Scrutatio

Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Lettera a Tito 3


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Quali virtù debba raccomandare a' tuoi Cristiani, e da quali vizj debba ritraili: da peccati precedenti siamo stati salvati per sola benignità di Dio mediante la lavanda di rigenerazione, divenuti in isperanza eredi della vita eterna: lo esorta a insegnare tali cose, e a schivare le vane dottrine, e anche gli eretici.

1Rammenta loro, che siano soggetti ai principi, e alle potestà, che siano ubbidienti, che siano pronti ad ogni buona opera:2Che non dican male di alcuno, che non siano amanti delle liti, ma modesti, e che tutta la mansuetudine dimostrino l'uso di tutti gli uomini.3Imperocché eravamo una volta anche noi stolti, increduli, erranti, schiavi delle cupidità, e di varj piaceri, viventi nella malizia, e nell'invidia, degni d'odio, e odiando altrui.4Ma allorché apparve la benignità, e l'amore del salvatore Dio nostro;5Non per le opere di giustizia fatte da noi, ma per sua misericordia ci fece; salvi mediante la lavanda di rigenerazione, e di rinnovellamento dello Spirito santo,6Cui egli difuse in noi copiosamente per Gesù Cristo salvator nostro:7Affinchè giustificati per la grazia di lui siamo secondo la speranza eredi della vita eterna.8Parola fedele è questa: e queste cose voglio, che siano da te stabilite: affinchè quelli, che credono a Dio, proccurino di star intenti alle buone opere. Questo è quello, che è buono, ed utile per gli uomini.9Ma le pazze questioni, e le genealogie, e le dispute, e le battaglie legali sfuggile, conciossiachè sono inutili, e vane.10L'uomo eretico dopo la prima, e la seconda correzione sfuggilo:11Sapendo, che questo tale è pervertito, e pecca, come quegli che per suo proprio giudizio è condannato.12Quando avrò mandato da te Artema, o Tichico, affrettati a venir da me a Nicopoli: imperocché ivi ho determinato di passar il verno.13Spedisci avanti sollecitamente Zena dottor di legge, e Apollo, (e fa' si) che nulla manchi ad essi.14E imparino anche i nostri a soprastare per le buone opere alle occorrenze, necessarie: affinchè non siano disutili.15Ti salutano tutti quelli, che sono con me: saluta quelli, che ci amano nella fede. La grazia di Dio con tutti voi. Così sia.

Note:

3,1:Rammenta loro, che siano soggetti a principi, ec. Abbiamo veduto lo stesso insegnamento Rom. XIII 1.2.3. ec., Timn II. 1. 2.

3,2:Che non dica in male di alcuno. In questa spezie si intendono condannati tutti i vizi della lingua, le ingiurie, le contumelie, la calunnia, la detrazione, le derisioni, i falsi rapporti ec.

3,3:Eravamo una volta anche noi stolti, ec. Il precelto della mansuetudine accenna l'Apostolo, che debbe essere servi, senza distinzione non solo verso i fratelli in anche verso gli estranei, e infedeli; e alla pratica di questo insegnamento stringe i cristiani, dicendo: questi infedeli, che forse adesso sono da talun di voi disprezzati, sono quello che fummo noi stessi. Noi fummo già privi di saggezza, increduli, immersi nell'errore, e nelle passioni, com'essi sono. Che se adesso non siamo più tali, possiamo noi saperne grado a noi stessi, alle nostre opere; a qualche nostra virtù? No certamente; imperocchè del cangiamento in noi operato siamo debitori alla benignità, e alla carità del Salvatore. Or avremo noi cuore di invanirci, e di insuperbire contro dei prossimi pel bene, che Dio ci ha dato, bene, che in maggior obbligo ci pone di essere umili, e riconoscenti, e caritativi verso di tutti per amore di Dio, bene, che Dio dara forse una volta anche a quelli? Ed in questo luogo, come in altri, per grande umiltà si confonde l'Apostolo nella massa de' più enormi peccatori.

3,4-6:La benignità... del salvatore Dio nostro; non per le opere ec. La carità, e l'amore che ebbe per gli uomini, benchè rei, e peccatori, Iddio nostro salvatore, fu quella, che ci salvò non per alcun nostro merito, ma per sola misericordia mediante il battesimo, in cui fummo lavati, e rigenerati, e fatti uomini nuovi per virtù dello Spirito santo diffuso con larghezza grande ne' nostri cuori, perchè ricevessimo non solo la piena remissione de' peccati, ma anche la pienezza de' doni, e delle grazie celesti; e questo Spirito è stato a noi dato per Gesù Cristo, il quale lo meritò a noi co' suoi patimenti, e con la sua morte.

3,7:Affinchè giustificati per la grazia di lui ec. La voce giustificati, significa lo stesso, che sopra rigenerati. Or quelli che Dio ha giustificati, gli ha anche glorificati, Rom. VIII. 3.; o sia, come dice qui lo stesso Apostolo, gli fa eredi della vita eterna, la quale già posseggono con la speranza. Vedi Rom. ibid.

