Scrutatio

Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

Proverbi 25


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NOVA VULGATABIBBIA VOLGARE
1 Hae quoque parabolae Salomonis, quas transcripse runt viri Ezechiaeregis Iudae.
1 Dove appresso vengono le parole di Salomone che il barone di Ierusalem traslatò, e mise scritte in libro; (chè Salomone fue di grande senno; così come faceva li suoi giudicamenti, e diceva il suo sapere, quelli che lo udivano lo scrivevano; e perciò si menarono [l' uno] a monte, e l'altro a valle, e non era niuno volume; ma il re di Ierusalem grande tempo sì fece cercare per tutto, e li mise scritti così come sono qui).
2 Gloria Dei est celare verbum,
et gloria regum investigare sermonem.
2 (E quando nostro Signore discese nella santa vergine per ricomperare il mondo, ciò fu grande gloria, chè ciò fu sanza ministro di uomo, e non fue uomo terreno come io fue se non che Salomone che lo Spirito santo la sua volontà; e poi fu molto grande gloria a' santi apostoli e agli altri prodi uomini, quando intesono dal Santo Spirito lo misterio della incarnazione; tutto simigliantemente la scienza de' profeti e degli apostoli, che intesono e seppono i segreti del nostro Signore, sopra montata nostra fragilità; e perciò non tiene già uomo terreno di contendere de' secreti del nostro Signore. Sappiate che chi bene intendesse le Scritture, e le solennitadi delle divine Scritture, elli intenderebbe assai delle spirituali cose, e sarebbe savio in tutte maniere). La gloria [di Dio] èe celare le parole, e gloria di re è spiare lo intendimento di quelle parole.
3 Caelum prae altitudine et terra prae profunditate,
et cor regum inscrutabile.
3 (Ma i cuori degli uomini sono sì caricati di conventigia e d' invidia e di rigoglio, che appena trovo uomo niuno che non sia in peccato d' alcuna di queste tre cose; e ancora coloro cui uomo tiene oggi prodi uomini in questi dì; e perciò non possono venire alla perfezione della Scrittura). Il cielo è di sopra, e la terra è di sotto, e lo pensiero de' re non si può ispiare.
4 Aufer scorias de argento,
et egredietur vas pro argentario.
4 (In verità [non] apprende se non la bugia di fuori chi bene vi prendesse guardia; colui in cui uomo dovrebbe trovare tutti buoni esempi e tutti i beni, elli sono coloro in cui uomo trova più cadere). Tra? fuori la ruggine dell' ariento, e poi sì uscirà netto vasello.
5 Aufer impium de conspectu regis,
et firmabitur iustitia thronus eius.
5 Quello che fusse savio e avesse il potere, elli non dovrebbe già lasciare in terra uomo disleale; chè [sei] re e gli altri uomini mettessono di lungi da loro i rei e falsi consiglieri, e coloro che insegnano loro fare le falsitadi, e' governerebbono a diritto e sanza peccato le loro terre; (ma il disleale sergente fa fellone signore).
6 Ne gloriosus appareas coram rege
et in loco magnorum ne steteris.
6 Non ti vantare già di potere e di signoria che tu abbi, dinanzi a più grande signore di te; e dove sia migliore di te, non ti mettere; (chè se tu ti metterai in luogo di umiltà e di buona fede, tu troverai chi ti chiamerà, e alcuno bene ciò che tu farai; e se tu se' arigoglioso, tu troverai assai che ti odieranno, e sì ti terrano in viltà per tua malvagia maniera).
7 Melius est enim ut dicatur tibi: “ Ascende huc ”,
quam ut humilieris coram principe.
7 E per ciò ti viene meglio, che uomo per tua bontade e per lo tuo onore ti chiami, che tu sia per lo tuo rigoglio abbattuto in abasso (e tenuto malvagio).
8 Quae viderunt oculi tui,
ne proferas in iurgio cito,
quoniam quid facies postea,
cum dehonestaverit te amicus tuus?
8 Quando tu se' per alcuna cagione adirato col tuo amico, non lo dire già in udienza, nè inanzi a genti ciò che tu saprai di tue credenze; per che poi appresso tu non lo puoi ammendare, quando tu avrai il tuo amico scandalizzato; (ma se il tuo amico o il tuo prossimo ha malfatto inverso di te, digli semplicemente ch' egli s' ammendi; e se egli non lo vuole fare, chiamavi due o tre amici e de' suoi; e se per te e per loro non lo vuole fare, allora l'odi tutto pianamente, e tutto sanza dire villania).
9 Causam tuam tracta cum amico tuo
et secretum extranei ne reveles,
9 Se tu se' in mala pace, o in dottanza d' alcuna ventura, consigliatene col tuo amico; ma guarda bene che tu non dica il tuo secreto a uomo strano,
10 ne forte insultet tibi, cum audierit,
et contumelia tua revocari non poterit.
