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Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Lettera agli Ebrei 7


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Il sacerdozio di Melchisedech è più eccellente del Levitico, come riconoscesi dall'obblazione delle decime, e dalla benedizione ricevuta da Abramo; onde il sacerdozio di Cristo, che è necessariamente secondo l'ordine di Melchisedech, ed instiuito in perpetuo, e confermato con giuramento, di maggior dignità del sacerdozio levitico, il quale e da lui abolito insieme colla legge.

1Imperocché questo Melchisedech (era) Re di Salem, sacerdote del sommo Dio, il quale andò incontro d Abramo, che ritornava dalla rotta dei Re, e lo benedisse:2A cui diede ancora Abramo la decima di tutte le cose: il quale primieramente si interpreta Re di giustizia: e poi Re di Salem, viene a dire, Re di pace,3Senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni, senza fine di vita, è rassomigliato al Figliuolo di Dio, rimane sacerdote in eterno.4Ma osservate, quanto sia grande costui, al quale diede la decima delle cose migliori anche Abramo il patriarca.5Or quegli, che de' figliuoli di Levi sono assunti al sacerdozio, hanno ordine di ricever le decime dal popolo secondo la legge, cioè a dire, dai propri fratelli, quantunque ancor essi usciti dai lombi di Abramo.6Ma questi, del quale non è tra di quegli riferita la schiatta, ricevette le decime da Abramo, ed a lui, che aveva le promesse, diede la benedizione.7Or senza alcun dubbio il minore dal maggiore riceve la benedizione.8E qui ricevon le decime uomini mortali: là poi uno, del quale è attestata la vita.9E (per parlare cosi) in Abramo pagò le decime anche Levi, il quale riscuote le decime:10Imperocché questi era tuttora ne' lombi del padre, quando a questo andò incontro Melchisedech.11Se adunque la perfezione si aveva mediante il sacerdozio Levitico (imperocché sotto di questo ricevette il popolo la legge) qual bisogno vi fu di poi, che uscisse fuori un altro sacerdote secondo l'ordine di Melchisedech, e non fosse detto secondo l'ordine di Aronne?12Imperocché trasportato il sacerdozio, è di necessità, che si muti anche la legge.13Imperocché quegli, per causa del quale queste cose si dicono, ad un'altra tribù appartiene, della quale nissuno servi all'altare.14Imperocché ella è cosa evidente, che della tribù di Giuda nacque il Signor nostro: alla qual tribù Mosé non parlò mai di sacerdozio.15E questo tanto più è manifesto; mentre un altro sacerdote esce fuori, che è simile a Melchisedech,16Il quale è fatto sacerdote non secondo la legge de' riti carnali, ma per virtù di una vita indissolubile.17Imperocché lo dichiara cosi: tu se' sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedech.18Or il precedente ordinamento viene rivocato per la sua debolezza, e inutilità:19(Imperocché niuna cosa condussea perfezione la legge): ma dopo di essa s'introduce una migliore speranza, per la quale a Dio ci accostiamo.20E di più (sacerdote) non senza giuramento (conciossiaché gli altri sono stati fatti sacerdoti senza giuramento;21Ma questi col giuramento da lui, che dissegli: giurò il Signore, e non si ritratterà: tu se' sacerdote in eterno:)22Di lauto migliore alleanza è divenuto mallevadore Gesù.23E quegli sono stati molti sacerdoti, perché la morte non permetteva, che molto durassero:24Ma questi, perché dura in eterno, ha un sacerdozio, che non passa.25Onde ancora può in perpetuo salvare coloro, che per mezzo suo si accostano a Dio: vivendo sempre, affin di supplicare per noi.26Imperocché tale conveniva, che noi avessimo pontefice, santo, innocente, immacolato, segregato da' peccatori, e sublimato sopra de' cieli:27Il quale non ha necessità, come que' sacerdoti, di offerir ostie ogni giorno prima pe' suoi peccati, poi per quelli del popolo: imperocché ciò fece egli una volta, offerendo se stesso.28Imperocché la legge costituì sacerdoti uomini infermi: ma la parola del giuramento posteriore alla lesgge (costituì) il Figliuolo perfetto in eterno.

