Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Primo libro dei Re 17


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Elia chiude il cielo per tre anni, ed è nudrito prima dai corvi, indi da una donna di Sarephta: la pentola della farina, e il vaso dell'olio di questa donna non vengon meno; e il suo figliuolo è risuscitato in virtù delle preghiere di Elia.

1Ma Elia Thesbite abitante di Galaad, disse ad Achab: Viva il Signore Dio d'Israele, di cui io son servo: non verrà né rugiada, né pioggia in questi anni, se non quand'io lo dirò.2E il Signore parlò a lui, e gli disse:3Partiti di qua, e va verso oriente, e nasconditi presso al torrente Carith, che è dirimpetto al Giordano.4E ivi berai al torrente, e io ho comandato ai corvi, che ti dian da mangiare.5Egli adunque partì, ed esegui l'ordine del Signore, e andò a posarsi presso al torrente Carith, che è dirimpetto al Giordano.6E i corvi gli portavan del pane, e delle carni la mattina, e parimente del pane, e delle carni la sera, e beveva al torrente.7Ma di li a qualche tempo il torrente rimase asciutto, perchè non veni va pioggia sopra la terra,8Il Signore pertanto parlò a lui, e disse9Parti, e va a Sarephta de' Sidonj, e ivi fa tua dimora; perocché ivi ho ordinato a una donna vedova, che ti dia da mangiare.10Si partì egli, e andò a Sarephta. E nell'arrivar ch'ei faceva alla porta della città, si vide dinanzi una donna vedova, che raccoglieva delle legna, e chiamolla, e le disse: Dammi un po' d'acqua in un vaso, affinchè io beva.11E mentre ella andava per portar gliene, le gridò dietro, e disse: Portami di grazia anche un tocco di pane colla tua mano.12Rispose ella: Viva il Signore Dio tuo: del pane io non ne ho, ma solo un po' di farina in una pentola, quanto può capirne in una pugnata e un pocolino d'olio in un vaso: or io raccoglieva due legna, per andare a cuocerla per me, e pel mio figliuolo, affin di mangiarla, e poi morire.13Dissele Elia: Non temere, ma va, e fa quello, che hai detto: ma fa prima per me con quel po' di farina una stiacciata cotta sotto la cenere, e portamela, e poi ne farai per te, e pel tuo figliuolo.14Or il Signore Dio d'Israele dice così: La farina della pentola non verrà meno, e il vaso dell'olio non calerà sino a quel giorno, in cui il Signore manderà pioggia sopra la terra.15E quella andò, e fece come le avea detto Elia, e mangiò egli, ed essa, e la sua gente. E da quel giorno in poi16La farina della pentola non venne meno, e il vaso dell'olio non calò, secondo la parola detta dal Signore per bocca di Elia.17Or di poi egli avvenne, che si ammalò il figliuolo di questa madre di famiglia, e la malattia era gravissima, talmente che rimase senza respiro.18Ella pertanto disse ad Elia: Che ho io fatto a te, o uomo di Dio? Se' tu venuto da me, per rinnovar la memoria delle mie iniquità, e per far morire il mio figliuolo?19E dissele Elia: Dammi il tuo figlio: e lo prese dal sen di lei, e portollo nella camera, dov' egli albergava, e lo posò sul suo letto.20E alzò sue voci al Signore, e disse: Signore Dio mio, hai tu dunque afflitta ancor questa vedova, in casa della quale io vivo alla meglio, facendo morire il suo figliuolo?21E si distese, e si rannicchiò sopra il fanciullo per tre volte, e alzò sue voci al Signore, e disse: Signore Dio mio fa, ti prego, che l'anima del fanciullo torni nelle sue viscere.22E il Signore esaudì la voce di Elia, e l'anima del fanciullo tornò in lui, ed ei risuscitò.23Ed Elia prese il fanciullo, e dalla sua camera lo trasportò al piano di terra della casa, e lo rimise a sua madre, e dissele: Eccoti vivo il tuo figliuolo.24E la donna disse ad Elia: Or da questo conosco, che tu se' uomo di Dio, e che la vera parola di Dio è nella tua bocca.

