SCRUTATIO

Sabato, 21 giugno 2025 - San Luigi Gonzaga ( Letture di oggi)

Secondo libro de' Maccabei 15


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1 Sapendo Nicanore essere Giuda nè luoghi di Samaria, imaginossi di moverli guerra con grande impeto nel dì del sabbato.1 Nicànore poi, avendo appreso che gli uomini di Giuda si trovavano nei pressi della Samaria, decise di assalirli con tutta sicurezza nel giorno del riposo.
2 Oude dicendoli li Giudei, li quali come sforzati il seguitavano, ch' egli non dovesse fare così feroce e barbaramente, ma dovesse dare l'onore al dì della santificazione, e onorare quello che risguarda tutte cose;2 Gli dissero, allora, i Giudei che lo seguivano per necessità: "Non li far perire in maniera così selvaggia e barbara, ma rendi piuttosto gloria a quel giorno che a preferenza degli altri è stato onorato con la santità da Colui che veglia su tutte le cose".
3 (ma) egli infelice addimandè, s' egli è in cielo alcuno potente, che comandi esser osservato il dì del sabbato.3 Ma quel tre volte scellerato domandò se vi fosse in cielo un sovrano che avesse ordinato di celebrare il giorno del sabato.
4 Ma quelli rispondendo, ch' egli è il Signore vivente, egli è potente in cielo ha comandato solennizzare il dì del sabbato.4 Gli risposero: "Vi è il Signore vivente. Egli è il sovrano del cielo, che ha ordinato di osservare il sabato".
5 Alli quali quello disse: e io sono potente sopra la terra, il quale comando sia tolte l'arme, e adempiuto le faccende del re. Niente di meno non conseguitò ad (adempiere e) perficere il consiglio.5 L'altro ribatté: "Anch'io sono un sovrano sulla terra e ordino di prendere le armi e di eseguire gli ordini del re". Tuttavia non riuscì ad eseguire il suo crudele disegno.
6 Onde Nicanore, elevato di somma superbia, avea imaginato di ordinare uno comune spettacolo di Giuda.6 In verità Nicànore, gonfiandosi con tutta la sua arroganza, aveva deciso di erigere un pubblico trofeo con le spoglie degli uomini di Giuda.
7 Ma confidavasi Maccabeo con ogni speranza, sempre esserli presente l'aiuto di Dio.7 Il Maccabeo però era fermamente convinto, con ogni speranza, di ottenere soccorso dal Signore.
8 E confortava li suoi, che non si spaventasseno per il venire delle nazioni, ma che loro avessero nella mente li aiuti fatti a loro dal cielo, e al presente sperassero conseguire la vittoria dall' Onnipotente.8 Perciò esortava i suoi a non temere l'attacco dei gentili, ma a tener presenti nella mente gli aiuti che in passato erano stati loro concessi dal cielo e a sperare anche nel presente che dall'Onnipotente sarebbe loro venuta la vittoria.
9 E parloli della legge e de' profeti; movendo etiam li esèrciti, li quali prima avea fatti, feceli più pronti.9 Confortatili con parole della legge e dei profeti, ricordò poi anche le battaglie che essi stessi avevano combattuto e li rese più audaci.
10 Di che raddrizzati i loro animi, mostravali insieme le fallacie delle genti, e la prevaricazione de' giuramenti.10 Rinfrancati così i loro animi, denunziò e insieme dimostrò la perfidia dei pagani e la loro violazione dei giuramenti.
11 Ed egli armò ciascuno di quelli, non con forza di scuto e di lancia, ma con ottimi parlari e conforti, esponendoli il sogno degno di fede, per la cui narrazione rallegrò tutti.11 Avendo in questo modo armato ciascuno di loro, non con la sicurezza degli scudi e delle lance, ma col conforto delle buone parole, narrò infine un sogno degno di fede, una specie di visione che li rallegrò tutti.
12 Ora il sogno era a tal modo: parevali vedere (per insogno, uno chiamato) Onia, il quale era stato sommo sacerdote, uomo buono e benigno, nel viso verecondo, modesto ne' costumi, ne' parlari ordinato, il quale esercitato da puerizia nelle virtù, raddrizzante le mani al cielo, e che egli orava per tutto il popolo de' Giudei.12 La sua visione era questa. Onia, l'ex sommo sacerdote, uomo onesto e buono, modesto nell'aspetto, mite nel tratto, elegantemente spedito nel parlare e fin da fanciullo esercitato nella pratica di tutte le virtù, con le mani protese pregava per tutta la comunità dei Giudei.
