Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Lettera ai Galati 3


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Siccome ad Abramo, così anche ai posteri lo Spirito Santo è stato dato non per le opere della legge, ma per la fede in Cristo. Coloro, che sono sudditi della legge, sono maledetti, perche niuno osserva la legge; ma questa maledizione Cristo la prese sopra di se per liberarne noi; le promesse fatte ad Abramo si adempiono mediante la dede, benchè frattanto fosse data qual pedagogo la legge, la quale non poteva giustificare.

1O Galati mentecatti, chi vi ha affascinati talmente, che non ubbidiate alla verità voi, dinanzi agli occhi de' quali fù già dipinto Gesù Cristo, tra voi crocifisso?2Questo solo bramo di imparar da voi: avete voi ricevuto lo Spirito per le opere della legge, o per l'ubbidienza alla fede?3Siete tanto stolti, che avendo principiato collo Spirito, finite ora colla carne?4Avete patito tanto senza ragione? Se però senza ragione.5Chi adunque da a voi lo Spirito, e opera tra voi i miracoli, lo fa egli per le opere della legge, o per l'ubbidienza alla fede?6Come sta scritto: Abramo credette a Dio, e gli fu imputato a giustizia.7Intendete adunque, che quegli, che sono della fede, son figliuoli di Abramo.8Ma la scrittura prevedendo in futuro, come Dio era per giustificare i Gentili per mezzo della fede, anticipatamente evangelizzò ad Abramo: saranno in te benedette tutte le genti.9Quegli adunque, che sono per la fede, saranno benedetti con Abramo fedele.10Imperocché tutti quegli, che sono per le opere della legge, sono sotto la maledizione. Imperocché sta scritto: maledetto chiunque non si terrà fermo a tutte quelle cose, che sono scritte nel libro della legge per adempierle.11Che poi nissuno sia giustificato appresso Dio per mezzo della legge, è manifesto, dappoiché il giusto vive per la fede.12Or la legge non è per la fede, ma, chi farà quelle cose, avrà vita per esse.13Cristo ci ha redenti dalla maledizione della legge divenuto per noi maledizione: perché sta scritto: maledetto chiunque pende sul legno:14Affinchè alle genti pervenisse la benedizione di Abramo in Cristo Gesù, affinchè noi ricevessimo la promessa dello Spirito per mezzo della fede.15Fratelli (io parlo da uomo) a un testamento benché di uomo, autenticato che è, nissuno da di bianco, o vi aggiunge.16Ad Abramo furono annunziate le promesse, e al seme di lui. Non dice: e ai semi, come a' molti: ma come ad uno: e al seme tuo, il quale è Cristo.17Or io dico così: il testamento confermato da Dio, non è renduto vano da quella legge, che fu fatta quattrocento, e trentanni dopo, talmente che abolita sia la promessa.18Imperocché se l'eredità è per la legge, già non è ella più per la promessa. Ma Dio gratificò Abramo per mezzo della promessa.19A che adunque la legge? Fa ella: aggiunta a causa delle trasgressioni per sino a tanto che venisse quel seme, cui era stata fatta la promessa, ed era stata intimata per ministero degli Angeli in mano del mediatore.20Ma il mediatore non è di un solo: e Dio è uno.21La legge adunque è ella contro le promesse di Dio? Mai no. Imperocché' se fosse stata data una legge, che potesse vivificare, dalla legge sarebbe veramente la giustizia.22Ma la scrittura tutto chiuse sotto il peccato, affinchè la promessa fosse data a' credenti mediante la fede di Gesù Cristo.23Ma avanti che venisse la fede eravamo custoditi sotto la legge, chiusi in aspettazione di quella fede, che doveva essere rivelata.24Fu adunque la legge il nostro pedagogo per condurci a Cristo, affinchè fossimo giustificati per la fede.25Ma venuta la fede, non siamo già più sotto pedagogo.26Imperocché tutti siete figliuoli di Dio per la fede in Cristo Gesù.27Conciossiaché tutti voi, che siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.28Non v' ha Giudeo, né Greco, né' servo, né libero, non v'ha maschio, né' femmina. Imperocché tutti voi siete uno solo in Cristo Gesù.29Che se voi siete di Cristo: dunque siete seme di Abramo, eredi secondo la promessa.

