Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Secondo libro dei Maccabei 12


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Giuda e i suoi capitani affidati nel divino aiuto combatton felicemente contro que' di Joppe e que’ di di Jamnia e gli Arabi e le città di Casphin ed Ephron e contro Timoteo, che avea grosso esercito e contro il presidio di Carnion e Gorgia. Essendo stati uccisi alcuni Giudei, che avean prese delle cose offerte agl'idoli, Giuda fa, che si offerisca sacrifizio pe' lor peccati.

1Dopo pattuite quelle cose Lisia: se ne tornò a trovare il re; e i Giudei si diedero a coltivare le loro terre.2Ma quelli che eran rimasi nel paese, Timoteo, e Apollonio figliuolo di Genneo, e anche Girolamo, e Demofonte, e oltre a questi Nicanore governatore di Cipro non li lasciavano ben avere, nè viver tranquilli.3Quelli poi di Joppe giunsero a commettere questa barbarie: invitarono i Giudei abitanti in quella città ad entrare nelle barche da lor preparate, non essendovi tra gli uni, e gli altri nissuna nimicizia.4E questi avendo a ciò condiscesa senza sospetto alcuno di male per ragion della pace, e della pubblica convenzione fatta colla città, allorché si trovarono in alto mare furono annegati non meno di dugento.5La qual crudeltà esercitata contro quei suoi nazionali appena giunse a notizia di Giuda, mise in ordine la sua gente, e invocato Dio giusto giudice,6Andò a punire gli uccisori de' fratelli, e di notte tempo mise a fuoco, e fiamma il porto, e abbrugiò le barche, e trucidò quelli, che erano scampati dal fuoco.7E fatto questo parti per poi ritornarvi, e sterminare tutti i cittadini di Joppe.8Ma avendo saputo, che anche quelli di Jamnia meditavano di trattare in simil guisa i Giudei che abitavano tra di loro,9Sopraggiunse anche a Jamnia di notte tempo, e diede fuoco al porto, e alle navi, onde il chiaror delle fiamme si vedeva a Gerusalemme in distanza di dugento quaranta stadj.10E partito che fu di là, e avendo camminato dieci stadj, e avanzandosi contro Timoteo, fu egli assalito dagli Arabi in numero di cinque mila fanti, e di cinque cento cavalli.11E dopo un aspro combattimento, il quale coll'aiuto di Dio ebbe felice esito per lui, quelli che restavano dell'esercito vinto degli Arabi, chieser la pace a Giuda, promettendo di cedergli dei pascoli, e di giovargli in ogni altra cosa.12E Giuda credendo che veramente poteano essergli utili in molte cose, promise la pace; e fatto l'accordo se n'andaron quegli alle loro tende.13Indi egli diede l'assalto ad una città forte, chiusa intorno di ponti, e di mura, abitata da una turba di varie nazioni, la quale chiamavasi Casphin.14Ma quelli di dentro affidati sulla saldezza della mura, e avendo provvisione di viveri, non se ne mettevano in pena, e provocavano Giuda colle villanie, e colle bestemmie, e con parole da non ridirsi.15Ma Maccabeo, invocato il gran Re dell'Universo, il quale senza arieti, né macchine atterrò Gerico a tempo di Giosuè, sali furiosamente sopra le mura:16E presa per divino volere la città, vi fece immensa strage, talmente che il lago adiacente largo due stadj appariva tinto del sangue degli uccisi.17E partiti di là dopo un viaggio di settecento cinquanta stadj giunsero a Characa presso que' Giudei, che sono detti Tubianei:18Ma non trovaron ivi Timoteo, il quale senza aver fatto nulla tornò indietro, lasciando in un dato luogo una guarnigione assai forte.19E Dositeo, e Sosipatro, che erano capitani de' soldati insieme con Maccabeo, uccisero dieci mila uomini lasciati da Timoteo in quella fortezza.20E Maccabeo riuniti seco sei mila uomini, e divisigli in coorti si avanzò contro Timoteo, che avea seco cento venti mila fanti, e due mila cinque cento cavalli.21Ma Timoteo avendo saputo l'arrivo di Giuda, mandò innanzi le donne, e i ragazzi, e tutto il bagaglio in una fortezza chiamata Charnion; perocché questa era inespugnabile, e di difficile accesso a causa delle strettezze dei luoghi.22Ma all'apparire della prima coorte di Giuda la paura entrò addosso a' nemici a causa della presenza di