Scrutatio

Domenica, 2 giugno 2024 - Santi Marcellino e Pietro ( Letture di oggi)

Secondo libro dei Maccabei 15


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1 Ma Nicanore avendo saputo, che Giuda era nel paese della Samaria, risolvè di assalirlo con tutte le forze in giorno di sabato.1 Sapendo Nicanore essere Giuda nè luoghi di Samaria, imaginossi di moverli guerra con grande impeto nel dì del sabbato.
2 Ma dicendo a lui que' Giudei, i quali per necessità lo seguivano: Non volere far cosa si strana, e barbara, ma rendi onore al giorno santo, e rispetta colui, che tutto vede:2 Oude dicendoli li Giudei, li quali come sforzati il seguitavano, ch' egli non dovesse fare così feroce e barbaramente, ma dovesse dare l'onore al dì della santificazione, e onorare quello che risguarda tutte cose;
3 Quell'infelice domandò se vi fosse in cielo un Dio potente, che avesse ordinato di osservare il giorno di sabato.3 (ma) egli infelice addimandè, s' egli è in cielo alcuno potente, che comandi esser osservato il dì del sabbato.
4 E avendo quelli risposto: Egli è lo stesso Dio vivo possente nel cielo, che ordinò di celebrare il settimo giorno,4 Ma quelli rispondendo, ch' egli è il Signore vivente, egli è potente in cielo ha comandato solennizzare il dì del sabbato.
5 Egli allora disse: Ed io sono possente sopra la terra, e comando, che si prendano le armi, e cbe si serva il re. Egli però non potè eseguire i suoi disegni.5 Alli quali quello disse: e io sono potente sopra la terra, il quale comando sia tolte l'arme, e adempiuto le faccende del re. Niente di meno non conseguitò ad (adempiere e) perficere il consiglio.
6 Nicanore adunque trasportato dal la sua grandissima superbia avea in animo di ergere un trofeo comune de' Giudei.6 Onde Nicanore, elevato di somma superbia, avea imaginato di ordinare uno comune spettacolo di Giuda.
7 Maccabeo però avea ferma fede, e speranza, che Dio gli avrebbe mandato soccorso:7 Ma confidavasi Maccabeo con ogni speranza, sempre esserli presente l'aiuto di Dio.
8 Ed esortava i suoi, che non temessero gli assalti delle nazioni, ma avessero in memoria come erano stati già aiutati dal cielo, e sperassero allora, che l'Onnipotente avrebbe data loro la vittoria.8 E confortava li suoi, che non si spaventasseno per il venire delle nazioni, ma che loro avessero nella mente li aiuti fatti a loro dal cielo, e al presente sperassero conseguire la vittoria dall' Onnipotente.
9 E ripetendo loro le parole della legge, e de' profeti, e rammentando le imprese fatte da loro ne' tempi precedenti, li rendè più animosi:9 E parloli della legge e de' profeti; movendo etiam li esèrciti, li quali prima avea fatti, feceli più pronti.
10 E ravvivato il loro coraggio, metteva anche in vista la perfidia delle genti, e i giuramenti violati.10 Di che raddrizzati i loro animi, mostravali insieme le fallacie delle genti, e la prevaricazione de' giuramenti.
11 E armò ciascheduno di essi, non con dar loro degli scudi, e delle lancie, ma con ottimi ragionamenti, ed esortazioni e col riferire una visione degna di fede, la quale li riempiè' di allegrezza.11 Ed egli armò ciascuno di quelli, non con forza di scuto e di lancia, ma con ottimi parlari e conforti, esponendoli il sogno degno di fede, per la cui narrazione rallegrò tutti.
12 Or la visione fu tale: Egli vedeva Onia, che era stato sommo Sacerdote, uomo dabbene, e benigno, esercitato fin da fanciullo nelle virtù, colla sua verecondia nel volto, colla modestia nel suo portamento, colla sua grazia nel favellare, il quale stendendo le mani faceva orazione per tutto il popolo dei Giudei:12 Ora il sogno era a tal modo: parevali vedere (per insogno, uno chiamato) Onia, il quale era stato sommo sacerdote, uomo buono e benigno, nel viso verecondo, modesto ne' costumi, ne' parlari ordinato, il quale esercitato da puerizia nelle virtù, raddrizzante le mani al cielo, e che egli orava per tutto il popolo de' Giudei.
