Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

Cantico 7


font

1Che è quello, che tu vedrai nella Sulamitide se non cori militari? Quanto belli sono i tuoi passi ne' (tuoi) calzari, o figlia di Principe! Le punture de' tuoi fianchi (son) come monili lavorati per mano d'artefice.2Le tue viscere (sono) un nappo fatto al torno, che non manca mai di bevanda. Il tuo ventre come un monte di frumento circondato da' gigli.3Le due tue mammelle come due teneri cavrioli gemelli.4Il tuo collo come torre d'avorio. Gli occhi tuoi come le peschiere di Hesebon, che sono alla porta di questa figlia popolosa. Il tuo naso come la torre del Libano, che guarda contro Damasco.5Il tuo capo come il Carmelo, e le chiome del tuo capo come la porpora del re legata nei canali.6Quanto bella se' tu, e quanto splendida nelle (tue) delizie, o carissima!7La tua statura è somigliante alla palma; e le tue mammelle ai grappoli.8Io dissi: Salirò sopra la palma, e coglierò i suoi frutti, e le tue mammelle saranno come grappoli della vite, e l'odore della tua bocca come l'odore di mele.9Le tue fauci come ottimo vino degno di esser bevuto dal mio Diletto, e delle labbra, e dei denti di lui per ruminarlo.10Io (sono) del mio Diletto, ed egli verso di me è rivolto.11Vieni, o mio Diletto, andiammo fuora alla campagna: facciam nostra dimora per le ville.12Al mattino alziamoci (per andare) alle vigne: veggiamo se la vigna è fiorita; se i fiori van partorendo i frutti: se i melagrani sono in fiore: ivi darò a te le mie mammelle.13Le mandragore spirano odore: nelle nostre porte (son) tutti i pomi: e i nuovi, e i vecchi a te, o mio Diletto, gli ho serbati.

Note:

7,1:Che è quello, che tu vedrai nella Sulamitide, se non cori militari? Queste parole nell'Ebreo vanno unite al capo precedente, onde continuano, e finiscono il ragionamento ivi incominciato; e contengono un elogio della convertita Sinagoga, nella quale dice lo Sposo, che non si vedranno se non cori di lieta gente, ma armata, cori di uomini, e di donne, che canteranno le lodi di Cristo, e sarannopreparati a combattere per lui. Questa Sulamitide, la quale prima odiava, e bestemmiava il nome di Gesù Cristo, odiava, e bestemmiava la sua Fede, amerà talmente il Cristo, amerà talmente la Fede abbracciata, che non saprà saziarsi di celebrare la carità di Cristo, e di tutto cuore bramerà di dare il sangue, e la vita per lui, e per la Fede.
Ma seguendo ancora la unione fatta nella nostra Volgata col nuovo ragionamento di questo capitolo, noi possiam dire, che Sulamitide sia chiamata quella non piccola porzione del Giudaismo, la quale fin da principio alla predicazione degli Apostoli si convertì, e formò la Chiesa di Gerusalemme madre di tutte le altre, e molte altre ancora nella Samaria, nella Galilea ec. Che era ella questa Sulamitide poco tempo innanzi? Serraglio di lioni, di tori, di unicorni, che circondarono il Cristo per isbranarlo, come dice egli stesso, Psalm. XXI. 13. ec. Ma abbracciata la Fede, uniti questi Ebrei cogli Apostoli, e coi discepoli del Salvatore, formarono tanti cori di gente, che altro quasi non facea, se non cantare inni di lode, e di ringraziamento al Salvatore, e combattere per la sua Fede, e patire le persecuzioni, ed ogni sorta di mali trattamenti dagl'increduli, e furiosi loro fratelli, come e dagli atti degli Apostoli, e dalla lettera agli Ebrei apparisce. Vedi Atti VIII. I., XXIII. 50. ec. Heb. X. e 32. ec., I. Thessal. II. 14. 15.
Quanto belli sono i tuoi passi ec. Per li passi intendonsi i piedi, ovver l'andatura della Sposa: perocchè secondo la parola dello Spirito santo la maniera di camminare annunzia l'essere dell'uomo, Eccl. XIX. 27. Onde ella è qui detta figlia di principe, cui si conviene colla modestia il decoro, e la gravità. Queste parole pertanto da' Padri generalmente s'intendono della Chiesa degli Apostoli, e de' Discepoli di Cristo, de' quali disse già Isaia secondo la versione dell'Apostolo; quanto sono belli i piedi di quelli, che evangelizzano novella di pace, novella di felicità! Rom. X. 15., Isai. LII. 7. Nahum, I. 15. Di questi profeticamente è qui pur celebrata dallo Spirito Santo la bella andatura, e i piedi ornati di bei cal zari. Figlia di Re è detta la Chiesa di Cristo anche in quel salmo, che è, come già dicemmo, quasi lo sbozzo del quadro, e il modello dell'edificio finito, e compiuto da Salomone in questo suo libro: perocchè ivi pure furon celebrate da Davidde le nozze di questa medesima Sposa detta figlia di Re e di Principe, perchè del Re dei Regi ella è non solamente sposa, ma anche figlia. Vedi Psalm. XLIV. 13. L'andatura, e i passi di questa sposa sono qui lodati altamente, perchè per essi sono significati i movimenti della carità, e dello zelo per la gloria di Cristo, e per la salute delle anime, zelo dimostrato dagli Apostoli, e da' Discepoli del Signore nel correre per ogni parte a istruire, a esortare, a correggere, a convertire le anime. Questi passi adunque, e questa costante andatura della Sposa piacciono grandemente allo Sposo, amante sì tenero delle anime, e perciò dicesi, che i piedi, strumento di questi passi sono adorni di be' calzari. Di questi calzari fa menzione anche Paolo, Ephes. VI. 15., dove dice: calzati i piedi in preparazione al Vangelo di pace, e, vuol significare, che ottima preparazione a predicare il vangelo si è l'avere ben composti gli affetti, e ornati, e difesi mediante la umiltà, e la povertà di spirito, per cui quelli, che annunziano agli uomini la pace di Dio, pace abbiano in loro stessi, avendo mortificata la carne, e resa obbediente allo spirito, come lo spirito a Dio. Tali sono i calzari di questa figlia di Re.
Le giunture de' tuoi fianchi (son) come monili ec. Con vien osservare, che si ha in queste parole una tacita allusione alla lotta di Giacobbe coll'Angelo, allorchè questi vedendo, che non potea superare Giacobbe, toccò il nerbo del fianco di lui, ed egli zoppicava del piede, Gen. XXXII. 25..31 Fu questo un fatto profetico significante quello, che dovea avvenire ai posteri di Giacobbe, i quali avrebbono zoppicato nel culto del vero Dio, e doveano meritare perciò l'aspro rimprovero di Elia: fino a quando zoppicate voi da due lati? Se il Signore è Dio tenete da lui. Se poi lo è Baal, seguite lui, 3. Reg. XVIII. 21. Vedi anche S. Agostino Serm. LXXX. de Temp. Ma qui della Chiesa si dice: non solo i tuoi passi sono belli, o figlia di principe, ma anche i nervi che servono a camminare sono forti, e le giunture dei nervi, e delle ossa de' tuoi fianchi sono talmente stabili, che non è timore, che tu venghi giammai a zoppicare nella buona dottrina, e nelle purissime regole de' costumi. Conciossiachè queste giunture dei fianchi tuoi sono come bel monile di vari pezzi formato, uniti, e connessi con molta arte per mano di peritissimo artefice. Per la qual cosa è qui encomiata la robustezza de' fianchi, come quella, che serve alla Sposa per camminare dirittamente, serbando intiera la fede, e immacolata la vita. S. Girolamo nella lettera XXII. ad Eustoch. accenna un'altra sposizione tenuta anche da alcuni de' nostri Interpreti, secondo la quale verrebbe qui indicata la mirabile fecondità della Chiesa di Cristo, fecondità, ond'ella è ornata quasi di prezioso monile fatto per mano d'insigne artefice, perchè questa fecondità è dono di lui, il quale alla sterile diè moltissimi figli, e la sterile fa, che abiti nella casa, lieta madre di figli, Psalmn. CXII. 8.