Note:

7,1:Imperocchè questo Melchisedech (era) Re di Salem, ec. Avea dimostrato cap. V., che Cristo è sacerdote, ma sacerdote dell'ordine non di Aronne, nna di Melchisedech, ed aveva promesso di discorrere più diffusamente di questo sacerdozio; dopo di avere adunque nel cap. VI. premesse varie cose, le quali servir potevano a preparare gli animi degli Ebrei, incomincia a discuoprire i misteri ascosi sotto l'ombra dello stesso Melchisedech, il quale fu un vero e vivo ritratto del nostro sommo sacerdote, e re Gesù Cristo; ed è mirabile l'artifizio col quale verso la fine del capo precedente si è aperta la strada a questo mirabilissimo ragionamento, di cui quante sono le parole, anti sono (per cosi dire) i misteri. Prende egli i caratteri di questo re descritti nella Genesi cap. XIV., e gli applica a Cristo. Melchisedech (il quale si crede, che fosse della stirpe di Canaan) era re di Salem, cioè a dire, di una città chiamata Salem, la quale secondo la più comune opinione de' Padri ed Interpreti, fu quella detta anche Jebus, e di poi Gerusalemme; era sacerdote del sommo Dio, o sia Dio altissimo, la qual particolarità e giustamente notata nella Genesi, perchè quantunque fosse ordinaria nell'antichità l'unione del sacerdozio, e dell'impero nella stessa persona, era però cosa particolare, che Melchisedech fosse sacerdote del vero Dio, in un paese ingombrato dalla idolatria. Egli andò incontro ad Abramo mentre questi se ne ritornava colmo di gloria, avendo vinti i quattro re vincitori dei re di Sodoma, e li Gomorra, e benedisse lo stesso Abramo.

7,2:A cui diede ancora Abramo la decima di tutte le rose. A questo Melchisedech offerse Abramo la decima parte delle spoglie dei vinti nemici, secondo l'antichissimo uso di offerire a Dio parte della preda fatta in guerra. Quest'atto di Abramo dimostra evidentemente, che egli riconobbe in Melchisedech il carattere di sacerdote. Giuseppe Ebreo e Filone attestano, che Abramo diede, e non ricevè la decima, come apparisce dalla Genesi, e come dice il nostro Apostolo, onde non è tollerabile l'ardimento di alcuni rabbini degli ultimi tempi, i quali hanno preteso, che Melchisedech la decima pagasse ad Abramo, e non per altra ragione stravolgono la sacra storia, se non perchè sembra loro, che torni in discredito di Abramo, se un tal segno d'onore, e di rispetto si dica renduto da lui ad uomo di altra nazione. Non han saputo costoro, penetrando oltre la scorza dell'istoria, conoscere, quanto sia onorevole e glorioso alla fede di Abramo l'aver distinto nel sacerdote, e re Melchisedech la figura del Figliuolo di Dio, e l'avere da questo ricevuto la benedizione datagli per ministero dello stesso Melchisedech.
Il quale primieramente s'interpreta Re di giustizia e poi ec. Comincia qui ad applicare a Gesù Cristo la storia di questo re sacerdote e in primo luogo interpreta i nomi, che a lui sono dati nella Scrittura, dove è chiamato prima Melchisedech, che vuol dire Re di giustizia, e poi Re di Salem, cioè Re di pace. Vuol adunque significare l'Apostolo, che siccome frequentemente la Scrittura sotto gli stessi nomi delle persone asconde dei gran misteri; così i nomi, e i titoli, ch'ella dà a quest'uomo, presagiscono qualche cosa di straordinario, e di grande. Infatti egli non solo nel nome proprio, ma anche in quello della città, sopra la quale regnava, significò, e predisse il Cristo; il quale è Re, e non solamente Re giusto, ma Re della giustizia, perchè egli è stato fatto per noi sapienza da Dio, e giustizia, 1 Cor. 1. 30.; ed è principio di pace, come chiamollo Isaia IX.; è nostra pace, Ephes. II. 14., convenendo a lui in un modo infinitamente sublime questi due caratteri adombrati ne' no mi di Melchisedech, e di Re di Salem.