Note:

17,1:Ma Elia Thesbite... disse ad Achab. Non sappiamo né il nome del padre, ne veruna particolarità della famiglia di Elia. Egli era di Rhesbe città della tribù di Gad di là dal Giordano, ed era non solo adoratore, ma anche profeta del vero Dio in mezzo agli scandali e alle empietà, che inondavano il regno delle dieci tribù, e Dio gli aveva dato un animo grande e uno zelo ardente, e secondo il comune sentimento de' padri osservò perpetua verginità, e tu come, superiore e il maestro de' profeti, che vissero la quel tempo nello stesso paese, il suo nome in Ebreo significa il Dio forte, ovvero il Signore Dio.
Di cui io son servo. Tale e il senso di quella frase Ebrea in cuius conspectu sto, come si raccoglie da altri luoghi delle Scritture. Vedi Num. III. 6., Deut. XVII. 12., XVIII. 5., Jerem. XV. 19.
Non verrà né rugiada ec. Queste parole sono la conclusione di un discorso fatto da Elia ad Achab per ritrarlo dall'empio culto di Baal, ma vedendolo ostinato nel male gli predice con giuramento una siccità, che durera, tre anni e mezzo, se lo stesso profeta non farà col suo comando venir prima la pioggia.

17,4:Ho comandato a' corvi, che ti dien da mangiare. Il corvo è un uccello vorace, maligno, niente amico degli uomini; contuttocio Dio, che sa far servire a'suoi fini anche i muti animali, promette ad Elia, che i corvi gli porteran da mangiare; così nella vita di s. Paolo primo Eremita, scritta da s. Girolamo, si racconta, che un corvo portava ogni giorno a quel Santo un pezzo pane.

17,9:Va' a Sarephta de' Sidonii... perocchè ivi ha ordinato ec. Sarephm città di mezzo tra Tiro e Sidone. Il Signore dice ad Elia, che vada a quella città di Gentili; perocchè ha disposto, che ivi sia egli sostentuta da una vedova gentile, che era anche poverissima, come fino allora era stato sostentato da animali tenuti per impuri tra gli Ebrei, e i quali appena trovano tanto, che basti a saziare la loro ingordigia.

17,13:Fa' prima per me... una stiacciata ec.? il profeta era affamato e stanco dal viaggio, e avea bisogno di essere ristorato il primo: non può negarsi pero, che Elia non mettesse a una gran prova la virtù e la bontà della donna; ma Dio le diè allora la fede per credere alle parole del profeta; onde con meravigliosa docilità si privò di quel poco che avea, per refocillare il profeta. Quindi con ragione e celebrata altamente da' padri la carità e la ospitalità di questa donna. Vedi Hieron ep. 10. ad Furiam, Eucher. prosper.

17,18:Che ho io fatto a te, o uomo di Dio? ec. Ecco la riflessione di Teodoroto (quaest. 52. ): Sono degne di ammirazione le parole di questa vedova; ella dice: la luce della tua santità mette in vista i peccati miei, che erano occulti: ella non dice: tu sei stato di cattivo augurio per me, la tua venuta mi ha portato sciagure; ma i propri peccati assegna per cagione di quello, che le è avvenuto. Tanto giurarono a lei gl'insegnamenti del profeta. Ella si duole per umiltà di aver ricevuto indegnamente in sua casa un profeta.

17,11:E si distese e si ranicchiò sopra il fancìullo per tre volte, ec. In tutte questa era significato un gran mistero notato dai Padri, e particolormente da s. Agostino, Serm. 201. de temp ., con queste parole: il figliuolo della vedova giocava morto, come il popolo della nazioni era senza vita pe' molti peccati: all'orazione di Elia risuscita il figliuolo della vedova; alla venuta di Cristo il popolo Cristiano è tratto dal carcere dalla morte: Elia si rannicchia pregando, ed è ravvivato il figliuolo dalla vedova: Cristo si prostra nella Passione, e il popolo Cristiano riceve la vita... Ma nel rannicchiarsi, che fa Elia per tre volte, è dimostrato il mistero della Trinità; imperocchè il figliuol della vedova, vale a dire il popolo Cristiano, è risuscitato non dal solo Padre sensa il Figliuolo, né dal Padre e dal Figliuolo senza lo Spirito santo, ma da tutta la Trinità; la qual cosa nel Sacramento del Battesimo è ancor dimostrata, in cui per tre volte l'uomo vecchio sommergesi affinché il nuovo risorga. Allude s. Agostino in queste ultime parole al Battesimo per immersione usato tuttora a' suoi tempi.

17,22:L'anima del fanciullo tornò in lui, ec. Espressione, che prova la spiritualità e immortalità dell'anima umana.