Scrutatio

Giovedi, 23 maggio 2024 - San Giovanni Battista de Rossi ( Letture di oggi)

Ecclesiastes 7


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VULGATABIBBIA VOLGARE
1 Quid necesse est homini majora se quærere,
cum ignoret quid conducat sibi in vita sua,
numero dierum peregrinationis suæ,
et tempore quod velut umbra præterit ?
aut quis ei poterit indicare
quod post eum futurum sub sole sit ?
1 Che mestiero fa all' uomo andare cercando maggiori cose, con ciò sia cosa ch' egli non sa che a lui si debbia incontrare nel tempo della sua vita, nella quale egli è sì come peregrino, il quale tempo trapassa come ombra? or chi gli potrà indovinare quello che gl' interverrà dopo la morte sua sotto il sole?
2 Melius est nomen bonum quam unguenta pretiosa,
et dies mortis die nativitatis.
2 Onde è meglio avere buona nominanza (e buona fama), che none avere (buone cose e odorifere, e) unguenti degnissimi; e meglio è il dì della morte, che lo dì che [si] nasce.
3 Melius est ire ad domum luctus
quam ad domum convivii ;
in illa enim finis cunctorum admonetur hominum,
et vivens cogitat quid futurum sit.
3 Meglio è andare alla casa del pianto, che al convito del maggiore; per ciò che [nel] la casa dove si piagne (il morto) si ricorda l'uomo della morte (dell' uomo), e infino ch' elli vive sì puote ripensare quello che li puote avvenire.
4 Melior est ira risu,
quia per tristitiam vultus corrigitur animus delinquentis.
4 Così meglio è ira che riso; imperò che l'ira sì è tristizia della faccia, e castiga l'animo di colui il quale ha mancato (e fatto follia).
5 Cor sapientium ubi tristitia est,
et cor stultorum ubi lætitia.
5 Dove sono li savi, sì sta il cuore tristo; e dove sono li stolti, sì è grande (ghignare e) letizia.
6 Melius est a sapiente corripi,
quam stultorum adulatione decipi ;
6 Meglio è essere castigato per savio uomo, che essere ingannato da lusinghe del stolto.
7 quia sicut sonitus spinarum ardentium sub olla,
sic risus stulti.
Sed et hoc vanitas.
7 Imperò come scoppiano e' pruni (e le spine) che ardono sotto i laveggi, così è il riso dello stolto; ancora questo si è vanitade.
8 Calumnia conturbat sapientem,
et perdet robur cordis illius.
8 Il dispregio fa adirare il savio, e fagli perdere il vigore del cuore suo.
9 Melior est finis orationis quam principium.
Melior est patiens arrogante.
9 Meglio è lo fine della orazione, che il principio. Migliore è lo paziente dello presontuoso.
10 Ne sis velox ad irascendum,
quia ira in sinu stulti requiescit.
10 Non essere agevole a crucciarti; imperò che l'ira sta (troppo) nel seno delli stolti.
11 Ne dicas : Quid putas causæ est
quod priora tempora meliora fuere quam nunc sunt ?
stulta enim est hujuscemodi interrogatio.
11 Non dire: o per che cagione fue il temporale antico migliore che questo d' ora? imperò che questa sì è stolta questione (e matta).
12 Utilior est sapientia cum divitiis,
et magis prodest videntibus solem.
12 Utile cosa è la sapienza colle ricchezze (e buona); e più fa pro' a coloro che veggiono il sole.
13 Sicut enim protegit sapientia, sic protegit pecunia ;
hoc autem plus habet eruditio et sapientia,
quod vitam tribuunt possessori suo.
13 Sì come per senno (e per sapere) si difende l'uomo, così per danari; e questo vantaggia lo ammaestramento e sapienza, però ch' ella dà vita a chi l' hae.
14 Considera opera Dei,
quod nemo possit corrigere quem ille despexerit.
14 Or ti ripensa delle opere (del giudicio) di Dio; e vedrai che non è niuno uomo il quale possa castigare colui il quale Iddio (non aiuta, anzi lo) dispregia.
15 In die bona fruere bonis,
et malam diem præcave ;
sicut enim hanc, sic et illam fecit Deus,
ut non inveniat homo contra eum justas querimonias.
