Scrutatio

Venerdi, 16 maggio 2025 - San Simone Stock ( Letture di oggi)

Epistola di Santo Paulo alli Ebrei 12


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1 E imperò che noi avemo tanta imposta nube di testimonianza, ponendo noi ogni pondo [e] il peccato che sta intorno a noi, per la pazienza corriamo alla battaglia ch' è ordinata a noi,1 Per la qual cosa noi pure avendo d'ogni parte sì gran nugolo di testimoni, sgravatici d'ogni incarco, e del peccato, che ci sta d'intorno, corriamo per la pazienza nella carriera, che ci è proposta:
2 riguardando nell' autore della fede e nel redentore Iesù, il quale con allegrezza posta dinanzi da sè, sostenne la (passione della) croce, dispregiata la vergogna, e siede nella sedia dalla parte dritta di Dio.2 Mirando all'autore, e consumatore della fede Gesù, il quale propostosi il gaudio sostenne la croce, non avendo fatto caso dell'ignominia, e siede alla destra del trono di Dio.
3 Adunque arricordatevi di colui che sostenne tale contraddizione incontro a sè medesimo da' peccatori, acciò che voi non vi stanchiate, e non vegniate meno (troppo tosto) nelle vostre tribulazioni.3 Imperocché ripensate attentamente a colui, che tale contro la sua propria persona sostenne contraddizione da' peccatori: affinchè non vi stanchiate, perdendovi d'animo.
4 Chè ancora non combatteste insino al sangue, contra il peccato resistendo.4 Dappoiché non avete per anco resistito fino al sangue, pugnando contro il peccato:
5 E siete dimenticati della consolazione, la qual parla a voi, sì come a figliuoli, dicendo così: figliuolo mio, non dimenticare la disciplina (l' ammaestramento) del Signore, e non ti stancare mentre che tu sarai ripreso da lui.5 E vi siete scordati di quella esortazione, la quale a voi parla come a' figliuoli, dicendo: figliuol mio, non trascurare la disciplina del Signore: e non ti venga a noia, quando da lui s'è ripreso.
6 Imperò che Dio castiga colui il quale egli ama; e flagella (e batte) ogni figliuolo ch' egli riceve.6 Imperocché il Signore corregge quei che ama: e usa la sferza con ogni figliuolo, cui riconosce per suo.
7 E perseverate in disciplina. Chè Dio offerisce sè medesimo a voi, come a figliuoli; e qual figliuolo è quello, che il padre non lo riprenda?7 Siate perseveranti sotto la disciplina. Dio si diporta con voi come con figliuoli: imperocché qual è il figliuolo, cui il padre non corregge?
8 Ma se voi siete fuori del castigamento, del qual son partefici tutti (quelli che son figliuoli), adunque non siete voi figliuoli (maternali), ma adulteri.8 Che se siete fuori della disciplina, alla quale tutti hanno parte: siete adunque bastardi, e non figliuoli.
9 Veramente noi avemmo padri ammaestratori, secondo la carne, li quali noi avemmo in grande reverenza; or molto maggiormente dovemo obbedire (e onorare) il Padre spirituale, e viveremo in lui.9 Di più i padri nostri secondo la carne abbiamo avuti per precettori; e gli abbiam rispettati: e non saremo molto più ubbidienti al padre degli spiriti, per aver vita?
10 Nel tempo di pochi giorni, quelli ammaestravano noi secondo la sua volontà; ma questo, cosa ch' è utile, ne insegna di ricevere la sua santificazione.10 Imperocché quelli per il tempo di pochi giorni ci facevano i pedagoghi, secondo che lor pareva: ma questi in quello, che giova a divenir partecipi della di lui santità.
11 Veramente ogni castigamento, in questo presente secolo, non pare che sia cosa di allegrezza, anzi di tristizia; ma poi rende frutto di giustizia e di grande pace a coloro che s'argomentano per questa cosa.11 Or qualunque disciplina pel presente non sembra apportatrice di gaudio, ma di tristezza: dopo però, tranquillo frutto di giustizia rende a coloro, che in essa siano stati esercitati.
12 Per la qual cosa rizzate le mani pigre, e levate le ginocchia.12 Per la qual cosa rinfrancate le languide mani, e le vacillanti ginocchia,
13 E fate dritti andamenti con li vostri piedi, chè niuno erri (nella via) zoppicando, ma piuttosto sia sanato.13 E fate diritta carreggiata co' vostri piedi: affinchè alcuno zoppicando non esca di strada, ma piuttosto si ammendi.
14 Seguitate la pace con tutte genti con santimonia, senza la quale niuna persona vederà Dio;14 Cercate la pace con tutti, e la santità, senza di cui nissuno vedrà Dio:
