Scrutatio

Lunedi, 3 giugno 2024 - San Carlo Lwanga ( Letture di oggi)

Esther 16


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VULGATABIBBIA VOLGARE
1 Rex magnus Artaxerxes ab India usque Æthiopiam, centum viginti septem provinciarum ducibus ac principibus qui nostræ jussioni obediunt, salutem dicit.1 Questo è lo esempio della epistola dello re Artaserse, la qual lui mandò in favore degli Giudei a tutte le sue provincie; e non si trova in li libri Ebrei,
Lo grande re Artaserse dall' India insino alla Etiopia, in cento XXVII provincie, a tutti i prìncipi e rettori e vicarii, i quali sono sotto la nostra suggezione, salute (e buono amore).
2 Multi bonitate principum et honore, qui in eos collatus est, abusi sunt in superbiam :2 Per molto amore e stato, che alcuno hae avuto dalla nostra signoria, sono saliti in superbia (tanto che i loro compagni riputavano a nulla).
3 et non solum subjectos regibus nituntur opprimere, sed datam sibi gloriam non ferentes, in ipsos qui dederunt, moliuntur insidias.3 E non solo cercano di opprimere li sudditi alli re, ma (la sentenza regale per loro consiglio hanno voluto rompere, e) delli loro onori non sono stati conoscenti; e hanno cercato di procurare insidie contro a quelli dalli quali sono stati onorati (e hanno ricevuto questi onori).
4 Nec contenti sunt gratias non agere beneficiis, et humanitatis in se jura violare, sed Dei quoque cuncta cernentis arbitrantur se posse fugere sententiam.4 E credendo essere d' ogni cosa degni, e contro a coloro, i quali tutti i nostri comandamenti senza alcuno difetto osservano, e nelle loro operazioni sono degni di essere onorati,
5 Et in tantum vesaniæ proruperunt, ut eos qui credita sibi officia diligenter observant, et ita cuncta agunt ut omnium laude digni sint, mendaciorum cuniculis conentur subvertere,5 con loro mentiri proponendo a noi il falso, contra di loro falsa sentenzia hanno fatta dare; e questo è per molte parole false, le quali tutto dì alla nostra presenza riportavano; e perciò che sempre abbiamo loro creduto, imaginando che fossero leali alla corona, sì lo credemmo.
6 dum aures principum simplices, et ex sua natura alios æstimantes, callida fraude decipiunt.6 Onde si de' provvedere che la sentenza data non venga ad effetto, non riputando che dalla nostra parte sia largita; ma fassi per tornare alla veritade e alla giustizia.
7 Quæ res et ex veteribus probatur historiis, et ex his quæ geruntur quotidie, quomodo malis quorumdam suggestionibus regum studia depraventur.7 E sì come tutte le antiche istorie provano, e per le cose che ogni giorno accadono, come per male relazioni d'alcuni li pensieri delli re sono depravali;
8 Unde providendum est paci omnium provinciarum.8 però voglio dare provisione alla pace di tutte le provincie.
9 Nec putare debetis, si diversa jubeamus, ex animi nostri venire levitate, sed pro qualitate et necessitate temporum, ut reipublicæ poscit utilitas, ferre sententiam.
9 E anco non dovete pensare, che se noi comandiamo diverse cose, che questo proceda per nostra leggerezza, ma per la condizione e necessità de' tempi, acciò che la utilità della cosa publica possi fare giudicio.
10 Et ut manifestius quod dicimus intelligatis, Aman filius Amadathi, et animo et gente Macedo, alienusque a Persarum sanguine, et pietatem nostram sua crudelitate commaculans, peregrinus a nobis susceptus est :10 Ma perciò che lo intendimento mio abbiate più certo, io vi manifesteroe che questo male ha voluto fare Aman figliuolo di Amadati, e dell' animo e della nazione di Macedonia, forestiere alla gente di Persia, occultandosi a noi la sua malizia per la nostra benignità. Venendo a noi forestiere, in grande stato lo ricevemmo.
11 et tantam in se expertus humanitatem, ut pater noster vocaretur, et adoraretur ab omnibus post regem secundus :11 E intanto lo avemo fatto grande, che di tutta la gente secondo allo re era onorato e adorato.
