Scrutatio

Giovedi, 1 maggio 2025 - San Giuseppe Lavoratore ( Letture di oggi)

Qoelet 7


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NOVA VULGATABIBBIA VOLGARE
1 Melius est nomen bonum quam unguenta pretiosa,
et dies mortis die nativitatis.
1 Che mestiero fa all' uomo andare cercando maggiori cose, con ciò sia cosa ch' egli non sa che a lui si debbia incontrare nel tempo della sua vita, nella quale egli è sì come peregrino, il quale tempo trapassa come ombra? or chi gli potrà indovinare quello che gl' interverrà dopo la morte sua sotto il sole?
2 Melius est ire ad domum luctus
quam ad domum convivii;
in illa enim finis cunctorum hominum,
et vivens hoc conferet in corde.
2 Onde è meglio avere buona nominanza (e buona fama), che none avere (buone cose e odorifere, e) unguenti degnissimi; e meglio è il dì della morte, che lo dì che [si] nasce.
3 Melior est tristitia risu,
quia per tristitiam vultus corrigitur animus.
3 Meglio è andare alla casa del pianto, che al convito del maggiore; per ciò che [nel] la casa dove si piagne (il morto) si ricorda l'uomo della morte (dell' uomo), e infino ch' elli vive sì puote ripensare quello che li puote avvenire.
4 Cor sapientium in domo luctus,
et cor stultorum in domo laetitiae.
4 Così meglio è ira che riso; imperò che l'ira sì è tristizia della faccia, e castiga l'animo di colui il quale ha mancato (e fatto follia).
5 Melius est a sapiente corripi
quam laetari stultorum canticis,
5 Dove sono li savi, sì sta il cuore tristo; e dove sono li stolti, sì è grande (ghignare e) letizia.
6 quia sicut sonitus spinarum ardentium sub olla,
sic risus stulti.
Sed et hoc vanitas.
6 Meglio è essere castigato per savio uomo, che essere ingannato da lusinghe del stolto.
7 Quia calumnia stultum facit sapientem,
et munus cor insanire facit.
7 Imperò come scoppiano e' pruni (e le spine) che ardono sotto i laveggi, così è il riso dello stolto; ancora questo si è vanitade.
8 “ Melior est finis negotii quam principium,
melior est patiens arrogante ”.
8 Il dispregio fa adirare il savio, e fagli perdere il vigore del cuore suo.
9 Ne sis velox in animo ad irascendum, quia ira in sinu stulti requiescit.9 Meglio è lo fine della orazione, che il principio. Migliore è lo paziente dello presontuoso.
10 Nedicas: “Quid, putas, causae est quod priora tempora meliora fuere quam nuncsunt? ”. Non enim ex sapientia interrogas de hoc.10 Non essere agevole a crucciarti; imperò che l'ira sta (troppo) nel seno delli stolti.
11 Bona est sapientia cumdivitiis et prodest videntibus solem.11 Non dire: o per che cagione fue il temporale antico migliore che questo d' ora? imperò che questa sì è stolta questione (e matta).
12 Sicut enim protegit sapientia, sicprotegit pecunia; hoc autem plus habet eruditio, quod sapientia vitam tribuitpossessori suo.12 Utile cosa è la sapienza colle ricchezze (e buona); e più fa pro' a coloro che veggiono il sole.
13 Considera opera Dei: quod nemo possit corrigere, quod illecurvum fecerit.13 Sì come per senno (e per sapere) si difende l'uomo, così per danari; e questo vantaggia lo ammaestramento e sapienza, però ch' ella dà vita a chi l' hae.
14 In die bona fruere bonis et in die mala considera: sicuthanc, sic et illam fecit Deus, ita ut non inveniat homo quidquam de futuro.
14 Or ti ripensa delle opere (del giudicio) di Dio; e vedrai che non è niuno uomo il quale possa castigare colui il quale Iddio (non aiuta, anzi lo) dispregia.
15 Cuncta vidi in diebus vanitatis meae: est iustus, qui perit in iustitia sua,et impius, qui multo vivit tempore in malitia sua.
