SCRUTATIO

Domenica, 22 giugno 2025 - San Luigi Gonzaga ( Letture di oggi)

Ecclesiastico 38


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1 Onora il medico per la necessitade; certo Iddio il creoe.1 Onora il medico per le sue prestazioni, perché il Signore ha creato anche lui;
2 Ogni medicina è da Dio, e dal re riceverà dono.2 l'arte di guarire viene dall'Altissimo, e chi guarisce riceve doni pure dal re.
3 La disciplina del medico, esaltoe il capo del medico, e nel cospetto de' grandi uomini fia laudato.3 La sua scienza fa camminare il medico a testa alta, egli riscuote ammirazione davanti ai grandi.
4 L' Altissimo creoe le medicine di terra, e il savio uomo non averà quelle medicine in orrore.4 Il Signore ha creato le medicine dalla terra, l'uomo di senno non le detesta.
5 Or non è l'acqua amara fatta dolce dal legno?5 L'acqua non si addolcì con il legno, che rivelava così una sua peculiarità?
6 E fu data al conoscimento delli uomini la virtude delle medicine (di quelle cose s' appartiene); e l' Altissimo diede la scienza alli uomini, per essere onorato nelle sue maraviglie.6 Il Signore ha dato la scienza agli uomini, perché fosse glorificato con questi poteri meravigliosi.
7 Con queste cose il medico mitiga la doglia, e l' unguentario farà (d' esse) unguenti di soavitade, e comporranne unzioni di sanitade; e non si finiranno l' opere sue.7 Con essi il medico guarisce e vince la sofferenza e il farmacista fa la sua mistura.
8 La pace di Dio sopra la faccia della terra.8 Ma non finiscono qui le opere del Signore che dà la pace sulla faccia della terra.
9 Figliuolo, nella tua infermitade non dispregiare te medesimo; ma adora Iddio, acciò ch' egli ti guarisca.9 Figlio, nella tua malattia non disprezzare ciò, ma prega il Signore ed egli ti guarirà.
10 Partiti dal peccato, e dirizza le tue mani, e monda il cuore tuo da ogni peccato.10 Ripudia l'errore, correggi l'opera delle tue mani, purifica il cuore da ogni peccato.
11 Dà soavitade e memoria di oblazione, e ingrassa l'offerta, e dà luogo al medico;11 Offri soave odore e un memoriale di fior di farina, offri pingui sacrifici secondo le tue possibilità.
12 però che Iddio il creoe; e non si parta da te, però che le opere sue sono necessarie.12 E ricorri pure al medico; il Signore ha creato anche lui, non ti abbandoni, perché è necessario.
13 Egli è tempo, che tu corri nelle mani loro.13 C'è il momento in cui la guarigione è nelle loro mani.
14 E loro pregheranno Iddio, che ti dirizzi il riposo loro, e la sanitade (tua) per la loro conversazione (teco).14 Anch'essi pregano il Signore perché conceda loro di dare conforto e guarigione ai loro pazienti.
15 Chi pecca nel cospetto di colui che il fece, caderae nelle mani del medico.15 Chi pecca davanti al suo Creatore cada nelle mani del medico.
16 Figliuolo, produci lacrime verso il morto, e sì come tu avessi infermitade comincia a piangere; e secondo la condizione cuopri il corpo di colui, e non disprezzare la sua sepoltura.16 Figlio, versa lacrime sul morto e con sincero dolore intona il lamento; avvolgi il cadavere come è stabilito e non trascurare la sua sepoltura.
17 Per lo suo partimento amaramente porta il dolore di colui uno die, e consòlati per la tristizia.17 Sii amaro nel gemito e caldo nel lamento, celebra il lutto secondo la sua dignità, un giorno o due per evitare le maldicenze, ma poi consólati dopo il dolore.
18 E fa pianto, secondo il merito suo, uno die o due, per rimuover la mormorazione.18 Dal dolore infatti esce la morte, e il dolore del cuore fiacca il vigore.
19 Dalla tristizia viene tosto la morte, (e impedisce) e cuopre la virtù (vitale); e la tristizia del cuore ripiega la testa dell' uomo.19 Il dolore resti solo nella disgrazia, ma poi una vita afflitta fa male al cuore.
20 La tristizia dimora nel ricusamento della consolazione; e la sostanza del povero sì è secondo il cuore suo.20 Non abbandonare il tuo cuore al dolore, lìberatene, ricordando la tua fine.
21 Non darai in tristizia il cuore tuo; ma cacciala da te, e stiati a mente del fine.21 Ben sapendo che non c'è ritorno, il tuo dolore a lui non giova e a te nuoce.
