Scrutatio

Sabato, 24 maggio 2025 - Maria Ausiliatrice ( Letture di oggi)

Sapienza 17


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1 Grandi sono li giudicii tuoi, Signore, e le parole the sono inenarrabili; per questo le anime non addottrinate errarono.1 Grandi sono i tuoi giudizi, o Signore, e difficili a spiegare i tuoi oracoli; perciò le anime senza istruzione si smarrirono.
2 Quando egli è mostrato per falsi argomenti alli iniqui, che possono signoreggiare la gente santa, poi legati con legami di tenebre, e rinchiusi sotto i tetti, i fuggitivi delle perpetuali providenze giacerono.2 Quando invero gli iniqui s’eran persuasi di dominar sul popol santo, stretti [invece] nelle catene delle tenebre e ne' ceppi di lunga notte, rinchiusi sotto i tetti, se ne giacquero esulanti dall’eterna provvidenza.
3 E mentre ch' elli si pensavano nascondere nelli oscuri peccati, sono dispersi per lo velamento della dimenticanza, spaventati orribilmente, e turbati con soperchia ammirazione.3 Mentre pensavano di restar nascosti co’ loro segreti peccati sotto il tenebroso velo dell’oblio, furon dispersi, colti da terribil spavento e conturbati da spettri.
4 Nè la spelonca, nella quale elli erano, li conservava sanza paura; però che il suono che discendeva turbava coloro, e persone tristi, che apparivano a coloro, facevano loro paura.4 Neppur l’antro, che li ricettava, li manteneva sicuri; chè gli atterrivano gli echi risonanti dall’alto, e le apparizioni di lugubri spettri gli spaventavano,
5 Il fuoco per nessuna potenza sua dare potea loro lume; nè le fiamme delle stelle potevano alluminare quella spaventevole notte.5 Non c’era forza di fuoco che potesse loro far luce, ne le brillanti fiamme delle stelle valevano a rischiarar quella notte orrenda, e
6 Appariva loro uno subito fuoco, pieno di paura; e percossi per la paura, temeano più quelle cose che non vedeano, che quelle che vedevano.6 [solo] riluceva ad essi una qualche fiammata improvvisa, piena di terrore; e spaventati da quella visione invisibile, si figuravano ancor peggiori le cose viste.
7 E li schernimenti dell' arte magica vi erano apposti; e lo castigamento della gloriosa sapienza era contumelia.7 Le ciurmerle dell’arte magica giacevan giù [impotenti] e la [lor] vanteria di sapienza era smascherata vergognosamente,
8 Però che coloro, li quali promettevano di scacciare le paure e le tribulazioni dell' anima languente, questi medesimi languivano con ischernimento, pieni di paura.8 Quei che si millantavan di scacciare i terrori e i turbamenti dell’anima malata, eran malati essi stessi d’una ridicola paura!
9 Però che eziandio se nulla delle cose, che mostravano contra natura, perturbavano loro, nientemeno per li trapassamenti delli animali, e per lo soffio delli serpenti commossi, tremanti morivano; e diceano ch' elli non vedeano l' aere, il quale niuno puote schifare per alcuno modo.9 Perchè anche quando nulla di mostruoso gli spaventava, atterriti già al passar delle bestie e al sibilo de’ serpenti, si morivan di paura, ricusando persino di guardar quell’aria che in niun modo può sfuggirsi.
10 (Frequentemente le cose pessime, che debbono venire, spaventano li malvagi uomini, riprendendoli la coscienza per le loro cose malfatte). Conciosia cosa che la malvagità sia piena di paura, dà testimonianza della condannagione (di ciascuno); la crudele coscienza, turbata, sempre presume.10 La malvagità invero, con l'esser [di sua natura] paurosa, testimonia la [propria] condanna, e sempre si figura il peggio nel turbamento della coscienza.
11 La paura non è altro, se none (uno adiutorio di) presunzione di pensiere d'aiutorii.11 La paura infatti non è altro, se non l’abbandono degli aiuti che provengon dal ragionare,
12 E infino che dentro è il minore aspettamento, si computa maggiore potenza di quella cagione, della quale presta tormento.12 e minore essendo al di dentro la speranza, maggior caso fa dell’ignorar la causa donde viene il tormento.
13 E coloro li quali vennero dalli profondi e infimi lochi (sopravegnente), e dormendo sopravenente la impotente notte,13 Essi pertanto in una notte davvero impotente, e sbucata fuori dalle infime profondità dell’[impotente] averno, addormentati nello stesso sonno,
14 alcuna volta erano battuti dalla paura della visione spaventevole, alcuna volta l'anime loro venivano meno per ismarrimento; però che la improvisa e insperata paura era sopravenuta loro.14 ora da paurose ombre di spettri erano agitati, ora prostrati per il tradimento della [loro] anima; che un subito e inaspettato terrore gli aveva invasi.
15 Appresso, se alcuno di quelli cadeva, era guardato in carcere, rinchiuso senza ferri.15 E venendo poi alcuno di loro a cadere, era tenuto rinchiuso in una prigione senza ferri.
16 E se alcuno di villa o pastore o lavoratore di terra fosse preso, si sosteneano nella necessitade di non potere fuggire.16 Foss’egli un contadino o un pastore o un operalo addetto al lavori del campo, sorpreso, era assoggettato all'inevitabile necessità:
17 Tutti erano legati insieme d' una medesima catena di tenebre. O fosse spirito soffiante, o tra li spessi rami il suave suono delli uccelli, o vero di fiume molto corrente acqua,17 da una stessa catena di tenebre eran tutti avvinti. Sia il vento che fischiava, o il canto melodioso degli uccelli tra i folti rami, o il rumor d’acqua scorrente con impeto,
18 o fortissimo suono di rovinanti pietre, o corrimento invisibile di animali scherzanti, o fortissima voce di mugghianti bestie, o fusse resonante suono delli altissimi monti, facevano tramortire per paura coloro.18 l’aspro fracasso di sassi precipitanti, o l’invisibile corsa di saltellanti animali, o l’urto fiero di belve ruggenti, o l’eco ripercossa dalle più alte montagne, [tutto] li paralizzava per lo spavento.
19 Tutto il mondo era illuminato di chiarissimo lume, e da non impedite opere era contenuto.19 Che, tutto il mondo splendeva di fulgida luce, ed era occupato senza impaccio in lavori; ma sovr’essi soli si stendeva gravosa notte, immagine delle tenebre che dovevano accoglierli. E più gravosi ancor delle tenebre erano essi a se stessi!
20 A coloro soli era posta la grave notte, imagine di tenebra che dovea venire sopra coloro. Elli medesimi erano adunque a sè gravi tenebre..