Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

Neemia 2


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Nehemia, ottenute lettere del re va a Gerusalemme, esorta a ristorar le muraglia, e vi dà opera, fremendo invano i nemici.

1Or egli avvenne, che l'anno ventesimo del re Artaserse, nel mese di Nisan, essendo portato il vino dinanzi al re, io lo presi, e lo presentai al re; ma io era come languente davanti a lui.2E il re mi disse: Per qual motivo la tua faccia è maninconiosa non vedendo, che tu abbi alcun male? questo non è senza motivo; ma tu covi in cuor tuo non so che di sinistro. E io ebbi paura grandissima:3E dissi al re: O re, sia eterno il tuo vivere: come vuoi tu, che la mia faccia non sia dolente, mentre la città, casa de' sepolcri de' padri miei, è deserta, e le sue porte consunte dal fuoco?4E il re mi disse: Che domandi? E io pregai il Dio del cielo,5E dissi al re: Se il re lo crede ben fatto, e se il tuo servo ha incontrato favore dinanzi a te, mandami nella Giudea alla città, dove posa il sepolcro del padre mio, e io la riedificherò.6E il re, e la regina, che gli sedeva accanto, mi dissero: Quanto durerà il tuo viaggio, e quando ritornerai? E io fissai il tempo, e il re mostrò di esser contento: e mi diede licenza.7Ma io dissi al re: Se al re così pare, mi dia lettere ai governatori del paese di là dal fiume, affinchè mi diano scorta, sino al mio arrivo nella Giudea:8E una lettera ad Asaph custode dei boschi reali, affinchè mi somministri del legname, ond'io possa formare le porte della torre del tempio, e le mura della città, e la casa, dov'io abiterò. E il re mi esaudì, perchè la mano aiutatrice del mio Dio era meco.9E io giunsi presso ai governatori del paese di là dal fiume, e diedi loro le lettere del re. Ma il re avea mandati meco dei capitani delle milizie, e de' cavalieri.10E fu portata questa nuova a Sanaballath Horonita, e Tobia servo Ammonita: ed ebbero grandissimo dolore dell'arrivo di un uomo, che proccurava il bene de' figliuoli d'Israele.11E giunsi a Gerusalemme, e mi riposai per tre giorni.12E di notte tempo mi alzai io, e po chi altri con me, e non manifestai a veruno quel, che Dio mi aveva ispirato di fare in Gerusalemme; e non aveva meco altro giumento, che quello, ch'io cavalcava.13E uscii di notte per la porta della valle, e dinanzi alla fontana del dragone, e presso la porta stercoraria, e considerava le mura di Gerusalemme atterrate, e le sue porte consunte dalle fiamme.14E andai innanzi fino alla porta della fontana, e all'acquidotto del re; ma non v' era tanto di strada, per cui passasse il giumento, ch'io cavalcava.15Ed essendo ancor notte, salii pel torrente, e considerava le mura, e data volta indietro arrivai alla porta della valle, e tornai (a casa.)16Ma i magistrati non sapevano, dov'io fossi andato, né quel, ch'io mi facessi: e sino a quel punto io non mi era aperto di niente co' Giudei sia sacerdoti, sia magnati, e capi, né con alcuno di quelli, che erano destinati ai lavori.17Quindi io dissi loro: Voi vedete in quale afflizione ci troviamo: Gerusalemme è deserta, e le sue porte consunte dal fuoco: venite, edifichiamo le mura di Gerusalemme, e non istiamo più in questa ignominia.18E indicai loro come la mano aiutatrice di Dio era meco, e le parole dettemi dal re; e soggiunsi: Su via, mettiamoci a fabbricare. E quelli preser vigore a ben fare.19Ma Sanaballath Horonita, e Tobia servo Ammonita, e Gosem Arabo, saputa la nuova, ci dileggiavano, e per ispregio dicevano: Che è quel, che voi fate? Vi ribellate forse contro del re?20Ma risposi a coloro, e dissi: Il Dio del cielo egli è, che ci aiuta, e noi siamo suoi servi, e anderemo avanti, e fabbricheremo: ma voi non avete comunanza, né diritto, né ricordanza in Gerusalemme.

Note:

2,1:Essendo portato il vino dinanzi al re, io lo presi, ec. Essendo venuto il mio turno di presentare al re la coppa per bere, ec. l'uffizio di coppiere era in grand'onore nella corte di Persia. A si alto posto era stato inalzato Nehemia per la sua sapienza e virtù e per ispecial providenza di Dio. Strabone e Atheneo raccontano, che i re di Persia non beveano altro vino, se non della Siria, della quale fecero parte la Giudea; così Nehemia poteva essere ancora intelligente della qualità di quei vini e del modo di conservarli.

2,2:Tu covi in cuor tuo non so che di sinistro ec. Tu macchini qualche cosa di cattivo. Egli è molto credibile, che il re parlasse in tal guisa, non perché veramente sospettasse nulla di male, ma per bonus affine di obbligare più sicuramente Nehemia a manifestare la causa della sua malinconia.

2,3:La città, casa de' sepolcri de' padri miei, ec. Tutti i popoli ebber mai sempre per cosa sacra e santo i sepolcri de' maggiori, ma sopra tutto i Persiani. Quindi Nehemia tocca questa punto anche nel versetto 5.

2,8:Le porte della torre del tempio. Più probabilmente s'intendono le parte dell'atrio del popolo, le quali facevan figura di una gran torre.

2,10:A Sanaballath ec. Nativo di Horonaim nel paese di Moab, Isai. XV.5. Egli governava a nome del re i Samaritani.
Tobia servo ec. Servo del re, Ammonìta di origine, il quale era associato a Sanaballath nel governo della Samaria.

2,13:Presso la porta stercoraria. Per cui si portava fuori di città il litame nella valle di Hennon.

2,14:Alla porta della fontana. Della fontana di Siloe.
L'acquidotto del re. L'Ebreo la peschiera del re, fatta cioè dal re Ezechia per ricevere le acque del Siloe; 2. Paral. XXXII. 3.30.

2,15:Pel torrente. Cedrom.

2,19:E Gosem Arabo. Alcuni lo credono Toparca, o Regolo degli Arabi soggetti al re di Persia; altri vogliono, che egli pure governasse qualche parte della Samaria.