7,3:Senza padre, senza madre, senza genealogia. Di Melchisedech non si leggono scritti nè il padre, nè la madre, nè gli antenati, nè i posteri; le quali cose per determi nato consiglio dello Spirito santo furono tralasciate. Egli adunque in ciò differisce da' sacerdoti dell'ordine Levitico, i quali dovean essere di padre della stirpe d'Aronne, di madre Israelita, Levit. VIII. 13., ec., e perciò i registri delle loro famiglie si tenevano con molta diligenza descritti, Esdr. II. 62.
Senza principio di giorni, senza fine di vita, ec. Non si da il principio nè della sua vita, nè del suo sacerdozio, nè si dice, quali antecessori avesse nel suo ministero, nè quando finisse di vivere, e di sagrificare, nè quali fossero i suoi successori. Tutte queste cose, dice l'Apostolo, rendono Melchisedech simile al Figliuolo di Dio; imperocchè la nativita di Cristo dalla Vergine fu senza padre, e perciò di colui, che lo figurava, non dovea rammentarsi il padre carnale; la generazione eterna di Cristo, come Dio, fu di padre senza madre; egli è ancora senza genealogia, vale a dire, senza antenati, dai quali tragga la sua origine in quella maniera naturale, che il figliuolo la tragge dal padre; imperocchè non solo alla divina, ma anche all'umana origine di Cristo si adattano le parole d'Isaia, LII. 8.: chi racconterà la generazione di lui? (Vedi Tertulliano cont. jud. adv. Marc. V. lib. 3., s. Cirillo in Isai., s. Agostino ep. 15., s. Girolamo in Isai.). Non ha egli adunque ricevuto il suo sacerdozio per un dato ordine di successione; egli come Figliuolo di Dio fu prima di tutti i tempi, e sussistera anche dopo la fine dei tempi, e per tutta l'eternità. Tutti questi caratteri del nostro divino re, e sacerdote Cristo nella persona di Melchisedech sono figurati, come abbiam detto; per questo egli fu fatto degno di essere figura del Figliuolo di Dio, e di rappresentare il sacerdozio eterno di Cristo. Rimane sacerdote in eterno: Melchisedech in figura; Cristo in realtà.

7,4:Diede la decima delle cose migliori. Il senso della Volgata (il qual senso sta benissimo anche col greco) non è, che Abramo desse a Melchisedech la decima solamente di tutte le cose migliori, ma che diede la decima di tutto, e questa decima la pagò col meglio, che avesse trovato nella preda. Ciò era degno della pietà, e della religione di Abramo. Ma qual forza non ha per rilevare la gloria di Melchisedech, e la sua superiorita attestata da si celebre fatto, qual forza, dico, non ha quella parola il patriarca posta alla fine, e separata di più, come è nel greco, dalla parola Abramo? Notate, dice l'Apostolo, che quegli, che offerisce la decima, è il patriarca per eccellenza, il padre comune delle dodici tribù, anzi il padre di molte nazioni, Gen. XVII.

7,5:Or quelli, che de' figliuoli di Levi sono assunti al sacerdozio, hanno ordine ec. Tutta la tribù di Levi era deputata al culto di Dio; il sacerdozio poi risedeva nella discendenza di' Aronne, e questi sacerdoti ricevevano la decima, come dice l'Apostolo, in questa maniera. Tutti gl'Israeliti pagavano ai Leviti la decima, la quale essi ricevevano come ministri de' sacerdoti. Vedi Num. XVIII.21. Eglino dipoi della loro decima ne pagavan la decima ai sacerdoti, Ibid. vers.26.; onde i soli sacerdoti ricevevan la decima non solo da tutte le altre tribù, ma fin dagli stessi Leviti, la qual cosa in grande onore ridondava del sacerdozio. Quindi è, che i soli sacerdoti nomina l'Apostolo, come aventi il privilegio di ricever la decima da tutti, senza pagarla ad alcuno. Eglino adunque hanno in virtù della legge diritto di ricevere le decime dal popolo, che è quanto dire, dai propri fratelli, benchè discendenti dal medesimo patriarca Abramo. In tal maniera i sacerdoti sono distinti sopra i propri fratelli secondo la legge.

