SCRUTATIO

Dimanche, 22 Juin 2025 - San Luigi Gonzaga ( Letture di oggi)

Sapienza 15


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1 Ma tu, Iddio nostro, se' soave e vero e paziente, e che disponi tutte le cose in misericordia.1 Ma tu, nostro Dio, sei buono e fedele, longanime e governi ogni cosa con misericordia.
2 E imperciò, se noi pecchiamo, noi siamo pure tuoi, e sappiamo la grandezza tua; e se noi non pecchiamo, noi sappiamo che appo te noi siamo computati.2 Anche se pecchiamo, siamo tuoi, perché riconosciamo la tua potenza, ma non peccheremo, sapendo che apparteniamo a te.
3 E il sapere te è consumata giustizia; e conoscere la giustizia e la virtù tua è radice di immortalitade.3 Conoscere te, infatti, è perfetta giustizia e riconoscere la tua potenza è radice d'immortalità.
4 Non indusse noi in errore lo sottigliamento delli uomini della mala arte, nè l'ombra della pittura fatica sanza frutto, la figura intagliata per varii colori;4 Non ci fece errare la malvagia invenzione degli uomini, né la vana fatica dei pittori, figure imbrattate di vari colori,
5 la cui vista a diletto del disensato dà desiderio, e ama le imagini della cosa morta sanza anima.5 la cui vista eccita la brama dello stolto e fa desiderare la figura esanime di un'immagine morta.
6 Degni sono (di morte) li amatori [del] le cose malfatte, li quali hanno speranza in cotali cose, e chi fanno quelle imagini, e coloro che le adorano che le amano.6 Amanti del male e degni di simili speranze sono quanti li fanno, li desiderano e li onorano.
7 Ma il figolaio, che preme la terra molle, faticosamente compone (li vasi) al nostro uso ciascuno vaso; e d' una medesima terra compone quelli vasi che sono mondi in uso, e similmente quelli che sono contrarii a questi; quale sia l'uso di questi vasi, il pentolaio stesso n'è giudice.7 Un vasaio, impastando con fatica la molle argilla, modella ogni cosa a nostro servizio. Ma dalla stessa argilla sono plasmati vasi destinati a usi nobili e quelli contrari, tutti allo stesso modo; quale debba essere l'uso di ciascuno di essi, giudice è il vasaio.
8 Elli compone di quella medesima terra iddio con vana fatica ( ch' elli fae li altri vasi); colui che poco inanzi fatto fue di terra, dopo un poco inganna, ridomandando il debito dell' anima ch' elli avea.8 Dalla stessa argilla, con dannosa fatica, plasma una divinità vana, egli che, nato da poco dalla terra, tra poco ritornerà là donde fu tratto, quando gli sarà richiesto di rendere ragione dell'anima.
9 Ma la cura sua è, non ch' elli deve lavorare, nè come elli è piccola vita, ma contendendosi colli orefici e colli argentieri, e' sèguitali; e antimette la fama sua, però ch' elli compone cose di soperchio vane.9 Ma egli non si preoccupa di dover presto morire, né di avere una vita breve; anzi gareggia con orefici e argentieri, imita i lavoratori di bronzo e reputa un vanto modellare cose false.
10 Cenere è il cuore suo; e la speranza sua sì è terra vana, e la vita sua sì è più vile del fango.10 Polvere è il suo cuore, la sua speranza più vile della terra e la sua vita più spregevole dell'argilla,
11 Però ch' egli non sa colui che il fece, e chi mise in lui l'anima, e chi soffioe in lui spirito vitale (e adora quelle cose ch' elli lavoroe).11 perché non conosce chi l'ha plasmato, chi gli ispirò un'anima attiva e chi gli infuse uno spirito vitale.
12 Ma loro stimarono la vita nostra essere concupiscenza; e che la conversazione della vita fusse composta al guadagno, e che bisogno era che ciascuno eziandio di male acquistasse.12 Ma stimò la nostra vita un gioco da bambini e l'esistenza un mercato vantaggioso. Dice: "Da qualunque parte, anche dal male, è necessario guadagnare".
13 Colui conosce sopra tutti sè peccare, il quale. della materia di terra compone li vasi fragili e idoli.13 Egli infatti più di tutti sa di peccare, producendo con materia tratta dalla terra fragili vasi e idoli.
14 Tutti disavventurati, oltra modo sono superbi sopra la condizione dell' anima sua, i nimici del popolo tuo, e [coloro che] signoreggiano quello.14 Ma fra tutti, più insensati e miseri dell'anima di un bambino, sono i nemici del tuo popolo che l'hanno oppresso,
15 Però ch' egli stimarono che tutti li idoli delle nazioni fussono iddii, li quali non hanno lume d' occhi a vedere, nè nari da odorare, nè orecchie da udire, nè mani da palpare, e li loro piedi sono pigri ad andare.15 perché considerarono dèi anche tutti gli idoli delle genti, i quali non hanno né l'uso degli occhi per vedere, né narici per aspirare aria, né orecchie per sentire, né dita delle mani per palpare e i loro piedi sono inutili per camminare.
16 L'uomo fece loro, e colui a cui fu prestata la vita. Nullo uomo potrà (possibilmente) componere Iddio simile a sè.16 Li ha fatti un uomo e li ha plasmati chi ha preso in prestito lo spirito: nessun uomo infatti può plasmare un dio simile a sé.
17 Conciosia cosa ch' elli sia cosa mortale, elli compone cosa morta colle mani inique; più vale egli, che colui ch' egli adora, però ch' egli per certo vivette, conciosia cosa ch' elli sia mortale; ma li idoli non vivettono mai.17 Essendo mortale, con mani empie forma una cosa morta: è migliore lui dei suoi idoli, perché egli è vissuto, mentre quelli giammai.
18 Ma elli, miserissimi, adorano li animali; e cose sanza sentimento, assomigliate a queste, peggiori sono di queste.18 Ma essi onorano anche gli animali più odiosi: infatti paragonati agli altri, per stupidità, sono inferiori;
19 Ma ancora non puote vedere per ragguardamento, alcuno di questi animali, cosa buona. Fuggirono la laude di Dio, e la benedizione sua.19 né accade che siano tanto belli da rendersi desiderabili come alla vista degli altri animali; anzi sono sfuggiti anche alla lode di Dio e alla sua benedizione.