12 qui in tantum arrogantiæ tumorem sublatus est, ut regno privare nos niteretur et spiritu.12 E a tanto era venuto, che desiderava di levarci dalla nostra potenza per possederla a sè.
13 Nam Mardochæum, cujus fide et beneficiis vivimus, et consortem regni nostri Esther cum omni gente sua, novis quibusdam atque inauditis machinis expetivit in mortem :13 E a Mardocheo il quale è a noi grazioso, e alla regina Ester la quale è nostra donna, e a tutti quelli della gente loro, con suoi inganni sì fece dare sentenza di morte;
14 hoc cogitans ut illis interfectis, insidiaretur nostræ solitudini, et regnum Persarum transferret in Macedonas.14 imaginando (che) morti costoro (e io rimanendo con poca gente) di volere egli a me resistere, e il regno di Persia fare tornare alla gente di Macedonia.
15 Nos autem a pessimo mortalium Judæos neci destinatos, in nulla penitus culpa reperimus, sed e contrario justis utentes legibus,15 E non tanto ch' io disaminando il popolo giudaico, loro trovassi degni di morte, anzi gli trovai.degni d'ogni grazia; imperciò ch' erano osservatori della legge (e di tutti i nostri comandamenti),
16 et filios altissimi et maximi semperque viventis Dei, cujus beneficio et patribus nostris et nobis regnum est traditum, et usque hodie custoditur.16 e sempre sono stati figliuoli di Dio altissimo vivente, per lo beneficio del quale n'è stato dato questo reame dal tempo degli antichi nostri, ed ecci stato custodito insino al dì d' oggi.
17 Unde eas litteras, quas sub nomine nostro ille direxerat, sciatis esse irritas.17 E imperciò le lettere, le quali (quello maledetto) Aman mandoe incontro a questo popolo, io le revoco e facciole vane.
18 Pro quo scelere ante portas hujus urbis, id est, Susan, et ipse qui machinatus est, et omnis cognatio ejus pendet in patibulis : non nobis, sed Deo reddente ei quod meruit.18 Ed egli che diede questo consiglio e la sua gente sono dinanzi alla porta di Susa impiccati per la gola, non per nostra operazione, ma per operazione di Dio rendendogli quello che meritava.
19 Hoc autem edictum, quod nunc mittimus, in cunctis urbibus proponatur, ut liceat Judæis uti legibus suis.19 Il comandamento, ch' io ora vi comando, è questo a tutti i Giudei sia lecito osservare la sna legge (senza alcuno impedimento);
20 Quibus debetis esse adminiculo, ut eos qui se ad necem eorum paraverant, possint interficere tertiadecima die mensis duodecimi, qui vocatur Adar.20 e che coloro, i quali erano alla loro morte apparecchiati, che loro ne possano prendere vendetta buona e questo si faccia a' XIII dì del mese di Adar.
21 Hanc enim diem, Deus omnipotens, mœroris et luctus, eis vertit in gaudium.21 E questo giorno hae Iddio a loro dalla tristizia recato in allegrezza.
22 Unde et vos inter ceteros festos dies, hanc habetote diem, et celebrate eam cum omni lætitia, ut et in posterum cognoscatur,22 E perciò volemo che questo giorno fra l'altre feste sia nominato, e fattone grande solennitade, acciò che in perpetuo si ricordi,
23 omnes qui fideliter Persis obediunt, dignam pro fide recipere mercedem ; qui autem insidiantur regno eorum, perire pro scelere.23 che coloro che osservano i comandamenti nostri siano meritati, e che coloro che contra ne fanno siano puniti.
24 Omnis autem provincia et civitas quæ noluerit solemnitatis hujus esse particeps, gladio et igne pereat, et sic deleatur, ut non solum hominibus, sed etiam bestiis invia sit in sempiternum, pro exemplo contemptus et inobedientiæ.24 E tutte quelle provincie, cittadi, (castella o ville) che non volessero questo osservare, di coltello e di fuoco siano puniti (e giudicati); e non tanto che gli uomini muoiano, ma insino alle bestie siano deradicati, acciò che niuno giammai ardisca di prevaricare i comandamenti nostri in perpetuo.