7,6:Ma questi, del quale non è tra di quelli riferita la schiatta, ec. Ecco in qual modo dimostrasi il sacerdozio di Melchisedech superiore di gran lunga al Levitico. I sacerdoti della tribù di Levi ricevono le decime per ordinazione della legge, essendo provata la loro discendenza da Aronne, e queste decime le ricevono solamente da' propri fratelli, non dagli stranieri. Ma Melchisedech quantunque nissuna relazione di sangue abbia con quella nazione, che da Abramo ebbe origine, Melchisedech nato in un altro popolo riceve le decime da Abramo patriarca, dall'autore, e capo di tutta la nazione, e de' sacerdoti di essa, il quale non in virtù di alcuna legge, ma volontariamente, e liberamente a lui le offerse in segno di ossequio alla dignità dello stesso Melchisedech. E quello, che è anche piu, ad Abramo favorito si altamente da Dio, ad Abramo, cui lo stesso Dio avea fatte promesse sì grandi, a si grand' uomo diede Melchisedech la benedizione, esercitando sopra la persona di lui una funzione del suo sacerdozio.

7,7:Or senza alcun dubbio il minore dal maggiore riceve la benedizione. Egli è verissimo, che la creatura benedice il creatore, e il privato benedice il suo principe, e gli uguali benedicono gli uguali. Ma non parla di questa sorta di benedizioni l'Apostolo, ma sì di quelle, che si danno con autorità per utlicio sacerdotale, e tal benedizione non poteva dare nè uno del popolo al Levita, nè un Levita al sacerdote, nè il sacerdote al sommo pontefice. È adunque Melchisedech superiore ad Abramo; conclusione dimostrata evidentemente dall'Apostolo, ma non espressa, benchè nulla poteva dirsi di più ardito, nè di più grande, e inaudito agli Ebrei, che il preporre alcun uomo sopra la terra ad Abramo, del quale avevano si alto concetto. E certamente ella è una gran cosa, che trovisi tra gli uomini chi possa dar benedizione a colui, al quale era stata già fatta quella promessa: nel seme tuo saran benedette tutte le genti. Per la qual cosa affinchè capaci fossero di portare una tal verità, bisognava far loro conoscere, che tutto quello, che di Melchisedech dice la Scrittura, ad un altro si riportava, il quale benchè nato dal seme di Abramo, doveva essere più grande di Abramo, perchè era insieme Figliuolo di, Dio.

7,8:E'qui ricevon te decime uomini mortali: là poi uno, ec. E nel sacerdozio Levitico le decime si pagano ad uomini mortali; ma quanto al sacerdozio di Melchisedech non si parla mai di chi dovesse succedergli, o di chi infatti a lui succedesse, ma di lui si rammenta la vita, non si rammenta la morte, e si tace la morte, affinchè egli possa essere compiuta figura dell'eterno Sacerdote, cui egli rappresentava.

