Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

Secondo libro dei Maccabei 15


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Giuda anima i suoi contro (che Nicanore disprezzava la potenza di Dio) sì colle esortazioni, e sì ancora col racconto di una notturna apparizione, in cui avea veduto Geremia, che faceva orazione pel popolo di Israele. Posta la loro speranza in Dio sbaragliano un grand' esercito, e troncano la mano, e il capo di Nicanore, e appendono in Gerusalemme in memoria della protezione di Dio: la sua lingua bestemmiatrice fatta in bricioli è gettata agli uccelli; ed e stabilita annuale solennità in quel giorno.

1Ma Nicanore avendo saputo, che Giuda era nel paese della Samaria, risolvè di assalirlo con tutte le forze in giorno di sabato.2Ma dicendo a lui que' Giudei, i quali per necessità lo seguivano: Non volere far cosa si strana, e barbara, ma rendi onore al giorno santo, e rispetta colui, che tutto vede:3Quell'infelice domandò se vi fosse in cielo un Dio potente, che avesse ordinato di osservare il giorno di sabato.4E avendo quelli risposto: Egli è lo stesso Dio vivo possente nel cielo, che ordinò di celebrare il settimo giorno,5Egli allora disse: Ed io sono possente sopra la terra, e comando, che si prendano le armi, e cbe si serva il re. Egli però non potè eseguire i suoi disegni.6Nicanore adunque trasportato dal la sua grandissima superbia avea in animo di ergere un trofeo comune de' Giudei.7Maccabeo però avea ferma fede, e speranza, che Dio gli avrebbe mandato soccorso:8Ed esortava i suoi, che non temessero gli assalti delle nazioni, ma avessero in memoria come erano stati già aiutati dal cielo, e sperassero allora, che l'Onnipotente avrebbe data loro la vittoria.9E ripetendo loro le parole della legge, e de' profeti, e rammentando le imprese fatte da loro ne' tempi precedenti, li rendè più animosi:10E ravvivato il loro coraggio, metteva anche in vista la perfidia delle genti, e i giuramenti violati.11E armò ciascheduno di essi, non con dar loro degli scudi, e delle lancie, ma con ottimi ragionamenti, ed esortazioni e col riferire una visione degna di fede, la quale li riempiè' di allegrezza.12Or la visione fu tale: Egli vedeva Onia, che era stato sommo Sacerdote, uomo dabbene, e benigno, esercitato fin da fanciullo nelle virtù, colla sua verecondia nel volto, colla modestia nel suo portamento, colla sua grazia nel favellare, il quale stendendo le mani faceva orazione per tutto il popolo dei Giudei:13E dipoi era comparso un altro uomo venerabile per l'età, e per la maestà, cinto di magnificenza da tutti i lati:14E che Onia rispondendo a lui gli avea detto: Questi è l'amico de' fratelli, e del popolo di Israele; questi è colui che prega fortemente pel popolo, e per tutta la città santa, Geremia Profeta di Dio.15E che Geremia aveva stesa la mano destra, e aveva data a Giuda una Spalla d'oro, dicendo:16Prendi questa spada santa, dono di Dio, per mezzo del quale tu getterai per terra i nemici del mio popolo di israeliti.17Ouegli adunque incoraggiti dalle parole di Giuda molto efficaci, le quali servivano ad avvivare il vigore, e confortare gli animi della gioventù, risolverono di valorosamente combattere, e menare le mani, affinchè giudice della causa fosse il valore, atteso che e la città santa, e il tempio erano in pericolo.18Perocché minore era la pena, che facean loro le mogli, e i figliuoli, e i fratelli, e i parenti; ma il massimo, e principal timore era per la santità del tempio:19Ma quelli, che erano nella città erano non poco inquieti della sorte di quelli, che erano per venire a battaglia.20Ma quando tutti già aspettavano la decisione della contesa, e i nemici eran presenti, e l'esercito messo in ordine, e gli elefanti, e i cavalli ai luoghi loro,21Maccabeo considerando quella moltitudine, che si avanzava, e la varia maniera delle armi, e la ferocità degli elefanti, stese le mani al cielo invocò quel Signore, che fa i prodigj, il quale non secondo la forza degli eserciti, ma conforme a lui piace, da la vittoria a chi ne è degno,22E lo invocò con queste parole: Tu, Signore, se' quegli, che mandasti il tuo Angelo a tempo di Ezechia re di Giuda, e uccidesti nel compo di Sennacherib cento ottanta cinque mila uomini:23E adesso o Signore dei cieli, manda il tuo buon Angelo innanzi a noi, che dia a conoscere la forza del terribile, e tremendo tuo braccio,24Affinchè restino sbigottiti quelli, i quali bestemmiando si muovono contro il tuo popolo santo. Cosi terminò egli la sua orazione.25Ma Nicanore, e la sua gente si avvicinarono al suono delle trombe, e delle canzoni.26E Giuda co' suoi, invocato Dio coll'orazione, attaccarono la zuffa:27E combattendo colla mano, ma pregando Dio col cuore, uccisero niente meno di trenta cinque mila uomini, essendo stati grandiosamente confortati dalla presenza di Dio.28E mentre pieni di allegrezza se ne tornavano indietro, finita già la battaglia, seppero come Nicanore giaceva colle sue armi prostrato per terra.29Alzato perciò un grido, e levatosi un grande strepito, benedicevano nel natio linguaggio il Signore onnipotente.30Ma Giuda sempre pronto di corpo, e di animo a morire pe' concittadini, ordinò, che si tagliasse il capo di Nicanore, e il braccio colla spalla, e si portassero a Gerusalemme.31E quando vi fu arrivato, radunati i concittadini, e i sacordoti presso all'altare, chiamò anche quelli, che erano nella cittadella,32E fatto vedere il capo di Nicanore, e la scellerata mano, la quale egli avea stesa verso la casa santa dell'onnipotente Iddio con vantamenti tanto superbi,33Comandò, che la lingua dell'empio Nicanore fosse tagliata in piccoli pezzi, e gettata agli uccelli; la mano poi dell'insensato fosse appesa dirimpetto al tempio.34Allora tutti benedissero il Signore del cielo, dicendo: Benedetto colui, che ha serbato esente da profanazione il suo tempio.35Egli appese anche il capo di Nicanore sulla cima della cittadella, affin chè fosse visibile, e manifesto segno dell'aiuto di Dio.36Or tutti di comune consenso determinarono, che non fosse in alcuni modo da passarsi quel giórno senza solennità;37E che questa solennità si facesse a' tredici del mese chiamato con voce Siriaca Adar, un giorno prima del giorno di Mardocheo.38Fatte queste cose contro Nicanore essendo stati gli Ebrei da quel tempo in poi padroni della città, io pure qui porrò fine al mio racconto.39Il quale se cammina bene, e come a una storia conviensi, questo io pure bramai; se poi non con tutta dignità, mi si conceda perdono:40Perocché siccome il bere o sempre vino, o sempre acqua fa danno, ma diletta il far uso or dell'una, or dell'altro; così il ragionare se è sempre molto limato non sarà gradito ai lettori. Qui adunque farò fine.

