Scrutatio

Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Osea 3


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E' comandato al Profeta di amare una adultera, la quale però lo aspetti per molti giorni, perchè i figliuoli d'Israele per molti giorni si staranno senza re, e senza sagrifizio, e finalmente torneranno al Signore.

1Or il Signore mi disse: Va ancora, ed ama una donna amata dall'amico, e adultera: appunto come il Signore ama i figliuoli d'Israele, ed eglino volgon gli sguardi agli dei stranieri, ed amano le vinacce.2Ed io me la comperai per quindici monete d'argento, e un coro di orzo, e mezzo coro di erano.3Ed io le disse: Tu mi aspetterai molti giorni, non commetterai adulterio, e starai senza uomo: ma io pure ti aspetterò;4Perocché molti giorni staranno i figliuoli d'Israele senza re, e senza principe, e senza sagrifizio, e senza altare, e senza ephod, e senza Theraphim;5E dipoi torneranno i figliuoli di Israele a cercare il Signore Dio loro, e Davidde loro re, e si accosteranno con temenza al Signore, ed a' suoi beni alla fine de' giorni.

Note:

3,1:Va'ancora, ed ama una donna ec. Questa donna diversa da quella, la quale per ordine di Dio fu sposata dal Profeta, secondo alcuni rappresenta le due tribù di Giuda, e di Beniamin, ma forse meglio noi diremo, che ella è figura delle dodici tribù, lo che sembra evidente per quello, che dicesi vers. 4. 5. Iddio adunque dice al Profeta, che ami, cioè prenda cura di una donna amata dall'amico di lei, cioè dal marito, ma infedele, e adultera nella stessa guisa, che i figliuoli di Israele sono amati da Dio, e contuttociò volgendo a lui empiamente le spalle, si rivolgono verso i falsi dei.
Ed amano le vinacce. Cioè il vino fatto col pigiar le vinacce mettendovi dell'acqua, donde ne veniva quello, che da noi dicesi acquerello, e acquetta. Vedi Plinio XIV.10. È svituperata la stoltezza degli Ebrei, i quali avendo in casa il vino puro del culto del vero Dio, vanno a cercar fuori un vino di nessuna sostanza, com'è il culto degli dei stranieri.

3,2:Ed io me la comperai per quindici monete ec. Per ritrarla dalla sua cattiva vita, le dà il Profeta quindici sicli d'argento, e il resto. Questa non è la dote, con cui egli si comperi costei per sua moglie, perocchè egli non la sposò, ma tutto questo si crede dato a colei pel vitto di un anno, e tutto questo messo insieme è sì poca cosa, che dimostra la vile condizione di essa, e l'orzo serviva pel pane delle persone più meschine.

3,3:Tu mi aspetterai molti giorni, ec. Tu starai sotto la mia custodia per molto tempo, non anderai vagando come prima dietro a' tuoi amatori, e starai lontana da ogni uomo; ed io pure aspetterò, che tu ti converta, e prenda sentimenti di vera penitenza, per riconciliarti, e riunirti col tuo marito. Vedi Cald. Hieron. ec.

3,4:Perocchè molti giorni staranno i figliuoli d'Israele senza re, ec. Predice il Profeta la dispersione degli Ebrei, e la rovina del regno quasi colle stesse parole, con cui fu predetta da Azaria Profeta II. Paral. XV. 3., dove può vedersi quello, che si è detto. Ecco adunque il presente orribile stato a cui è ridotta la Sinagoga. Ella non ha re, nè principe di sua nazione, non ha sacrifizio, nè altare dalla distruzione del tempio fino a questo dì, ella non ha ephod, nè theraphim. L'ephod, ornamento proprio del pontefice, di cui rivestito egli coll'Urim e Tummim rispondeva a quei, che lo consultavano, viene in questo luogo a significare non tanto il Pontificato, quanto la profezia, di cui non avranno più esempio gli Ebrei. S. Cirillo, Teodoreto ec. La voce theraphim in questo luogo è posta a significare i Cherubini, e gli altri ornamenti del tabernacolo per sentimento di s. Girolamo; onde abbiamo qui predetto, come gli Ebrei saranno privi per lungo tempo di tutti i privilegi, e di tutti i segni della religione. Ma theraphim vuol dire statue, simulacri, e questa parola è usata nelle Scritture anche a significare i simulacri de' falsi numi, come quelli rubati al padre da Rachele. Gen. XXXI. 19., e quelli di Micha Jud. XVII. 5. Per la qual cosa molti altri supponendo, che i theraphim, sieno qui gl'idoli, vogliono, che si accenni, come la lunga separazio ne degli Ebrei dal loro Dio, non sarà effetto (come lo fu altre volte) della loro idolatria, da cui veramente stetter lontani costantemente dopo il ritorno dalla cattività; onde s'ei saranno dispersi, e rigettati da Dio, e senza conso lazione, questo rigettamento avrà tutt'altra cagione che l'idolatria; nè altra cagione saprebbono essi stessi trovare se non il rifiuto, e la uccisione del Cristo, come pure notò s. Girolamo.

3,5:E Davidde loro re. Che Davidde sia il Cristo nè posson negarlo gli Ebrei, e questo nome è a lui dato in tanti luoghi delle Scritture, che non fa di mestieri il diffondersi a dimostrarlo, e il Caldeo conferma questa verità. Quegli adunque, i quali ribellatisi contro il padre di famiglia, uccisero il figliuolo mandato ad essi per loro salute, e furon perciò condannati alla dispersione, e all'e sterminio, ritornando a Dio, e al suo Cristo alla fine de' giorni, e adorando con religioso timore, e tremore il loro Messia, di cui gia furono omicidi, e traditori, otterranno salute, ed ai beni di lui avran parte. Vedi Apocal. XI. Rom. XII. 25. 26.