Deuteronomio 22
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1Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose.2Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che commettono tali cose.3Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio?4O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?5Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio,6il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere:7la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità;8sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità e obbediscono all'ingiustizia.9Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per il Giudeo prima e poi per il Greco;10gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo prima e poi per il Greco,11perché presso Dio non c'è parzialità.
12Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche senza la legge; quanti invece hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati con la legge.13Perché non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati.14Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi;15essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono.16Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo.
17Ora, se tu ti vanti di portare il nome di Giudeo e ti riposi sicuro sulla legge, e ti glori di Dio,18del quale conosci la volontà e, istruito come sei dalla legge, sai discernere ciò che è meglio,19e sei convinto di esser guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre,20educatore degli ignoranti, maestro dei semplici, perché possiedi nella legge l'espressione della sapienza e della verità...21ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi?22Tu che proibisci l'adulterio, sei adùltero? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi?23Tu che ti glori della legge, offendi Dio trasgredendo la legge?24Infatti 'il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani', come sta scritto.
25La circoncisione è utile, sì, se osservi la legge; ma se trasgredisci la legge, con la tua circoncisione sei come uno non circonciso.26Se dunque chi non è circonciso osserva le prescrizioni della legge, la sua non circoncisione non gli verrà forse contata come circoncisione?27E così, chi non è circonciso fisicamente, ma osserva la legge, giudicherà te che, nonostante la lettera della legge e la circoncisione, sei un trasgressore della legge.28Infatti, Giudeo non è chi appare tale all'esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne;29ma Giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito e non nella lettera; la sua gloria non viene dagli uomini ma da Dio.
Note:
Rm 2:Ora Paolo si rivolge al giudeo, dapprima tacitamente (vv 1-16), poi apertamente (Rm 2,17-3,20). Pur facendosi censore degli altri, egli non sarà per questo risparmiato, se si comporta come loro (vv 1-5; 17-24). Né la legge (vv 12-16), né la circoncisione (vv 25-29), né il deposito delle Scritture (Rm 3,1-8) potrebbero dispensarlo dalla rettitudine interiore. Giudeo e pagano sono ugualmente soggetti al tribunale di Dio (Rm 2,6-11); di fatto tutti e due sono ugualmente sottomessi al peccato (Rm 3,9-20).
Rm 2,6:secondo le sue opere: il «giorno di Jahve», annunziato dai profeti come giorno di ira e di salvezza (Am 5,18+), troverà la piena realizzazione escatologica nel «giorno del Signore», al tempo del ritorno glorioso del Cristo (1Cor 1,8+). In questo «giorno del giudizio» (cf. Mt 10,15; Mt 11,22; Mt 11,24; Mt 12,36; 2Pt 2,9; 2Pt 3,7; 1Gv 4,17), i morti resusciteranno (1Ts 4,13-18; 1Cor 15,12-23; 1Cor 15,51s) e tutti gli uomini compariranno davanti al tribunale di Dio (Rm 14,10) e del Cristo (2Cor 5,10 ; cf. Mt 25,31s). Giudizio inevitabile (Rm 2,3; Gal 5,10; 1Ts 5,3) e imparziale (v 11; Col 3,25 ; cf. 1Pt 1,17), che appartiene soltanto a Dio (Rm 12,19; Rm 14,10; 1Cor 4,5 ; cf. Mt 7,1p). Dio per mezzo del suo Cristo (v 16; 2Tm 4,1 ; cf. Gv 5,22; At 17,31) giudicherà i vivi e i morti (2Tm 4,1 ; cf. At 10,42; 1Pt 4,5). Egli che scruta i cuori (v 16; Ger 11,20+; 1Cor 4,5 ; cf. Ap 2,23) e prova con il fuoco (1Cor 3,13-15) renderà a ciascuno secondo le sue opere (1Cor 3,8; 1Cor 3,13-15; 2Cor 5,10; 2Cor 11,15; Ef 6,8 ; cf. Mt 16,27; 1Pt 1,17; Ap 2,23; Ap 20,12; Ap 22,12). Si mieterà ciò che si sarà seminato (Gal 6,7-9 ; cf. Mt 13,39; Ap 14,15). Ira e perdizione (Rm 9,22) per le potenze del male (1Cor 15,24-26; 2Ts 2,8) e gli empi (2Ts 1,7-10 ; cf. Mt 13,41; Ef 5,6; 2Pt 3,7; Ap 6,17; Ap 11,18). Per gli eletti, che avranno compiuto il bene, liberazione (Ef 4,30; Rm 8,23), consolazione (At 3,20; 2Ts 1,7; Eb 4,5-11), ricompensa (cf. Mt 5,12; Ap 11,18), salvezza (1Pt 1,5), esaltazione (1Pt 5,6), lode (1Cor 4,5) e gloria (Rm 8,18s; 1Cor 15,43; Col 3,4 ; cf. Mt 13,43).
Rm 2,14:sono legge a se stessi: cioè agiscono secondo la loro coscienza (1Cor 4,4+), senza l'aiuto di una legge positivamente rivelata. La legge non è un principio di salvezza, ma una guida: a questo titolo, la legge naturale, scritta nel cuore di ogni uomo, può tenerne il posto.
Rm 2,15:ragionamenti che ora li accusano ora li difendono: BJ traduce: «giudizi di biasimo o di elogio che portano gli uni sugli altri»; oppure «che portano sulle loro proprie azioni».
Rm 2,16:Così avverrà: aggiunta per attutire l'anacoluto: il v 16 continua grammaticalmente il v 13. Altra traduzione: «in questo tribunale dove Dio giudica...» (cf. 1Cor 4,3).
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