Scrutatio

Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Secondo libro dei Maccabei 12


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1Conclusi questi accordi, Lisia se ne tornò presso il re, mentre i Giudei ripresero il lavoro dei campi.2Ma tra i comandanti locali, Timoteo e Apollonio, figlio di Gennèo, nonché Girolamo e Demofonte e, oltre a questi, Nicànore, comandante dei Ciprioti, non li lasciavano vivere tranquilli né stare in pace.3Gli abitanti di Giaffa, poi, compirono un'empietà di questo genere: invitarono i Giudei che abitavano con essi a salire, insieme alle loro donne e ai figli, su alcune barche da loro stessi preparate, come se non vi fosse stata alcuna animosità contro di essi.4In conformità a una decisione pubblica della città, questi accettarono, perché desideravano fare la pace e non avevano alcun sospetto; ma quando furono al largo, quelli ne fecero affondare non meno di duecento.5Giuda, pertanto, appresa la notizia della crudeltà commessa contro i suoi connazionali, diede ordini ai suoi uomini6e, invocato Dio, giusto giudice, marciò contro gli uccisori dei suoi fratelli; incendiò di notte il porto, bruciò le barche e passò a fil di spada quanti vi si erano rifugiati.7Poi, siccome la città era stata chiusa, ripartì con l'intenzione di tornare di nuovo e di estirpare tutti gli abitanti di Giaffa.8Intanto, avendo appreso che anche quelli di Iamnia volevano fare la stessa cosa ai Giudei che abitavano con loro,9piombò di notte anche sugli Iamniti e incendiò il porto con la flotta, in modo tale che i riflessi dello splendore apparivano fino a Gerusalemme, distante duecentoquaranta stadi.10Allontanatisi di lì nove stadi, mentre marciavano contro Timoteo, non meno di cinquemila Arabi con cinquecento cavalieri si lanciarono su di lui.11Vi fu una violenta battaglia, ma gli uomini di Giuda, grazie all'aiuto di Dio, ebbero la meglio e perciò i nomadi battuti supplicarono Giuda di dar loro la destra in segno di pace, promettendo di donargli del bestiame e di essergli utili in altre cose.12Giuda, comprendendo che davvero gli sarebbero stati utili in molte cose, accondiscese a fare la pace con essi. Perciò, ricevuta la destra, si ritirarono nelle loro tende.13Giuda assalì anche una città, fortificata con argini e circondata da mura, che era abitata da gente di ogni genere e aveva nome Casfin.14Quelli che erano dentro, fidando nella robustezza delle mura e nella provvista di viveri, insultavano in modo triviale gli uomini di Giuda, schernendoli, bestemmiando e dicendo cose sconvenienti.15Gli uomini di Giuda, allora, invocato il grande Dominatore del mondo, che senza arieti e macchine da guerra fece crollare Gerico al tempo di Giosuè, assalirono furiosamente il muro.16Divenuti, per volontà di Dio, padroni della città, vi fecero una strage indescrivibile, sicché il lago vicino, che ha la larghezza di due stadi, pareva scorrere ripieno di sangue.17Allontanatisi poi di lì settecentocinquanta stadi, raggiunsero Caraca, presso i Giudei chiamati Tubiani.18Ma in quei luoghi non trovarono Timoteo, il quale, senza avervi fatto alcunché, se ne era allontanato, dopo aver lasciato in un certo posto una guarnigione, ben equipaggiata.19Allora Dositeo e Sosipatro, che erano tra i comandanti degli uomini del Maccabeo, fecero una sortita e annientarono gli uomini lasciati da Timoteo nella fortezza, che erano più di diecimila.20Il Maccabeo, a sua volta, disposto il suo esercito in schiere, pose costoro a capo delle schiere e si lanciò su Timoteo, che aveva con sé centoventimila fanti e duemilacinquecento cavalieri.21Informato dell'avanzata di Giuda, Timoteo mandò avanti le donne, i bambini e ogni altro bagaglio verso la località detta Carnion. Era, infatti, un posto inespugnabile e di difficile accesso, a causa della strettezza di tutti i suoi passaggi.22Apparsa la prima schiera di Giuda e caduto lo spavento sui nemici, a causa anche del timore suscitato dalla sopravvenuta apparizione di colui che tutto vede, quelli