Note:

3,1:O Galati mentecatti. Esclamazione non di odio, o di disprezzo, ma di zelo, e di amore simile a quella di Cristo: o stolti, e tardi di cuore a credere. Luc. XXIV. 25.
Chi ci ha affascinato talmente, che non ubbidiate alla verità? Chi e, che quasi per arte di magia vi ha ammaliati a segno, che non veggiate più la verita, nè alla verità siate ubbidienti?
Voi, dinanzi agli occhi de quali ec. Nella mia predicazione è stato dipinto, e rappresentato Cristo come presente; voi, tra' quali lo stesso Cristo è stato quasi nuovamente crocifisso nella persecuzione, e nella croce sofferta da lui ne' suoi membri. Vedi Vers. 4.

3,2:Questo solo bramo di imparare da voi: avete voi ricevuto lo Spirito ec. Eccovi la sola interrogazione, che io vi farò: avete voi ricevuto lo Spirito, vale a dire i doni dello Spirito santo, le grazie spirituali interiori, ed anche le esteriori, la profezia, le lingue, la virtù de' miracoli; tutto questo lo avete voi ricevuto per le opere della legge, ovvero per mezzo della fede predicata da noi, e da voi umilmente ascoltata? Certamente per mezzo della fede, imperocchè essendo voi Gentili, non conoscevate nè la legge, nè le opere della legge: se adunque dello Spirito di santificazione, e degli altri doni celesti siete stati fatti partecipi per mezzo della fede, che è adunque quello che voi cercate dalle opere della legge?

3,3:Siete tanto stolti, che avendo principiato collo Spirito, finite ora colla carne? Dallo Spirito santo avete avuto il principio della santificazione, e della perfezione vostra; quale stoltezza adunque, e qual perversione di giudizio si è la vostra di abbassarvi dalla perfezione dello Spirito alla imperfezione della carne, vale a dire delle cerimonie carnali. Nella via della salute, come in tutto l'ordine naturale, l'imperfetto, e men buono serve di strada al ben migliore, ed al perfetto. Voi fate tutto il contrario, mentre dallo Spirito fate stoltatmente passaggio alla carne, alla circoncisione, ai riti della legge Mosaica.

3,4:Avete patito tanto senza ragione? Se però ec. Voi avete patite tante tribolazioni, e persecuzioni per aver professato la fede di Cristo. A queste tribolazioni agevolmente potevate sottrarvi professando il giudaismo, a cui non è fatta guerra, come si fa ai cristiani. Avete adunque patito senza ragione, senza profitto; se però vostra volontà si è di aver patito, e patire senza profitto, e non piuttosto di aprire gli occhi alla verità, onde utile siavi per l'eterna salute quello che avete sofferto. Da questo passo ne inferiscono i teologi, che le buone opere per lo peccato susseguente rimangono infruttuose, o, come essi dico no, mortificate, e mediante la penitenza si ravvivano.

3,5:Chi adunque dà a voi lo Spirito, ed opera tra voi i miracoli, ec. La maggior parte degli Interpreti prendono queste parole per una repetizione dell'argomento proposto nel vers. 2.; altri, tra' quali s. Tommaso, credono contenersi in queste un nuovo ragionamento, e ciò mi sembra assai più verisimile. I ministri di Cristo, dice l'Apostolo, i quali comunicano a voi lo Spirito santo per la imposizione delle mani nel sagramento del battesimo, e della confermazione, e operano tra di voi i miracoli, fanno eglino ciò come seguaci delle opere della legge, o in qualità di ubbidienti discepoli della fede? Certamente non le opere della legge, ma la fede di Cristo è quella, in virtù della quale ho io vostro Apostolo ricevuto quello che a voi ho comunicato, lo Spirito santo, e i doni del medesimo Spirito.