7,9-10:E (per parlare cosi) in Abramo pagò le decime anche ec. Poteva qualche Ebreo rispondere al precedente discorso di Paolo: concedasi, che Melchisedech fosse maggior di Abramo, in quanto questi pagò a quello,le decime: ma Levi non lascerà per questo di essere maggiore di Melchisedech; Levi, che non paga, ma riceve anch'e gli le decime. Ma osservate (replica l'Apostolo) che quando Abramo pagò le decime a Melchisedech, le pagò anche Levi, e ricevette la benedizione anche Levi; e questa seconda parte della proposizione è legata alla prima, perchè gli uomini, quando pagano le decime al sacerdote, da lui come da ministro di Dio si aspettano, che gli benedica, e impetri per essi le grazie del Cielo. Pagò adunque sempre in certo modo le decime anche lo stesso Levi, perchè Abramo le pagò non solo per sè, ma anche in nome di tutta la sua discendenza, della quale era Levi figliuolo di Giacobbe, il qual Giacobbe era nipote di Abramo: cosi Levi era in Abramo, e pagò le decime, quando Abramo pagolle. Ma pagò forse le decime per la stessa ragione anche Cristo nato egli pure del seme di Abramo secondo la carne? No certamente, dice s. Agostino; imperocchè pagaron la decima, ed ebber bisogno della benedizione que' posteri di Abramo, i quali generati essendo secondo la concupiscenza della carne, furon perciò soggetti al peccato, e alla maledizione: ma Cristo da Abramo prese bensi la carne, ma non il vizio, nè la reità della carne. Ma oltre a ciò, di Cristo discendente da Abramo era figura Melchisedech; egli adunque ricevè, non pagò le decime. Vedi s. Agostino de gen. ad lit. l. x. cap. XX.

7,11:Se adunque la perfezione si aveva mediante ec. Dopo di aver parlato dell'ufficio, e della persona del sacerdote secondo l'ordine di Melchisedech, si avanza adesso a provare, come all'apparire di questo nuovo sacerdote il sacerdozio di Aronne fu tolto. Se la perfezione, vale a dire la giustificazione, e la remissione de' peccati si conseguiva per mezzo de' sagrifizi, e del culto Levitico, se il sacerdozio Levitico sotto del quale ricevette il popolo da Dio molte regole, ed istruzioni pel buon governo della chiesa Giudaica, fu proporzionato al bisogno degli uomini, e valevole a santificargli, che necessità vi era, che un nuovo sacerdote uscisse fuori, sacerdote, che fosse dell'ordine di Melchisedech, non dell'ordine di Aronne, come 400 anni dopo dice Davidde nel salmo CIX? e non è egli perciò evidente, che da questo nuovo sacerdozio è abrogato l'antico?

7,12:Imperocchè trasportato ec. Questa causale imperocchè si riferisce a quelle parole del versetto precedente: sotto di questo (sacerdozio) ricevette il popolo la legge. Or per nome di legge, conforme abbiamo accennato, non si intende qui il decalogo, il quale fu dato prima della istituzione del sacerdozio, ma bensi le regole, e le istituzioni, e i riti ordinati da Dio per bocca di Mosè dopo stabilito il sacerdozio. E con ragione (dice adesso l'Apostolo) ho congiunto col sacerdozio la legge, come dipendente da quello; imperocchè trasferito il sacerdozio, la legge ancora di necessità debbe cangiarsi. E non vien ella già a cangiarsi con la sola introduzione di un nuovo sacerdote, che non è dell'ordine di Aronne, come nella legge è stabilito, ma secondo l'ordine di Melchisedech?

7,13-14:Quegli, per causa del quale queste cose si dicono, ad un'altra tribù appartiene, ec. Viene a provare più dappresso, che il senso di quel salmo mirabilmente conviene a Gesù. Quegli, il quale nel detto salmo è chiamato Signore di Davidde, e nostro, il Cristo, fu non della tribù di Levi, ma di un'altra tribù, della quale tribù nissuno ebbe mai parte al ministero dell'altare; imperocchè è cosa notoria tra noi Ebrei, che della tribù di Giuda doveva spuntare il Cristo, e della stessa tribù nacque infatti il Signor nostro Gesù Cristo; ed è noto, come non a questa tribù rivolse la parola Mosè, quando per ordine di Dio istituì il sacerdozio, ma alla tribù di Levi. Se adunque il Cristo è non solo re, ma ancora sacerdote, e non è della tribù di Levi, egli ha un sacerdozio differente dal sacerdozio Levitico. I profeti avevano chiaramente predetto, che il Cristo verrebbe dalla tribù di Giuda, e la genealogia di Cristo era già stata tessuta da due evangelisti, s. Matteo, e s. Luca, quando così parlava s. Paolo, e gli Ebrei potevano agevolmente farne riscontro colle loro tavole genealogiche, le quali scrivevan essi, e conservavano molto accuratamente.