incominciarono a fuggire, condotti chi da una parte e chi dall'altra, al punto che spesso venivano travolti dai propri compagni e trafitti dalle punte delle loro spade.23Giuda allora ne fece un vigoroso inseguimento, trafiggendo questi scellerati e uccidendone circa trentamila.24Timoteo stesso, caduto nelle mani degli uomini di Dositeo e Sosipatro, chiedeva con molta astuzia di essere rilasciato sano e salvo, poiché di molti deteneva i genitori e di altri i fratelli, ai quali altrimenti sarebbe successo di essere tenuti in nessun conto.25Quando perciò egli si fu ripetutamente impegnato al patto che avrebbe restituito quegli uomini incolumi, lo lasciarono libero in considerazione della salvezza dei propri fratelli.26Quindi Giuda, assalito Carnion e l'Atargatèo, uccise venticinquemila persone.27Dopo la disfatta e distruzione di questi, marciò anche contro Efron, città fortificata, nella quale abitava Lisia con una moltitudine di ogni genere. Giovani robusti, disposti davanti alle mura, combattevano vigorosamente, mentre all'interno vi era una grande provvista di macchine e di proiettili.28Ma, invocato il sovrano che con potenza abbatte le forze dei nemici, presero la città nelle loro mani e di quelli che vi erano dentro ne abbatterono venticinquemila.29Partiti di lì, mossero alla volta di Beisan, città che è a seicento stadi da Gerusalemme.30Ma i Giudei che ivi risiedevano resero testimonianza della benevolenza che gli abitanti di Beisan avevano avuto verso di essi e dell'accoglienza cortese riservata loro anche in tempi di sventura,31e questi li ringraziarono e, esortatili ad essere benigni anche in avvenire verso la loro stirpe, raggiunsero Gerusalemme, essendo ormai vicina la festa delle Settimane.32Dopo la festa detta di Pentecoste, mossero contro Gorgia, stratega dell'Idumea.33Questi uscì in campo con tremila fanti e quattrocento cavalieri.34Schieratisi in battaglia, caddero alcuni tra i Giudei.35Un certo Dositeo, valoroso cavaliere dei Tubiani, aveva afferrato Gorgia e tenendolo per la clamide lo conduceva a forza col proposito di catturare vivo quel maledetto. Ma uno dei cavalieri traci gli si lanciò contro e gli mozzò il braccio. Così Gorgia se ne fuggì verso Marisa.36Poiché gli uomini di Esdrin combattevano da tempo ed erano affaticati, Giuda invocò il Signore a mostrarsi loro alleato e guida nel combattimento.37Quindi, intonato nella lingua paterna il grido di guerra per mezzo di inni, improvvisamente assalì gli uomini di Gorgia e li costrinse alla fuga.38Giuda poi, radunato l'esercito, raggiunse la città di Odollam. Sopraggiunto il settimo giorno, si purificarono secondo l'uso e vi trascorsero il sabato.39Il giorno seguente gli uomini di Giuda, quando ormai la necessità lo esigeva, andarono a raccogliere i corpi dei caduti per deporli insieme ai parenti nei sepolcri dei loro padri.40Trovarono però, sotto le tuniche di ciascuno dei morti, oggetti sacri agli idoli di Iamnia, che la legge interdice ai Giudei. Così fu a tutti palese per quale causa costoro erano morti.41Tutti, perciò, dopo aver benedetto il Signore, giusto giudice, che rende manifeste le cose occulte,42si diedero a fare una supplica, chiedendo che il peccato commesso fosse completamente cancellato. Il nobile Giuda allora esortò la sua gente a conservarsi senza peccati, poiché avevano visto coi propri occhi quanto era avvenuto a causa del peccato dei caduti.43Quindi, fatta una colletta a tanto per uomo, inviò a Gerusalemme circa duemila dramme d'argento per far offrire un sacrificio per il peccato, agendo così molto bene e nobilmente, nel pensiero della risurrezione.44Infatti se egli non avesse sperato che i caduti risorgeranno, sarebbe stato superfluo e sciocco pregare per i morti.45Ma se egli pensava alla magnifica ricompensa riservata a quelli che si addormentano nella loro pietà, il suo pensiero era santo e pio. Per questo egli fece compiere il sacrificio di espiazione per quelli che erano morti, affinché fossero assolti dal peccato.