3,6:Abramo credette a Dio, ec. Dio ha comunicato a noi lo Spirito mediante la fede, e non mediante le opere, come comunicò la giustizia ad Abramo non per le opere, ma per la fede. Dimostra questa verità l'Apostolo col celebre luogo della Genesi citato anche Rom. v. 16. 18. ec.

3,7:Quelli, che sono della fede, son figliuoli di Abramo. Figliuoli spirituali di Abramo sono gli imitatori della fede di Abramo, e a questi appartiene la benedizione, la giustizia, e la salute promessa ad Abramo. Vedi Rom. IV, 10. 12.

3,8-9:Ma la Scrittura prevedendo in futuro, come Dio era ec. Parla della Scrittura come di una persona annunziante agli uomini i misteri di Dio. La Scrittura, cui era noto, come Dio aveva determinato di giustificare non i soli Giudei, ma tutte le genti per mezzo della fede, molto avanti alla legge di Mosè, anzi molto prima, che fosse data ad Abramo la circoncisione, annunziò ad Abramo la parola del Vangelo, in cui si propone la fede di Cristo, origine della vera giustizia, allorchè disse: saranno in te benedette tutte le genti. Questa benedizione universale non ristretta a quella nazione, che discende da quel patriarca secondo la carne, alla quale nazione fu data la circoncisione, e la legge, questa benedizione non puo essere se non per coloro, i quali siano figliuoli di Abramo secondo lo spirito, e per la imitazione della fede di lui padre de' credenti circoncisi, o incirconcisi, i quali con lo stesso Abramo fedele saran benedetti. Per maggior chiarezza riducasi il discorso dell'Apostolo a questa argomentazione: la Scrittura promettendo ad Abramo, che in lui saran benedette tutte le genti, suppone, che per lo stesso mezzo sarann'elleno benedette, per cui Abramo fu benedetto; ma Abramo ebbe la benedizione per mezzo della fede: tutte le nazioni adunque saran benedette per la imitazione della fede di Abramo.

3,10-11:Tutti quelli, che sono per le opere della legge, sono sotto la maledizione. Imperocchè ec. Dimostra l'Apostolo, come effettivamente dalle opere della legge non poteva in alcun modo provenir la benedizione. Coloro, che sono per le opere della legge e quasi in esse, e per esse sussistono, e in queste pongono la loro speranza, ben lungi dall'aver parte alla benedizione di Abramo sono anzi degni di pena, e soggetti alla maledizione: sono soggetti alla maledizione, perchè nella stessa legge è di chiarato, che è maledetto chiunque non osserva tutta quanta la legge: ma coloro, i quali nelle opere pongono la loro fidanza, non osservan tutta la legge; sono adunque sotto la maledizione, dalla quale non ponno esser liberati giammai per mezzo della stessa legge; perchè la vera giustizia, quella che ci libera dal peccato, e giusti ci rende dinanzi a Dio, non viene se non dalla fede secondo quella parola del Profeta: Il giusto vive per la fede. Sopra questo passo di Abacuc vedi Rom. 1. 17.; che poi la legge non potesse osservarsi senza la fede, e senza la grazia di Cristo, è dimostrato Rom. III.