7,15-16:E questo tanto più è manifesto; mentre un altro sacerdote ec. Ma anche più evidentemente conoscesi la traslazione del sacerdozio, e la mutazione della legge, quando si osservi, che il nostro nuovo sacerdote è sacerdote secondo l'ordine di Melchisedech, come sta scritto nel salmo CIX. Imperocchè egli non è fatto sacerdote secondo la legge della successione carnale, come lo erano i sacerdoti nell'ordine di Aronne, i quali si succedevano sempre di padre in figlio, la qual successione stessa serviva a far conoscere, che tali sacerdoti erano uomini mor tali; ma egli è un sacerdote sempre vivente, eterno, immortale: tu se' sacerdote in eterno: onde nel sacerdozio di lui non ha luogo la successione, che era nel sacerdozio Levitico. Perchè adunque egli ha vita sempiterna, per questo egli è sacerdote secondo l'ordine di Melchisedech; sacerdote, che non ha fine di vita, ed essendo fonte e principio di vita, tramanda a noi e la vita spirituale della grazia, e la vita eterna della gloria.

7,17:Lo dichiara cosi: ec. Iddio stesso parlando al Figliuolo presso Davidde spiega tutto questo mistero, dicendo: tu sei sacerdote in eterno ec., con le quali parole si manifesta la perpetuità del sacerdozio di Cristo. Vuolsi adunque osservare, che Cristo è sacerdote in eterno, primo, per ragione della persona, perchè Cristo è eterno, nè egli è succeduto ad altri, nè altri a lui succederà, nè il sacerdozio di lui sarà mai trasferito; secondo, per ragione dell'uffizio, il quale egli esercita sempre per noi; terzo, per ragione dell'effetto del suo sacerdozio, perchè egli per mezzo del suo sagrificio è causa di redenzione e di salute eterna per noi. Questa perpetuità del sacerdozio di Cristo si manifesta eziandio dall'essere lo stesso Cristo sacerdote secondo l'ordine di Melchisedech, imperocchè, come si è veduto di sopra, nella persona di Melchisedech si ha una espressa figura di un sacerdote eterno. Ma che vuol egli significare sì il Profeta, e sì ancora l'Apostolo dicendo che Cristo è sacerdote secondo l'ordine di Mel chisedech, ovvero, come spiega lo stesso Apostolo vers. 15., simile a Melchisedech? Per comunissimo consentimento de' Padri greci e latini, voglion significare, che siccome Melchisedech prefigurando il sacrifizio, non meno che il sacerdozio di Cristo offerse a Dio il pane e il vino, così Cristo a somiglianza di lui offerse nell'ultima cena il corpo e il sangue suo sotto le specie del pane e del vino. Vedi Concil. Trid. sess. XXII. cap. I. Questa somiglianza tra Cristo, e Melchisedech, non la ha spiegata più chiaramente l'Apostolo per non manifestare agli Ebrei infedeli, nelle mani de' quali potea capitar questa lettera, il Mistero altissimo della Eucaristia, come nota s. Girolamo; circospezione usata dipoi da' Padri della Chiesa come apparisce da Origine, Hom. 9. in Levit. Hom. 4. in Jos., e, per tacere degli altri, da s. Agostino, onde quelle parole sovente da lui ripetute in parlando di tal Mistero: sanno i fedeli: Quei che sono già introdotti nella cognizione de' Misteri intendono ec. Vedilo Ps. 21, ed anche Innoc. I. Ep. I. 18. Or il precedente ordinamento vien rivocato ec. Dalla traslazione del sacerdozio ne inferisce l'abolizione della legge di Mosè, antiquata come imperfetta, ed inutile alla giustificazione ed alla salute dell'uomo. Vedi Rom. VIII. Gal. IV.