7,2:Le tue viscere (sono) un nappo ec. La voce latina umbilicus è usata nel senso, secondo il quale l'abbiam tradotta, Proverb. III. 8., e la voce Ebrea corrispondente ha lo stesso preciso significato. La fecondità della Sposa accennata forse (come dicemmo) qui innanzi, è adombrata adesso colla similitudine del nappo, che non manca mai di bevanda; perocchè con simil figura la propagazione de' figliuoli anche in altri luoghi delle Scritture è significata, Prov. v. 15. 16., IX. 17., Eccl. XXVI. 5. Onde dove la nostra Volgata dice, che questo nappo non manca mai di bevanda, una versione Latina assai celebre porta: non è mai senza fecondità. E la stessa fecondità congiunta colla candidissima purità è significata nel monte di frumento circondato da' gigli. Il nappo adunque fatto al tornio, nel quale perciò nulla di superfluo, nulla che sia fuor di regola può osservarsi, dinota la parola di verità, la parola dell'Evangelio, alla quale nulla può aggiungersi, nè levarsi, per la quale la Sposa generò e genererà sino alla fine de' secoli de' figli spirituali al suo sposo: donde quelle parole di Paolo: in Cristo Gesù per mezzo dell'Evangelio io vi generai, 1. Cor. IV. 15.; e altrove: ci generò per la parola di verità, affinchè siamo quai primizie delle sue creature, Jacob, 1. 18. Ad esprimere questa grande fecondità della Sposa si aggiunge che il seno di lei è un monte di frumento, d'innumerabili granelli composto, i quali formano insieme un tutto assai grande. Quindi nelle Scritture la stessa Chiesa è rappresentata talora come madre di moltitudine grande di figli, talora poi si dice, che partorisce un solo figlio ma schio (Isai. LXVI. 7., Apocal. XII. 2. 5.), e con questo è significata la unione di tutti i figli della Chiesa in un medesimo corpo. Ma questo nonte di frumento è circondato dai gigli, e con ciò ogni idea di carnale generazio ne si esclude, e il candore, e la fragranza di questo fiore preso dallo Sposo per suo proprio simbolo (Cant. II. I.) ci dipinge ancora la perfetta continenza de' ministri evangelici, degli amici, e cooperatori dello Sposo, i quali quanto più da ogni pensiero, e da ogni cura terrena son liberi, tanto più sono idonei a propagare il regno di Cristo. Questa prodigiosa fecondità della Chiesa, specialmente della Chiesa de' primi tempi fu con sensi di altissimo stupore predetta ne' Profeti che venner dappoi, come è profetizzata in questo luogo da Salomone; ed è la Chiesa delle nazioni, ella è la nuova Sionne quella, di cui si annunzia la incredibile, e quasi istantanea propa gazione. Non sarà egli detto riguardo a Sionne: uomini, e uomini in lei sono nati, e lo stesso Altissimo è quegli, che l'ha fondata? Psalm. LXXXVI. 5. Ecco come dopo Davidde ne parla Isaia: rallegrati, o sterile, che non partorisci, canta inni di laude, e di gioia tu, che non eri feconda: perocchè molti più sono i figliuoli dell'abban donata, che di colei, che avea marito. Prendi più am pio sito per le tue tende, e dilata senza risparmio le pelli de' tuoi padiglioni; perocchè tu ti farai largo a destra e a sinistra, Isai. Liv. 1. 2. 3. E con quanta celerità moltiplicassero i figli di lei, ecco come lo esprime con vivissimi colori lo stesso Profeta: prima d'aver le doglie ella ha partorito, prima del tempo di partorire ella ha partorito un maschio. Chi udi mai cosa tale? E chi vide cosa simile a questa o La terra partorisce ella in un giorno ovvero è egli partorito un popolo tutto insieme? Ma Sionne si senti gravida, e partori i suoi figli, Isai. LXV.7.8. Quindi la Chiesa delle nazioni non sarà più detta la ripudiata, e la terra di lei non sarà detta la desolata, ma ella sara detta l'amata da Dio, e la sua terra sarà detta la popolata, e come il gaudio dello Sposo e della Sposa, così ella sarà il gaudio del suo Dio, Isai. LXII. 4.5 Ho voluto riunire almeno in parte i grandiosi oracoli d'Isaia su tal proposito, affinchè veggasi come lo spirito del Signore unico insieme, e multiforme (Sap. VII. 22), gli stessi misteri in diverse guise per le diverse bocche annunzia, e conferma. Questa fecondità della Sposa non fu un dono passeggero, ma stabile, e permanente, e sino alla fine de' secoli ella non cesserà giammai di ampliare il regno di Cristo. La Sinagoga cadde nella sterilità, le sette, che si divisero dalla vera Chiesa, crebbero un tempo, e periron di poi, e appena ne resta il nome; e lo stesso avverrà di quelle, le quali negli ultimi tempi strapparon dal seno di lei molti e molti figli. Ella però non solamente sussiste, ma le perdite fatte in una parte del mondo ripara cogli acquisti continui, che fa in altre parti, dove per lei il nome di Cristo risuona, e trionfa la Fede.