22 E non lo ti dimenticare; però che non deve ritornare chi muore; e a costui non gioveresti niente, e te medesimo peggioreresti.22 Ricòrdati che la sua sorte sarà pure tua, ieri a me domani a te.
23 Ricorditi della sentenza mia; però che così sarà di te; a me fu jeri, e a te fia oggi.23 Nel riposo del morto fa' riposare la sua memoria, consólati di lui, per la dipartita del suo spirito.
24 (Al fine) fa riposare la memoria del morto nel riposo suo; e consola lui nello suscitamento della sua anima.24 La sapienza dello scriba viene dal tempo speso nella riflessione, si diventa sapienti trascurando l'attività pratica.
25 Nota la sapienza nel tempo che tu starai in ozio; e chi scema nell' operare apprenderae la sapienza: però ch' elli si riempierae di sapienza25 Come penserà alla sapienza chi tiene l'aratro? La sua preoccupazione è quella di un buon pungolo, conduce i buoi e pensa al loro lavoro, i suoi discorsi riguardano i figli delle vacche.
26 chi tiene l'aratro, e chi si gloria nello lanciotto, col pungitoio tocca i buoi, e conversa nell'opera di quelli, e il suo parlare è ne' figliuoli de' buoi.26 Applica il suo cuore a far solchi, rimane insonne per il fieno delle giovenche.
27 Il cuore suo darae a volgere gli solchi, il suo vegliare nello ingrassare delle vacche.27 Così è per ogni artigiano e costruttore, sempre occupato, di giorno e di notte: chi esegue l'intaglio dei sigilli mette tanta pazienza nel cambiare le forme; applica il suo cuore per raffigurare le immagini, finirà la sua opera perdendo il sonno.
28 Così ogni maestro di legname e artefice, il quale lavora la notte come il die; colui che intaglia figure rilevate, e la sua sollecitudine è in variare dipinture; darae il cuore suo nella similitudine della pittura, e nella sua vigilia compie l'opera.28 Così il fabbro, posto vicino all'incudine, è intento al lavoro del ferro. Il vapore del fuoco liquefà le sue carni, mentre egli si accanisce al caldo del camino. Il colpo del martello ribatte nel suo orecchio, i suoi occhi sono fissi sul modello; applicherà il suo cuore per finire le sue opere, sarà insonne per realizzare un ornamento perfetto.
29 Così è il fabbro, tenendosi presso all' incudine, e considerando il lavoro del ferro; il vapore del fuoco arderae le carni sue, e nel calore della fornace combatte.29 Così il ceramista, seduto al suo lavoro, gira con i suoi piedi la ruota, si trova sempre preoccupato per la sua opera, perché tutto il suo lavoro è soggetto al calcolo.
30 La voce del martello innuova li suoi orecchi, e l'occhio suo (intende e) cerca la somiglianza del vasello.30 Col suo braccio modella l'argilla e con i piedi ne rammollisce la durezza, applica il suo cuore per finire la lucidatura e perde il sonno per pulire il forno.
31 Il cuore suo darae nel compimento dell' opera, e la vigilia sua adornerae il difetto.31 Tutti costoro confidano nelle loro mani e ciascuno è abile nel suo mestiere.
32 Così è il pentolaio, sedendo all' opera sua, volgendo co' piedi suoi la ruota; il quale sta sempre in luogo solitario per l'opera sua, e sanza numero è ogni sua operazione.32 Senza di loro la città non può essere costruita, nessuno può abitarvi o circolarvi.
33 Col braccio suo formerae il luto, e dinanzi a' piedi suoi chinerae la forza sua.33 Ma essi non sono ricercati per il consiglio del popolo, e nell'assemblea non emergono; sul seggio del giudice non siedono e la disposizione della legge non comprendono.
34 Il cuore suo darà per comperare le limature, e la sua vigilia monderae la fornace.34 Non dimostrano né cultura né conoscenza della legge, e non sono perspicaci nei proverbi. Ma essi assicurano il funzionamento del mondo e nell'esercizio della loro arte c'è la loro preghiera.
35 Tutti questi sperano nelle loro mani, e ciascuno è savio nell'arte sua.
36 Sanza tutti questi non si edificherae la cittade.
37 E non persevereranno, e non anderanno dentro, e non translateranno nella chiesa.
38 Non sederanno sopra la sedia del giudice, e non intenderanno il testamento del giudicio; manifestamente [non] faranno disciplina e giudicio, e non saranno trovati nelli proverbii.
39 Ma confermeranno la creatura del mondo; il priego di quelli si è nella operazione dell' arte, i quali prestano l'anima sua, agguadagnando nella legge dello Altissimo.