3,12:Or la legge non è per la fede, ma chi farà ec. Il Profeta dice, che il giusto vive, e viverà per la fede, lo che non può intendersi se non della vita, che al giusto conviene in quanto è giusto, vale a dire della vita spirituale. La legge poi senza parlar della fede dice, che chi farà le cose, che ella prescrive, avrà vita per esse; vale a dire non la vita spirituale, ma la temporale, e i temporali beni promessi dalla lettera della legge. Per la qual cosa egli è evidente, primo, che la giustificazione, e la vita spirituale viene dalla fede, la quale è vita del giusto, come dice il Profeta. Secondo; che se in un senso spirituale la legge promette la vita anche spirituale a chi fa rà tutto quello che nella stessa legge è prescritto, ciò debbe intendersi per coloro, i quali non carnalmente osservasser la legge, ma spiritualmente vivessero nella legge in virtù della fede del mediatore, la quale a tutti i tempi si estese. I giusti, dice s. Agostino epist. 107., vale a dire i veri adoratori di Dio e prima, e dopo l'incarnazione di Cristo non vissero, o vivono se non per la fede della incarnazione di Cristo, in cui la pienezza ritrovasi della grazia onde quel che sta scritto, non esservi altro nome sotto del cielo, per cui dobbiamo noi aver la salute, ebbe forza per salvare il genere umano fin da quel tempo, in cui l'uomo fu viziato in Adamo. Vedi anche l'Epistola XLIX., e Confess. X. 43.

3,13:Cristo ci ha redenti dalla maledizione ec. Quello, che non poteva farsi dalla legge (Rom. VIII. 3. ) lo fece Dio per Gesù Cristo, il quale ci ha liberati dalla pena, e dalla maledizione minacciata a noi dalla legge, e in corsa da tutti noi trasgressori della legge. E in qual modo ha egli questo divin mediatore operata la nostra liberazione? Col divenire egli stesso oggetto di maledizione, e di esecrazione, anzi la stessa maledizione. Sopra di lui versò Dio tutto il furore dell'ira sua, perchè sopra di luipose le iniquità di tutti noi, e sopra di lui ne prese vendetta, e a quella sorta di supplicio lo soggettò, la quale lo faceva distinguere come specialmente maledetto da Dio, perchè maledetto dichiarasi nella legge l'uom crocifisso.

3,14:Affinchè alle genti pervenisse ec. Ci ha redenti dalla maledizione affinchè la benedizione promessa ad Abramo (nella quale la rinnovazione intiera dell'uomo, e la sua beatitudine si contiene) comunicata fosse a tutte le genti, e in esse fosse adempiuta per Gesù Cristo, e mediante la fede ricevessimo noi quello spirito, che è la parte principale della stessa promessa, spirito non di servitù nel timore, ma di adozione in figliuoli.

3,15-16:A un testamento benchè di uomo, autenticato che è, nissuno dà di bianco, ec. Mi servirò di un argomento preso da quello, che è ricevuto per generale con suetudine tra tutti gli uomini; nissuno ardisce di cangiare, e di alterare anche in minima parte il testamento legalmente fatto da un uomo. La promessa fatta da Dio (e ripetuta più volte) ad Abramo ella è in sostanza un testamento, ed un patto di Dio con Abramo, e col seme di lui; imperocchè non ad Abramo solo, ma anche al seme di lui furono fatte le promesse (Gen. XXII. 18.). Ed è da notare, dice l'Apostolo, che secondo i termini della Scrittura queste promesse sono fatte ad Abramo e al seme, o sia alla discendenza di Abramo, e non dice di semi, quasi di molte discendenze si parlasse, ma ad un solo seme, che è Cristo, in quanto egli ha a sè, ed in se unito tutto quel popolo di fedeli, i quali in qualunque tempo, e in qualunque luogo della terra sono, o furono imitatori della fede di Abramo. Questa discendenza di Abramo, questo popolo imitatore di Abramo fedele, ed erede dello spirito, e della fede di quel Patriarca, questo popolo è quello, a cui nel senso più nobile, e più sublime spettano le promesse fatte da Dio ad Abramo.