7,3:Le due tue mammelle come due teneri caprioli gemelli. Vedi cap. IV. 5.

7,4:Il tuo collo come torre d'avorio. Vedi cap. IV. 4.
Gli occhi tuoi come le peschiere di Hesebon, che sono alla porta di questa figlia popolosa. Quelle parole della Volgata filiae multitudinis ho creduto doversi riferire piuttosto alla città di Hesebon, che alla porta di essa città. Ella è poi cosa frequente nel linguaggio degli Ebrei il dare il none di figlie alle città; così figlia di Gerusalemme vale Gerusalemme, e figlia popolosa di Hesebon vale Hesebon la popolosa, piena di gente: che tale dovea essere in que' tempi. Non abbiam verun lume nelle Scritture intorno a queste peschiere di Hesebon, e solamente leggiamo nell'Ecclesiaste, che Salomone dice di sè: mi formai delle peschiere di acque per annaffiare la selva de' giovani arboscelli, Eccl. II. 6. Ma non possiam dire, se ne facesse in Hesebon, città una volta dei Moabiti, parecchie miglia di là dal Giordano. Ma da questo luogo sufficientemente s'intende, che doveano essere molto celebri queste peschiere. Dice adunque lo Sposo: io paragono la chiarezza, e vivacità degli occhi tuoi, o mia Diletta, alle cristalline limpidissime acque delle peschiere, che sono in Hesebon presso alla porta di quella popolosa città. Si è altrove accennato come nell'Ebreo una stessa voce significa l'occhio, e la fonte; le acque poi nelle scritture sono sovente simbolo della vera sapienza, di quella sapienza, che viene da Dio, e della scienza speculativa e pratica della salute. Sono adunque lodati gli occhi della Sposa, come quelli, a' quali è stata data perspicacia, e acutezza grande per penetrare nella cognizione de' misteri divini, e nella cognizione della celeste dottrina, di cui ella è piena, come le peschiere di Hesebon sono ripiene delle loro salubri chiarissime acque. Per la qual cosa come queste servivano a dissetare, e refocillare il numeroso popolo di quella città; così le mistiche acque, delle quali per dono del suo Sposo è ricca la Chiesa, saranno per l'immenso stuolo de' figli di lei come fonte di acqua viva, che in essi zampillerà fino alla vita eterna, Joan. IV. 14. La perspicacia degli occhi, e la chiara, e distinta intelligenza di tutto quello che è vero, di tutto quello che è santo, di tutto quello, che è utile per la salute, rende sicura da ogni errore la Chiesa ne' suoi giudizi qualunque volta si tratti o de' principi della Fede, ovver delle regole de' costumi cristiani. Perocchè gli occhi di lei nè da nebbia d'ignoranza, nè da torbida, e caliginosa passione potranno essere appannati giammai, e le sue determinazioni avranno sempre il sigillo di quello spirito di sapienza, e di verità, il quale secondo la promessa di Cristo con lei si sta, la unzione del quale di tutte le cose la istruisce, Joan. II. 27.
Il Caldeo, e molti ancora de' nostri interpreti applicano queste parole a' Prelati, e Pastori della Chiesa, i quali sono come gli occhi di lei, ed i quali a somiglianza delle peschiere di Hesebon, debbono essere ripieni delle acque pure della scienza di Dio attinta dalla fonte inesausta delle divine Scritture, affinchè possano abbeverarne le pecorelle, e come eletti da Dio a essere luce degli altri, colla dottrina glorifichino il Signore, Isai. XXIV. 15.
Il tuo naso come la torre del Libano, ec. Questa torre dovea essere stata fabbricata (forse da Salomone) in quelluogo, per quindi scoprire i movimenti de' Soriani soliti a fare delle scorrerie nella Giudea per bottinare: perocchè il Libano, monte altissimo, era confine della Giudea dalla parte di Damasco. Ciò supposto vedesi quello, che voglia significarsi quando a questa torre paragonasi il naso della Sposa: vuole cioè esaltarsi l'altissima sua prudenza, e discrezione. A questa virtù tralle cardinali si dà il primato, come quella, che alle altre prescrive i mezzi, e i confini, fuori de' quali non sarebbon virtù. Così adunque la Sposa per mezzo della prudenza quasi da luogo elevato mira tutte le cose, che sono da farsi, e da fuggirsi, e veglia a discoprire le trame, e le insidie dei suoi nemici; perocchè, come notò s. Gregorio, alla prudenza de' giusti si applica quello, che del cavallo sta scritto in Giobbe: sente da lungi l'odore della battaglia, Job, XXXIX.25 Due parti principalissime della prudenza sono qui specialmente indicate, voglio dire la previdenza, con cui gl'imminenti mali da lungi prevedonsi per ischivarli, e la discrezione, per cui la virtù dal vizio, la ispirazione di Dio dalle suggestioni del demonio, lo spirito di carità dallo spirito di amor proprio distinguesi. Per ragione di questi doni conferiti alla Sposa da Cristo, il naso, cioè la prudenza di lei è paragonata a quella torre, che guardava dal Libano contro Damasco, ed era la quiete e la sicurezza della Giudea. Questa virtù è necessarissima a tutti quelli, i quali sono posti come sentinelle a custodia della casa di Dio, e del popolo del Signore, a' quali si appartiene di vegliare, e avvertire, e alzar la voce ne' pericoli, affinchè non abbiano essi a render conto de' mali, che soffrir potrebbe lo stesso popolo per la loro disattenzione e negligenza. Vedi Ezech. XXIII. 2. 3. 4. ec.