10 per che non te ne dica villania in alcuno tempo, e non lo ti rimetta innanzi (se tu avessi mai discordia con lui). Guarda (se tu puoi) che tu abbi amore e grazia di tutte genti, che niuno sia tuo nimico a tua colpa; e così sarai in pace verso tutte genti, e niuno dirà male di te. (Quello che ama lo insegnamento di Santa Chiesa, sì viverà in pace e in quiete di corpo e di cuore).
11 Mala aurea in ornatibus argenteis,
verbum prolatum in tempore suo.
11 Il maestro che sa insegnare quando sarà mestiere, sarà tenuto savio tra tutti e' savi uomini. (Molto piace a colui che dice bene, quando l'uomo lo intende volentieri, e sì lo mette in opera).
12 Inauris aurea et margaritum fulgens
sapiens, qui arguit super aurem audientem.
12 E quello che ha il cuore e l'orecchie ad intendere dottrina, s' appressa a lui la clarità della gioia; (però che per la santa dottrina è intesa la claritade, e bene è ragione; tutto somigliantemente come la lumiera mostra la buona via per notte, così somigliantemente la verace dottrina; la via di verità disturba da' mortali peccati coloro che vi vogliono intendere).
13 Sicut frigus nivis in die messis,
ita legatus fidelis ei, qui misit eum:
animam ipsius recreat.
13 Tutto simigliantemente come coloro che sono presso all' ardore del sole difenderanno le freddure loro, ricevute quando ne trovavano un poco, così anco piace al prode uomo il buono messaggio, quando fa saviamente ciò che gli è comandato; e quello che ha buono sergente, stassene molto ad agio e al sicuro.
14 Nubes et ventus et pluviae non sequentes
vir gloriosus et promissa non complens.
14 L'uomo che molto promette (ed è di grande burbanza) e cosa che promette non attende, somiglia al nuvolo vuoto che fa sembianza di piovere, e poi se ne parte sanza piova e sanza rugiada.
15 Patientia lenietur princeps,
et lingua mollis confringet ossa.
15 L'uomo (di buona aere e) paziente appacifica l'ira (e il mal talento) del principe (e d'altro uomo); e quello che piacevolmente risponde (e apregia chi gli ha misfatto) rimette in pace colui inverso cui ello è adirato.
16 Mel invenisti? Comede, quod sufficit tibi,
ne forte satiatus evomas illud.
16 (Non avere già cura di mettere tua intenzione a sapere cosa dove tu possa peggio valere, ma di tutto il bene appara tanto quanto tu potrai sanamente; e sì ti guarda che tu non creda essere sì savio, che il tuo senno ti metta a confusione. E perciò dice Salomone:) se tu hai trovato miele, mangiane tanto come tu potrai sostenere, ne forse, se te ne satolli, si lo rigitti. (E mette Salomone qui il miele per sapienza).
17 Subtrahe pedem tuum de domo proximi tui,
ne quando satiatus oderit te.
17 Se tu se' acconcio d' alcuno prode uomo, non gli richiedere già cosa che gravare gli debba, acciò che non torni a disonore; (e se tu puoi, fa ch' egli abbia maggiore mestiere di te, che tu di lui); chè tu il potresti tenere sì presso che tu e' tuoi affari n' avresti peggio che dinanzi, (quando tua contezza gli dispiace per tua noia. Quello che mette sua fidanza in uomo del mondo è maladetto nella Scrittura, che mostra che ciascuno è come lui, però che apprezza poco la potenza di Dio; e perciò chiama Salomone dente fracido, chè tu non puoi dirizzare il suo cuore nella sapienza in Dio; al tutto perciò sarà elli al dì del giudicio spogliato del mantello della carità, e dato al tormento che già non gli verrà meno, per ciò che credette tutto il giorno vivere).
18 Malleus et gladius et sagitta acuta
homo, qui loquitur contra proximum suum falsum testimonium.
18 Quello che porta falso testimonio contro al suo prossimo, (il quale vorrebbe più viltà in ogni maniera, se potesse), tale uomo vale peggio che saetta avvelenata o altra armatura, (quando trae per dirieto a loro).
19 Dens putridus et pes vacillans,
qui sperat super infideli in die angustiae.
19 (Chi crede essere suo amico, elli li mostra bello sembiante dinanzi alle genti; colui che hae il cuore pieno di fellonia e di slealtade, e dimostra di fuori buona aere, somiglia colui che mette aceto in uno vasello dolce, e fa sembianti di mettervi altra cosa; però che così come il vasello dolce è corrotto ove l'uomo mette aceto, così è corrotto il cuore del malvagio uomo, quando l' uomo gl' insegna cosa contro a sua volontà; e ciò è molto grande dolore, quando l'uomo di ciò si fa peggiore, dove che doverebbe ammendare). Dente fracido e piede stanco è colui lo quale tiene fidanza nello isleale in die d'angoscia,
20 Sicut exuens pallium in die frigoris,
sicut acetum in nitro,
qui cantat carmina cordi tristi.
