Scrutatio

Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Atti degli Apostoli 27


font

Paolo è condotto verso Roma da Giulio centurione: naviga per varj paesi, ma avendo il vento contrario, appena arrivano ad un certo luogo della Candia; da cui partendo (benché predicesse Paolo, che la navigazione era pericolosa) patiscono gran tempesta; e finalmente consolati da Paolo, il quale racconta la rivelazione avuta della salvezza di tutti, gli esorta a prender cibo; fatto naufragio, arrivano tutti a salvamento.

1Dopo che fu stabilito, che Paolo andasse per mare in Italia, e che fosse consegnato con gli altri prigionieri ad un centurione della coorte Augusta, chiamato Giulio,2Entrati in una nave di Adrumeto, facemmo vela, costeggiando i paesi dell'Asia, accompagnandoci Aristarco Macedone di Tessalonica.3E il di seguente arrivammo a Sidone. E Giulio trattando Paolo umanamente gli permise di andar dagli amici, e di ristorarsi.4Di li fatta vela navigammo sotto Cipro, a motivo, che erano contrari i venti.5E traversando il mare della Cilicia, e della Panfilia, arrivammo a Listra della Licia:6E quivi avendo il centurione trovata una nave Allessandrina, che andava in Italia, ci trasportò sopra di essa.7E per molti giorni navigando lentamente, ed essendo con difficoltà arrivati dirimpetto a Gnido, perché il vento ci impediva, costeggiammo la Candia lungo Salmone:8E stentatamente costeggiandola, arrivammo a un certo luogo, chiamato Buoniporti, vicino al quale era la città di Talassa.9E avendo consumato molto tempo, e non essendo più sicuro il navigare, perché era passato il digiuno, Paolo gli ammoniva,10Dicendo loro: Io veggo, o uomini, che la navigazione comincia ad essere con nocumento, e perdita grande non solo del carico, e della nave, ma ancora delle nostre vite.11Ma il centurione credeva più ai piloti, e al padron della nave, che a quanto diceva Paolo.12E non essendo buono quel porto per isvernarvi, la maggior parte furono di sentimento di partirne, e se in alcun modo avessero potuto giugnere a Fenice (porto della Candia volto ad Affrico, e a Coro) ivi svernare.13E spirando leggermente l'Austro, credendosi sicuri del loro intento, avendo salpato da Asson, costeggiavan la Candia.14Ma poco dopo si spinse contro di essa un vento procelloso, che si chiama Euro aquilone.15Ed essendo portata via la nave, né potendo far fronte al venuto, abbandonata al vento la nave, eravamo portati.16E correndo sotto una certa isoletta,chiamata Cauda, a mala pena potemmo renderci padroni dello schifo.17Ma tiratolo su, si valevano degli aiuti, fasciando con funi la nave, e temendo di dar nelle secche, calato l'albero cosi erano portati.18Ma essendo noi battuti gagliardamente dalla tempesta, il dì seguente fecer getto delle merci:19E il terzo giorno colle loro mani gittarono via gli attrezzi della nave.20E non essendo comparso né sole, né stelle per più giorni, e premendoci la burrasca non piccola, era già tolta a noi ogni speranza di salute.21Ed essendo già lungo il digiuno, allora stando in piedi Paolo in mezzo di essi, disse: Conveniva, o uomini, che fecendo a modo mio, non vi foste allontanati dalla Candia, e vi foste risparmiato questo strapazzo, e questo danno.22Ma ora vi esorto a star di buon animo: Imperocché non si perderà anima di voi altri, ma solo la nave.23Imperocché mi è apparso questa notte l'Angelo di quel Dio, di cui io sono, e a cui servo,24Dicendomi: non temere, o Paolo, fa d'uopo, che tu sii presentato a Cesare: Ed ecco, che Dio ti ha fatto dono di tutti quelli, che teco navigano.25Per la qual cosa state di buon animo, o uomini: Imperocché ho fede in Dio, che sarà, come è stato a me detto.26Noi dobbiamo dare in una certa isola.27Ma venuta la quartadecima notte, navigando noi pel mare Adriatico, circa la metà della notte i marinari sospicavano, che si avvicinasse loro qualche paese.28E gettato lo scandaglio, trovarono venti passi: e tirando un pochetto innanzi, trovarono quindici passi.29E temendo di non dare in luoghi aspri, calate da poppa quattro ancore, bramavano, che venisse il giorno.30E cercando i marinari di fuggir della nave, e avendo messo in mare lo schifo col pretesto di cominciare a stendere le ancore dalla prora,31Disse Paolo al centurione, e a' soldati: se costoro non restano nella nave, voi non potete essere salvi.32Allora i soldati troncaron le funi dello schifo, e lasciaron che se n' andasse.33E principiando a farsi giorno, Paolo esortava tutti a prender cibo, dicendo: oggi è il quartodecimo giorno, che appellando ve ne state digiuni senza prendere cosa alcuna.34Il perché vi esorto a prender cibo, affine di salvare voi stessi: imperocché non perirà un capello della testa di alcun di voi.35E detto questo, prese del pane; ringraziò Dio alla presenza di tutti: e sprezzatolo cominciò a mangiare.36E tutti ripreso coraggio, anch'essi pigliarono nudrimento.37Eravamo nella nave in tutto duegensettantasei anime.38E saziati di cibo alleggiavano la nave, gettando in mare il grano.39E fattosi giorno, non riconoscevano quella terra: ma osservarono un certo seno, che aveva lido, al quale avevano pensato di spinger la nave, se avesser potuto.40E tirate su le ancore, si abbandonavano il mare avendo insiememente allargati i legami de' timoni: e alzato l'artimone secondo il soffiare del vento andavano verso il lido.41Ma essendoci imbattuti in una punta di terra, che aveva da' due lati il mare, arrenarono: e la prora affondatasi rimanea immobile; la poppa poi per la violenza del mare veniva a sfasciarsi.42Il disegno de' soldati si fu di ammazzare i prigioni: affinchè qualcheduno salvatosi a nuoto non iscapasse.43Ma il centurione bramoso di salvar Paolo, impedì loro di ciò fare: e ordinò, che quelli, che potean nuotare si gettassero giù i primi, e andassero a terra.44Gli altri poi li portarono parte sopra tavole, parte sopra gli sfasciumi della nave. E cosi ne avvenne, che tutti scamparono a terra.