7,5:Il tuo capo come il Carmelo. Il capo della Chiesa è Cristo, come si è detto altre volte secondo la parola di Paolo, che dice, che il padre costitui lui capo sopra tutta la Chiesa, che è il corpo di lui, e il complemento di lui, Ephes. I. 22. Questo capo è molto bene paragonato al Carmelo, monte eccelso, amenissimo, feracissimo, onde una terra ripiena di ogni bene è significata nelle Scritture col dire, ch'ella è un Carmelo. V'introdussi nella terra del Carmelo, affinchè mangiaste i frutti di essa, e le sue delizie, Jerem. II. 7.; e in Isaia: il Carmelo diventerà un bosco: per dire, che la Giudea, paese tanto privilegiato da Dio pell'avanti, diverrebbe un paese orrido, secco, e privo d'ogni buon frutto, XXIX. 27. E non è necessario certamente dopo quello, che in altri luoghi si è veduto, di dimostrare come in questo mistico Carmelo, in questo capo divino più eccelso de' cieli istessi si riuniscono tutte le grandezze, tutte le grazie, e tutti i doni, de' quali egli è fonte perenne, e de' quali con gran liberalità arricchisce egli la Sposa. Le chiome del tuo capo come la porpora del Re legata nei canali. Nella traduzione di questo luogo ho seguito il senso, che mi è paruto il più naturale secondo la nostra Volgata, il qual senso è stato ancora tenuto in una versione Latina rammentata altre volte. La porpora era il colore dei re, come è notissimo. Ma dicendosi come la porpora legata ne' canali (de' tintori), sembra volersi in tendere un color porporino vivissimo, quale è quel della porpora non ancor portata, ma tenuta per del tempo ne' canali de' tintori, dove se le davano fino a due tinte, e allora chiamavasi dibapha. Si è detto altrove (iv. 1.), che i capelli, e le chiome del capo della Sposa sono i fedeli, i quali cingono questo capo divino, e questi sono tinti del Sangue di Cristo loro Re, del qual sangue la virtù è ad essi comunicata ne' Sacramenti della Chiesa, e particolarmente nel santo battesimo, dov' ei gli stessi fedeli lava, e monda da' loro peccati nel sangue suo, come dice l'Apostolo. Alcuni Interpreti per questi capelli rassomigliati alla porpora reale più bella, e splendida, e di vivacissimo colore, inteser significati gli Apostoli, i Discepoli di Cristo, e i cristiani della primitiva Chiesa, ne' quali fugran demente acceso il fervore della carità; e di poi tutti quegli uomini perfetti, i quali imitando gli Apostoli sì nel distaccamento dalle cose terrene, e sì ancora nel procurare con vero zelo la salute delle anime, una strettissima, e fortissima unione conservano con questo loro capo, onde più da vicino lo seguono, e a lui si assomigliano.

