Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Giudici 11


font

E fatto giudice Jephte, il quale acceso da spirito divino primieramente espone sue ragioni al re degli Ammoniti; e di poi avendoli vinti per ragione di un voto fatto temerariamente a Dio, sacrifica l'unica sua figliuola.

1Era in quel tempo Jephte di Galaad uomo valorosissimo nel mestiero dell'armi, figliuolo di Galaad, e di una donna meretrice.2Or Galaad avea moglie, e da lei ebbe de' figliuoli, i quali cresciuti in età cacciarono Jephte dicendo: Tu non puoi esser erede nella casa del padre nostro, perchè se’ nato di un'altra donna.3Ed egli fuggendo, e nascondendosi a loro, abitò nella terra di Tob: e si adunarono presso di lui degli uomini miserabili che viveano di preda, e lo seguitavano come loro principe.4In que' giorni combattevano i figliuoli di Ammon contro Israele.5E avendolo quelli ridotto in grandi strettezze, andarono i seniori di Galaad a prendere dalla terra di Tob Jephte per loro soccorso,6E dissero a lui: Vieni, e sii nostro principe, e combatti contro i figliuoli di Ammon.7Ma egli rispose loro: Non siete voi quegli che mi odiate, e mi avete scacciato dalla casa del padre mio? E adesso stretti dalla necessità ricorrete a me.8E i principi di Galaad dissero a Jephte: Per questo appunto siamo ora venuti da te; affinchè tu venga con noi, e combatta contro i figliuoli di Ammon, e sii condottiero di tutti quelli che abitano in Galaad.9Ma Jephte rispose loro: Se veramente siete venuti a trovarmi, affinchè io combatta per voi contro i figliuoli di Ammon, quando egli avvenga che il Signore li dia in mio potere, sarò il vostro principe?10E quelli risposero a lui: II Signore che ascolta queste cose, egli è mezzano, e testimone, come noi adempiremo le nostre promesse.11Andò adunque Jephte co' principi di Galaad, e tutto il popolo lo creò suo principe. E parlò Jephte di tutte le cose sue dinanzi al Signore in Maspha.12E mandò ambasciadori al re de' figliuoli di Ammon, i quali a suo nome dicessero: Che hai da fare con me tu, che ti se' mosso contro di me e dai il guasto al mio paese?13Ma quegli rispose loro: Israele occupò il mio paese in venendo dall'Egitto da' confini di Arnon sino a Jaboc, e al Giordano: ora adunque rendilo a me colle buone.14Jephte pe' medesimi uomini diede risposta, e comandò loro di dire al re di Ammon:15Queste cose dice Jephte: Israele non si prese la terra di Moab, nè la terra de' figliuoli di Ammon;16Ma allorché uscirono dall'Egitto, camminarono pel deserto fino al mar Rosso, e giunti a Cades,17Mandarono ambasciadori al re di Edom, dicendo: Permettici di passare per la tua terra. Ma egli non volle esaudire queste preghiere. Mandarono anche al re di Moab, il quale negò anch'egli con disprezzo di concedere il transito; ond'essi si fermaron in Cades.18E costeggiò la terra di Edom, e la terra di Moab, e arrivò verso la parte orientale della terra di Moab, e pose il campo di là da Arnon, e non volle mettere il piede dentro i confini di Moab; perocché Arnon è il confine della terra di Moab.19Mandò adunque Israele ambasciadori a Sehon re degli Amorrhei che abitava in Hesebon, i quali gli dissero: Permettici di passare pel tuo paese sino al fiume.20Ma egli pure disprezzando le parole d'Israele non gli permise di passare dentro i suoi confini, ma, radunata una immensa moltitudine, si mosse contro di lui fino a Jasa, e si opponeva a lui con gran forza.21Ma il Signore diede lui, e tutto il suo esercito in potere d'Israele, il quale lo sconfisse, e divenne padrone di tutta la terra degli Amorrhei che abitavano in quella regione,22E di tutto quello che era compreso dentro i loro confini dall'Arnon sino a Jaboc, e dalla solitudine sino al Giordano.23Avendo adunque il Signore Dio cacciati gli Amorrhei per mezzo d'Israele suo popolo che fece guerra contro di essi, tu vuoi adesso esser padrone della lor terra?24Non è egli vero che è di tua ragione tutto quello che appartiene al tuo dio Chamos? Sarà adunque di nostra proprietà tutto quello che il Signore Dio nostro acquistò colla vittoria:25Se pure tu forse non sei qualche cosa di più che Balac figliuolo di Sephor re di Moab; ovvero hai da far vedere che questi abbia mosso querela ad Israele, e abbia impugnate le armi contro di lui,26Per tutto il tempo che questi ha abitato in Hesebon, e ne' suoi villaggi, e in Aroer, e ne' suoi villaggi, e in tutte quante le città vicine al Giordano, cioè per trecento anni. Per qual ragione in si lungo spazio di tempo nulla tentaste, e nulla aveste da ripetere?27Non fo adunque io torto a te, ma tu male ti porti contro di me, intimandomi una guerra non giusta. Giudichi il Signore arbitro in questo dì tra Israele, e i figliuoli di Ammon.28Ma il re de' figliuoli di Ammon non volle restar appagato delle parole di Jephte riferite a lui dagli ambasciadori.29Entrò adunque in Jephte io spirito del Signore, ed egli andò in giro per tutto il paese di Galaad, e di Manasse, e di Maspha di Galaad, e di là si avanzò verso i figliuoli di Ammon.30E fece voto al Signore, e disse: Se tu darai in mio potere i figliuoli di Ammon,31Il primo, chiunque egli sia, che uscirà dalle porte di casa mia, e verrà incontro a me nel ritornar che farò vincitore de' figliuoli di Ammon, l'offerirò in olocausto al Signore.32E Jephte andò contro i figliuoli di Ammon per combatterli: e il Signore li diede nelle sue mani.33Ed espugnò venti città da Aroer sino a Mennith, e sino ad Abel che è circondata di vigne, sconfitta grande oltre modo colla quale furono abbattuti i figliuoli di Ammon da' figliuoli d'Israele.34Ma nel ritornar che faceva Jephte a casa sua in Maspha, gli andò incontro la sua unica figlia (imperocché non avea egli altri figliuoli) menando carole al suono di timpani.35E com'ei l’ebbe veduta, stracciò le sue vesti, e disse: Ahi, figliuola mia! Tu mi hai ingannato, e ti se' ingannata anche tu: perocché io ho data parola al Signore, e non potrò fare altra cosa.36Rispose ella a lui: Padre mio, se tu hai data parola al Signore, fa di me quello che hai promesso, essendo stato a te conceduto di far vendetta dei tuoi nemici, e di vincerli.37E disse di poi al padre: Questo solo concedimi, di che ti prego. Lasciami andar per due mesi girando attorno pe' monti colle mie compagne a piangere la mia verginità.38Ed ei rispose: Va pure. E lasciolla andare per due mesi: ed ella partì colle sue compagne, e amiche, e piangeva su' monti la sua verginità.39E finiti i due mesi se ne tornò al padre, ed egli fece di lei quel che avea promesso con voto, ed ella non conobbe uomo. E quindi venne in Israele il costume, e si è conservata questa consuetudine,40Che una volta l’anno si radunino insieme le fanciulle d'Israele a piangere la figliuola di Jephte di Galaad per quattro giorni.

