Scrutatio

Domenica, 2 giugno 2024 - Santi Marcellino e Pietro ( Letture di oggi)

Ecclesiasticus 19


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VULGATABIBBIA VOLGARE
1 Operarius ebriosus non locupletabitur :
et qui spernit modica paulatim decidet.
1 L'operaio ebbrioso non arricchirae; e colui che dispregia le cose piccole, a poco a poco cade in giù.
2 Vinum et mulieres apostatare faciunt sapientes,
et arguent sensatos.
2 Il vino e le femine fanno uscire di loro essere i savi (in senno), e fanno degni di reprensione li sensati.
3 Et qui se jungit fornicariis erit nequam :
putredo et vermes hæreditabunt illum :
et extolletur in exemplum majus,
et tolletur de numero anima ejus.
3 E colui che si accosta alle femine fornicarie, sarà malvagio; sozzura e vermini saranno suoi eredi; e sarà levato in maggiore esemplo, e l' anima sua fia tolta dal numero (de' santi).
4 Qui credit cito levis corde est, et minorabitur :
et qui delinquit in animam suam, insuper habebitur.
4 Colui che tosto crede, sì è di leggiero cuore, e abbasserassi; e colui che peccoe contro all' anima sua, oltre a ciò sarà obligato.
5 Qui gaudet iniquitate, denotabitur :
et qui odit correptionem, minuetur vita :
et qui odit loquacitatem, extinguit malitiam.
5 Colui che si allegra del male, sarà ispento (del libro della vita); e colui che odia la correzione, sarà scemato della vita; e colui che odia il molto parlare, spegne la malizia.
6 Qui peccat in animam suam, p?nitebit :
et qui jucundatur in malitia, denotabitur.
6 E chi pecca nell' anima sua, se ne pentirae; e chi s' allegra della malizia, sarà ispento.
7 Ne iteres verbum nequam et durum,
et non minoraberis.
7 Non ridire la parola rea e dura, e non sarai abbassato.
8 Amico et inimico noli narrare sensum tuum :
et si est tibi delictum, noli denudare :
8 Allo amico nè allo nimico non narrare i tuoi secreti; e se sono occulti, non li manifestare il peccato (non manifestare loro)
9 audiet enim te, et custodiet te,
et quasi defendens peccatum, odiet te,
et sic aderit tibi semper.
9 Però che (il nimico) sì t'udirae; guarderatti, sì com'elli difenda il peccato tuo, e odierà te, e così sarae sempre teco.
10 Audisti verbum adversus proximum tuum ?
commoriatur in te, fidens quoniam non te dirumpet.
10 Udisti parola contro il prossimo tuo? muoia in te, fidandosi egli di te, però che non ti diromperà (la parola).
11 A facie verbi parturit fatuus,
tamquam gemitus partus infantis.
11 Dalla udita della parola partorisce lo stolto, sì come il pianto del parto del fanciullo.
12 Sagitta infixa femori carnis,
sic verbum in corde stulti.
12 E come la saetta, si ficca la parola nel cuore dello stolto.
13 Corripe amicum,
ne forte non intellexerit, et dicat : Non feci :
aut, si fecerit, ne iterum addat facere.
13 Riprendi l'amico, acciò che non si creda non avere peccato, e dica: io nol feci; o se elli il fece, che non lo faccia più.
14 Corripe proximum, ne forte non dixerit :
et si dixerit, ne forte iteret.
14 Riprendi il prossimo, acciò ch' egli non dica: non peccai; e se egli dica: peccai, acciò ch' egli non pecchi più.
15 Corripe amicum, sæpe enim fit commissio :
15 Riprendi l'amico, però che spesso si falla.
16 et non omni verbo credas.
Est qui labitur lingua, sed non ex animo :
16 E non credere ad ogni parola; egli è chi cade nel parlare, ma non nell' animo.
17 quis est enim qui non deliquerit in lingua sua ?
Corripe proximum antequam commineris,
17 Or chi è che non abbi peccato nel parlare? (quasi nullo); riprendi il prossimo, inanzi che tu il minacci.
18 et da locum timori Altissimi :
quia omnis sapientia timor Dei, et in illa timere Deum,
et in omni sapientia dispositio legis.
18 Dà luogo al timore dello Altissimo; però che ogni sapienza è timore di Dio, e in ogni sapienza si è la disposizione della legge.
19 Et non est sapientia nequitiæ disciplina,
et non est cogitatus peccatorum prudentia.
19 E non è sapienza la disciplina della malizia; e la prudenza de' peccatori non è buono pensiero.
20 Est nequitia, et in ipsa execratio,
et est insipiens qui minuitur sapientia.
20 (Egli è prudenza la quale) è malizia, e in quella si è maledizione; ed è insipiente colui che diminuisce in sapienza.
21 Melior est homo qui minuitur sapientia,
et deficiens sensu, in timore,
quam qui abundat sensu,
et transgreditur legem Altissimi.
21 Migliore è l'uomo che ha manco di sapienza e che ha manco di senno, essendo in timore di Dio, che colui che abbonda in senno, e trapassa la legge dello Altissimo.
22 Est solertia certa, et ipsa iniqua :
22 Ed è una certa sagacitade (ordinata a ingannar altrui), e questa è iniqua.
23 et est qui emittit verbum certum enarrans veritatem.
Est qui nequiter humiliat se,
et interiora ejus plena sunt dolo :
23 E sì è alcuno che dice la parola certa, narrando veritade; e sì è alcuno il quale maliziosamente s' inchina, e l' animo suo è pieno d' inganno.
24 et est qui se nimium submittit a multa humilitate :
et est qui inclinat faciem suam,
et fingit se non videre quod ignoratum est :
24 E sì è alcuno (giusto), il quale troppo si sottomette da molta umilità; e sì è alcuno (giusto), che china il viso, e fingesi di non vedere quello che non si sae.
25 et si ab imbecillitate virium vetetur peccare,
si invenerit tempus malefaciendi, malefaciet.
25 E se dalla debilezza delle forze è vietato di peccare, se troverae tempo di malfare, male farae.
26 Ex visu cognoscitur vir,
et ab occursu faciei cognoscitur sensatus.
26 Dal viso si conosce l'uomo, e dallo riscontro della faccia si conosce colui che è sensato.
27 Amictus corporis, et risus dentium,
et ingressus hominis, enuntiant de illo.
27 La copritura del dorso e il riso della bocca e l'andare dell' uomo significa quello, quale egli è.
28 Est correptio mendax in ira contumeliosi,
et est judicium quod non probatur esse bonum :
et est tacens, et ipse est prudens.
28 Egli è correzione bugiarda nella bocca del villaneggiante; ed è giudicio lo quale non si prova essere buono; ed è tacente giudicio, e quello è del prudente.