7,6:Quanto bella se' tu, ec. Quanto bella se' tu, o mia Sposa diletta, e quanto splendida nelle virtù, e nelle operazioni sante, le quali sono la tua delizia! Con questa esclamazione concludesi l'elogio tessuto fin qui delle membra della Sposa; ed è veramente questo un nuovo grandioso elogio di lei quando si dice, che ella non solo è bella, e splendida grandemente per le virtù, di cui è ripiena, ma che queste virtù ancora sono sua delizia, e suo gaudio, come sono la sua gloria. Egli è certamente vero che non si dà, nè può aversi sopra la terra delizia, e dilettazione maggiore, nè più soave di quella della buona coscienza, e di avere cercato in tutte le cose di piacere allo Sposo delle anime; dilettazione, la quale altrove da Salomone istesso fu paragonata alla letizia di perpetuo convito, Prov. XV.15 in questa sola poneva il suo vanto l'Apostolo dicendo: Questo è il nostro vanto, la testimonianza della nostra coscienza, dell'esserci noi diportati con semplicità di cuore, e colla sincerità di Dio, e non colla saviezza della carne, ma colla grazia di Dio in questo mondo, II. Cor. I. 12. Nè queste delizie sono tolte alla Sposa dalle afflizioni, e tribolazioni, per cui dee passare nel tempo di questa vita; che anzi delle tribolazioni stesse si gloria, e lungi dal contristarsene conformandosi alla volontà, e agli esempi dello Sposo, e sa pendo quali sieno i preziosi frutti della pazienza, ha come argomento di vero gaudio le varie tentazioni, colle quali è provata, ed esercitata a suo gran pro; e dall'altro canto ella conosce, come sa lo Sposo e temperare il fervore della tentazione, e aspergere colle spirituali con solazioni i patimenti sofferti per amore di lui.

7,7:La tua statura è somigliante alla palma. È proprietà della palma il crescere a grande altezza, dirittamente, e di dilatarsi nella cima quanto più si alza, senza però ingrossarsi nel tronco, o fusto, più di quello, che era da principio. Rassomigliandosi adunque la statura della Sposa alla palma, viene a indicarsi il suo progresso nella virtù fino alla più sublime perfezione. Possiamo perciò con s. Gregorio Nisseno intendere predetto in queste parole il meraviglioso avanzamento di lei dopo la venuta dello Spirito santo sopra gli Apostoli, e sopra tutta la schiera de' Discepoli del Salvatore, nel qual tempo la Chiesa ricevette la pienezza delle grazie celesti, e giunse al supremo grado della perfezione Evangelica, perfezione, di cui abbiamo il bel ritratto negli atti Apostolici. Da indi in poi questa bellissima palma non crebbe nella grossezza del tronco, perocchè nissuna santità fu in appresso maggiore di quella degli Apostoli, e degli uomini apostolici, ma crebbe nella estensione, e ampliazione de' suoi rami, e de' suoi frutti; conciossiachè dilatata con progressi continui, e grandi tralle nazioni, ebbe in ogni parte grandissimo numero di uomini insigni per la loro virtù, che imitarono, ma non sorpassarono gli Apostoli.
E le tue mammelle a' grappoli. Qualche Rabbino segui tato da alcuni de' nostri Interpreti credette, che questi grappoli fossero le picce de' dattili, o sia quegl'involti, ne' quali sono contenuti i dattili, ed i quali hanno somiglianza co'grappoli dell'uva. Ma la opinione più comune, e più vera si è d'intendere veri grappoli della vite, e parmi, che il versetto seguente ne sia una prova indubitata; e si arroge, che come tra noi agli olmi, a' pioppi, ec., così nella Palestina alle palme si legano, e (secondo l'usata maniera di favellare) si maritano le viti, don de viene a intendersi per qual motivo e relazione si uni scano in questo luogo alla palma i grappoli dell'uva. Ma venendo al nostro testo la particella congiuntiva può qui pure prendersi per causale, e siccome dicemmo altrove, che le mammelle della Sposa sono la doppia carità, quindi è, che il senso viene ad esser questo: la tua statura è simile a quella di una bellissima, e altissima palma; tu se' pervenuta all'altezza somma della perfezione, perchè il tuo petto simile a' grappoli della vite è pieno del vino di soavissima, e perfettissima carità. Imperocchè, come fu detto più volte da s. Agostino, la misura della virtù ella è la misura della carità.