Note:

11,1:E di una donna meretrice. Generalmente gl'Interpreti credono, che debba intendersi una concubina presa senza le formalità usate ne' matrimonj, e tenuta in sua casa da Galaad. Certamente o non dee questo termine di meretrice prendersi in questo luogo nell'ordinaria sua significazione (perocchè la donna e il figliuolo stavano in casa di Galaad e Jephte si duole di essere stato cacciato dalla casa del padre, come vedremo), o quando si intenda letteralmente, potremmo credere, che questa donna sia così chiamata per qualche fallo commesso prima di avere sposato il padre di Jephte. Comunque sia, se la nascita di Jephte fu poco onorevole, egli ne levò la macchia col suo valore e colla fortezza dell'animo onde merito di essere innalzato alla suprema dignità in Israele.

11,3:Abitò nella terra di Tob. Paese altrove chiamato Tubim, a settentrione della terra i Galaad.
Che viveano di preda. L'autore della vulgata non ebbe certamente intenzione di diffamare Jephte, facendolo capo di gente non solo mendica; ma che suo mestiere facesse di commettere ladronecci e ruberie. E adunque da notare, che la voce ladro, e il verbo latrocinare non avean quell'odioso significato, che noi ora gli diamo. Veggiamo negli scrittori antichi Latini e Greci, che i latrones erano soldati, e anche scelti, che andavano a servire i principi senza paga, mantenendosi colla preda, che faceano sopra i nemici. Così Jephte, e la sua gente faceano prede nel paese degli Ammoniti e de' Filistei, co' quali avea guerra Israele.

