d'oro, e conteneva gemme di grandissimo pregio, il quale fu posto sulla testa di David. E riportò ancora grandissima preda della città:31E condottine via gli abitanti li fece segare, e fece passar sopra di loro dei carri con ruote di ferro; e li fece sbranare con coltelli, e gettare in fornaci da mattoni: così egli fece a tutte le città degli Ammoniti. E se ne tornò David con tutto l'esercito a Gerusalemme.

Note:

12,1:Il Signore adunque mandò Nathan a David. Era già circa un anno, che Davidde scordatosi di Dio e di se medesimo vivea nel peccato; perocche il figliuolo di Bethsabea era già nato, quando Dio mandogli il profeta Nathan. Questo Profeta con una bella parabola rappresenta vivamente al suo re tutta l'enormita de' suoi falli, e lo sforza a condannarsi de se medesimo.

12,5:È reo di morte. La inumanità del ricco verso quel povero, a cui toglie tutto, levandogli quell'unica pecorella, questa inumanità merita di essere punita non colla pena ordinaria del furto, ma colla morte.

12,6:Pagherà quattro volte il valor della pecora, ec. secondo la legge, Exod. XXII. 1. Gli Ebrei osservano, che in queste parole si contiene una profezia. Davidde paga la morte di Uria colla perdita di quattro figliuoli, che furono, il figliuolo di Bethsabea, Ammon, Absalom e Adonia. Per avere disonorato il talamo di Uria, vide disonorata una figliuola del suo fratello, e dieci delle sue mogli da un empio figliuolo.

12,8:E delle mogli del tuo signore. Il solo re avea diritto di sposare le vedove del suo predecessore.

12,10:La spada pondera mai sempre sulla tua casa. Ciò si spiega delle morti violente di Ammon, di Absalom, di Adonia ec.

12,11:Farò nascere le tue sciagure ec. si predice la ribellione di Assalonne permessa da Dio in pena de' peccati del padre.
Prenderò le tue mogli, ec. Vedi cap. XVI. 22. Dio non diede verun diritto al figliuolo ribelle di commettere tal empietà; ma la stessa empietà del figliuolo fu ordinata a punire il padre peccatore.

12,13:Ho peccato contro il Signore, ec. Nel salmo 50., in cui espresse i sentimenti del suo cuore, egli dice: Contro di te solo io ho peccato. Osserva s. Agostino. che la stessa parola fu pronunziata da Saul; ma benchè la parola fosse simile, diverso era il cuore, e l'occhio di DIO vedea la differenza, Cont. Faust. XXII. 67. Davidde, appena detta quella parola, merito di sentirsi dire, che avea ottenuto il perdono, vale a dire quanto alla salute eterna; imperocchè Dio non tralasciò di correggerlo colla paterna sua verga, secondo la intimazione del profeta, talmente che la sua confessione servì a liberarlo da' mali eterni e l'afflizione temporale servi a provarlo. Cosi Agostino nel luogo citato.

12,10:Stava segregata. Si accenna la confluenza, che andava sempre unita col digiuno.

12,25:Amabile al Signore. Jedidjah. Dio prevenne colla sua grazia questo figliuolo di David, perché lo avea destinato successore di David, fondatore del tempio del Signore e insigne figura del Messia.

12,27:E sta per essere presa la città delle acque. Rabbath (detta poi Filadelfia) è detta di sopra città reale, e qui città delle acque. Ella era sul fiume laboc, e molti interpreti credono che ella fosse divisa in due parti, e che in prima presso al fiume era detta città delle acque, la seconda, villa del re, perchè ivi fosse la reggia.

12,30:Tolse dalla testa del loro re il diadema, ec. Il talento sia d'oro, sia d'argento pesava circa cento venti cinque libbre romane; quindi sarebbe da credersi, che un tal diadema servisse non ad uso del re, ma fosse collocato in testa del trono reale; e che simile uso ne facesse Davidde: ovvero può intendersi, che la corona fosse di grandezza ordinaria, ma del valore di un talento d'oro per essere ricca di pietre preziose. Cosi gl'interpreti comunemente. Ma ne' Paralipomeni, lib. I. cap. .XX. 1, si legge che questa corona era sulla testa di Melchom, il quale è certamente il Dio degli Ammoniti, II. Reg. XXIII, 13., Ierem. XLIX. 1. Melcham significa il loro re; quindi mi sembra potersi dire, che il testo de' Paralipomeni dichiara, chi sia il re degli Ammoniti, a cui Davidde tolse la sua corona; vale a dire, che questo era il dio, o sia l'idolo di quella nazione conosciuto pel nome assoluto di Re. Il peso stesso della corona aiuta questa sposizione, convenendo quel peso a una figura di ricresciuta grandezza, non a un uomo ordinario. Ma si dirà forse, che nel deuteronomio VII. 5. si ordina di bruciare le statue degli idoli. Al che si risponde, che una corona non e una statua, che questa può diventare occasione di scandalo, e non quella.

12,31:Li fece segare, e fece passar sopra di loro ec. queste maniere di supplizj sono seriamente strane e atroci; ma in primo luogo si può ben credere, che Davidde non fece contro gli Ammoniti, se non quello, che eglino usavan di fare contro de' loro nemici: secondo, siccome noi non veggiamo, che l'operato di David sia biasimato nelle Scritture, e siccome ciò avvenne quando egli si era giù riconciliato con Dio, onde era assistito da lui e dal suo spirito, non dobbiamo e non possiamo noi interporre il nostro giudizio, ne accusare di crudeltà un principe, il quale (tolto il tempo del suo peccato) fu alienissimo da tal vizio, ne condannare un‘azione sopra la quale non abbiamo lumi abbastanza per giudicarne.