13 E dipoi era comparso un altro uomo venerabile per l'età, e per la maestà, cinto di magnificenza da tutti i lati:13 Dopo questo appargli vedere un altro uomo, di età e gloria mirabile, adornato di magno ornamento;
14 E che Onia rispondendo a lui gli avea detto: Questi è l'amico de' fratelli, e del popolo di Israele; questi è colui che prega fortemente pel popolo, e per tutta la città santa, Geremia Profeta di Dio.14 che rispondea a Onia, dicendo: questo è amatore delli fratelli e del popolo d' Israel; questo è quello che molto prega per il popolo e per tutta la città santa; egli è Ieremia profeta.
15 E che Geremia aveva stesa la mano destra, e aveva data a Giuda una Spalla d'oro, dicendo:15 Parevali etiam vedere Ieremia estendere la mano destra, e dare a Giuda uno coltello d'oro, dicendo:
16 Prendi questa spada santa, dono di Dio, per mezzo del quale tu getterai per terra i nemici del mio popolo di israeliti.16 Togli il coltello santo, dono da Dio, nel quale scaccerai li inimici del popolo mio d' Israel.
17 Ouegli adunque incoraggiti dalle parole di Giuda molto efficaci, le quali servivano ad avvivare il vigore, e confortare gli animi della gioventù, risolverono di valorosamente combattere, e menare le mani, affinchè giudice della causa fosse il valore, atteso che e la città santa, e il tempio erano in pericolo.17 Di che loro, molto confortati per li buoni parlari di Giuda, per li quali potesse commovere l'impeto, ed essere confortati li animi de' giovani, deliberorono di combattere e fortemente confligere, per giudicare la virtù delli officii; conciosia che ruinavansi la città santa e il tempio.
18 Perocché minore era la pena, che facean loro le mogli, e i figliuoli, e i fratelli, e i parenti; ma il massimo, e principal timore era per la santità del tempio:18 Certo eravi minore sollicitudine per le mogliere e figliuoli, ed etiam per li fratelli e parenti; ma massimo e il primo (pensiero) era il timore per la santità del tempio.
19 Ma quelli, che erano nella città erano non poco inquieti della sorte di quelli, che erano per venire a battaglia.19 Ed etiam non era piccola sollicitudine per coloro ch' erano per assaltare [a] quelli ch' erano nella città.
20 Ma quando tutti già aspettavano la decisione della contesa, e i nemici eran presenti, e l'esercito messo in ordine, e gli elefanti, e i cavalli ai luoghi loro,20 E già sperando tutti il giudicio che dovea essere, ed essendovi oste presente, era ordinato lo esercito; etiam composti e ordinati al luogo opportuno le bestie e li cavalieri.
21 Maccabeo considerando quella moltitudine, che si avanzava, e la varia maniera delle armi, e la ferocità degli elefanti, stese le mani al cielo invocò quel Signore, che fa i prodigj, il quale non secondo la forza degli eserciti, ma conforme a lui piace, da la vittoria a chi ne è degno,21 La quale cosa considerando Maccabeo, e vedendo il venire della moita gente con apparato di varie arme, ed etiam la ferocità delle bestie, alzando le mani al cielo, invocò il Signore facente le maraviglie, il quale dona la vittoria alli meriti, non secondo la potenza delle arme, [ma] come gli piace.
22 E lo invocò con queste parole: Tu, Signore, se' quegli, che mandasti il tuo Angelo a tempo di Ezechia re di Giuda, e uccidesti nel compo di Sennacherib cento ottanta cinque mila uomini:22 Onde egli, invocando, disse a tal modo: tu Signore, il quale mandasti l'angelo tuo sotto Ezechia, re di Giuda, e uccidesti cento e ottantacinque milia dell' esercito di Sennacherib;
23 E adesso o Signore dei cieli, manda il tuo buon Angelo innanzi a noi, che dia a conoscere la forza del terribile, e tremendo tuo braccio,23 e ora, dominatore de' cieli, manda l'angiolo tuo buono, nel timore e tremore della magnitudine del tuo braccio,
24 Affinchè restino sbigottiti quelli, i quali bestemmiando si muovono contro il tuo popolo santo. Cosi terminò egli la sua orazione.24 acciò che temano quelli che vengono con la blasfemia contra il tuo santo popolo. Onde egli a questo modo (frequentemente) orò.
25 Ma Nicanore, e la sua gente si avvicinarono al suono delle trombe, e delle canzoni.25 Ma Nicanore, e quelli ch' erano con lui, moveano (l'esercito) con le tube e canti.
26 E Giuda co' suoi, invocato Dio coll'orazione, attaccarono la zuffa:26 Ed etiam Giuda, e quelli ch' erano con lui, invocato Iddio, per le orazioni si accostorno con la parte avversa.