15 Nel buono tempo (nel tempo prospero) godi i beni tuoi, e guàrdati dal tempo delle avversitadi; così fece Iddio il die buono, come fece il die reo, acciò che l'uomo non abbia donde si rammaricare.
16 Noli esse nimis iustus
neque sapiens supra modum!
Cur te perdere vis?
16 Tutte queste cose vidi nel tempo della vanità mia; l'uomo giusto si lascia uccidere per amore di giustizia; ma chi è empio (e malvagio) vive molto tempo per la sua empietade.
17 Ne agas nimis impie
et noli esse stultus!
Cur mori debeas in tempore non tuo?
17 Non volere essere troppo giusto; e non volere sapere più che ti sia richiesto, acciò che non ti spaventi.
18 Bonum est ut, quod habes, teneas, sed et ab illo ne subtrahas manum tuam,quia qui timet Deum, utrumque devitat.18 Non fare troppe rie cose; e non essere stolto, per non morire inanzi il tempo.
19 Sapientia confortabit sapientem superdecem principes civitatis.19 Bene è a te, se aiuti sostenere lo giusto, e farai a lui bene del tuo; imperò che chi ha timore di Dio non sarà niquitoso, (ma fa quello che ha a fare).
20 Nullus enim homo iustus in terra, qui faciat bonumet non peccet.20 La sapienza conforta il savio più che X signori di cittadi.
21 Sed et cunctis sermonibus, qui dicuntur, ne accommodes cortuum, ne forte audias servum tuum maledicentem tibi;21 Non è alcuno uomo sopra terra, il quale faccia (sì e) tanto bene, ch' elli non pecchi.
22 scit enim conscientiatua, quia et tu crebro maledixisti aliis.
22 Non porre orecchie ad ogni parola che si dice, acciò che non odi il servo tuo, quando ti biastema.
23 Cuncta tentavi in sapientia, dixi: “ Sapiens efficiar ”.23 Però che tu sai bene, che tu biastemi (lui e) altrui spesse volte.
24 Et ipsalongius recessit a me. Longe est, quod fuit; et alta est profunditas. Quisinveniet eam?
24 (Or sappi che) io ho provato nella sapienza (e tentato) ogni cosa, e dissi: diventerò saccente; ma (bene mi è venuto fallito, però che) la sapienza sì fnggì da lungi,
25 Lustravi universa animo meo, ut scirem et considerarem et quaereremsapientiam et rationem et ut cognoscerem impietatem esse stultitiam et erroremimprudentiam.25 più che non era dinanzi : or chi la potrebbe cercare, la quale è così profonda?
26 Et invenio amariorem morte mulierem, quae laqueus venatorumest, et sagena cor eius, vincula sunt manus illius. Qui placet Deo, effugieteam; qui autem peccator est, capietur ab illa.26 Io sguardai tutte le cose nel mio animo per sapere sapienza e ragione, acciò ch' io conoscessi la empietade dello stolto e lo errore dello insipido.
27 Ecce hoc inveni, dixitEcclesiastes, unum et alterum, ut invenirem rationem,27 E poi trovai ch' era femina, e più agresta che la morte; però che ella ha lacciuolo e rete da cacciatori, (e pigliano gli uomini), e le mani sue sono ritorte (e giunchi) per legare. Chi piace a Dio, fuggirà da lei; chi è peccatore, sì starà presso (a loro).
28 quam adhuc quaeritanima mea, et non inveni:
Hominem de mille unum repperi,
mulierem ex omnibus non inveni.
28 Ecco queste cose ho trovato, dice il savio Ecclesiaste (cioè questionatore), l' uno e l'altro, per trovare ragione,
29 Ecce solummodo hoc inveni:
Quod fecerit Deus hominem rectum,
et ipsi quaesierint infinitas quaestiones.
29 la quale domanda l'anima mia, e non la trovai. Uno uomo tra mille trova uno buono; ma tra tutte le femine non ne trovai una buona.
30 Ma solo questo hoe trovato (vero), che Iddio fece l'uomo diritto (e sanza briga); ma elli stesso s'è mescolato in tante questioni, ch' elli non sa donde se n' esca.