7,8:Io dissi: salirò sopra la palma, ec. Due sensi ponno avere queste parole, prese sempre come parole dello Sposo. In primo luogo nella stessa guisa, che vedemmo lo Sposo (cap. v. 2.) scendere nel suo orto a raccoglierne i frutti, e di questi pascersi, e deliziarsi, perchè egli de' beni, e delle virtùdi delle anime grandemente dilettasi; così in questo luogo dice, che sopra la palma (cui paragonò la Diletta) ascenderà egli, portandole colla sua visita nuovo augumento di grazia, e di virtù, e ne coglierà i frutti, e ne farà crescere de' nuovi; perocchè tale è il fine delle visite di lui. Quindi ne avverrà, che la doppia carità sia nel petto di lei, come il sugo dolce, ed esilarante dell'uve, e il suo parlare sarà odoroso, cioè edificante, salubre ai prossimi, e di gloria a Dio, perchè il cuore avendo pieno d'amore, dell'abbondanza di esso parlerà la sua lingua, come chi avendo mangiato mele odorose, spira col fiato lo stesso odore. Ma secondo il comune sentimento de' Padri la palma in questo versetto è figura della croce di Cristo: e vaglia per tutti s. Cipriano, che dice: Salisti tu, o Signore, sopra la palma, perchè quel legno della tua Croce presagiva, che tu avresti trionfato del demonio, e de' principati, e delle potestà, e delle spirituali nequizie. Dove adunque nel prece dente versetto la palma figurava la somma perfezione della Sposa, in questo luogo ella viene a significare il principio, e la sorgente della stessa perfezione di lei, e di ogni suo bene, cioè la croce di Cristo. Con molta grazia lo Sposo dopo aver celebrata la statura della sua Diletta, comparandola a un'altissima palma, la invita a ricordarsi di quell'altra palma, sulla quale egli salì per gran bene della medesima Sposa: io dissi: io mi determinai secondo li eterni decreti del Padre mio di salire sopra la Croce per cogliere i frutti di essa. Di questi il primo si fu la vittoria contro il comune nemico,vittoria predetta da lui quando disse: Adesso si fa giudizio del mondo, adesso il principe di questo mondo sarà cacciato fuora, Jo. XII. 30. il secondo fu pur predetto da lui medesimo, allorchè disse: quand' io sarò levato da terra trarrò tutto a me, Joan. XII. 32.; e più apertamente era stato già annunziato da Isaia, che disse: se egli darà l'anima sua ostia per lo peccato, vedrà una discendenza di lunga durata...,, darò a lui per sua porzione una gran moltitudine, Isai. LIII.10.12. Finalmente questi frutti sono tutti i beni spirituali, de' quali è debitrice a Gesù crocifisso la Sposa, quali sono la remissione de' peccati, le benedizioni celesti, e particolarmente la carità di Dio difusa ne' cuori de' Fedeli per lo Spirito santo, che ad essi fu dato. Questi frutti egli colse, e ne arricchì la sua sposa, onde il petto di lei fu come i grappoli della vite ripieno di soavissimo liquore, cioè di zelo della gloria dello Sposo, e della salute delle anime, e soave fragranza spirò la bocca di lei nelle parole di vita per l'edificazio ne della Fede, e per confortare le anime nella vera pietà. Vedi Ephes. v. 29.

7,9:Le tue fauci come ottimo vino ec. La voce guttur è posta più volte nelle Scritture come strumento dell'orazione, che a Dio si fa colla voce, Ps. CXLIX. 6. Pro. VIII. 7. Ma la orazione, che si fa colla voce non è per fetta, se non è accompagnata dalla orazione della mente, e del cuore; e tale qui si dimostra essere la orazione della Sposa. Imperocchè di essa dicesi, che è ottimo vino, il quale colla sua gagliardia, odore, e sapore esilara, conforta, nutrisce tutto l'uomo interiore, lo conferma nel bene, e accende in lui sempre più il desiderio delle cose celesti.
Degno di esser bevuto dal mio Diletto, ec. Diletto, e amico dello Sposo è ogni giusto; perocchè suppongo col la massima parte degl'Interpreti, che queste ancora sieno parole dello Sposo, quantunque siavi chi ha voluto darle alla Sposa, e (per quanto mi sembra) con poca ragione. Ma amici carissimi dello Sposo sono i giusti, i quali a lui, e al suo mistico Corpo stanno uniti, mediante la fede viva operante per la carità. Per questi è fatto il vino ottimo della buona e perfetta orazione, onde ad essi ure fu detto: bevete, e inebriatevi, o carissimi, cap. V.1. erocchè essi sanno in qual maniera debba beversi questo vino, affin di gustarne la meravigliosa soavità, e goderne i grandissimi effetti: sanno che questo vino è fatto non tanto per beversi, quanto per gustarsi, e assaporarsi col le labbra, e per ruminarsi eziandio, e quasi masticarsi co' denti. Imperocchè se è vero che è necessario di orar sempre, egli è anche vero esser necessario, che sia sempre nel cospetto di Dio la meditazione del nostro cuore, Ps. XVIII. 15. Vuole adunque insegnare lo Sposo e quale sia per l'anima la virtù e la forza della orazione, e come perchè ella sia veramente utile fa di mestieri, che e nell'orazione medesima, e dopo di essa posatamente si considerino le verità, che alla mente si presentarono, affine di ben ruminarle, e trarne nuovo gusto, e nuovo sapore, e nuovi lumi per avanzare nelle vie dello spirito. Tale sia la maniera di orare di tutti i fedeli: sia tale particolarmente la pratica di que' ministri della Chiesa, i quali per la condizione, e obbligazione dello stato loro son destinati ad essere quasi le fauci, e la bocca di lei nella pubblica orazione; sia la loro orazione ottimo vino degno dell'approvazione dello Sposo, e utile a confortare e nudrirè la loro pietà, e quella ancora del popolo.

7,10:Io (sono) del mio Diletto, ed egli ec. Anche in questo luogo la particella di congiunzione si suppone posta per la causale, onde può tradursi: io sono del mio Diletto, perchè egli verso di me è rivolto. Imperocchè la Sposa umile, e riconoscente a tutte le lodi datele dal suo Diletto risponde col protestare, che ella è tutta del suo Sposo, opera di lui, fattura di lui, creatura di lui, perchè egli a lei rivolse benignamente i suoi sguardi, e la fece quello, che ella è. Si rivolse il Diletto verso questa sua Sposa, allorchè assunta l'umana carne per lei diede tutto se stesso: e che non diede egli a lei quando diede tutto se stesso?
Si rivolse ancora a lei quando prima d'andare alla morte, istituì il Sacramento del Corpo, e del Sangue suo, nel qual Sacramento si dette, per così dire, in potesta della Sposa, talmente che obbedendo egli alla voce di lei, dal cielo venga a nascondersi sotto le specie del pane, e del vino, in qualunque parte della terra da' legittimi Ministri della Chiesa si celebrino i Sacrosanti Misteri: la sciando alla stessa Chiesa l'autorita di offerire ogni giorno al Padre lui stesso in sacrifizio di espiazione, e di rendi mento di grazie.
Rivolgesi continuamente verso la stessa Sposa ad esaudire le sue preghiere, a consolarla nelle afflizioni, a soccorrerla ne' pericoli; perocchè l'amore, che egli ha per lei fa sì, che non solo alle voci di lei prontamente risponda, ma i desiderii stessi di lei prevenga, aiutatore fedele nelle opportunità, nelle tribolazioni.