Note:

27,1:Dopo che fu stabilito, ec. Da Festo. Centurione della coorte Augusta. Ovvero di una coorte della legione chiamata Augusta.

27,2:Entrati in una nave di Adrumeto, ec. Adrumeto era città marittima dell'Affrica, ed era molto celebre pel suo traffico. Vedi Procop. Hist. Vandal. 2. Questa nave era venuta con merci di Affrica per la Siria, e avea preso il carico di merci della Siria per portarle nella Licia, v. 5.
Accompagnandoci Aristarco ec. Questi convertito da Paolo nella Macedonia lo aveva accompagnato fino a Gerusalemme, e lo accompagna adesso da Cesarea fino a Roma, dove prestar doveagli gran soccorso, e consolazio e, e avere anche parte alle catene dell'Apostolo. Vedi l'Epistola ad Philem. II. 4., Coloss. IV. 10.

27,3:A Sidone. Città non molto lontana da Cesarea.

27,4:Navigammo sotto Cipro, ec. Avendo il vento contrario, in cambio di andare adirittura da Sidone a Mira della Licia, lasciando Cipro alla destra, fummo obbligati a torcere il nostro cammino, e lasciar Cipro alla sinistra, e perciò a far quasi il giro dell'isola.

27,5:Arrivammo a Listra della Licia. Questa Listra della Licia non è conosciuta da' Geografi, onde si crede, che abbia a leggersi Mira, come si trova nel Greco testo; e non Listra.

