Scrutatio

Domenica, 12 maggio 2024 - Santi Nereo e Achilleo ( Letture di oggi)

Cantico 4


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DIODATINOVA VULGATA
1 Eccoti bella, amica mia, eccoti bella; I tuoi occhi, per entro la tua chioma, Somigliano que’ de’ colombi; I tuoi capelli son come una mandra di capre lisce, Del monte di Galaad.1 Quam pulchra es, amica mea,
quam pulchra es:
oculi tui columbarum
per velamen tuum.
Capilli tui sicut grex caprarum,
quae descenderunt de monte Galaad;
2 I tuoi denti son come una mandra di pecore tutte uguali, Che salgono fuor del lavatoio, Ed hanno tutte due gemelli, Senza che ve ne sia alcuna senza figlio.2 dentes tui sicut grex tonsarum,
quae ascenderunt de lavacro:
omnes gemellis fetibus,
et sterilis non est inter eas.
3 Le tue labbra somigliano un filo tinto in iscarlatto, E il tuo parlare è grazioso; La tua tempia, per entro la tua chioma, Pare un pezzo di melagrana.3 Sicut vitta coccinea labia tua,
et eloquium tuum dulce;
sicut fragmen mali punici, ita genae tuae
per velamen tuum.
4 Il tuo collo somiglia la torre di Davide, Edificata per gli esercizii dell’armi, Alla quale sono appiccati mille scudi, Tutte le targhe de’ prodi.4 Sicut turris David collum tuum,
quae aedificata est cum propugnaculis:
mille clipei pendent ex ea,
omnis armatura fortium.
5 I tuoi due seni Son come due cavrioletti gemelli, Che pasturano fra i gigli.5 Duo ubera tua sicut duo hinnuli,
capreae gemelli,
qui pascuntur in liliis.
6 Finchè spiri l’aura del giorno, E che le ombre se ne fuggano, Io me ne andrò al monte della mirra, Ed al colle dell’incenso.6 Antequam aspiret dies,
et festinent umbrae,
vadam ad montem myrrhae
et ad collem turis.
7 Tu sei tutta bella, amica mia, E non vi è difetto alcuno in te7 Tota pulchra es, amica mea,
et macula non est in te.
8 Vieni meco dal Libano, o Sposa, Vieni meco dal Libano; Riguarda dalla sommità di Amana, Dalla sommità di Senir, e di Hermon, Da’ ricetti de’ leoni, Da’ monti de’ pardi.8 Veni de Libano, sponsa,
veni de Libano,
ingredere;
respice de capite Amana,
de vertice Sanir et Hermon,
de cubilibus leonum,
de montibus pardorum.
9 Tu mi hai involato il cuore, o Sposa, sorella mia; Tu mi hai involato il cuore con uno de’ tuoi occhi, Con uno de’ monili del tuo collo.9 Vulnerasti cor meum, soror mea, sponsa,
vulnerasti cor meum in uno oculorum tuorum
et in uno monili torquis tui.
10 Quanto son belli i tuoi amori, o Sposa, sorella mia! Quanto son migliori i tuoi amori che il vino! E l’odor de’ tuoi olii odoriferi più eccellenti che tutti gli aromati!10 Quam pulchri sunt amores tui, soror, mea sponsa;
meliores sunt amores tui vino,
et odor unguentorum tuorum super omnia aromata.
11 O Sposa, le tue labbra stillano favi di miele; Miele e latte è sotto alla tua lingua; E l’odor de’ tuoi vestimenti è come l’odor del Libano.11 Favus distillans labia tua, sponsa;
mel et lac sub lingua tua,
et odor vestimentorum tuorum
sicut odor Libani.
12 O Sposa, sorella mia, tu sei un orto serrato, Una fonte chiusa, una fontana suggellata.12 Hortus conclusus, soror mea, sponsa,
hortus conclusus, fons signatus;
13 Le tue piante novelle sono un giardino di melagrani, E d’altri alberi di frutti deliziosi; Di piante di cipro e di nardo;13 propagines tuae paradisus malorum punicorum
cum optimis fructibus,
cypri cum nardo.
14 Di nardo e di gruogo; di canna odorosa, e di cinnamomo, E d’ogni albero d’incenso; Di mirra, e d’aloe, E d’ogni più eccellente aromato14 Nardus et crocus,
fistula et cinnamomum
cum universis lignis turiferis,
myrrha et aloe
cum omnibus primis unguentis.
15 O fonte degli orti, O pozzo d’acque vive, O ruscelli correnti giù dal Libano!15 Fons hortorum,
puteus aquarum viventium,
quae fluunt impetu de Libano.
16 Levati, Aquilone, e vieni, Austro; Spira per l’orto mio, e fa’ che i suoi aromati stillino. Venga l’amico mio nel suo orto, E mangi il frutto delle sue delizie16 Surge, aquilo,
et veni, auster;
perfla hortum meum,
et fluant aromata illius.