13 Dopo questo appargli vedere un altro uomo, di età e gloria mirabile, adornato di magno ornamento;13 Poi, nello stesso modo, era apparso un uomo distinto per età e maestà, circonfuso di una gloria meravigliosa e splendidissima.
14 che rispondea a Onia, dicendo: questo è amatore delli fratelli e del popolo d' Israel; questo è quello che molto prega per il popolo e per tutta la città santa; egli è Ieremia profeta.14 Prendendo la parola, Onia disse: "Questi è l'amico dei suoi fratelli, che prega molto per il popolo e per la santa città: Geremia, il profeta di Dio".
15 Parevali etiam vedere Ieremia estendere la mano destra, e dare a Giuda uno coltello d'oro, dicendo:15 Quindi Geremia, stendendo la destra, consegnò a Giuda una spada d'oro, dicendo nell'atto di consegnargliela:
16 Togli il coltello santo, dono da Dio, nel quale scaccerai li inimici del popolo mio d' Israel.16 "Prendi questa santa spada, dono di Dio; con essa farai a pezzi gli avversari".
17 Di che loro, molto confortati per li buoni parlari di Giuda, per li quali potesse commovere l'impeto, ed essere confortati li animi de' giovani, deliberorono di combattere e fortemente confligere, per giudicare la virtù delli officii; conciosia che ruinavansi la città santa e il tempio.17 Incoraggiati da queste parole di Giuda, veramente belle e capaci di incitare al valore e di rendere virili gli animi dei giovani, decisero di non attardarsi nell'accampamento, ma di attaccare coraggiosamente e di risolvere l'affare gettandosi nella mischia con tutto il vigore, perché tanto la città quanto le cose sante e il tempio erano in pericolo.
18 Certo eravi minore sollicitudine per le mogliere e figliuoli, ed etiam per li fratelli e parenti; ma massimo e il primo (pensiero) era il timore per la santità del tempio.18 Infatti il timore per le mogli e per i figli, come per i fratelli e i parenti, era in essi cosa di poco conto in confronto a quello, grandissimo e primario, per il tempio consacrato.
19 Ed etiam non era piccola sollicitudine per coloro ch' erano per assaltare [a] quelli ch' erano nella città.19 Intanto anche tra quelli rimasti in città non minore era la loro angustia, preoccupati com'erano per lo scontro in aperta campagna.
20 E già sperando tutti il giudicio che dovea essere, ed essendovi oste presente, era ordinato lo esercito; etiam composti e ordinati al luogo opportuno le bestie e li cavalieri.20 Tutti ormai attendevano una risoluzione prossima, essendo già i nemici vicini, l'esercito schierato, le bestie disposte in posizione conveniente e la cavalleria ordinata ai lati.
21 La quale cosa considerando Maccabeo, e vedendo il venire della moita gente con apparato di varie arme, ed etiam la ferocità delle bestie, alzando le mani al cielo, invocò il Signore facente le maraviglie, il quale dona la vittoria alli meriti, non secondo la potenza delle arme, [ma] come gli piace.21 Al vedersi davanti tale moltitudine, la varietà delle armi preparate e la ferocia delle bestie, il Maccabeo stese le mani al cielo e invocò il Signore, operatore di prodigi, ben sapendo che non per virtù delle armi, ma a coloro che ne son degni egli procura la vittoria, quando lo giudica opportuno.
22 Onde egli, invocando, disse a tal modo: tu Signore, il quale mandasti l'angelo tuo sotto Ezechia, re di Giuda, e uccidesti cento e ottantacinque milia dell' esercito di Sennacherib;22 Pregando si espresse in questo modo: "Tu, o sovrano, al tempo di Ezechia re della Giudea inviasti il tuo angelo, il quale fece perire centottantacinquemila uomini.
23 e ora, dominatore de' cieli, manda l'angiolo tuo buono, nel timore e tremore della magnitudine del tuo braccio,23 Invia anche ora, o sovrano del mondo, un angelo buono davanti a noi per incutere timore e spavento.
24 acciò che temano quelli che vengono con la blasfemia contra il tuo santo popolo. Onde egli a questo modo (frequentemente) orò.24 Con la potenza del tuo braccio siano colpiti quelli che, bestemmiando, sono venuti contro il tuo santo popolo". Con queste parole terminò.
25 Ma Nicanore, e quelli ch' erano con lui, moveano (l'esercito) con le tube e canti.25 Gli uomini di Nicànore intanto avanzavano tra suoni di trombe e canti di guerra.
26 Ed etiam Giuda, e quelli ch' erano con lui, invocato Iddio, per le orazioni si accostorno con la parte avversa.26 Gli uomini di Giuda, invece, si gettarono nella mischia contro i nemici tra invocazioni e preghiere.