15 guardando che niuno venga meno alla grazia di Dio, e che niuna radice di amaritudine non impedisca germinando fuori, e che per quella non si guastino molti.15 Ponendo mente, che nissuno manchi alla grazia di Dio: che nissuna amara radice spuntando fuora, non rechi danno, e per essa molti restino infetti.
16 E niuno di noi sia fornicatore, nè ghiotto come fue Esau, il quale vendette per uno mangiare li suoi onori.16 Che non (siavi) alcuno fornicatore, o profano, come Esaù, il quale per una pietanza vendè la sua primogenitura:
17 E sappiate che poi questo Esaù desiderò di avere la benedizione per ereditare, e (dimandandola con lacrime, non di meno) sì fu riprovato (e rifiutato); e non trovò luogo di penitenza, avvegna che la domandasse piangendo.17 Imperocché sapete, come ancor poi bramando di essere erede della benedizione, fu rigettato; conciossiaché non trovò luogo a penitenza, quantunque con lagrime la ricercasse.
18 Chè per certo voi non vi appressaste al trattabile [monte] e all' accendevole fuoco, e alla turbine e alla caligine (di scurità) e alla tempesta,18 Imperocché non vi siete appressati al monte palpabile, e al fuoco ardente, e al turbine, e alla caligine, e alla bufera,
19 e al suono della tuba e alla voce di parole, la qual quelli che l'udirono, si scusarono che non fosse fatta a sè (nel tempo di Moisè, quando Dio apparve con queste cose che dette sono in sul monte. per dare la legge; e però si scusarono di non udire quella voce).19 E al suon della tromba, e al rimbombo delle parole, per cui que', che l'udirono, domandarono, che non fosse fatta lor più parola.
20 Perchè non poteano sostenere d' udire quel detto (ed era con comandamento), che se niuna bestia toccasse quel monte, ch' ella fusse lapidata.20 Imperocché non reggevano a quella intimazione: se anche una bestia toccherà il monte, sarà lapidata.
21 E così era terribile quello che si vedea (e cioè che si dicea), che Moisè disse: io son spaventato e timoroso.21 E tanto era terribile quel, che vedeasi, che Mosé disse: sono spaurito, e tremante.
22 Ma ora siete avvicinati al monte di Sion, e alla città di Dio vivente e celestiale Ierusalem, e alla frequentazione di molte migliaia di angioli,22 Ma vi siete appressati al monte di Sion, e alla citta di Dio vivo, alla Gerusalemme celeste, e alla moltitudine di molte migliaja di Angeli,
23 e alla Chiesa de' primai, li quali son insieme. scritti in cielo, e a Dio giudice di tutti, e al spirito de' giusti e de' perfetti,23 E alla Chiesa de' primogeniti, i quali sono registrati nel cielo, e a Dio giudice di tutti, e agli spiriti de' giusti perfetti,
24 e a Iesù tramezzatore del nuovo testamento, e allo spargimento del sangue meglio parlante che Abel.24 E al mediatore della nuova alleanza Gesù, e all'aspersione di quel sangue, che parla meglio, che Abele.
25 Guardate che voi non rifiutate il ben parlante a voi. Chè se quelli che refiutorono quello che parlava sopra la terra, non scamparono; molto maggiormente non scamparemo noi, se non intenderemo colui che parla a noi del cielo.25 Badate di non rifiutare colui, che parla. Imperocché se per aver rifiutato colui, che loro parlava sopra la trini, quelli non ebbero scampo: molto più noi, volgendo le spalle a lui, che ci parla dal cielo:
26 La voce del quale movette la terra a quell'ora; e ora impromette e dice: ancora una volta, e moverò non solamente la terra, ma eziandio il cielo.26 La voce del quale scosse allora la terra: e adesso fa promessa, dicendo i ancora una volta; e io sommoverò non solo la terra, ma anche il cielo.
27 In quel che dice: ANCORA UNA VOLTA Si dichiara a noi il transportamento delle cose mobili, sì come di fatti, chè permagnino quelle cose che non son mobili.27 Or dacché egli dice: ancor una volta: dichiara la traslazione delle cose instabili come fattizie, affinchè quelle rimangano, che sono immobili.
28 Adunque recevendo noi il regno fermo, abbiamo grazia, per la quale serviamo piacendo a Dio con paura e con reverenza.28 Per la qual cosa attenendoci al regno immobile, abbiamo la grazia, per la quale accetti a Dio lo serviamo con timore, e riverenza.
29 Chè il nostro Dio è fuoco che consuma.29 Imperocché il nostro Dio è un fuoco divoratore.