Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Geremia 12


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Ammira il Profeta come gli empj sono prosperati; eglino però sono serbati pel giorno della uccisione, e sono cagione di lutto al paese loro. I pastori hanno disertata la vigna del Signore: il Signore però avrà misericordia di essa, e ne gastigherà i nemici.

1Veramente checché io disputi teco, tu, o Signore, se' giusto: con tutto questo io parlerò giustizia con te: per qual motivo tutto va a seconda per gli empi; sono felici tutti i prevaricatori, e gli iniqui?2Tu li piantasti, e gettarono radici; van crescendo, e fruttificano: tu se' vicino alla loro bocca, ma lontano da' loro affetti.3Ma tu, o Signore, mi hai conosciuto, mi hai veduto, ed hai sperimentato, che il mio cuore è con te. Radunali qual gregge al macello, e tienli a parte pel giorno della uccisione.4Fino a quando la terra sarà in lutto, e seccherassi l'erba in ogni regione per la malvagità de' suoi abitatori? animali, ed uccelli sono stati consunti, perchè costoro hanno detto: ei non vedrà il nostro fine.5Se ti sei affannato correndo con gente a piedi, come potrai tu gareggiar co' cavalli? Che se in una terra di pace tu se' stato senza paure, che farai in mezzo alla superbia del Giordano?6Imperocché i tuoi stessi fratelli, e la casa del padre tuo hanno a te fatto guerra, e hanno gridato contro di te con voce sonora. Non ti fidar di loro quando ti parleranno con amore.7Io ho abbandonata la casa mia, ho rigettata la mia eredità: ho lasciato l'amor dell'anima mia nelle mani de' suoi nemici.8La mia eredità è divenuta per me qual lione nella boscaglia: ha alzata la voce contro di me, per questo io la ho odiata.9E ella forse per me la mia eredità come l'uccello a varj colori? E' ella come l'uccello dipinto per ogni parte? Venite bestie della terra quante voi siete, raunatevi per divorare.10Molti pastori han devastata la mia vigna, hanno conculcata la mia eredità; han cangiata la mia amata porzione in un solitario deserto;11La hanno desolata, ed ella piange rivolta a me: una orribile desolazione ha invasa la terra; e chi in cuor suo rifletta, non è.12Per tutte le vie del deserto son venuti gli sterminatori, perchè la spada del Signore divorerà la terra da una estremità fino all'altra estremità: per nissun uomo vi sarà pace.13Hanno seminato del grano, ed hanno mietute spine: hanno avuta un'eredità, e non sarà loro di giovamento: sarete confusi nella vana espettazione de' vostri frutti per la furibonda ira del Signore.14Queste cose dice il Signore contro tutti i pessimi vicini miei, i quali toccano l'eredità distribuita da me al mio popolo d'Israele: Ecco che io gli sradicherò dalla loro terra, e la casa di Giuda tonò di mezzo ad essi.15E quando gli avrò sradicati mi rappacificherò, e avrò compassione di essi; e li ricondurrò ciascheduno alla sua eredità, ciascheduno alla sua terra.16E se eglino fatti saggi appareranno la legge del popol mio, talmente che nel nome mio facciano i lor giuramenti, dicendo: Vive il Signore, come insegnarono al popol mio a giurare per Baal, ei saranno felicitati in mezzo al mio popolo.17Che se eglino saranno indocili, sradicherò totalmente, e sterminerò quella nazione, dice il Signore.

Note:

12,1:Veramente checchè io disputi teco, tu, o Signore, se' giusto: ec. Il Profeta, che vuol proporre una difficoltà, che lo inquieta, riguardo alla tolleranza, che Dio usa cogli empi, comincia dal riconoscere umilmente e confessare, che Dio è la stessa giustizia. Contuttociò (dice egli) nella afflizione, in cui io mi trovo, permettimi, o Signore, che io ti esponga una mia querela, che a me sembra giusta. Questa stessa querela si vede proposta da Davidde in più luoghi de' Salmi e da altri Santi. Vedi Ps. LXXII. 3 4. Habac. I. 13.14.

12,2:Tu se' vicino alla loro bocca, ma lontano ec. È lo stesso rimprovero, che fece Cristo agli Ebrei del suo tempo, Matt. XV. 8: Costoro si burlano di te; perocchè di te sempre parlano, ma a te non pensano e non ti amano.

12,3:E tienli a parte pel giorno dell'uccisione. Tienli separati, messi a parte come cosa consacrata a te, per farli perire vittime di tua giustizia nel giorno stabilito per la loro immolazione.

12,4:Fino a quando la terra sarà in lutto, ec. Io veggo, o Signore, che gli empi sono cagione della sterilità della terra benedetta già da te; sterilità tale e tanta, che non hanno potuto trovar da vivere gli uccelli, perchè l'empietà di costoro è tanto grande, ch'ei negano la tua provvidenza, e dicono, che tu non vedi e non curi il loro fine, nè pensi a punirli colla morte, com' io a nome tuo ho ad essi intimato. Della sterilità e della fame, che fu in que' tempi nella Giudea, parlò cap. VII. 13. e ne parlerà cap. XIV. 4.