Dio, che vede il tutto, e furono messi in fuga gli uni dagli altri, talmente che il maggior danno lo ricevevan dalla loro gente, e restavan feriti dalle spade de' suoi.23E Giuda vigorosamente gl'inseguiva gastigando que' profani, e ne uccise trenta mila.24E lo stesso Timoteo si imbattè nelle schiere guidate da Dositeo, e da Sosipatro, e istantemente si raccomandava che gli salvasser la vita, perocché aveva in suo potere molti o parenti, o fratelli de' Giudei, i quali, morto lui, avverrebbe che resterebbero senza speranza.25E data parola di restituirli seconda la convenzione fatta, fu lasciato andarsene sano, e salvo par salvare i fratelli.26E Giuda si mosse contro Carnion, e vi uccise venticinque mila uomini.27Dopo la sconfitta, e la strage di quelli andò contro Ephron, città forte abitata da una turba di diverse nazioni, e la gioventù robusta stando a difesa, delle muraglie faceano gran resistenza, e vi erano molte macchine, e gran provvisione di armi.28Ma i Giudei, invocato l'Onnipotente, il quale con sua possanza abbatte le forze de' nemici, espugnarono la città, e stesero al suolo venticinque mila uomini di quelli che v'eran dentro.29Indi andarono alla città degli Sciti, distante secento stadj da Gerusalemme.30Ma protestando i Giudei, che dimoravano tragli Scitopolitani, come essi erano trattati da quelli benignamente, e anche nei tempi della calamità, aveano trovata presso di loro molta umanità,31I Giudei rendettero grazie a quelli, è gli esortarono a continuare nel loro buon animo verso la loro nazione: e partiron per Gerusalemme, essendo imminente il di solenne delle settimane.32E dopo la Pentecoste si mossero contro Gorgia governatore dell'Idumea.33E si mossero in viaggio in numero di tre mila fanti, e quattrocento cavalli.34E attaccata la zuffa alcuni pochi Giudei rimasero uccisi.35Ma un certo Dositheo soldato a cavallo di quei di Bacenore, uomo valoroso, avea messe le mani addosso a Gorgia; ma volendo egli prenderlo vivo, un soldato a cavallo, Trace di nazione, andò sopra di lui, e gli tagliò la spalla; e in tal modo Gorgia si fuggì a Maresa.36Ma combattendo per lunga pezza di tempo i soldati che eran sotto il comando di Esdrin, ed essendo già stanchi, Giuda invocò il Signore, affinchè egli fosse lor protettore, e condottiere nella battaglia:37E avendo cominciato a cantare ad alta voce degli inni nel linguaggio natìo messe in fuga i soldati di Gorgia.38E Giuda, riunito l'esercito, giunse alla città di Odollam, e venuto il settimo giorno purificatisi secondo il rito, celebrarono il sabato in quel medesimo luogo.39E il dì seguente Giuda andò colla sua gente a prendere i corpi degli uccisi per riporli co' loro parenti nei sepolcri de' loro nazionali.40E in seno degli uccisi trovarono delle cose donate agli idoli, che erano già in Jamnia, le quali sono cose proibite pe' Giudei secondo la legge; e tutti conobbero evidentemente, che per questo quegli eran periti.41E tutti benedissero i giusti giudizi del Signore, il quale avea manifestato il male nascosto.42E perciò rivoltisi all'orazione, pregarono, che fosse posto in dimenticanza il delitto commesso. Ma il fortissimo Giuda esortava il popolo a conservarsi senza peccato, mentre avean veduto co' proprj occhi quel che era avvenuto a causa del peccato di quelli, che rimasero uccisi.43E fatta una colletta mandò a Gerusalemme dodici mila dramme d'argento, perchè si offerisse sagrifizio pei peccati di quei defunti, rettamente, e piamente pensando intorno alla risurrezione,44(Perocché s'ei non avesse avuto speranza, che que' defunti avessero a risuscitare, superflua cosa, e inutile sarebbe paruta a lui l'orazione pei morti),45E considerando, che per quelli si erano addormentati nella pietà, serbavasi una grande misericordia.46Santo adunque, e salutare è il pensiero di pregare pei defunti, affinchè siano sciolti da' loro peccati.

Note:

12,10:Fa egli assalito dagli Arabi. Sono quegli Arabi chiamaii Nomadi e Sceniti, discendenti da Ismaele, il mestiere de' quali fu ed è tuttora di far guerra e di rubare. Vedi Gen. XIV. 12.