27 E combattendo colla mano, ma pregando Dio col cuore, uccisero niente meno di trenta cinque mila uomini, essendo stati grandiosamente confortati dalla presenza di Dio.27 Pugnando certo (e combattendo) con la mano, ma etiam con cuore orando al Signore, gittorono a terra non meno di trentacinque milia, rallegrati magnificamente per la presenza di Dio.
28 E mentre pieni di allegrezza se ne tornavano indietro, finita già la battaglia, seppero come Nicanore giaceva colle sue armi prostrato per terra.28 Onde cessando, e ritornando adrieto con sommo gaudio, intesero essere perito Nicanore con l'arme sue.
29 Alzato perciò un grido, e levatosi un grande strepito, benedicevano nel natio linguaggio il Signore onnipotente.29 Di che, fatto il clamore e suscitata la turbazione, benedicevano con patria voce l'onnipotente Dio.
30 Ma Giuda sempre pronto di corpo, e di animo a morire pe' concittadini, ordinò, che si tagliasse il capo di Nicanore, e il braccio colla spalla, e si portassero a Gerusalemme.30 Poscia Giuda, il quale per ogni parte e con l' animo era apparecchiato di morire per li cittadini, comandò che fusse portato il capo, e la mano tagliata colla spalla di Nicanore, in Ierosolima.
31 E quando vi fu arrivato, radunati i concittadini, e i sacordoti presso all'altare, chiamò anche quelli, che erano nella cittadella,31 [Al]la quale cosa poscia che furono pervenuti, convocati li suoi della tribù e li sacerdoti all' altare, chiamò etiam quelli ch' erano nella ròcca.
32 E fatto vedere il capo di Nicanore, e la scellerata mano, la quale egli avea stesa verso la casa santa dell'onnipotente Iddio con vantamenti tanto superbi,32 E dimostrato il capo di Nicanore, e la scelerata mano la quale avea istesa contra la casa santa dell' onnipotente Dio, rallegrossi magnificamente.
33 Comandò, che la lingua dell'empio Nicanore fosse tagliata in piccoli pezzi, e gettata agli uccelli; la mano poi dell'insensato fosse appesa dirimpetto al tempio.33 Comandò egli etiam, essere tagliata la lingua dell' empio Nicanore, e a parte essere data alli uccelli; e la mano dell' impazzito essere appiccata dincontra al tempio.
34 Allora tutti benedissero il Signore del cielo, dicendo: Benedetto colui, che ha serbato esente da profanazione il suo tempio.34 Tutti adunque benedicettero il Signore del cielo, dicendo: sia egli benedetto, il quale ha servato il luogo suo incontaminato.
35 Egli appese anche il capo di Nicanore sulla cima della cittadella, affin chè fosse visibile, e manifesto segno dell'aiuto di Dio.35 Onde egli etiam appiccò il capo di Nicanore nell' alta parte della ròcca, acciò che fosse eminente e manifesto segno dell' aiuto di Dio.
36 Or tutti di comune consenso determinarono, che non fosse in alcuni modo da passarsi quel giórno senza solennità;36 Di che tutti di comune consiglio deliberorono, che questo giorno per nullo modo passasse senza celebrazione;
37 E che questa solennità si facesse a' tredici del mese chiamato con voce Siriaca Adar, un giorno prima del giorno di Mardocheo.37 e che si facesse la solennità nel terzo decimo dì del mese Adar, che dicesi in lingua Siriaca, l'altro die di Mardocheo.
38 Fatte queste cose contro Nicanore essendo stati gli Ebrei da quel tempo in poi padroni della città, io pure qui porrò fine al mio racconto.38 Adunque fatte queste cose dicontra Nicanore, e (fu) da quelli tempi posseduta la città [dagli Ebrei], etiam io ponerò fine in questi parlari.
39 Il quale se cammina bene, e come a una storia conviensi, questo io pure bramai; se poi non con tutta dignità, mi si conceda perdono:39 E se certo egli è stato detto bene, e come conviensi all' istoria, questo etiam io vorrei; ma se egli è stato men degno, egli è da imputare a me.
40 Perocché siccome il bere o sempre vino, o sempre acqua fa danno, ma diletta il far uso or dell'una, or dell'altro; così il ragionare se è sempre molto limato non sarà gradito ai lettori. Qui adunque farò fine.40 Come a bevere sempre vino, ovvero acqua, egli è contrario, ma a usar l'uno e l'altro egli è delettabile; così non sarà grato il parlare alli lettori, se il sarà ingiustamente domandato. Quivi adunque sarà egli consumato.