Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Lamentazioni 4


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1ALEPH. Come mai si è oscurato l'oro, il suo bel colore si è cangiato, sono disperse le pietre del santuario pegli angoli di tutte le piazze?2BETH. I figliuoli illustri di Sion, che eran vestiti di oro finissimo, come mai sono stimati quasi vasi di terra cotta, lavoro di uno stovigliaio?3GHIMEL. Ma le la mie stesse scuoprono le loro mammelle, allattano i loro parti: crudele la figlia del popol mio, che imita lo struzzolo del deserto.4DALETH. La lingua del bambino di latte rimase attaccata al palato di lui per la sete: i fanciulli domandavan del pane, e non era chi lor lo spezzasse.5HE. Quelli, che banchettavano tralle delizie, son periti in mezzo alle strade: quegli, che erano stati allevati nella porpora, hanno brancicato lo sterco.6VAU. Ed è stata maggiore l'iniquità della figlia del popol mio, che il peccato di Sodoma, la quale fu atterrata in un punto, e mano di uomo non principiò a minarla.7ZAIN. I suoi Nazaret eran più candidi che la neve più puri del latte, rosseggiaci più dell'avorio, più belli dei saffiri.8HETH. La loro faccia è più nera dei carboni, e non si riconoscono pelle strade: la loro pelle è attaccata alle ossa, e in aridita, e fatta simile al legno.9TETH. Migliore fu la condizione di que', che furon uccisi di spada, che di quelli, che moriron di fame: perocché questi si strussero consunti per la sterilità della terra.10JOD. Le mani delle donne compassionevoli misero a cuocere i loro figli; questi furono il loro cibo nella calamità della figlia del popol mio.11CAPH. Il Signore ha sfogato il suo furore, ha versata l'ira di sua indignazione, ha acceso in Sion il fuoco, che ha divorate le sue fondamenta.12LAMED. Non credevano i re della terra, e gli abitatori tutti del mondo, che il nemico, e l'avversario entrerebbe nelle porte di Gerusalemme;13MEM. Pe' peccati, e pelle iniquità de' suoi profeti, e de suoi sacerdoti, i quali sparsero in mezzo a lei il sangue de' giusti.14NUN. Andavano errando quai ciechi pelle piazze, lordati di sangue, e non potend' altro, si alzavan le estremità della veste:15SAMECH. Ritiratevi impuri che siete, dicevan gridando agli altri, ritiratevi, andate via, non ci toccate: perocché hanno fatta rissa, e sdegnati disser tralle nazioni: Ei non abiterà più tra di loro.16PHE. La faccia (irata) del Signore gli ha dispersi: ei non volgerà più ad esse il suo sguardo: non hanno avuto rispetto alla faccia de' sacerdoti, né hanno avuto compassione pe' seniori.17AIN. Quando noi oravamo tuttora in piedi, si stancarono gli occhi nostri rivolti al vano soccorso nostro, e ad una nazione, che non poteva salvarci.18SADE. I nostri piedi trovavano inciampo nell'andar pelle nostre piazze, il nostro fine si appressò, i nostri giorni si son compiuti, perchè è venuto il nostro termine.19COPH. I nemici nostri furono più veloci, che le aquile del cielo, ci hanno per seguitati pelle montagne, ci hanno tese insidie nel deserto.20RES. Il Cristo, il Signore, spirito di nostra bocca e stato preso pe' nostri peccati: cui noi abbiam detto: all'ombra tua viveremo tralle nazioni.21SIN. Rallegrati, e fa festa, o figlia di Edom, che abiti nella terra di Hus: a te ancora giungerà il calice, sarai inebriata, e denudata.22THAU. La tua iniquità ha un termine, o figlia di Sion: ei non ti farà più cangiar di paese. Egli punirà la tua iniquità, o figlia di Edom, discoprirà i tuoi peccati.