12,13:La quale chiamavasi Casphin. Ella è chiamata Hesebon, Num. XXI 25. e altrove; e Chasbon, I Machab. v. 26. 36

12,17:Presso que' Giudei, che sono detti Tubianei. Dal paese di Tob, o Tub, dove abitavano. Ne è fatta menzione, I. Machab. v. 9. 13. Bisogna qui supplire quello che e scritto. 1. Machab. v. 8. 9.

12,21:Chiamata Carnion. Ovvero Carnaim e Astharoth-Carnaim. Astharte da due corni, vale a dire la luna, da cui prendeva il nome quella città.

12,24:Resterebbero senza speranza. Non potrebbero salvare la vita, ma sarebbero uccisi in vendetta della morte di Timoteo.

12,29:Alla città degli Sciti. A Scitopoli detta anche Bethsam.

12,31:Il dì solenne delle settimane. La Pentecoste è chiamata festa delle settimane, perché veniva sette intere settimane dopo la Pasqua.

12,35:Di quei di Bacenore. La interpretazione più probabile ell'è, che questo Dositheo era soldato a cavallo nella coorte, di cui era capitano Bacenore.

12,38:Purificatisi secondo il rito. Sì purtificavano dall'immondezza contratta per lo spargimento del sangue e pel toccameuto de' corpi morti. Vedi Num. XIX. 2. 12. 17., XXXI. 19.

12,43:E fatta una colletta ec. È incomprensibile l'ostinazione degli ultimi eretici, de' quali un gran numero per ripararsi dal colpo terribile di queste parole, nelle quali si trova si pienamente ed evidentemente esposta la dottrina della chiesa Cattolica intorno a' suffragi pe' defunti, ricorsero prima allo spediente di rigettare questo libro dal Canone delle Scritture: altri di essi però in apparenza meno arditi, ma veramente più impudenti, riconoscendo lo stesso libro come divino hanno preteso, che da mano infedele fossero stati qui intrusi gli ultimi quattro versetti. Egli è però vero, che non solo tutti i codici Latini, ma anche i Greci e i Siriaci sono qui del tutto uniformi; ma siccome non fu mai stravaganza, che non fosse detta da qualche filosofo, così non la falsità non detta da qualche eretico. Si aggiungo che tutti questi belli spedienti non giovano a nulla per la loro cattiva causa. Sia quel ch'e' vogliono dell'autorità di questo libro, le preghiere pe' defunti furono in uso presso la Sinagoga; e il Grozio autor non sospetto agli eretici trova questa costumanza presso i Giudei fino ne' tempi della cattività di Babilonia. Dopo la Sinagoga noi troviamo la stessa costumanza nella Chiesa di Cristo, costumanza attestata non solo da tutti i Padri, ma anche dalle antiche Liturgie date fuora in questi ultimi tempi, e delle quali havveene alcuna, la cui pubblicazione dobbiamo a qualcheduno di questi eretici, il quale per disposizione di Dio rende inavvertentemente questo servigio alla Chiesa. Or secondo il bel detto di un antico pontefice (Celest. III.) la norma del credere e' fissata dalla regola del pregare. Abbiamo osservato de' vestigia di questa costumanza ne' libri santi del nuovo Testamento.
Notisi, che in questo libro si parla sovente della risurrezione dei morti, e de premi, della vita avvenire, perché in que' tempi appunto cominciava ad accreditarsi la setta de' Saducei, de' quali più volte si parla nel Vangelo. Notisi in secondo luogo, che il nome di risurrezione si pone qui per significare la risurrezione alla vita beata, perché la risurrezione degli empi per soffrire anche nel corpo una pena eterna, si considera come seconda morte, piuttosto che vera risurrezione. Vedi Apocal.
Or a quelli, che muoiono nella carità, giovano i suffragi e le orationi ad impetrare la misericordia pe' peccati veniali, e pelle pene, che restano da scontare, e in tal guisa giovano ad essi per la risurrezione beata, di cui non prima di aver soddisfatto alla divina giustizia ponno essere fatti degni.

12,45:Considerando, che per quelli ec. Ecco il fondamento su di cui speravasi, che que' soldati defunti, che avean peccato prendendo le cose consacrate agl'Idoli, potessero essere aiutati mediante i sacrifizi e le orazionl de' loro fratelli. Que' soldati erano morti combattendo per la vera religione, e pel culto del vero Dio; ed era da sperare, che Dio misericordioso avesse serbata per essi una grande misericordia, e che essendo stati punitl colla morte temporale, non gli avrebbe gastigati coll'eterna. Sperò Giuda, che Dio avesse dato loro un vero dolore del peccato commesso, e ch'e fosser passati in luogo di salute.