27,6:Una nave Alessandrina, che andava in Italia, ec. Venivano da Alessandria di Egitto, molte merci di Persia, e dell'Indie, e particolarmente grandissima quantità di grano dell'Egitto, il qual paese era quasi uno dei granai di Roma in que' tempi, ne' quali era, per così dire, immensa la popolazione di quella città.

27,7:Navigando lentamente.... arrivati dirimpetto a Gnido, ec. Gnido è l'isola di tal nome, celebre pel tempio di Venere; ella è posta tra l'isola di Candia, e il pro montorio chiamato pur Gnido. Vuol adunque dire s. Luca, che arrivati dirimpetto a Gnido seguitarono la punta orientale della Candia verso capo Salmone.

27,8:Buoniporti, ovvero Beiporti, come ha il Greco, è porto della Candia nella estremità orientale di quell'isola.

27,9:Perchè era passato il digiuno, ec. Vale a dire, era passato il tempo del digiuno solenne degli Ebrei, chiamato il giorno della espiazione, che era ai dieci del mese Tisri, che è quanto dire verso la fine di settembre, o ai primi di ottobre, nel qual tempo principia il mare ad esser procelloso; onde dice giudiziosamente s. Luca, che essendo già passato il giorno del digiuno, non potevano più promettersi navigazione tranquilla.

27,10:Io veggo, o uomini, ec. Paolo vedeva ciò non tanto dalle regole ordinarie della natura, quanto per rivelazione divina.

27,12:Fenice (porto della Candia volto ad Affrico, e a Coro). Questo porto di Fenice situato in una punta di terra volgeva da differenti parti ad ambedue questi venti diversi, Affrico che soffia da occidente d'inverno, Coro, o Cauro da occidente estivo. Noi chiamiamo il primo Li beccio, l'altro Maestro.

27,13:E spirando leggermente l'Austro, credendosi ec. E soffiando il vento Noto, ma sì leggermente, che non impediva di far tenere alla nave il suo corso, prendendogli questo e a poppa, e dal fianco sinistro, onde non permetteva loro di allontanarsi dalla Candia, si tenevano come sicuri di arrivare a Fenice, che è dallo stesso lato dell'isola, dove è Buoniporti, e in poca distanza da quello.
Avendo salpato da Asson, costeggiavan la Candia. Non si fa menzione da nessuno degli antichi geografi di alcun porto di questo nome nella Candia. Il Greco porta: tirando avanti, costeggiavano più da vicino la Candia.

27,14:Si spinse contro di essa ec. Cioè contro l'isola di Candia, dalle coste della quale fu portata via la nave.
Euro-aquilone. Dice s. Luca, che questo vento appor ator di tempesta era l'Euro aquilone, cioè, che soffiava tra levante, e settentrione, contrarissimo a chi dovea andare verso l'Italia.

27,16:Isoletta chiamata Cauda, Cauda, o Claudia; isoletta vicina alla Candia.
A mala pena potemmo renderci padroni dello schifo. Tale era la furia del vento, e lo sconvolgimento del mare, che appena potemmo trar dentro la nave lo schifo, affine di impedire, che urtando continuamente nella nave, non la danneggiasse, e non fosse esso pure fracassato.

27,17: Si valevano degli aiuti, ec. Secondo l'uso ordinario della parola Greca aiuti in questo luogo sono gli operai di diverse arti, i quali si tenevano sopra le navi per gli usi necessari, come legnaiuoli, fabbri, ec. E talvolta anche ricorrere agli aiuti dicevansi i marinari, quando a quello che essi soli non avrebber potuto fare, si facevano prestare aiuto dalle persone di qualsisia condizione, che nella nave si ritrovavano, soldati, passeggieri, ec. come qui, dove si trattava di cingere con grosse funi i fianchi della nave per rinforzarla contro l'impeto de' venti, e de' flutti.
E' temendo di dar nelle secche. In una delle due Sirti, o sia seni pieni di arena nell'Affrica, verso le quali infatti portavagli il vento nemico.
Calato l'albero ec. Suole calarsi, e anche ne'repentini pericoli tagliarsi l'albero maestro, affinchè battuto dal vento non faccia piegare, o affondar la nave.