7,19:Niuma cosa condusse a perfezione la legge.La legge non condusse mai nissuno a quella vera interna giustizia, per la quale l'uomo rendesi grato a Dio per la vita eterna; e i santi ed i giusti, che furon sotto la legge, della loro santità furono debitori non alla legge, ma a Cristo, Rom. VIII. 3. Gal. III. 2. 21.24. Queste parole le ho chiuse in parentesi per maggior chiarezza.
Ma dopo di esso s' introduce una migliore speranza, ec. Nel latino s'intende qui ripetuta la voce fit del versetto precedente. In luogo della legge abolita s'introduce qualche cosa di meglio, vale a dire, la legge di Cristo, il sacerdozio di Cristo, e la grazia dell'Evangelio, per la quale abbiamo la fidanza di accostarci a Dio, rotto il muro di divisione, e cancellati i nostri peccati. Tutto il discorso dell'Apostolo dal Vers. 15. in poi si restringe a queste due proposizioni; prima: l'apparir che fa un nuovo sacerdote, che non è secondo l'ordine della sue cessione di Aronne, dimostra l'abolizione della legge: seconda proposizione: dall'essere fatto questo nuovo sacerdote secondo la virtù di una vita, che non ha fine, s'inferisce la introduzione d'una migliore speranza, speranza, che ha per obbietto non una giustizia puramente legale, nè i beni di una vita transitoria, ma sì la vera giustizia e i beni eterni, e il possesso del medesimo Dio.

7,20-21:E di più (sacerdote) non senza giuramento ec. Si sottintende, fu fatto sacerdote Cristo, come si vede chiaramente da quello che segue. Dio non si degno di confermare col suo giuramento il sacerdozio Levitico, ma il sacerdozio di Cristo fu ratificato col giuramento di Dio, il quale attestò, e giurò, che il Figliuol suo era stato costituito da lui sacerdote in eterno. Circostanza di somma importanza, e per la quale conoscesi e la preeminenza, e la immutabilità del nuovo sacerdozio differente anche in ciò dall'antico.

7,22:Di tanto migliore alleanza ec. Conseguenza certissima ed evidente. Tanto migliore, e più ferma, e durevole è l'alleanza, di cui è fatto mediatore Gesù Cristo, quanto più solenne è la maniera, con la quale confermò Dio il sacerdozio del medesimo mediatore, aggiunto il giuramento, il quale nelle cose solamente si adopera di maggior importanza, e le quali molto preme, che ferme restino ed invariabili. Ho voluto nella versione ritenere la parola mallevadore, seguendo la Volgata, ed il Greco. quantunque potesse tradursi anche mediatore, perche questa parola non rappresenta forse con tanta chiarezza il senso di quella. Il sacerdote sta di mezzo tra Dio, e l'uomo, e porta, per così dir, le parole tra l'uno, e l'altro. Cristo nostro sacerdote, e nostro mallevadore, essendo noi impotenti a pagare i debiti, che avevamo con Dio, e incapaci di osservar la sua legge, ha pagato il prezzo de' nostri peccati, e ci ha meritato la grazia di osservare la legge. Ved. Rom. v. 19.; 2. Cor. V. 21. Gal. III. 13.

7,23-24:E quelli sono stati molti sacerdoti, ec. I sacerdoti dell'ordine Levitico furono molti. I soli sommi pontefici da Aronne fino alla distruzione del tempio furon più di settanta. Furono adunque molti, perchè essendo uomini mortali, di necessità doveva aver luogo, la successione; Cristo, che mai non muore, ha un sacerdozio, che non passa da lui in un altro.

7,25:Onde ancora può in perpetuo salvare ec. Cristo essendo un sacerdote perpetuo ed immortale, può per conseguenza salvare non solo pel tempo, ma anche per l'eternità: ha virtù di dare la salute eterna a tutti coloro i quali per mezzo di tal pontefice a Dio si accostano; imperocchè ozioso non è il sacerdozio di lui; anzi siccome egli è sempre vivente, cosi esercita sempre l'ufficio di sacerdote per noi, pe' quali prega, e sollecita continuamente.