7,11-12:Vieni, o mio Diletto, ec. Avea detto la Sposa, che ella è tutta del suo Diletto. Or ella dà quiuna bella prova dell'amore, che ha per lui, dice Teodoreto, mentre non vuole essere ella sola a godere di sì gran bene, e per questo gli dice: Vieni... andianne ec. Ma osservisi, che quest' invito fa ella allo Sposo dopo che dallo Sposo stesso fu invitata: Sorgi, affrettati amica mia ec. cap. II.10 Imperocchè l'onore di servire Dio nella santificazione dell'anime nissuno da se stesso sel prende, ma chi è chiamato da Dio, Heb. v. 4. Tu (dice la Sposa) mi ordinasti di venire, e di uscir fuora; ma vieni tu meco, perchè quegli se' tu, che dai la parola a coloro, che annunziano con virtù grande la buona novella, Ps. LXVII. 12. Vieni adunque, andianne fuora alla campagna, perocchè quantunque difficile, pericoloso, terribile sia il ministero, io non temerò di mia debolezza mentre sii tu con me, tu che allo stanco dai gagliardia, e a que' che non sono dai fortezza, e valore, Isai. XL. 29. La campagna dove ella brama di andare collo Sposo elta è il mondo, Matt. XXIII. 32; ed ella sa come è volere dello Sposo, che in tutta questa campagna la divina parola sia seminata. Andate pel mondo tutto predicando il Vangelo, Marc. XVI. 16.: vale a dire, andate per la incolta steril campagna piena di bronchi, e di spine, e di fiere piena ancora, e di dragoni, anzi che di uomini. Ma lo Sposo promise, e disse per Isaia: Daranno gloria a me le be stie salvatiche, i dragoni, e gli struzzoli, perchè ho fatto scaturire acqua nel deserto, e fiumi nella terra disabitata. Isai. XLIII.20. Brama adunque la Sposa, che tutti gli uomini in qualunque parte della terra odano la voce della predicazione, obbediscano alla Fede ed abbiano salute: Facciamo nostra dimora per le ville. A questo parlare della Sposa ben riconoscesi lo spirito del suo Sposo e maestro, il quale ebbe per segno caratteristico di sua missione la predilezione verso de' poveri, e la cura particolare d'istruirli: Mandommi lo Spirito del Signore, ad annunziare il Vangelo a' poveri, Isai. LXI. 1. A' poveri si annunzia il Vangelo, Matt. X. 15. Vuole adunque la Sposa a imitazione di lui occuparsi a istruire per le ville la gente rozza, e incolta, ignorante insieme e semplice. Esempio grande pe' ministri di Cristo,e della Sposa, affinchè dovunque la divina vocazione li guidi, distinzione non facciano tra anima, ed anima; ma sapendo, che il piccolo e il grande sono fattura di Dio, e che ciascuna di queste anime lo stesso prezzo costò a Cristo, con sincerità, come nel cospetto di Dio, cerchino il bene di tutte, e non la propria loro gloria.
Al mattino alziamoci (per andare) ec. Al mattino, alla punta del giorno noi visiteremo le vigne, cioè le anime, ovver le Chiese particolari coltivate da noi, e vedremo se questa e quella vigna fiorisce, per ajutarla al bisogno a fiorire. Or egli è qui dimostrato come la sollecitudine del pastore delle anime non è ristretta al solo fine di ridurle dallo stato del peccato allo stato di grazia, ma si estende ancora a procurare, che fioriscano nelle virtù; e molto bene dice la Sposa: Se la vigna nostra fiorisce, quantunque veramente la vigna sia dello Sposo, perchè i veri ministri di Cristo fanno proprio loro bene il bene delle anime, e la gloria dello Sposo. Egli è pur da notare come sono con molta grazia, ed eleganza notati li tra gradi, o ordini di persone, delle quali ad ogni vignaiuolo spirituale è commessa la cura. Perocchè dicendo: se la vigna è in fiore, indicò lo stato di quelli, che a battere le vie di Dio incominciano, onde in essi i fiori appariscono, che sono i buoni desideri, e i piccoli atti di virtù, i quali e danno buono odore, e speranza di frutto migliore. I fiori, che allegano, e partoriscono frutti rappresentano le anime, che si avanzano nella virtù, e non senza stento, e fatica portano sodi frutti, riducendo ad effetto i buoni desideri; e finalmente quando del fiorire de' melagrani si parla, vuolsi additare lo stato de' perfetti: perocchè pel fiore delle melagrane intendesi quella quasi corona, che hanno in cima a guisa di fiore; per la qual cosa un'antica versione Greca traduce: Se le melagrane si sono aperte, lo che succede quando sono mature, e nella loro pienezza. Abbiam poi veduto altre volte come la melagrana è simbolo de' frutti della vita perfetta, nella quale tutte le virtù con bell'ordine sono disposte, e sotto dura corteccia una dolcezza nascondesi sommamente grata allo Sposo. La vigna, e i melagrani, che son già in fiore, tolta qualche esterna cagion contra ria, danno costantemente i loro frutti; ma la mistica vigna, cioè l'uomo, benchè prevenuta dalla grazia e colti vata con ogni attenzione dalla carità del vignaiuolo, per effetto del proprio libero arbitrio inclinato al male, puo non sol rimanere senza buon frutto, ma ancora produr delle spine in vece di fiori, e lambrusche in vece di buo ne uve; e questo timore tien sospeso, e in pena il vignaiuolo, e questo timore è ben dipinto con questa maniera di parlare: vediamo se la vigna è fiorita, se i for van partorendo i frutti ec.
Ivi darò a te le mie mammelle. Ivi le mie mammelle piene di tua celeste dottrina porgerò a' tuoi piccoli, servendo te in essi, perchè tu hai detto: Ogni volta che avete fatto qualche cosa per uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l'avete fatta per me, Matth. XXV. 40. Così la Sposa il tenero materno suo affetto dimostra verso le anime, e invita i ministri suoi e dello Sposo, e quasi al loro cuore fa forza, perchè imitino la sua carità.