20 e come chi ismarrisse il mantello nel gran freddo. Chi canta canzone a malvagio cuore, piace come aceto in bicchiere. (Niuno uomo non doverebbe tenere il suo cuore in troppo grande tristizia; chè l'uomo che si tiene in vita dolente cade leggermente in disperazione; e in quale stato l'uomo è, o in peccato o in penitenza, tuttavia dimette suo cuore e sua speranza; e cadauno si deve alcuna volta rallegrare di ciò che di tutti i suoi misfatti ello può avvenire a emendamento, per lasciare i suoi peccati e fare penitenza, se per lui non rimane). (E perciò dice Salomone:) tutto così come la tarma guasta la veste, e come il verme guasta il legno, tutto così distrugge la tristizia il cuore in corpo all' uomo.
21 Si esurierit inimicus tuus, ciba illum;
si sitierit, pota illum:
21 (Non rendere già a niuno uomo male per bene; ma) se colui t' averae male fatto arà fame o sete, aiutalo.
22 prunas enim congregabis super caput eius,
et Dominus reddet tibi.
22 E se tu così farai, tu gli metterai il carbone ardente in su alla testa, e Iddio te ne vendicherae, (quando tu nollo pregherai: già la bontà che tu farai, egli te la renderà).
23 Ventus aquilo parturit pluvias,
et faciem tristem lingua detrahens.
23 (Il malvagio uomo e lo invidioso non sarà già lieto d'altrui bene nè d' altrui onore; come ello vede il prode uomo in buona maniera, tanto è egli più dolente, e dice male più volentieri di lui; quand' egli il vede in malo stato, secondo il suo accidente, allora è egli lieto; e non è in pace il cuore suo). Come ventavolo non lascia piovere, così l' uomo,. lo qual ode mal volentieri villania d' altrui, non lascia mormorare, s'egli mostra tristo volto.
24 Melius est sedere in angulo domatis
quam cum muliere litigiosa et in domo communi.
24 Meglio è sedersi nel cantuccio del tetto solanato, che non è istare in mezzo della casa grande con esso la femina linguarda. (Molto vale meglio intendere all' uomo, s' egli sapesse intendere che sia sanza peccato e in pace di cuore con poco avere, che ciò ch' egli avesse grandi ricchezze, e fosse in peccato ond' egli non potesse uscire; quando quello che è stato lungo tempo in peccato vuole lasciare suo peccato e sua mala vita, e vuole ritornare al consiglio di Santa Chiesa, molto deve essere lieto, quando egli sa che per lo male ch' egli ha fatto egli non puote salire alla gloria di paradiso, ma che avere la potrà se non se ne rimane per lui).
25 Aqua frigida animae sitienti
et nuntius bonus de terra longinqua.
25 (E perciò dice Salomone: che) molto è buono e grazioso messo di lontana terra, e anco piace, come la fredda acqua piace al bere a colui che ha sete. (La terra lontana è la gioia del paradiso, che il peccatore aveva perduta per lo suo misfatto; ma quando elli ode che il suo peccato non lo puote gravare che non la racquisti se vuole fare il comandamento di Santa Chiesa, e' però molto ne deve essere lieto, e lietamente udire tali novelle, e tenere il consiglio di colui che le reca, cioè del suo prete e di colui che ode sua confessione. Grande dolore è a colui che è istato in ferma credenza lungamente, e poi cade in errore, però che vuole sapere più che mestiere non gli è, e più che non conviene sapere ad umana fragilità).
26 Fons turbatus pede et vena corrupta
iustus cadens coram impio.
26 (E perciò dice la Scrittura, che) colui che è stato prode uomo, e poi elli cade (per lo contrario di quello che crede sapere) esce di via diritta, e somiglia alla fontana che è torbida, e alla vena che è corrotta.
27 Mel nimium comedere non est bonum,
nec quaestus gloriae est gloria.
27 (E poi dice:) tutto così come grava molto a colui che troppo manuca del miele, così grava troppo a colui lo studio, che studia cosa che non può venire alla fine; (chè tutto così come il miele è più dolce che altra cosa, così è la Scrittura divina chi semplicemente la intende; ma chi oltraggio fa del miele manicare, e della scrittura disputare, egli si grava troppo più che non crede).
28 Urbs diruta et absque muro
vir, qui non potest cohibere spiritum suum.
28 L'uomo che troppo parla, e non vuole sua lingua tenere, somiglia la città sanza mura e sanza fortezza; (là ove uomo puote pianamente entrare, sanza difesa qualunque vi viene; molto fa biasimare uomo che dice molto apertamente ciò che uomo pensa, e non può essere che non gli misavvenga; ed è bene aperta cosa, che niuna cosa grava tanto altrui, quanto malvagia lingua).