3,17-18:Or io dico cosi: il testamento confermato ec. Spiegato che ha il senso della promessa, ritorna l'Apostolo all'argomento principiato nel Vers. XV. Il testamento fatto con Abramo, confermato con giuramento da Dio (Vedi Hebr. VI. 17. 18,) non è adunque annullato dalla legge (data quattrocento, e più anni dopo sul monte Sinai) con abolire la promessa fatta allo spirituale seme di Abramo. Or io dico, che la legge verrebbe a render vana, e senza effetto la promessa, se fosse vero, che la benedizione promessa ad Abramo, e da lui quasi preziosa eredità trasmessa a' figliuoli si conseguisse mediante la legge; imperocchè in tal caso non verrebbe più la stessa benedizione dalla gratuita promessa di Dio, nè dovrem mo aspettarla da Cristo: or la stessa benedizione fu con gratuito irrevocabil dono concessa da Dio ad Abramo; la legge adunque nulla può sopra la promessa, nè la benedizione è per la legge; e chi vuole attenersi alla legge rinuncia alle promesse, e contraddice a Dio stesso, le promesse del quale così autentiche, e solenni riduce a niente. Vedi Rom. IV. 14.

3,19:A che adunque la legge? Fu ella aggiunta ec. A qual fine adunque fu pubblicata la legge? Ella fu pro mulgata a causa delle trasgressioni, vale a dire, primo per reprimere co' terrori, e con la minaccia delle pene i peccati degli uomini; secondo, perfar conoscere gli stessi peccati, e manifestare l'infermità della natura, affinchè quel popolo superbo per mezzo della legge venisse a conoscere i propri mali, e a desiderare il suo liberatore (Rom. VII. 13.); quindi durar doveva la stessa legge sino alla venuta di quel seme di Abramo, a cui era stata promessa la benedizione da diffondersi sopra tutte le genti; che è quanto dire, sino a Cristo fine della legge. Vedi Rom. VII. E questa legge fu intimata dagli Angeli colla interposizione del mediatore Mosè (vedi Atti VII. 38 , Deuteron. XXXIII. 2., Hebr. II. 2. ). Dove la nostra Volgata dice, che la legge fu posta, il greco dice, fu aggiunta, lo che viene ottimamente a spiegare, come la legge non fu sostituita alla promessa, ma bensì fu aggiunta alla promessa come per servire di preparazione all'adempimento della stessa promessa.

3,20:Ma il mediatore non è di un solo: e Dio è uno. Seguita a far vedere, come la legge non può essere opposta alla promessa. Nella legge ebbe luogo un mediatore, che fu Mosè, perchè di un patto trattavasi tra Dio, e gli uomini, in virtù del quale Dio promise agli uomini la vita, gli uomini promisero a Dio ubbidienza, e fedeltà. Nella promessa non ebbe luogo la maledizione di un uomo, perchè Dio fu quegli, che da sè fece gratuitamente, e senza patto di mezzo il dono della promessa, ed egli è uno, autor della legge, e della promessa, nè egli può discordar da se stesso, e perciò alla promessa non può esser contraria la legge.

3,21:La legge adunque è ella contro le promesse di Dio? ec. Se la legge non è stata data se non per far conoscere, e raffrenare il peccato, sembra, che ella venga perciò ad esser contraria alle promesse di Dio; imperocchè siccome non toglie ella il peccato, ma piuttosto (non per sua colpa, ma per la malizia dell'uomo) accresce il peccato, sembra, che sia piuttosto un ostacolo all'adempi mento delle promesse di Dio, perchè secondo la stessa legge non la benedizione, ma la maledizione si conviene, ai trasgressori. Questa è l'obbiezione, che si fa Paolo: ma no, dice egli, la legge non urta o combatte le promesse di Dio; anzi combatterebbe le stesse promesse, se avesse forza di togliere le trasgressioni e dare la vita della grazia, e la eterna felicità; imperocchè in tal caso fa rebbe la legge quello che (come già più volte abbiam detto) si appartiene alla fede, e inutile allora sarebbe la fede, inutili le promesse, mentre senza che fosser queste adempiute, il tutto farebbesi dalla legge. Così l'Apostolo rivolge la stessa obbiezione in una nuova dimostrazione del suo assunto.

