Scrutatio

Giovedi, 23 maggio 2024 - San Giovanni Battista de Rossi ( Letture di oggi)

Tobia 2


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BIBBIA CEI 2008BIBBIA VOLGARE
1 Sotto il regno di Assarhàddon ritornai dunque a casa mia e mi fu restituita la compagnia di mia moglie Anna e del figlio Tobia. Per la nostra festa di Pentecoste, cioè la festa delle Settimane, avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a tavola:1 Dopo queste cose, essendo la festa di Dio, e Tobia avendo apparecchiato uno grande desinare in casa sua,
2 la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobia: «Figlio mio, va’, e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni, figlio mio».2 disse al suo figliuolo: vae, e mena alquanti uomini della nostra tribù, i quali temano Iddio, acciò che mangino con esso noi.
3 Tobia uscì in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno disse: «Padre!». Gli risposi: «Ebbene, figlio mio?». «Padre – riprese – uno della nostra gente è stato ucciso e gettato nella piazza; l’hanno strangolato un momento fa».3 Ed essendo ito e tornato, nunciò al padre, dicendo uno de' figliuoli d' Israel sì è nella piazza morto. Onde egli si mosse tosto del suo luogo, lasciando il convito; e digiuno pervenne al corpo.
4 Io allora mi alzai, lasciando intatto il pranzo; tolsi l’uomo dalla piazza e lo posi in una camera in attesa del tramonto del sole, per poterlo seppellire.4 E togliendolo celatamente, il portoe a casa sua, acciò che quando il sole fosse tramontato, il seppellisse.
5 Ritornai, mi lavai e mangiai con tristezza,5 E da poi ch' egli ebbe nascoso il corpo, manicoe del pane con pianto e con tremore,
6 ricordando le parole del profeta Amos su Betel:
«Si cambieranno le vostre feste in lutto,
tutti i vostri canti in lamento».
6 ricordandosi di quello sermone che Iddio avea detto per bocca d' Amos profeta: i dì delle vostre feste si convertiranno in lamento e in pianto.
7 E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve lo seppellii.7 E quando il sole fu tramontato, ed egli andò e seppellillo.
8 I miei vicini mi deridevano dicendo: «Non ha più paura! Proprio per questo motivo lo hanno già ricercato per ucciderlo. È dovuto fuggire e ora eccolo di nuovo a seppellire i morti».8 Onde tutti i suoi parenti (e amici) sì lo riprendeano, e diceano: tu fosti condannato ad esser morto per questa cagione, e a pena iscampasti dalla morte; e ancora tu seppellisci i morti?
9 Quella notte, dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile. Per il caldo che c’era tenevo la faccia scoperta,9 Ma Tobia, temendo Iddio più che il re, togliea i corpi morti, e nascondevagli in casa sua; e poi di mezza notte gli seppelliva.
10 ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi applicavano farmaci, più mi si oscuravano gli occhi, a causa delle macchie bianche, finché divenni cieco del tutto. Per quattro anni rimasi cieco e ne soffrirono tutti i miei fratelli. Achikàr, nei due anni che precedettero la sua partenza per l’Elimàide, provvide al mio sostentamento.
10 Onde egli avvenne che essendo uno dì (Tobia) affaticato per cagione delle sepolture, sì tornò a casa sua, e gittossi a lato ad una pariete, e addormentossi.
11 In quel tempo mia moglie Anna lavorava a domicilio,11 E sopra gli occhi suoi sì cadè d' uno nido lo sterco della rondine caldo; onde egli per questo divenne cieco.
12 tessendo la lana che rimandava poi ai padroni, ricevendone la paga. Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando tagliò il pezzo che aveva tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono di un capretto da mangiare.12 Veramente Iddio permise che questa tentazione venisse a lui, acciò ch' ello desse esempio di pazienza a quelli che doveano venire dopo lui, sì come fu del santo Iob.
13 Quando il capretto entrò in casa mia, si mise a belare. Chiamai allora mia moglie e le dissi: «Da dove viene questo capretto? Non sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni, poiché non abbiamo nessun diritto di mangiare una cosa rubata».13 E avvegnadio che insino dalla sua fanciullezza avesse temuto Iddio, e osservati i suoi comandamenti, egli impertanto non si contristoe contra Iddio per la piaga della cecitade la quale gli era venuta.
14 Ella mi disse: «Mi è stato dato in più del salario». Ma io non le credevo e le ripetevo di restituirlo ai padroni e per questo mi vergognavo di lei. Allora per tutta risposta mi disse: «Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene da come sei ridotto!».14 Ma costante istette nel timore di Dio, rendendo esso grazia a Dio tutto il tempo della vita sua.
15 E siccome i re riprendendo assalivano Iob, così i parenti e gli amici di Tobia (riprendeano e) faceano beffe della vita sua, dicendo:
16 dov'è la tua speranza, per la quale tu facevi sacrificii e sepolture?
17 Ma Tobia gli riprendea, dicendo: non parlate così;
18 però che noi siamo figliuoli di santi, e aspettiamo quella vita la quale darà Iddio a coloro che non mutano mai la loro fede da lui.
19 E la sua moglie Anna continuamente s'andava affaticando di fuori a tessere; e della fatica delle sue mani quello guadagno e cibo che potea acquistare, recava a lui.
20 Onde avvenne ch' ella arrecoe uno capretto a casa.
21 E quando Tobia sentì belare il capretto, sì disse: guardate ch' egli non sia involato; rendetelo a cui egli è; imperciò che non è lecito a noi mangiare o ricevere alcuna cosa di furto.
22 A queste cose la moglie adirata rispose: manifestamente la tua speranza è fatta vana, e le tue limosine ora si veggono.
23 E in questo modo e per altre parole sì gli rimproverava.