7,26:Tale conveniva, che noi avessimo pontefice, santo, ec. Non meritavamo noi tal pontefice, ma di tal pontefice avevamo bisogno, e tale doveva egli essere, perchè le parti tutte adempisse del suo ministero, quale è Gesù, santo, innocente, senza neo, o macchia di colpa, il quale quantunque destinato a trattare co' peccatori, come il medico co' malati, verun neo di colpa non avesse comune con essi, innalzato sopra tutte le cose create, e sopra gli stessi cieli per la sua dignita, e sedente alla destra della maestà di Dio. Tutte queste doti, e qualità del vero pontefice erano adombrate nelle ordinazioni fatte da Dio intorno alla persona, e alla condotta de' sacerdoti nel vecchio testamento, ma in Cristo solo si trovano riunite realmente, e perfettamente.

7,27:Il quale non ha necessità, come que' ec.Tale essendo il sacerdote nostro celeste, non è egli, come que' della vecchia legge, costretto ad offerire ogni tanto de' sagrifizi pe' suoi propri peccati prima, che per quelli del popolo. Un sagrifi cio egli offerse una volta, e non per sè, ma per noi, ed in questo sagrificio offerse se stesso sacerdote insieme, e vittima, sagrificio, ed oblatore. Ma veggasi a questo passo l'acutezza grande degli eretici de' nostri tempi, i quali, perchè Paolo dice, che Cristo una sola volta si offerse, ne inferiscono, che adunque la messa è una invenzione umana contraria alla parola divina. Tutta la Chiesa cristiana prima di questi Novatori non aveva veduto implicanza, o contradizione di sorta tra questa dottrina di Paolo, e la quotidiana celebrazione del sagrificio dell'altare, sagrificio, che ella aveva ricevuto dal Signore, e dagli Apostoli, e nel quale in una maniera differente da quella, con cui si offerse sopra la croce, si offerisce al Padre lo stesso Cristo realmente, e sostanzialmente, nascosto sotto gli accidenti del pane e del vino. Senza diffondermi su questo punto, intorno al quale può vedersi quello, che in poco, ma con vittoriosa eloquenza ne è stato scritto dal padre Seedorff, io mi contenterò di domandare a tutte le persone di buona fede, se sia possibile di dar retta a un piccol numero d'uomini stranamente agitati dallo spirito di novità piuttosto, che a tutta quanta la Chiesa, la quale (come da tante antichissime liturgie apparisce) ha offerto in tutti i luoghi, e in tutti i tempi lo stesso sagrificio, che ora offe risce, con gli stessi riti, con le stesse, o simili parole, con la stessa credenza di onorare il Signore, e d'impe trare i celesti favori. Cristo (dice il sagro Concilio di Trento) ci ha lasciato un sagrificio, per mezzo del quale il cruento sagrificio, che doveva una sola volta sulla croce offerirsi, fosse rappresentato, e la memoria di quello si conservasse sino alla fine de' secoli, sess. 22. cap. I.; e Teodoreto cap. VIII. 4. ep. ad Heb.: A coloro, i quali sono nelle divine cose istruiti, egli è manifesto, che non un altro sagrificio noi offeriamo, ma si quel l'unico, e del Salvatore nostro facciamo memoria.

7,28:La legge costitui sacerdoti uomini infermi: ma la parola ec. Secondo l'antica legge il sacerdozio fu conferito ad uomini soggetti al peccato, e inclinati a peccare; ma per la promessa di Dio giurata (ps. CIX. ) fu costitui to sacerdote il Figliuolo di Dio Cristo Gesù, sacerdote e ternamente perfetto, ornato di tutte le doti, che in un perfetto pontefice si richieggono. Or questa promessa, come osserva l'Apostolo, è posteriore alla legge; ella adunque abolisce la legge del sacerdozio legale, e tanto più la abolisce, perchè questa promessa è ratificata col giuramento di Dio: Giurò il Signore, e non si ritratterà: tu se' sacerdote in eterno: Mutato poi il sacerdozio, si muta anche la legge. Vers. 12.