Scrutatio

Giovedi, 23 maggio 2024 - San Giovanni Battista de Rossi ( Letture di oggi)

Isaiæ 6


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VULGATABIBBIA VOLGARE
1 In anno quo mortuus est rex Ozias, vidi Dominum sedentem super solium excelsum et elevatum ; et ea quæ sub ipso erant replebant templum.1 Nell' anno il quale morì il re Ozia, io vidi sedere il Signore sopra una sedia grande e levata; (e la casa era piena della sua maestà), e quelle cose che erano sotto lui riempievano il tempio.
2 Seraphim stabant super illud : sex alæ uni, et sex alæ alteri ; duabus velabant faciem ejus, et duabus velabant pedes ejus, et duabus volabant.2 Li Serafini stavano di sopra quello; ed erano sei ale ad uno, e sei all' altro; e con due ale velavano la sua faccia, e con due ale velavano i suoi piedi, e con due ali volavano.
3 Et clamabant alter ad alterum, et dicebant : Sanctus, sanctus, sanctus Dominus, Deus exercituum ;
plena est omnis terra gloria ejus.
3 E gridavano l'uno all' altro, e dicevano: santo, santo, santo, Signore Iddio degli eserciti, piena è ogni terra della sua gloria.
4 Et commota sunt superliminaria cardinum a voce clamantis, et domus repleta est fumo.4 E alla voce di colui che gridava son commossi li sopra sogliari de' cardini, e la casa fu piena di fumo.
5 Et dixi : Væ mihi, quia tacui,
quia vir pollutus labiis ego sum,
et in medio populi polluta labia habentis ego habito,
et regem Dominum exercituum vidi oculis meis.
5 E io dissi: guai a me! imperciò che io tacetti, imperciò che fui uomo il quale hae i labbri polluti, e abito nel mezzo del popolo che ha le labbra corrutte, e hoe veduto il re Signore delli eserciti colli miei occhi.
6 Et volavit ad me unus de seraphim, et in manu ejus calculus, quem forcipe tulerat de altari,6 E voloe uno delli Serafini a me; e nella mano sua era una pietra picciola ritonda e durissima (e parea ignita di fuoco), la quale è detta calcolo, il quale [lo] Serafino avea tolto dell' altare colla forfece.
7 et tetigit os meum, et dixit : Ecce tetigit hoc labia tua,
et auferetur iniquitas tua, et peccatum tuum mundabitur.
7 E toccò la mia bocca, e sì mi disse: ecco io hoe toccate le tue labbra, e sarà tolta da te la tua iniquità, e sarae il tuo peccato mondato.
8 Et audivi vocem Domini dicentis : Quem mittam ?
et quis ibit nobis ?
Et dixi : Ecce ego, mitte me.
8 E udi' io la voce del Signore dicente: chi manderò? e chi girà per noi? E io dissi: ecco me (Signore), manda me.
9 Et dixit : Vade, et dices populo huic :
Audite audientes, et nolite intelligere ;
et videte visionem, et nolite cognoscere.
9 E disse: va, e dirai a questo popolo: audite voi che udite, e non vogliate intendere; e vedete la visione, e non vogliate conoscere.
10 Excæca cor populi hujus,
et aures ejus aggrava,
et oculos ejus claude :
ne forte videat oculis suis,
et auribus suis audiat,
et corde suo intelligat,
et convertatur, et sanem eum.
10 Acceca il cuore di questo popolo, e aggrava li suoi orecchi, e chiudi li suoi occhi, acciò che non veggia colli suoi occhi, e non oda colle sue orecchie, e non intenda col suo cuore, e convertasi, e poi lo liberi.
11 Et dixi : Usquequo, Domine ? Et dixit : Donec desolentur civitates absque habitatore,
et domus sine homine,
et terra relinquetur deserta.
11 E io dissi: Signore, quanto tempo sarà questo? E disse il Signore: dinfino a tanto che le cittadi saranno desolate sanza abitatore, e le case sanza alcuno uomo, e la terra rimarrà deserta.
12 Et longe faciet Dominus homines,
et multiplicabitur quæ derelicta fuerat in medio terræ.
12 E da lungi manderà gli uomini il Signore, e sarae multiplicata quella che istà derelitta in mezzo della terra.
13 Et adhuc in ea decimatio,
et convertetur, et erit in ostensionem
sicut terebinthus, et sicut quercus quæ expandit ramos suos ;
semen sanctum erit id quod steterit in ea.
13 E ancora è in lei la decimazione; e convertirassi e sarae nel conspetto di tutti come terebinto e quercia la quale li suoi rami spande; seme santo sarae quello che istarae in lei.