12,5:Se ti sei affannato correndo ec. È una maniera di proverbio che si adatta a chi non avendo potuto fare il meno, tenta di fare quello che è più difficile. Se tu, o Geremia, hai patito tanto da' tuoi fratelli di Anathoth, come saprai sopportare gli insulti de' cittadini di Gerusalemme col suo re e coi suoi grandi? Che se tu in quella piccola città vivevi confidanza, benchè ti minacciasser la morte, che sarà poi quando tu abbi da fare co' cittadini di Gerusalemme, superbi quanto il Giordano quando è più gonfio? Al Profeta, che si lamenta di quel che ha patito, promette Dio, che avrà anche di più da patire in Gerusalemme, dove vuole, che egli stia ad annunziarvi la sua parola.

12,6:Non ti fidar di loro quando ec. Si vede che il Profeta si fidava degli uomini d'Anathoth, perchè dopo averli fatto de' cattivi trattamenti, se gli erano dimostrati amici e fautori. Chi vorrà comparare la sposizione data a questi due versetti colle parole del testo sacro, e ancora colle altre che si trovano presso vari Interpreti, potrà conoscere come questa è la più semplice e naturale.

12,7:Ho abbandonato la casa mia, ec. Dio dice, che ha abbandonato il suo tempio alle fiamme, la sua eredità, cioè il suo popolo, alla spada e alla cattività, l'amor dell'anima sua (la città santa, amata da lui, non tanto per ragione dell'arca, del tempio ec., quanto per ragione del Cristo, che la santificherà co' suoi passi e colla sua predicazione), questo amor dell'anima lo dà Dio nelle mani de' suoi nemici, perchè tutto ardano e distruggano.

12,8:La mia eredità è divenuta per me qual lione ec. Io ho orrore del popolo, gia mia eredità, come un viandante ha orrore e fugge alla vista di un lione, in cui si imbatte camminando in una boscaglia: questo popolo ha alzata l'empia sua voce contro di me per dir male di me e bestemmiarmi; non debbo io averne odio e orrore?

12,9:E ella forse per me la mia eredità come l'uccello ec. Quest'uccello a vari colori dipinto in tutto il corpo egli è il pavone; quest' uccello dovea essere stimato assai in que' tempi nella Giudea essendo con tato tralle cose di pregio, che vi furono portate da Ophir nelle navi speditevi da Salomone. Dice adunque il Signore: È ella forse anche adesso Gerusalemme e il popol mio quella sì vistosa e amabiie mia eredità, che era pell'avanti? Non è ella divenuta per me un lione fremente, che rugge nella boscaglia? (vers. 8). Io adunque inviterò tutte le bestie feroci a divorare questo lione. Vedi 2. Paral. IX. 21.

12,10:Molti pastori han devastata ec. Questi pastori possono essere o gli stessi re di Giuda e i sacerdoti e i capi del popolo, o Nabuchodonosor e i molti Regoli e principi, che erano in quell'esercito: perocchè gli uni e gli altri, benchè in differente maniera, devastarono la vigna. Vedi cap. VIII. 11., X. II.

12,11:E chi in cuor suo rifletta non è. Nel tempo, che la corruzione stessa giunta all'estremo annunzia la futura rovina, nel tempo, che a nome di Dio i profeti la predicon vicina, nissuno pensa nè a mutar costumi nè a implorare la divina bontà.

12,12:Per tutte le vie del deserto son venuti gli sterminatori. I Caldei non contenti di devastare il paese coltivato e popolato, anderanno pel deserto a cercare quelli, che vi si saranno rifugiati.

12,13:Hanno seminato del grano, ec. Sono qui due proverbi, i quali non altro significano, se non che i Giudei, nel tempo in cui spereranno ogni felicità, si vedranno ridotti ad estrema miseria, cangiandosi per essi la felicità in avversità, la abbondanza in penuria, l'ira del Signore privandoli di tutti i frutti, che aspettano de' loro acquisti.

12,14:Contro tutti i pessimi vicini miei, ec. Questi pessi mi vicini sono gli Ammoniti, i Moabiti e gl' Idumei: questi di fatto, dopo che Dio ebbe tolto di mezzo ad essi il popolo di Giuda, e pochi anni dopo la ruina di Gerusalemme, furono vinti dallo stesso Nabuchodonosor e me nati schiavi di là dall'Eufrate. Vedi cap. XXVII. XLVIII. XLIX. dove è ripetuta la stessa predizione, come anche Ezech. XXV. ec. Che i Giudei abbiano ad essere i primi menati in ischiavitù, è indicato con quelle parole: la casa di Giuda torrò di mezzo ad essi.

12,15-16:E quando gli avrò sradicati, ec. Parla in primo luogo de' Giudei, i quali sradicati dalla terra loro, vi torneranno dopo i settant' anni, quando il Signore sarà placato con essi, e parla ancora di quelli altri popoli, il ritorno de' quali è parimente notato da Geremia e da altri profeti. Vedi XLIX. 6. E di questi si predice la vocazione alla fede e la riunione con Israelle in una medesima chiesa; profezia, che non potè essere veracemente adempiuta se non quando la porta della chiesa fu aperta a tutti i gentili.