7,13:Le mandrago respirano odore: ec. Ho ritenuto la interpunzione della nostra Volgata, nella quale questo versetto ha tre membri. Vari antichi Padri ne fanno due soli, leggendo in tal guisa: Le mandrago respirano odore alle nostre porte: Tutti i pomi nuovi, e vecchi ho serbati a te, o mio Diletto. Di queste mandragore è parlato nella Genesi cap. XXX. 14., dal qual luogo apparisce, che questo frutto dovea essere piuttosto raro nella Mesopotamia, perocchè se fosse stato comune, e facile a ritrovarsi, non avrebbe Rachele domandato con tanta pre mura alla sorella Lia, che le facesse parte delle mandragore trovate da Ruben. Da questo luogo però possiamo argomentare, che ne avesse copia la Palestina. Questo frutto per testimonianza di s. Agostino (Cont. Faust. XXII. 36.) è bello, e di odore soave: dicesi buono a conciliare il sonno fino a togliere il senso di ogni percossa, o ferita, come narra Teodoreto, e finalmente che sia utile a dare fecondità: ciò viene attestato da vari scrittori antichi, e moderni. Per tutte queste ragioni le mandragore sono qui poste per segno di perfetta virtù; onde queste parole legano colle precedenti, nelle quali fu parlato dell'opera di esimia carità, quale è quella di occuparsi nella conversione, e santificazione delle anime. Viene adunque a dire la Sposa: Io porgerò a'tuoi piccoli le miemammelle, tua mercè, già ripiene della tua celestiale sapienza, perchè tu mi hai ornata di salda virtù, la cui fragranza si farà sentire, per ogni parte; perchè tu mi hai dato di essere quasi stupida a tutti gli affetti carnali, e quasi morta a tutto il sensibile, onde le tribolazioni stesse, che io dovrò soffrire per la giustizia, non sentirò, od anzi le riputerò mia gloria, e mio gaudio: perchè finalmente tu dandomi tutto questo, mi hai renduta capace di partorirti continuamente nuovi figli secondo lo spirito. La Sposa ben sa, come il suo Diletto ami una tal carità, ed ella perciò si esibisce pronta a secondare i suoi desideri, e col Profeta a lui dice: Eccomi, manda me.
Nelle nostre porte....tutti i pomi. La voce porta vale qui lo stesso, che casa, come in moltissimi luoghi delle Scritture; e la voce pomi significa ogni specie di buone frutta, per le quali in questo luogo (come anche qui in nanzi 1v. 13.) sono indicate le virtù, e qui specialmente quelle, che al ministero sono più utili, e più necessarie. Queste dice la sposa che le ha nella casa spirituale, cioè nell'animo, pronte, e preparate a servire lo Sposo nel guadagnare le anime a lui. Perocchè non è ella simile a quelle vergini stolte, le quali aspettano a cercare l'olio per le loro lampane quando sarebbe tempo di accenderle per andare incontro allo Sposo, onde mentre vanno a provvederne, lo Sposo viene, ed elle dalla sala delle nozze restano fuora.
I nuovi, e i vecchi a te, o mio Diletto, gli ho serbati. Pe' vecchi frutti sono significati i doni naturali, per li nuovi sono intesi i doni di grazia; e questi di grazia come senza paragone più nobili, ed anche come più direttamente utili pel ministero sono nominati i primi, preferendosi l'ordine di dignità all'ordine di tempo. Ecco adunque la Sposa simile al buon Padre di famiglia, il quale mette fuora dalla sua dispensa robe nuove, e vecchie, Matth. XXIII. 52.; e tutto offerisce al servigio dello Sposo, perchè tutto ebbe da lui, e tutto serba per lui, nè per altri vuole impiegarlo. Tutto quello, che nella mia casa può trovarsi di buono, di utile, di pregevole, io lo serbo per te, o mio Diletto: nulla io ritengo per me stessa: non la mia satisfazione io cerco, ma la tua volontà, non la mia gloria, ma la tua; e se io desidero di andar teco alla campagna, di esercitarmi nel servigio delle anime, ella è la tua carità quella che mi muove, e mi pressa, perch'io so fino a qual segno tu ami che sieno amate le anime. Del rimanente secondo il tuo beneplacito io farò uso de' doni tuoi; secondo il tuo beneplacito farò parte agli altri di quello, che hai dato a me: così predicherò non me stessa, ma te, o mio Diletto: Noi non predichiamo noi stessi, ma Gesù Cristo Signor nostro; noi poi servi vostri per Gesù, 2 Cor. IV. 5.