11,7:Non siete voi quegli, che mi avete scacciato, ec. Poteva Jephte parlar cosi a quei seniori, benché non essi, ma i fratelli di lui lo avesser cacciato; perché a questi seniori toccava d'impedire una tale ingiustizia.

11,11:Parlò Jephte di tutte le cose sue dinanzi al Signore in Maspha. In Maspha erano adunati gl'Israeliti, come è detto nel capo precedente, vers. 17. Ivi Jephte fece i suoi patti col popolo, e trattò di tutto quello, che riguardava la guerra, di cui era dichiarato capitano. Quelle parole dinanzi al Signore possono significare il giuramento interposto dall'una e dall'altra parte coll'invocazione del nome del Signore, il quale in ispecial modo era presente alle adunanze del popolo. Vedi Deut. VI. 25., e altrove.

11,13:Israele occupò il mio paese ec. Gli Ebrei vinto Sehon re degli Amorrhei, avevano occupato le terre di suo dominio, tralle quali, Num. XXX. è nominata la terra de' Moabiti soggiogata già prima da Behon: or da questo luogo sembra indicarsi, che anche una parte del paese degli Ammoniti era stata occupata degli Ebrei nel medesimo tempo. Alcuni però son di parere, che il re degli Ammoniti fosse re de' Moabiti, e perciò come sua ridomandi la terra de' Moabiti presa degli Ebrei. Passavo molto amistà tra questi due popoli discesi da' due figliuoli di Lot.

11,21-22:E divenne padrone di tutta la terra degli Amorrhei, ec. Jephte in questo suo ragionamento fa valere queste tre ragioni; primo il diritto di conquista: gli Ebrei avendo fatta guerra giusta contro di Sebon, fecero acquisto di tutto quello, che Sehon già pacificamente possedeva come suo; in secondo luogo fa vedere la disposizione fatta da Dio ( padrone della terra e di tutte le cose ) di quel paese in favor degli Ebrei; e siccome il re di Ammon avrebbe potuto dire: io non conosco questo vostro Dio; Jephte perciò soggiunge: né io conosco Chamos, e se tu tieni per buon acquisto tutto quello, che ti ha dato il tuo dio, io pure posso e debbo tenere tutto quello, che il Signore ha dato a me. Notisi, che gli Ammoniti e i Moabiti aveano occupate le terre, che erano degli Emim, come sta scritto. Deut. II. 10. in terzo luogo Jephte fa valere la prescrizione di trecento anni; nel qual tempo nissuno ha avuto nulla da fine contro il diritto, che creano gli Ebrei sopra quel paese.

11,25:Se pure tu forse non sei qualche cosa di più, che Balac, ec. Balac re di Moab era pien di vita, e signor grande e potente, quando gli Ebrei, ucciso Sehon, si presero il paese tenuto da lui; ed egli non lo ripetè però dagli stessi Ebrei. Tutto quello, che Balac fece, o tentò contro Israele, lo tentò non per riavere le terre occupate dagl' Israeliti, ma per timore di non essere cacciato egli stesso dal trono e dal suo dominio.

11,29:Entrò adunque in Jephte lo spirito del Signore, ec. Dio empiè il cuore di Jephte di zelo e di coraggio e di valore per l'esecuzione dell'impresa a cui lo avea destinato.