Note:

4,1:Come mai si è oscurato l'oro, ec. Parla del tempio di Gerusalemme talmente ricco di oro, che pareva fosse quasi tutto di oro. Come mai quel tempio sì maestoso, ed augusto, e ricco per l'immensa copia dell'oro, ond' era ornato, è or divenuto (dopo il fuoco messovi da' Caldei) cosa talmente orrida e deforme, ch'ei non altro sembra, se non filiggine, e nero carbone? Sono disperse le pietre del santuario ec. Come nella seconda distruzione del tempio si avverò letteralmente la profezia di Cristo: non resterà pietra sopra pietra, così dovette succedere nella prima.
Si dà ancora da vari Interpreti quest'altro senso: come mai il regno Giudaico, pio e felice sotto Giosia si cambiò sotto i suoi successori si fattamente, che dalla pieta passò all'idolatria, e dalla felicità ad una incomparabile miseria; onde i cittadini di Gerusalemme, pietre mistiche della santa città sono spersi tralle nazioni? Vedi Teodoreto. La sposizione letterale e semplice è quella, che si è detta.

4,2:I figliuoli illustri di Sion, che eran vestiti di oro ec. Intorno al lusso de' cittadini di Gerusalemme si è veduta qualche cosa in Isaia, e quello che il nostro Profeta dice dello stato, a cui furon ridotti da' Caldei, verifica appieno, e letteralmente la predizione dello stesso Isaia, cap. XXX. 13. 14.

4,3:Ma le lamie stesse scuoprono le lor mammelle, ec. La voce Ebrea tradotta da s. Girolamo colla voce lamiae significa un mostro, e per lo più un mostro marino, e la parola latina secondo vari scrittori significa il cane marino, animale voracissimo, e sommamente crudele. Dice adunque il Profeta, che le bestie più feroci presentano le mammelle ai loro parti, e gli allattano: ma le donne di Gerusalemme nel tempo dell'assedio sono state crude li verso i propri figliuoli, e non solo negarono ad essi il latte, ma li rigettaron da se, e gli lasciarono abbandonati come lo struzzolo, che abbandona le sue uova nel deserto, nè di esse si prende verun pensiero. Vedi Job, XXXIX. 14. 15. 16. Non istò a parlare delle favole assai note intorno alle Lamie, che sarebbero finalmente quelle, a cui davasi una volta il nome di streghe, che mangiavano i bambini ec.; perocchè mi sembra verisimile, che s. Girolamo abbia voluto piuttosto che a queste, alludere al cane marino, sapendosi, che questo mangia veramente gli uomini, se può prenderli.

4,5:Son periti in mezzo alle strade. Si intende, son pe riti di fame.
Hanno brancicato lo sterco. Sono andati a cercar riposo, ed albergo nelle stalle delle bestie e a dormire sullo sterco.

4,6:Ed è stata maggiore l'iniquità ec. Dalla punizione più lunga e più grave, con cui Dio punì Gerusalemme, ne inferisce il Profeta, che la iniquità di lei fu maggiore, che quella di Sodoma punita anch' essa, ma con breve pena, benchè gravissima. Sodoma in un momento fu abbruciata, e mano d'uomo non ebbe parte alla sua distruzione. Gerusalemme dopo tutti gli orrori e i patimenti di un lunghissimo assedio, esiste ancora in una parte di se per continuare a soffrire e a portare il peso dell'ira di Dio.

4,7-8:I suoi Nazarei eran più candidi che la neve, ec. Dei Nazarei si è parlato, Num. VI. 18. 19., Jud. XIII. 5. Erano grandemente stimati, e venerati quelli, che alla vita di Nazarei si consacravano come uomini di molta virtù, mortificati, religiosi, impiegati più particolarmente nello studio e nel culto della religione. Sembra, che in questi tempi ne fosse in Gerusalemme non piccol numero, e tra essi della gioventù nobile, e di bella apparenza, mentre il Profeta dice, ch' egli erano più candidi della neve, più nitidi del latte, e rossi più dell'avorio, cui si dava dagli antichi un bello e vivido colore di porpora: e finalmente dice, che erano più belli a vedersi, che il saffiro, pietra, che era tanto stimata, ed è quel saffiro, di cui parla Plinio lib. XXXVII. 9, pietra durissima di un bel colore celeste e sparsa di stellette di oro. Quanto all'arte di tingere l'avorio dandogli il colore di porpora, ne è parlato da Omero, Iliad. IV., da Virgilio, AEneid. XII., e da altri. Ma questa bella gioventù, che rallegrava il cuore al solo vederla, per la fame sofferta nell'assedio, e pe' crudi trattamenti, e per le miserie, onde è stata oppressa, è talmente cangiata che gli stessi amici e concittadini più non saprebbono riconoscerla; le facce di questi giovani sono luride e nere più del carbone: la pelle loro è attaccata alle ossa, ed è arida e secca come il legno.

