Scrutatio

Mercoledi, 15 maggio 2024 - Sant'Isidoro agricoltore ( Letture di oggi)

Sapienza 15


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LA SACRA BIBBIABIBBIA RICCIOTTI
1 Ma tu, nostro Dio, sei buono e fedele, longanime e governi ogni cosa con misericordia.1 Ma tu, o Dio nostro, sei benigno e fedele, sei longanime e tutto governi con misericordia.
2 Anche se pecchiamo, siamo tuoi, perché riconosciamo la tua potenza, ma non peccheremo, sapendo che apparteniamo a te.2 Perchè, anche se pecchiamo, noi slam tuoi, conoscendo la tua potenza; ma non peccheremo, sapendo d'esser annoverati tra i tuoi!
3 Conoscere te, infatti, è perfetta giustizia e riconoscere la tua potenza è radice d'immortalità.3 Il conoscer te è perfetta giustizia, e il saper la tua giustizia e potenza è radice d’immortalità.
4 Non ci fece errare la malvagia invenzione degli uomini, né la vana fatica dei pittori, figure imbrattate di vari colori,4 Non ci ha sedotti noi nè maliziosa invenzione di uomini, nè sterile lavoro d'ombreggiata pittura, un'immagine impiastrata di vari colori,
5 la cui vista eccita la brama dello stolto e fa desiderare la figura esanime di un'immagine morta.5 la cui vista desta nell'insensato la passione, onde s'innamora della figura senz'anima d’una morta immagine.
6 Amanti del male e degni di simili speranze sono quanti li fanno, li desiderano e li onorano.6 Amanti del male, degni son di sperare in tali cose cosi quel che le fabbricano, come coloro che le amano e adorano.
7 Un vasaio, impastando con fatica la molle argilla, modella ogni cosa a nostro servizio. Ma dalla stessa argilla sono plasmati vasi destinati a usi nobili e quelli contrari, tutti allo stesso modo; quale debba essere l'uso di ciascuno di essi, giudice è il vasaio.7 I1 vasaio invero, impastando con fatica la molle terra, forma ogni sorta di vasi a nostro servizio, e dalla stessa argilla egli forma i vasi che servono a nobili usi e quelli, parimenti, che son tutto il contrario: qual poi abbia ad esser l'uso de' [singoli vasi], n'è giudice il vasaio.
8 Dalla stessa argilla, con dannosa fatica, plasma una divinità vana, egli che, nato da poco dalla terra, tra poco ritornerà là donde fu tratto, quando gli sarà richiesto di rendere ragione dell'anima.8 Cosi anche, con male spesa fatica, plasma un dio dalla medesima argilla, egli che da poco è nato dalla terra e ritornerà dopo poco a quella [terra] donde fu tratto, quando gli sarà ridomandata l'anima che ha in prestito.
9 Ma egli non si preoccupa di dover presto morire, né di avere una vita breve; anzi gareggia con orefici e argentieri, imita i lavoratori di bronzo e reputa un vanto modellare cose false.9 Ma egli non si preoccupa ch'è per esaurirsi, nè che ha breve la vita; ma rivaleggia con gli orefici e gli argentieri e imita i bronzisti e pone la sua gloria nel formar [riproduzioni] vane.
10 Polvere è il suo cuore, la sua speranza più vile della terra e la sua vita più spregevole dell'argilla,10 Cenere è il suo cuore, e più vile della terra la sua speranza, e più spregevole della creta la sua vita.
11 perché non conosce chi l'ha plasmato, chi gli ispirò un'anima attiva e chi gli infuse uno spirito vitale.11 Perchè ignora colui che l'ha formato e gli ha ispirato un'anima attiva e soffiato in lui uno spirito di vita;
12 Ma stimò la nostra vita un gioco da bambini e l'esistenza un mercato vantaggioso. Dice: "Da qualunque parte, anche dal male, è necessario guadagnare".12 ma pensa che uno spasso sia la nostra vita; e l’esistenza un gran mercato da guadagno, e che bisogna fare acquisti come che sia, anche col male.
13 Egli infatti più di tutti sa di peccare, producendo con materia tratta dalla terra fragili vasi e idoli.13 Egli sa infatti che più d'ogni altro pecca, formando dalla [medesima] materia argillosa fragili vasi e scolpite immagini.
14 Ma fra tutti, più insensati e miseri dell'anima di un bambino, sono i nemici del tuo popolo che l'hanno oppresso,14 Ma insensati tutti e più meschini dell'anima d'un superbo sono i nemici del tuo popolo, i suoi oppressori.
15 perché considerarono dèi anche tutti gli idoli delle genti, i quali non hanno né l'uso degli occhi per vedere, né narici per aspirare aria, né orecchie per sentire, né dita delle mani per palpare e i loro piedi sono inutili per camminare.15 Perchè tutti gl'idoli delle genti essi ebber per dèi, che [pur] non han nè l'uso degli occhi per vedere, nè narici per aspirar l'aria, nè orecchi per udire, nè dita delle mani per palpare, e i cui piedi sono incapaci di camminare!
16 Li ha fatti un uomo e li ha plasmati chi ha preso in prestito lo spirito: nessun uomo infatti può plasmare un dio simile a sé.16 Un uomo invero li fece, e chi aveva avuto in prestito lo spirito li plasmò. Or non c'è uomo che possa fare un dio simile a sè;
17 Essendo mortale, con mani empie forma una cosa morta: è migliore lui dei suoi idoli, perché egli è vissuto, mentre quelli giammai.17 ma, essendo mortale, una cosa morta e, fa con l'empie [sue] mani. Egli pertanto è da più degli oggetti che adora, perchè lui almeno, pur essendo mortale, ebbe vita, ma quelli non mai!
18 Ma essi onorano anche gli animali più odiosi: infatti paragonati agli altri, per stupidità, sono inferiori;18 Ma anche gli animali più ripugnanti essi adorano, che quanto a brutalità son peggiori degli altri.
19 né accade che siano tanto belli da rendersi desiderabili come alla vista degli altri animali; anzi sono sfuggiti anche alla lode di Dio e alla sua benedizione.19 E neppure all’aspetto può alcuno vedere In questi animali qualcosa di buono; ma sfuggirono alla lode di Dio e alla sua benedizione.