27,21:Ed essendo già lungo il digiuno. La grande ag tazione non solo toglie ogni desiderio di cibo, ma cagiona eziandio somma inappetenza, e nausea. Al che si aggiunga il timor della morte imminente.

27,24:Dio ti ha fatto dono ec. Ha fatto dono a te, alla tua carità, alle orazioni, che tu hai fatto per la comune salute, della vita di tutti coloro, che son teco. Tanto può presso Dio il merito, e l'orazione di un giusto ancor vivente! Sia ciò detto in grazia di quegli Eretici, i quali credono, che sia far torto a Gesù Cristo il confidare nella protezione dei Santi. Certamente ad una tal confidenza ci ha animati Dio stesso con molti esempi delle Scritture, uno de' quali è quello che qui veggiamo, mentre alla virtù, e alle preghiere di Paolo concesse le vite di tutte le persone, che erano in quella nave.

27,27:Sospicavano, che si avvicinasse loro qualche paese. Questa frase, che si avvicinasse ec. viene da quello che sembra accadere in mare, che ad uno, che va verso la terra, sembra la terra stessa accostarsi. Poterono i marinari aver indizio di terra vicina da qualche vento, che si sentisse da quella parte: imperocchè vederla non potevano per l'oscurità del cielo, e perchè era mezza notte.

27,28:Trovarono venti passi: ec. Il passo de' Latini è una misura lunga, quant'è lo spazio, che corre tra le estremità delle due braccia distese. Al primo scandaglio trovarono venti di queste misure di profondità di mare, al secondo quindici, argomento, che si avvicinavano a terra.

27,29:In luoghi aspri. Vale a dire, in luoghi pieni di scogli, che molti di tali luoghi sogliono essere intorno alle isole.

27,30:Col pretesto di cominciar a stendere le ancore dalla prora. Dicendo di volere servirsi dello schifo a fine di andare ad attaccare le ancore più lungi dalla prora.

27,31:Se costoro non restano ec. Se fuggono questi, che sono capaci di regolar la nave, voi vi perderete. Dio gli aveva promesso la salute di tutti; ma Dio aveva ordinato, e voleva, che tutti si adoperassero i mezzi umani, che loro restavano per aiutarsi.

27,34:A prender cibo, affine di salvare voi stessi. Perchè possiate reggere alle fatiche, e ai patimenti, che ancor vi restano da soffrire.

27,39:Osservarono un certo seno, che aveva lido. Un seno di mare, il quale, non come sono molti altri, era cinto di rupi, e scogli, ma da un lido comodo per isbarcarvi.

27,40:E tirate su le ancore, si abbandonavano al mare. Volevano prevalersi del vento, e perciò trassero nella nave le ancore, che avevan gettate la notte.
Allargati i legami de' timoni. Vuolsi supporre, che le navi in antico avessero due timoni. Allargati i legami de' timoni, venivano questi a dar giu in mare, e col loro peso facevano, che la nave non potesse si facilmente essere rovesciata dai venti.
E alzato l'artimone secondo il soffiare del vento ec. L'ar timone è una piccola vela, che si pone dalla parte di dietro della nave. Con questa prendendo un mediocre vento, procuravano, che la nave si andasse accostando al lido.

27,42:Il disegno de' soldati ec. Questi temevano, che i prigionieri per la vicinanza del lido non fuggissero a terra, dove non sarebbe stato facile di poterli riavere nelle mani con pericolo di restare essi incolpati della loro fuga. Ma anche questa volta la presenza di Paolo è salutare a molti infelici.