Scrutatio

Mercoledi, 15 maggio 2024 - Sant'Isidoro agricoltore ( Letture di oggi)

Sapienza 15


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LA SACRA BIBBIABIBBIA CEI 2008
1 Ma tu, nostro Dio, sei buono e fedele, longanime e governi ogni cosa con misericordia.1 Ma tu, nostro Dio, sei buono e veritiero,
sei paziente e tutto governi secondo misericordia.
2 Anche se pecchiamo, siamo tuoi, perché riconosciamo la tua potenza, ma non peccheremo, sapendo che apparteniamo a te.2 Anche se pecchiamo, siamo tuoi, perché conosciamo la tua potenza;
ma non peccheremo più, perché sappiamo di appartenerti.
3 Conoscere te, infatti, è perfetta giustizia e riconoscere la tua potenza è radice d'immortalità.3 Conoscerti, infatti, è giustizia perfetta,
conoscere la tua potenza è radice d’immortalità.
4 Non ci fece errare la malvagia invenzione degli uomini, né la vana fatica dei pittori, figure imbrattate di vari colori,4 Non ci indusse in errore né l’invenzione umana di un’arte perversa,
né il lavoro infruttuoso di coloro che disegnano ombre,
immagini imbrattate di vari colori,
5 la cui vista eccita la brama dello stolto e fa desiderare la figura esanime di un'immagine morta.5 la cui vista negli stolti provoca il desiderio,
l’anelito per una forma inanimata di un’immagine morta.
6 Amanti del male e degni di simili speranze sono quanti li fanno, li desiderano e li onorano.6 Amanti di cose cattive e degni di simili speranze
sono coloro che fanno, desiderano e venerano gli idoli.
7 Un vasaio, impastando con fatica la molle argilla, modella ogni cosa a nostro servizio. Ma dalla stessa argilla sono plasmati vasi destinati a usi nobili e quelli contrari, tutti allo stesso modo; quale debba essere l'uso di ciascuno di essi, giudice è il vasaio.7 Un vasaio, impastando con fatica la terra molle,
plasma per il nostro uso ogni vaso.
Ma con il medesimo fango modella
i vasi che servono per usi nobili
e quelli per usi contrari, tutti allo stesso modo;
quale debba essere l’uso di ognuno di essi
lo giudica colui che lavora l’argilla.
8 Dalla stessa argilla, con dannosa fatica, plasma una divinità vana, egli che, nato da poco dalla terra, tra poco ritornerà là donde fu tratto, quando gli sarà richiesto di rendere ragione dell'anima.8 Quindi, mal impiegando la fatica,
con il medesimo fango plasma un dio vano,
egli che, nato da poco dalla terra,
tra poco ritornerà alla terra da cui fu tratto,
quando gli sarà richiesta l’anima, avuta in prestito.
9 Ma egli non si preoccupa di dover presto morire, né di avere una vita breve; anzi gareggia con orefici e argentieri, imita i lavoratori di bronzo e reputa un vanto modellare cose false.9 Tuttavia egli si preoccupa non perché sta per morire
o perché ha una vita breve,
ma di gareggiare con gli orafi e con gli argentieri,
di imitare coloro che fondono il bronzo,
e ritiene un vanto plasmare cose false.
10 Polvere è il suo cuore, la sua speranza più vile della terra e la sua vita più spregevole dell'argilla,10 Cenere è il suo cuore,
la sua speranza più vile della terra,
la sua vita più spregevole del fango,
11 perché non conosce chi l'ha plasmato, chi gli ispirò un'anima attiva e chi gli infuse uno spirito vitale.11 perché disconosce colui che lo ha plasmato,
colui che gli inspirò un’anima attiva
e gli infuse uno spirito vitale.
12 Ma stimò la nostra vita un gioco da bambini e l'esistenza un mercato vantaggioso. Dice: "Da qualunque parte, anche dal male, è necessario guadagnare".12 Ma egli considera la nostra vita come un gioco da bambini,
l’esistenza un mercato lucroso.
Egli dice che da tutto, anche dal male, si deve trarre profitto.
13 Egli infatti più di tutti sa di peccare, producendo con materia tratta dalla terra fragili vasi e idoli.13 Costui infatti sa di peccare più di tutti,
fabbricando con materia terrestre fragili vasi e statue.
14 Ma fra tutti, più insensati e miseri dell'anima di un bambino, sono i nemici del tuo popolo che l'hanno oppresso,14 Ma sono tutti stoltissimi e più miserabili di un piccolo bambino
i nemici del tuo popolo, che lo hanno oppresso.
15 perché considerarono dèi anche tutti gli idoli delle genti, i quali non hanno né l'uso degli occhi per vedere, né narici per aspirare aria, né orecchie per sentire, né dita delle mani per palpare e i loro piedi sono inutili per camminare.15 Perché essi considerarono dèi anche tutti gli idoli delle nazioni,
i quali non hanno né l’uso degli occhi per vedere,
né narici per aspirare aria,
né orecchie per udire,
né dita delle mani per toccare,
e i loro piedi non servono per camminare.
16 Li ha fatti un uomo e li ha plasmati chi ha preso in prestito lo spirito: nessun uomo infatti può plasmare un dio simile a sé.16 Infatti li ha fabbricati un uomo,
li ha plasmati uno che ha avuto il respiro in prestito.
Ora nessun uomo può plasmare un dio a lui simile;
17 Essendo mortale, con mani empie forma una cosa morta: è migliore lui dei suoi idoli, perché egli è vissuto, mentre quelli giammai.17 essendo mortale, egli fabbrica una cosa morta con mani empie.
Egli è sempre migliore degli oggetti che venera,
rispetto ad essi egli ebbe la vita, ma quelli mai.
18 Ma essi onorano anche gli animali più odiosi: infatti paragonati agli altri, per stupidità, sono inferiori;18 Venerano anche gli animali più ripugnanti,
che per stupidità, al paragone, risultano peggiori degli altri.
19 né accade che siano tanto belli da rendersi desiderabili come alla vista degli altri animali; anzi sono sfuggiti anche alla lode di Dio e alla sua benedizione.19 Non sono tali da invaghirsene,
come capita per il bell’aspetto di altri animali;
furono persino esclusi dalla lode e dalla benedizione di Dio.