4,9:Consunti per la sterilità della terra.Consunti per la carestia e la fame, che domina tutto il paese.

4,12:Non credevano i re della terra, ec. I re vicini, e gli uomini di qualunque paese, che avesser veduto come era fortificata e difesa per ogni parte Gerusalemme, non potevan credere, che il Caldeo giungesse mai a impadronir sene; e molto piu, che tutti sapevano, come ella era stata sempre protetta da Dio, e liberata altre volte miracolosamente da simil pericolo.

4,13-14:Pe' peccati, e pelle iniquità de' suoi Profeti, e de' suoi sacerdoti, ec. Mette insieme co' falsi Profeti i sacerdoti, perchè questi ordinariamente applaudivano alle false predizioni, con cui quegli adulavano il popolo, Jerem.11. 26 IV. 9. 5. 21., e degli uni e degli altri dice Geremia, che aveano sparso il sangue de' giusti in mezzo a Gerusalemme, e che perciò questi empi imbrattati del sangue de' giusti, presa Gerusalemme, andavano errando per le piazze, quasi perduto avendo il lume degli occhi, e imbrattandosi nuovamente del sangue di tanti uccisi, che correva per le piazze, e per le strade della città, e non potendo far altro, alzavano l'estremità della veste, perchè non toccasse il sangue. Nota qui il Profeta il carattere de' cattivi sacerdoti ebrei prontissimi a spargere il sangue de' giusti, ma scrupolosissimi nel guardarsi dal toccamento del sangue d'un uomo ucciso per non contrarre immondezza. Tali erano essi anche a' tempi di Cristo.

4,15:Ritiratevi impuri che siete, dicevan gridando ec. Continua a parlare de' falsi Profeti, e de' sacerdoti: questi, contaminati gia come erano, non lasciavano di gridare a quelli, che vedevan venire verso di loro, ritirate vi lungi da noi, non ci toccate, perchè voi siete immondi: e perchè questi, quasi fuori di sè in mezzo a tante calamita, non curavano tali voci, vennero a rissa tra loro i sacerdoti, e gli uomini del popolo, e sdegnati questi dissero poi tralle nazioni, che Dio non sarebbe mai più co' loro sacerdoti.

4,16:La faccia (irata) del Signore gli ha dispersi: ec. Il Signore giustamente sdegnato con questi empi sacerdoti gli ha dispersi, nè più volgerà ad essi benigno lo sguardo, perchè non hanno rispettato il sacerdozio, nè avuto riguardo alcuno pe' sacerdoti loro fratelli, nè compassione pe' seniori del popolo, che non si univano con essi a per seguitare gl'innocenti. Si sa come fu trattato da que' sacerdoti Geremia sacerdote e Profeta, e da vari luoghi di Geremia apparisce, che l'ingiustizia e la crudeltà di costoro fu una delle ragioni principali, per cui Dio man dò tal diluvio di mali sopra la disgraziata città.

4,17:Si stancarono gli occhi nostri rivolti al vano soccorso ec. Aspettavamo nel tempo dell'assedio il soccorso del re d'Egitto, che venisse a liberarci; vana espettazione: l'Egitto non poteva salvare una nazione destinata già da Dio alla morte, e alla cattività.