11,31:Il primo, chiunque egli sia, che uscirà ec. Secondo questa lezione della nostra vulgata, il voto di Jephte avrebbe per oggetto non veruno degli animali, ch'ei potesse avere in sua casa, ma solamente le persone di sua famiglia, delle quali la prima, che se gli pari davanti al suo ritorno, prometto di offerirla al Signore: e cosi l'intese s. Agostino. Il Cadel e varj moderni suppongono compresi nel voto anche gli animali, e l'Ebreo può avere anche questo senso. Sopra questo voto di Jephte dirò brevemente prima, che considerato in se stesso egli fu temerario e ingiusto: tale è la comune opinione de' Padri, tra' quali s. Girolamo non temè di dire, che Jephte fu stolto nel fare il voto, ed empio nell'adempirlo. Egli fece ( dice s. Agostino ) una cosa proibita dalla legge, e non comandata a lui per veruna speciale intimazione di Dio; anzi lo stesso s. Dottore non dubita, che Dio per punire la temerità di un tal voto permettesse, che la sua unica figliuola fosse quella, che gli venne innanzi la prima dopo la sua vittoria: secondo, che io non ho potuto giammai aderire al sentimento sostenuto da alcuni moderni spositori, i quali senza altro fondamento, che quello delle favole Rabbiniche contraddicendo, per quanto a me sembra, all'espressa testimonianza della Scrittura (vers. 39.), e all'unanime sentenza de' Padri e anche degli antichi maestri della Sinagoga, e a quasi tutti i nostri Interpreti antichi e moderni, pretendono, che Jephte non adempisse il suo voto, ma consacrasse la figlia ad un perpetuo Nazareato. Terzo, se d'altra parte noi rifletteremo, che quest' uomo semplice e militare con pia e retta intenzione si movea fare il suo voto, e perché inevitabile ne crede l'adempimento, con estremo dolore suo lo adempie, sacrificando l'unica figlia; se rifletteremo, ch'egli potè avere in mira il sacrifizio di Abramo, e sperare (come accenna s. Agostino) che Dio accettando il suo buon animo avrebbe impedita la morte della sua figlia, come del figlio di Abramo; se rifletteremo alla grandezza dell'animo, colla quale per amor del pubblico bene si riduce a privarsi della cosa più cara, che avesse al mondo, temendo, che Dio lasciasse di prosperare la repubblica d'Israele, quando egli non isciogliesse il voto fatto per essa; se rifletteremo, che la stessa grandissima vittoria riportata dopo fatto il suo voto, poté confermarlo nell'opinione del debito, che gli correva di adempirlo; se a tali cose vorrem riflettere, potremo facilmente comprendere, donde avvenga, che que' Padri medesimi i quali si sono più fortemente dichiarati contro il voto di Jephte, non lascino di lodarlo per ragion della stessa azione. Se Jephte (dice s. Girolamo in cap. 7. Jerem.) offerì a Dio la vergine figlia, non è gradito il sacrifizio, ma l'animo dell'oblalore. Vedi S. Tommaso 2. 2. q. 88. art. 2. Concludo colle parole di s. Agostino q. 49. in Jud. Jepta meritò gli elogi di Paolo (Heb. XI), e quelli dello Spirito santo (Eccl. XLVI.) per la vita buona e fedele, nella quale dobbiamo credere, che egli morì.

11,36:Padre mio, se tu hai data parola ec. È superiore ad ogni elogio la sommissione, la obbedienza, la pietà verso Dio, l'amore della patria in questa fanciulla. Quello, che in un uomo provetto e sperimentato sarebbe miracolo di virtù e di costanza, divien molto più illustre e grandioso in una fanciulla, dice s. Ambrogio.

11,37:Lasciami andare per due mesi... a piangere la mia verginità. Perché questo? Perché, come dicono gl'interpreti, era una disgrazia il morir vergine, il non lasciare figliuoli, ma che la sterilità, la quale potea considerarsi come pena di qualche occulto peccato, lusso di disdoro ad una donna maritata, questo si vede nella Scritture, particolarmente essendo stato volere espresso di Dio, che la stirpe d'Abramo crescesse e moltiplicasse grandemente; ma che la verginità portasse seco qualche disonore, e fosse una disgrazia lo stato di vergine, questo non si e provato, nè si proverà giammai colle Scritture, nelle quali per lo contrario abbiam veduto degli speciali riguardi verso le vergini (vedi Num. XXXI. 17. ec.), ed esempi di persone riputate assai, le quali elesser di vivere in quello stato. Ma vi è ancora di più, ed è, che tragli stessi Pagani fu rispettata e onorata la verginità, sebben praticata da pochi; quindi la general costumanza delle nazioni di non condannare giammai a morte le vergini: della qual cosa si hanno moltissime testimonianze negli autori profani e negli stessi libri sacri. Sottoscrivo perciò volentieri alla sposizione di un erudito moderno interprete, il quale afferma, che la figliuola di Jephte chiese di andar attorno pe' monti colle sue compagne a piangere la sua verginità non pel disdoro, che a lei ne venisse dal morir tale, ma perché il privilegio di vergine non fosse stato bastante a salvarle la vita per ragion del voto fatto dal padre.