Scrutatio

Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

Sapienza 15


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BIBBIA TINTORIBIBBIA VOLGARE
1 Ma tu, o nostro Dio, sei beni­gno e verace, paziente, e con mi­sericordia tutto governi.1 Ma tu, Iddio nostro, se' soave e vero e paziente, e che disponi tutte le cose in misericordia.
2 Anche se pecchiamo siamo tuoi, ricono­scendo la tua grandezza, e se non pecchiamo siamo sicuri d'essere annoverati fra i tuoi.2 E imperciò, se noi pecchiamo, noi siamo pure tuoi, e sappiamo la grandezza tua; e se noi non pecchiamo, noi sappiamo che appo te noi siamo computati.
3 E certo la giustizia perfetta consiste nel co­noscerti, e comprendere la giu­stizia e la tua potenza è radice dell'immortalità.3 E il sapere te è consumata giustizia; e conoscere la giustizia e la virtù tua è radice di immortalitade.
4 Così non ci tra­viarono nell'errore le male arti dell'umana invenzione, nè il vano artifizio di ombreggiata pittura, nè effigie scolpita di diversi co­lori.4 Non indusse noi in errore lo sottigliamento delli uomini della mala arte, nè l'ombra della pittura fatica sanza frutto, la figura intagliata per varii colori;
5 La vista di ciò eccita la pas­sione dello sciocco, invaghito del1 'esanime figura d 'una, in orta immagine.5 la cui vista a diletto del disensato dà desiderio, e ama le imagini della cosa morta sanza anima.
6 Affezionati al male, son degni di sperare in tali cose, e chi le fa e chi le ama e chi le onora.6 Degni sono (di morte) li amatori [del] le cose malfatte, li quali hanno speranza in cotali cose, e chi fanno quelle imagini, e coloro che le adorano che le amano.
7 Un vasaio, maneggiando la molle creta, con molta fatica, ne forma or questo or quel vaso a nostro servizio, collo stesso fan­go fa vasi destinati a nobili usi, ed anche quelli destinati a tutt'altro; e dell'uso a cui debbon servire quei vasi ne è giudice il vasaio.7 Ma il figolaio, che preme la terra molle, faticosamente compone (li vasi) al nostro uso ciascuno vaso; e d' una medesima terra compone quelli vasi che sono mondi in uso, e similmente quelli che sono contrarii a questi; quale sia l'uso di questi vasi, il pentolaio stesso n'è giudice.
8 E poi, con vana fatica, fa, del medesimo fango, un dio, lui che, da poco fatto di terra, tra poco ritorna a quello da cui fu tratto, quando gli sarà diman­data l'anima, che ha come in pre­stito.8 Elli compone di quella medesima terra iddio con vana fatica ( ch' elli fae li altri vasi); colui che poco inanzi fatto fue di terra, dopo un poco inganna, ridomandando il debito dell' anima ch' elli avea.
9 Ma egli non si dà pena del­la sua fatica, nè della brevità della sua vita, ma tenta di far concorrenza agli orefici e agli ar­gentieri, imita i bronzisti, e pone la sua gloria nel formare cose inuti­li.9 Ma la cura sua è, non ch' elli deve lavorare, nè come elli è piccola vita, ma contendendosi colli orefici e colli argentieri, e' sèguitali; e antimette la fama sua, però ch' elli compone cose di soperchio vane.
10 Cenere è il suo cuor, la sua spe­ranza è più vana della terra, la sua vita è più vile del fango;10 Cenere è il cuore suo; e la speranza sua sì è terra vana, e la vita sua sì è più vile del fango.
11 perchè non riconosce colui che l'ha fatto, che gli ha ispirata l'anima, che agisce, e soffiò in lui lo spirito del­la vita.11 Però ch' egli non sa colui che il fece, e chi mise in lui l'anima, e chi soffioe in lui spirito vitale (e adora quelle cose ch' elli lavoroe).
12 Essi han creduto che la nostra vita sia un gioco, e che tutta l'occupazione della vita ab­bia per scopo il guadagno, e che si debba guadagnare con tutti i mezzi, anche col delitto.12 Ma loro stimarono la vita nostra essere concupiscenza; e che la conversazione della vita fusse composta al guadagno, e che bisogno era che ciascuno eziandio di male acquistasse.
13 Ben sa di peccare sopra ogni altro chi dalla (medesima) mota fa fragili vasi e idoli scolpiti.13 Colui conosce sopra tutti sè peccare, il quale. della materia di terra compone li vasi fragili e idoli.
14 Son tutti insensati e disgraziati e oltremo­do superbi di spirito i nemici del tuo popolo e chi li governa;14 Tutti disavventurati, oltra modo sono superbi sopra la condizione dell' anima sua, i nimici del popolo tuo, e [coloro che] signoreggiano quello.
15 perchè hanno stimati come dèi tutti di idoli delle genti, i quali non han l'uso degli occhi per vedere, nè delle narici per respirare, nè degli orecchi per udire, nè dei diti delle mani per toccare, ed anche i loro piedi sono incapaci di muoversi.15 Però ch' egli stimarono che tutti li idoli delle nazioni fussono iddii, li quali non hanno lume d' occhi a vedere, nè nari da odorare, nè orecchie da udire, nè mani da palpare, e li loro piedi sono pigri ad andare.
16 Un uomo li ha fatti, li ha formati uno che ha lo spirito in prestito. Nessun uomo potrà mai fare un dio simile a se stesso.16 L'uomo fece loro, e colui a cui fu prestata la vita. Nullo uomo potrà (possibilmente) componere Iddio simile a sè.
17 Egli, essendo mortale, con empie mani forma una cosa morta. Ma egli è da più di quelli che adora, perchè egli almeno ha la vita, sebbene mortale, ma quelli non l'hanno mai avuta.17 Conciosia cosa ch' elli sia cosa mortale, elli compone cosa morta colle mani inique; più vale egli, che colui ch' egli adora, però ch' egli per certo vivette, conciosia cosa ch' elli sia mortale; ma li idoli non vivettono mai.
18 Inoltre essi adorano gli animali più ributtanti, che, paragonati agli altri privi di ragione, sono i peggiori.18 Ma elli, miserissimi, adorano li animali; e cose sanza sentimento, assomigliate a queste, peggiori sono di queste.
19 Ed anche nell'aspetto nessuno in questi animali può vedere qualche cosa di bello, per­chè furono esclusi dall'approva­zione e dalla benedizioni di Dio.19 Ma ancora non puote vedere per ragguardamento, alcuno di questi animali, cosa buona. Fuggirono la laude di Dio, e la benedizione sua.