3,8:Parola fedele ec. Le cose che io ti ho dette, sono vere e infallibili, e queste io bramo, che tu fortemente imprima nel cuore de' credenti. Imperocchè molti riferi scono queste parole alle cose dette di sopra.
Affinchè procurino di star intenti alle buone opere. Affinchè conoscendo quello, che Dio ha fatto per essi, a lui si dimostrino grati, e riconoscenti per mezzo dell'esercizio continuo delle buone opere. Abbiamo lo stesso sentimento ripetuto nel vers. 14. con l'aggiunta alle occorrenze necessarie, ovvero pei necessari bisogni; e questa giunta principalmente dà luogo ad un'altra interpretazione, la quale può star benissimo col testo greco, e secondo la quale tutto questo versetto dovrebbe tradursi in tal guisa: parola fedele è, che quelli, che credono a Dio, abbiano cura di essere intenti ai lavori convenienti, lo che è buono, ed utile pergli uomini; vale a dire, non istiano in ozio, col qual ozio viene per ordinario a nutrirsi l'amor delle pazze dispute, delle quali si parla nel vers. seguente. Quindi nel verso 14, torna a dire, che i fratelli lavorino anch' essi per le necessità della vita, affinchè non siano pesi inutili della cristiana società; e ciò egli dice in occasione, che aveva ordinato, che fosse somministrato il necessario a Zena, e ad Apollo pel viaggio, che far dovevano a Nicopoli, la qual circostanza rende anche più verisimile questa seconda sposizione, quasi dicesse Paolo, che i cristiani debbono lavorare, e impiegarsi utilmente e pel proprio bisogno, e per avere onde sovvenire coloro, che in qualche necessità si ritrovano, come Zena, e Apollo, i quali dovevano fare un assai lungo viaggio dalla Candia nella Tracia, ed essendo poveri come tutti i ministri del Vangelo, dovevano in tal congiuntura esser soccorsi dalla carità dei fedeli. Vedi Efes. IV. 28.

3,9:Le pazze quistioni, e le genealogie, ec. Vedi la prima a Timoteo I. 4. La scienza delle genealogie non solo di quelle, che si contengono nelle Scritture, ma ancora di tutte le tribù, e delle famiglie, era comune tra i dottori ebrei anche a tempo di s. Girolamo, e di essa si vantavano a dismisura come quelli che sapevano recitar a memoria una immensa filza di avi, di proavi, di nipoti, e di pronipoti da Adamo fino a Zorobabele, come dice lo stesso Padre. Oltre a ciò i Rabbini hanno avuto in ogni tempo per proprio lor patrimonio una infinita di dispute di pure parole, di minuzie grammaticali, di sposizioni forzate, e inconcludenti della legge. In queste inutilità fondavano, e fondano anche oggi giorno la maggior parte di essi tutto il loro sapere.

3,10-11:L'uomo eretico ec. La parola eretico significa colui, che sostiene con pertinacia una particolare opinione contraria alla dottrina della Chiesa, alle decisioni della quale superbamente resiste. Se costui dopo la prima, e la seconda ammonizione del Vescovo non si ritrae dall'errore, debbe essere separato dalla Chiesa; Imperocchè si sentenzia gia egli da se stesso, e si condanna, resi stendo alla verita, e rompendo l'unità della Chiesa, e da lei separandosi per seguir ha propria opinione; onde niuno dee maravigliarsi, se come incorrigibile, e disperato sia punito colla sentenza di scomunica dal suo proprio Vescovo.

3,12:Quando avrò mandato da te Artema, o Tichico, ec. L'uno o l'altro di questi voleva l'Apostolo mandare in Candia a governar quella Chiesa in assenza di Tito, il quale egli voleva aver seco in Nicopoli. Di Tichico si fa spesso menzione e negli Atti, e in queste lettere. Di Artema, o sia Artemidoro, non si ha altra memoria. La citta di Nicopoli, dove l'Apostolo dice, che pensava di passare l'inverno, si crede, che fosse quella, che era in Tracia verso i confini della Macedonia alle rive del fiume Nesso.

3,13:Spedisci avanti sollecitamente Zena dottor di legge, e Apollo, ec. Apollo, e Zena si trovavano in Candia con Tito. Zena, o Zenodoro è chiamato dottor di legge, vale a dire o giureconsulto, e avvocato dotto nel gius Romano, ovvero dottor della legge mosaica. Questi due doveva Tito spedire a Paolo anche prima, che giungesse a lui in Candia o Tichico, o Artema. (Fa'si) che nulla manchi ad essi. Sopra queste parole, e sopra il seguente versetto vedi le note al ver. 8.

3,15:Che ci amano nella fede. Vale a dire, con quel l'amore, che hanno l'uno per l'altro i fratelli nel cristianesimo.