4,18:I nostri piedi trovavano inciampo nell'andar pelle nostre piazze. Tra' nostri stessi concittadini, tra' nostri fratelli noi non eravamo sicuri di nostra vita, tante erano le insidie tese da' maligni uomini particolarmente contro de' buoni. La stessa cosa si vide nel tempo dell'ultimo assedio di Gerusalemme, come racconta Giuseppe Ebreo. Tutto questo volea dire, o Signore, che era venuto il tempo del nostro fine, dell'eccidio della città, dello sterminio della nazione: così dice il Profeta.

4,19:Furono più veloci, che le aquile del cielo, ec. Più veloci delle aquile, che volano per l'altissimo cielo, furono i Caldei nel correr dietro a Sedecia, e a' principi, e al fiore della nobiltà di Gerusalemme, che fuggivano dalla città, e nel cercare i miseri Ebrei nascosti pelle montagne, e ne' luoghi deserti.

4,20:Il Cristo, il Signore, spirito di nostra bocca ec. Geremia, che avea fin quì parlato delle sciagure di Gerusalemme nella sua espugnazione per mano de' Caldei repentinamente vien trasportato a considerare, e predire una sciagura senza paragone più grande, e questa si è che il Cristo, vero Dio, sarà preso un giorno, e catturato, e messo da noi a morte. Notisi come nel versetto precedente il Profeta avea accennato la presa di Sedecia, uno de' progenitori di Cristo, ma non avea voluto nominarlo: da questo avvenimento egli passa a descrivere la cattura di Cristo, come se dicesse, perchè porrò io tralle cose degne di pianto la prigionia del nostro re Sedecia preso da' Caldei? Argomento assai più degno di lagrime sarà il Cristo preso pe' peccati nostri, e ucciso per opra nostra, il Cristo, che è nostro respiro, e nostra vita; principio del nostro essere come nostro Dio, e principio del nostro rinascimento spirituale come nostro Salvatore, all'ombra del quale noi, che in lui venturo crediamo, tralle genti idolatre, e inique, dovevamo viver sicuri, perchè da lui protetti, e custoditi. Quelle ultime parole: all'ombra tua viveremo tralle nazioni, secondo s. Agostino significano piuttosto come Cristo, e la vera Chiesa passerà da' Giudei alle genti, nelle quali saranno compresi gli Ebrei credenti; e questa sposizione è buonissima.

4,21:Rallegrati, e fa' festa, o figlia di Edom, che abiti nella terra di Hus. Il Profeta si volge agli Idumei, i quali nel tempo dell'assedio di Gerusalemme si erano uniti col Caldeo, e con amara ironia dice loro, che si rallegrino, e faccian festa della distruzione di Gerusalemme, città tanto odiata da essi; ma sappiano ancora, che ad essi pure toccherà la loro porzione del calice dell'ira di Dio. La terra di Hus è parte dell'antica Idumea. Gli Idumei in fatti, cinque anni dopo la rovina di Gerusalemme furono assaliti, e devastati dagli stessi Caldei.Vedi il capo XLVIII.

4,22:La tua iniquità ha un termine. È fisso, e stabilito da Dio il termine de' gastighi, co' quali vuol egli punire la tua iniquità, e allora egli ti ritornerà nella tua terra natia, e non farà, che tu cangi mai più di paese. Notisi, che nell'ultima rovina di Gerusalemme per mano de' Romani, non furon fatti passare gli Ebrei ne' paesi del conquistatore, come fu a tempo di Nabuchodonosor, ma allora furono sterminati e distrutti gli Ebrei senza che abbian potuto mai unirsi in verun luogo per fare un corpo, come il facevano nella Caldea, dove (come si vede da vari luoghi delle Scritture) aveano fino i loro giudici,e viveano secondo le loro leggi. Così trasmigrazione, e non total distruzione patiron gli Ebrei sotto Nabuchodonosor: eccidio, e sterminio totale sotto i Romani.
Punirà la tua iniquità, o figlia di Edom, ec. Dio, che finora ha tollerate le vostre iniquità, o Idumei, le punirà finalmente ben presto, e dalla grandezza del gastigo farà intendere la gravezza, e la moltitudine delle stesse vostre iniquità.