Note:

15,1:Risolve di assalirlo ec. Sperando, che per rispetto del giorno santo Giuda non avrebbe fatto resistenza.

15,6:Un trofeo comune de' Giudei. Un trofeo o monumento in memoria della strage, che credeva di fare di tutti i Giudei, che erano con Maccabeo.

15,12:Vedova Onia... il quale.... faceva orazione per tutto il popolo. Anche questo luogo ha mosso la bile agli eretici, e gli ha messi al punto di rigettare questo libro dal canone delle sacre Scritture; imperocchè apparisce da questo racconto la fede dalla Sinagoga riguardo alle preghiere e intercessioni de' Santi a favor de' viventi; e questa fede apparisce regnante nella Chiesa Giudaica in un tempo in cui le anime de' Santi per quanto fossero state privilegiate da Dio e ornate della piu sublime perfezione, non godevano però ancora della beatitudine eterna, ne Dio vedevano a faccia a faccia. Con quanto miglior ragione per ciò crede adesso il Cattolico, che i Santi glorificati nel cielo essendo tuttora membri della medesima Chiesa, a mandò i loro fratelli, che sono sopra la terra, per la loro salute intercedano efficacemente dinanzi al Signore?

15,31:E che questa solennità si facesse a' tredici del mese chiamato... Adar. Corrispondeva parte al nostro febbraio, e parte al marzo.

15,39:Il quale se cammina bene, e come ec. Queste espressioni di modestia e di umiltà riguardano lo stile e la maniera di scrivere, non mai la verità della storia; la qual cosa è evidentissima per quello, che segue: Se il ragionare è sempre molto limato, non sarà gradito a' lettori. Così l'Apostolo si scusa come rozzo nel parlare, benché nol sia nella scienza. 2. Cor. XI. 6.