27 Pugnando certo (e combattendo) con la mano, ma etiam con cuore orando al Signore, gittorono a terra non meno di trentacinque milia, rallegrati magnificamente per la presenza di Dio.27 Combattendo con le mani, ma con i cuori pregando Dio, ne abbatterono non meno di trentacinquemila e si rallegrarono grandemente per questa manifestazione divina.
28 Onde cessando, e ritornando adrieto con sommo gaudio, intesero essere perito Nicanore con l'arme sue.28 Cessato il combattimento, mentre con gioia si ritiravano, riconobbero Nicànore caduto con la sua armatura.
29 Di che, fatto il clamore e suscitata la turbazione, benedicevano con patria voce l'onnipotente Dio.29 Fu un esplodere di grida e di confusione. Dopo di che benedissero l'Onnipotente nella lingua paterna.
30 Poscia Giuda, il quale per ogni parte e con l' animo era apparecchiato di morire per li cittadini, comandò che fusse portato il capo, e la mano tagliata colla spalla di Nicanore, in Ierosolima.30 Colui che, corpo ed anima, era stato sempre in prima linea nella lotta per i cittadini e che aveva conservato per i suoi connazionali l'affetto dell'età giovanile, comandò allora di mozzare la testa di Nicànore, la sua destra con il braccio e di portarli a Gerusalemme.
31 [Al]la quale cosa poscia che furono pervenuti, convocati li suoi della tribù e li sacerdoti all' altare, chiamò etiam quelli ch' erano nella ròcca.31 Qui giunto, dopo aver convocato i connazionali e i sacerdoti, stando davanti all'altare, mandò a chiamare quelli dell'Acra.
32 E dimostrato il capo di Nicanore, e la scelerata mano la quale avea istesa contra la casa santa dell' onnipotente Dio, rallegrossi magnificamente.32 Quindi, mostrata loro la testa dell'impuro Nicànore e la mano che quel bestemmiatore aveva steso con arroganza contro la santa casa dell'Onnipotente,
33 Comandò egli etiam, essere tagliata la lingua dell' empio Nicanore, e a parte essere data alli uccelli; e la mano dell' impazzito essere appiccata dincontra al tempio.33 comandò che, recisa anche la lingua, a pezzi fosse data in pasto agli uccelli e che la mercede della sua follia fosse appesa davanti al tempio.
34 Tutti adunque benedicettero il Signore del cielo, dicendo: sia egli benedetto, il quale ha servato il luogo suo incontaminato.34 Tutti allora, rivolti al cielo, benedissero il Signore glorioso, dicendo: "Benedetto sia colui che ha conservato incontaminato il suo luogo!".
35 Onde egli etiam appiccò il capo di Nicanore nell' alta parte della ròcca, acciò che fosse eminente e manifesto segno dell' aiuto di Dio.35 Giuda poi fece appendere all'Acra la testa di Nicànore come segno chiaro e manifesto a tutti dell'aiuto del Signore.
36 Di che tutti di comune consiglio deliberorono, che questo giorno per nullo modo passasse senza celebrazione;36 Infine, con comune suffragio, decretarono tutti insieme di non lasciare in nessun modo tale giorno senza un riconoscimento, ma di solennizzarlo il 13 del dodicesimo mese, che in lingua siriaca si chiama Adar, un giorno prima della festa di Mardocheo.
37 e che si facesse la solennità nel terzo decimo dì del mese Adar, che dicesi in lingua Siriaca, l'altro die di Mardocheo.37 Così, dunque, andarono le cose riguardo a Nicànore. E poiché da quei tempi la città rimase in possesso dei Giudei, qui stesso anch'io porrò fine al mio discorso.
38 Adunque fatte queste cose dicontra Nicanore, e (fu) da quelli tempi posseduta la città [dagli Ebrei], etiam io ponerò fine in questi parlari.38 Se la composizione è riuscita bene, è ciò che anch'io volevo; ma se è di poco conto e mediocre, è tutto ciò che potevo fare.
39 E se certo egli è stato detto bene, e come conviensi all' istoria, questo etiam io vorrei; ma se egli è stato men degno, egli è da imputare a me.39 Come, infatti, il bere solo vino è nocivo, allo stesso modo che la sola acqua, mentre il vino mescolato con acqua è gradevole e procura un piacere delizioso, così è pure della preparazione di un discorso che voglia deliziare le orecchie dei lettori della composizione. Qui perciò sarà la fine.
40 Come a bevere sempre vino, ovvero acqua, egli è contrario, ma a usar l'uno e l'altro egli è delettabile; così non sarà grato il parlare alli lettori, se il sarà ingiustamente domandato. Quivi adunque sarà egli consumato.