15 Nel buono tempo (nel tempo prospero) godi i beni tuoi, e guàrdati dal tempo delle avversitadi; così fece Iddio il die buono, come fece il die reo, acciò che l'uomo non abbia donde si rammaricare.
16 Hæc quoque vidi in diebus vanitatis meæ :
justus perit in justitia sua,
et impius multo vivit tempore in malitia sua.
16 Tutte queste cose vidi nel tempo della vanità mia; l'uomo giusto si lascia uccidere per amore di giustizia; ma chi è empio (e malvagio) vive molto tempo per la sua empietade.
17 Noli esse justus multum,
neque plus sapias quam necesse est,
ne obstupescas.
17 Non volere essere troppo giusto; e non volere sapere più che ti sia richiesto, acciò che non ti spaventi.
18 Ne impie agas multum,
et noli esse stultus,
ne moriaris in tempore non tuo.
18 Non fare troppe rie cose; e non essere stolto, per non morire inanzi il tempo.
19 Bonum est te sustentare justum :
sed et ab illo ne subtrahas manum tuam ;
quia qui timet Deum nihil negligit.
19 Bene è a te, se aiuti sostenere lo giusto, e farai a lui bene del tuo; imperò che chi ha timore di Dio non sarà niquitoso, (ma fa quello che ha a fare).
20 Sapientia confortavit sapientem
super decem principes civitatis ;
20 La sapienza conforta il savio più che X signori di cittadi.
21 non est enim homo justus in terra
qui faciat bonum et non peccet.
21 Non è alcuno uomo sopra terra, il quale faccia (sì e) tanto bene, ch' elli non pecchi.
22 Sed et cunctis sermonibus qui dicuntur
ne accomodes cor tuum,
ne forte audias servum tuum maledicentem tibi ;
22 Non porre orecchie ad ogni parola che si dice, acciò che non odi il servo tuo, quando ti biastema.
23 scit enim conscientia tua
quia et tu crebro maledixisti aliis.
23 Però che tu sai bene, che tu biastemi (lui e) altrui spesse volte.
24 Cuncta tentavi in sapientia.
Dixi : Sapiens efficiar :
et ipsa longius recessit a me,
24 (Or sappi che) io ho provato nella sapienza (e tentato) ogni cosa, e dissi: diventerò saccente; ma (bene mi è venuto fallito, però che) la sapienza sì fnggì da lungi,
25 multo magis quam erat.
Et alta profunditas, quis inveniet eam ?
25 più che non era dinanzi : or chi la potrebbe cercare, la quale è così profonda?
26 Lustravi universa animo meo,
ut scirem et considerarem,
et quærerem sapientiam, et rationem,
et ut cognoscerem impietatem stulti,
et errorem imprudentium :
26 Io sguardai tutte le cose nel mio animo per sapere sapienza e ragione, acciò ch' io conoscessi la empietade dello stolto e lo errore dello insipido.
27 et inveni amariorem morte mulierem,
quæ laqueus venatorum est,
et sagena cor ejus ;
vincula sunt manus illius.
Qui placet Deo effugiet illam ;
qui autem peccator est capietur ab illa.
27 E poi trovai ch' era femina, e più agresta che la morte; però che ella ha lacciuolo e rete da cacciatori, (e pigliano gli uomini), e le mani sue sono ritorte (e giunchi) per legare. Chi piace a Dio, fuggirà da lei; chi è peccatore, sì starà presso (a loro).
28 Ecce hoc inveni, dixit Ecclesiastes,
unum et alterum ut invenirem rationem,
28 Ecco queste cose ho trovato, dice il savio Ecclesiaste (cioè questionatore), l' uno e l'altro, per trovare ragione,
29 quam adhuc quærit anima mea,
et non inveni.
Virum de mille unum reperi ;
mulierem ex omnibus non inveni.
29 la quale domanda l'anima mia, e non la trovai. Uno uomo tra mille trova uno buono; ma tra tutte le femine non ne trovai una buona.
30 Solummodo hoc inveni,
quod fecerit Deus hominem rectum,
et ipse se infinitis miscuerit quæstionibus.
Quis talis ut sapiens est ?
et quis cognovit solutionem verbi ?
30 Ma solo questo hoe trovato (vero), che Iddio fece l'uomo diritto (e sanza briga); ma elli stesso s'è mescolato in tante questioni, ch' elli non sa donde se n' esca.