Scrutatio

Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Primo libro delle Cronache 9


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Giuseppe essendo in prospero stato nella casa del padrone Putifare, ed essendo a lui caro, e governando questi la famiglia per aver disprezzata la padrona, che sovente lo tentava, è accusato dinanzi al padrone, e messo in carcere, dove si acquista il favor del custode, il quale dà a lui la cura dei prigionieri.

1Giuseppe adunque fu condotto in Egitto, e lo comperò Putiphar Egiziano eunuco di Faraone, capitano dell'esercito degl'Ismaeliti, che ve l'aveano condotto.2E il Signore era con lui, e gli riusciva bene tutto quel che faceva: e abitava nella casa del suo padrone,3Il quale benissimo conoscea, che era con lui il Signore, e conduceva a buon fine tutto quello che intraprendeva.4E Giuseppe trovò grazia dinanzi al suo padrone, e lo serviva, ed essendogli stata data da lui la soprintendenza di tutte le cose, governava la casa a sé affidata, e tutti i beni rimessi nelle sue mani.5E il Signore benedisse la casa dell'Egiziano per amor di Giuseppe, e moltiplicò tutte le facoltà di lui tanto in casa, come alla campagna,6Ed egli non avea altro pensiero, che di mettersi a tavola a mangiare. Or Giuseppe era di volto avvenente, e di graziosa presenza.7Passato adunque assai tempo, la padrona fissò i suoi occhi sopra Giuseppe, e disse: Dormi meco.8Il quale non acconsentendo all'opera indegna, le disse: Tu vedi come il mio padrone avendo rimessa ogni cosa nelle mie mani, non sa quel che si abbia in sua casa:9E veruna cosa non è, ch'ei non abbia a me affidata, e di cui non m'abbia fatto padrone, fuori di te, che sei sua moglie: come adunque poss'io fare questo male, e peccare contro il mio Dio?10Cogli stessi discorsi ogni dì e la donna inquietava il giovinetto, ed egli ricusava di peccare.11Ma avvenne, che un dì Giuseppe entrò in casa, e si pose a far qualche cosa non avendo alcun con sé:12E quella, preso l'orlo del suo mantello, gli disse: Vieni con me. Ma egli lasciato in man di lei il mantello, si fuggì fuori di casa.13E la donna veggendo in sue mani il mantello, e sé disprezzata:14Chiamò a sé la gente di casa, e disse loro: Ecco che egli ha condotto qua quest'uomo Ebreo, perché ci facesse vergogna. Egli è venuto a trovarmi per peccare con me: e avendo io alzato le grida,15Egli all'udir la mia voce ha lasciato il mantello, per cui io lo teneva, e si è fuggito.16In prova adunque della serbata fede fece veder al marito tornato a casa il mantello ritenuto,17E disse: È venuto a trovarmi quel servo Ebreo, che tu hai condotto a svergognarmi:18Il quale, sentito come io alzava le grida, ha lasciato il mantello, che io teneva, ed è scappato.19Tali cose avendo udite il padrone troppo facile a credere alle parole della moglie, ne concepì grande sdegno:20E fece metter Giuseppe nella prigione, in cui erano tenuti i rei di delitto commesso contro del re, ed egli fu quivi rinchiuso.21Ma il Signore fu con Giuseppe, e avendo compassione di lui fece sì, ch'ei trovò grazia dinanzi al provveditore della prigione.22Il quale diede a lui potestà sopra tutti i prigionieri, che erano in quella carcere: e tutto quello che si facea, era fatto per suo ordine.23E quegli non pensava a nulla, avendo dato di ogni cosa l'arbitrio a Giuseppe: perocché il Signore era con lui, e conduceva a buon fine tutto quel ch'ei faceva.

Note:

39,2:Abitava nella casa del suo padrone. Anche questo è detto per dimostrare l'affetto e la stima del padrone verso Giuseppe. Puthipar non lo tenea occupato nelle faccende della campagna, ma nella propria casa, il governo della quale a lui affidò interamente.

39,6:Ed egli non avea altro pensiero ec. Giuseppe pensava a tutto: Il padrone non avea da prendersi pensiero di cosa veruna, fuori che di mangiare e di bere. E' una maniera di proverbi.

39,7:Passato assai tempo, la padrona ec. Egli dovea avere venti sette anni, quando avvenne quello, che qui si racconta; ed erano circa dieci anni, ch'egli serviva nella casa di Putiphar.

39,9:E peccare contro il mio Dio? I sentimenti del santissimo giovine furono in simile occasione ripetuti da una castissima donna; egli è meglio per me il cadere nella mani vostre senza aver fatto il male, che il peccare al cospetto del Signore, Dan. XIII. 22.

39,12:Si fuggì fuori da casa. Sopra queste parole S. Agostino serm. 250. Giuseppe per sottrarsi all'impudica padrona fuggì. Impara tu nei pericoli d'impurità a prender la fuga, se vuoi ottenere la palma della castità... Di tutti i combattimenti del Cristiano i più duri e difficili sono quelli della castità, ne' quali quotidiana e la pugna, rara la vittoria: in questi adunque non può non mancare al cristiano un quotidiano martirio; imperochè se Cristo è castità e verità e giustizia, e se ch'insidia a questa, è persecutore, colui, che le difende negli altri e in se stesso le custodisce, sarà martire.

39,16:Fece vedere al marito il mantello. Se il marito fosse stato capace di ben riflettere questo mantello, che ella avea ritenuto, evidentemente provava chi dei due avese voluto far violenza.

39,21:Fece sì, ch'ei trovò grazia ec. Questo principe, o sia provveditore della carcere era lo stesso Putiphare, il quale dovette ben riconoscere l'innocenza di Giuseppe: e diminui la sua pena, senza però liberarlo affin di salvar l'onore della moglie. Cosi il Pererio. Vedi cap. XLI. 12. ed è ancora molto probabile, che lo stesso Putiphare fu quegli che diede la sua figliuola per moglie a Giuseppe. Gli uomini non vorrebbero (osserva il Grisostomo) che Dio lasciasse cosi sovente cadere i giusti nell'afflizioni; ma li liberasse e li tenesse in perfetta tranquillità; ma non è ella cosa più degna di Dio, e più degna dell'amore, ch'egli ha poi medesimi giusti, l'esercitare la loro virtù e far conoscere quello, ch'egli può fare in essi, e finalmente far si che le afflizioni stesse e le tentazioni divengan per essi occasione di grande allegrezza? Ecco di fatti un giusto calunniato e messo in prigione, divenuto vero martire della castità, come notò S. Ambrogio, il quale libero in certo modo tra tutti quei rei, rispettato e amato da tutti esercita un'assoluta potestà sopra tutti i compagni, come se tra essi fosse stato mandato non come uno di essi, ma come loro provveditore e consolatore. Ma tutto questo è un nulla in paragone della gloria, a cui la Provvidenza vuole innalzare Giuseppe col mezzo steso della sua umiliazione e della sua prigionia.
Il Giusto per eccellenza, il Cristo, di cui Giuseppe e sempre figura, poté essere calunniato, tradito, confuso co' peccatori per la malignità di una perversa donna, la sinagoga; ma nella stessa sua umiliazione egli eserciterà una potestà suprema e divina a consolazione e salute dei peccatori, e dal suo sepolcro uscirà pieno di gloria, e riconosciuto e adorato come vero Dio e unico salvatore di tutte le genti.