Scrutatio

Sabato, 1 giugno 2024 - San Giustino ( Letture di oggi)

Ecclesiastes 8


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VULGATABIBBIA VOLGARE
1 Sapientia hominis lucet in vultu ejus,
et potentissimus faciem illius commutabit.
1 La sapienza dell' uomo sì traluce nel volto suo; ma il potentissimo sì le farà cambiare la faccia.
2 Ego os regis observo,
et præcepta juramenti Dei.
2 Io guardo e veggo la bocca del re, e li comandamenti del giuramento di Dio.
3 Ne festines recedere a facie ejus,
neque permaneas in opere malo :
quia omne quod voluerit faciet.
3 Non ti affrettare di partire dalla faccia sua; non perseverare nelle rie opere; imperò che Iddio farà quello che a lui piacerà.
4 Et sermo illius potestate plenus est,
nec dicere ei quisquam potest : Quare ita facis ?
4 Però che le parole sue sono piene di grande potestade; or chi è quelli che prende a dire a lui: per che fai tu così?
5 Qui custodit præceptum non experietur quidquam mali.
Tempus et responsionem cor sapientis intelligit.
5 Chi adempie il comandamento (suo) non proverà alcuna cosa di male; il cuore savio sì vede bene come si deve rispondere nel suo tempo.
6 Omni negotio tempus est, et opportunitas :
et multa hominis afflictio,
6 Ogni faccenda ha sua stagione e tempo; ma molta è (l'angoscia e) la tribulazione degli uomini.
7 quia ignorat præterita,
et futura nullo scire potest nuntio.
7 Imperò che non sanno la cose passate; nè quelle che debbono venire per nullo messaggio le posson sapere.
8 Non est in hominis potestate prohibere spiritum,
nec habet potestatem in die mortis :
nec sinitur quiescere ingruente bello,
neque salvabit impietas impium.
8 Non ha l'uomo balìa di contendere allo spirito di Dio, ch' elli non tragga fuori l'anima del corpo, quando la vuole nel tempo della morte; nè non lasceranno li uomini riposare, infino che li peccati sono bilanciati, e la punizione è presso ivi; e quivi non aiuterà lo reo uomo il peccato suo.
9 Omnia hæc consideravi,
et dedi cor meum in cunctis operibus quæ fiunt sub sole.
Interdum dominatur homo homini in malum suum.
9 Tutte queste cose bene le ho pensate, e diedi il mio cuore acciò che io potessi vedere ogni cosa la quale si fa sotto il sole; e trovai che alcuna volta l'uomo hae signoria sopra l'altro uomo per suo danno.
10 Vidi impios sepultos,
qui etiam cum adhuc viverent
in loco sancto erant,
et laudabantur in civitate
quasi justorum operum.
Sed et hoc vanitas est.
10 Ancora vidi che alquanti erano in luogo santo, quando elli erano vivi, e poi dopo la morte furono l' anime loro sotterrate nello inferno, i quali erano lodati dalle persone delli intendimenti che feciono, conciosia cosa che si credeano che facessono opere giuste (e sante, e poi furono inique e malvagie); e questo si era vanitade (sotto il sole).
11 Etenim quia non profertur cito contra malos sententia,
absque timore ullo
filii hominum perpetrant mala.
11 E ancora conobbi che però fanno li uomini li peccati sanza paura, però che Iddio (sofferisce, e) di dare sentenza s' indugia adosso al peccatore.
12 Attamen peccator ex eo quod centies facit malum,
et per patientiam sustentatur ;
ego cognovi quod erit bonum timentibus Deum,
qui verentur faciem ejus.
12 Ma con tutto ciò che Iddio sostenga cento volte peccando il peccatore, non si mutano i buoni uomini di fare bene a fare male; anzi continuo temono però Iddio, e fanno riverenza alla faccia di Dio; e però sono degni di molto bene (e per certo alla fine loro l'averanno).
13 Non sit bonum impio,
nec prolongentur dies ejus,
sed quasi umbra transeant qui non timent faciem Domini.
13 E allo empio (e malvagio) sarà tolto ogni bene, (e dopo la morte averanno l' anime loro molte pene, dilungandosi da ogni bene,) e tutti li di suoi, quasi come ombra, torneranno in vano, cioè di coloro i quali Iddio non hanno temuto.
14 Est et alia vanitas quæ fit super terram :
sunt justi quibus mala proveniunt
quasi opera egerint impiorum :
et sunt impii qui ita securi sunt
quasi justorum facta habeant.
Sed et hoc vanissimum judico.
14 Ancora vidi un' altra vanitade la quale si fa sopra la terra. Alcune volte sono molti buoni uomini e giusti, a cui vengono tante sciagure, come se loro avessono fatte l'opere de' peccatori; e sono molti rei uomini i quali hanno sanza paura quello ch' egli vogliono, sì come fussono giusti. E questo giudico vanissimo; (però che non è maggiore infelicitade della felicità dei peccatori).
15 Laudavi igitur lætitiam ;
quod non esset homini bonum sub sole,
nisi quod comederet, et biberet, atque gauderet,
et hoc solum secum auferret de labore suo,
in diebus vitæ suæ quos dedit ei Deus sub sole.
15 Ora lodo dunque, che l'uomo non ha bene se non quando riceve letizia, e manuca e beve e gode; e questo solamente porterae della fatica del sudore suo, la quale è durata tutto il tempo della vita sua, il quale tempo ebbe da Dio.
16 Et apposui cor meum ut scirem sapientiam,
et intelligerem distentionem quæ versatur in terra.
Est homo qui diebus et noctibus somnum non capit oculis.
16 E anche (a Dio) puosi il mio cuore per sapere le cose segrete, e per intendere i divisamenti e le cagioni di tutte le cose che si travagliano per la terra; e feci sì come colui che non dorme nè di dì nè di notte.
17 Et intellexi quod omnium operum Dei
nullam possit homo invenire rationem
eorum quæ fiunt sub sole ;
et quanto plus laboraverit ad quærendum,
tanto minus inveniat :
etiam si dixerit sapiens se nosse, non poterit reperire.
17 E intesi che di nessuna sentenza nè giudicio di Dio puote l'uomo trovare cagione sopra la terra, delle cose di sotto il sole; quanto più vi s' affatica, meno ne puote trovare; e se forse egli dicesse che ne sapesse ragione, allora sa elli peggio.