3,22:Ma la Scrittura tutto chiuse sotto il peccato, affinchè la promessa fosse data ec. Ma non solo non si oppone la legge alle promesse, ma serve anzi all'adempimento delle stesse promesse: ed ecco in qual modo. La scrittura (vale a dire la legge scritta nelle celebri tavole), fe' vedere, come tutti gli uomini stavano rinchiusi, e prigionieri sotto la tirannia del peccato, affinchè conosciuto lo stato loro si rivolgessero a Cristo onde la promessa liberazione concessa fosse a tutti i figliuoli di Abramo fedele mediante la fede di Cristo.

3,23-24:Ma avanti che venisse la fede eravamo custoditi sotto la legge, chiusi ec. Continua a dimostrare, in qual modo la legge per ammirabile provvidenza di Dio servisse a preparare gli uomini a Cristo. Prima, che venisse la fede (o sia la dottrina evangelica predicante la fede), noi Giudei eravamo custoditi quai servi sotto l'impero della legge, chiusi dentro i confini di essa dal timor delle pene, affinchè non prorompessimo e nella idolatria, e nelle più orribili scelleratezze; ma in tale stretta custodia angustiati dalla cognizione de' nostri mali, e dal timor de' gastighi aspirassimo alla libertà de' figliuoli, e ci preparassimo a Cristo, ed a quella fede, la quale sotto molti segni, e figure ascosa nel tempo della legge, dovea rivelarsi nel tempo di grazia. Così la legge per noi deboli ancora, e fanciulli nella scienza di Dio, e proclivi al male fece l'uffizio di pedagogo, e a Cristo ci condusse vero maestro della giustizia, onde da lui la giustizia medesima ricevessimo non per la legge, o per le opere della legge, ma per la fede.

3,25-26:Ma venuta la fede, non siamo ec. Venuto il Vangelo, non siamo più sotto pedagogo, abbiam cangiato di stato, e di condizione; non siam più trattati da servi, ma da liberi, e da figliuoli; e figliuoli siete tutti voi, che avete abbracciato la fede, venuti o dal giudaismo, che vi custodì per Cristo sino al tempo della fede, o dal gentilesimo, donde senza bisogno di pedagogo siete stati trasportati nel regno di Dio.

3,27:Tutti voi, che siete stati battezzati in Cristo, ec. Battezzati nel nome, e nella professione di Cristo, spogliato l'uomo vecchio rivestiti vi siete del nuovo, che è Cristo, a cui siete ancor divenuti conformi per la imitazione delle sue stesse virtù. Vedi Rom. VI. 3. 4.

3,28:Non v'ha Giudeo, nè Greco, ec. In Cristo non v'ha differenza nè di nazione, nè di condizione personale, nè di sesso. E affinchè niuno si pensasse, che qualche cosa almeno conseguisser di più coloro, i quali dalla di sciplina della legge passavano alla fede di Cristo, dice perciò in primo luogo, che non v'ha più distinzione alcuna tra Giudeo, e Gentile. Tutti i cristiani sono come un sol uomo, divenuti tutti, nel battesimo un sol corpo, di cui Cristo è il capo. Vedi Rom. XII.

3,29:Che se voi siete di Cristo: dunque siete ec. In secondo luogo voi siete membri di Cristo innestati a lui nel battesimo; siete adunque il vero spirituale seme promesso ad Abramo, perchè Cristo è quel seme; e figliuoli siete di Abramo non solo per l'imitazione della fede di lui, ma anche perchè, incorporati a Cristo figliuolo di Abramo; siete adunque eziandio eredi della benedizione promessa a quel Patriarca, simili perciò non ad Ismaele escluso dalla eredità del padre, ma ad Isacco. Così umilia l'Apostolo l'arroganza degli Ebrei. Vedi Rom. IX. 8.