1 - Non essere avventato con la bocca, nè abbia fretta il tuo cuore di far parole al cospetto di Dio. Chè Dio è in cielo e tu sulla terra; perciò sian poche le tue parole. | 1 Non favellare disavvedutamente (nelle cose di Dio); il tuo cuore non si affretti a proferire alcuna cosa inanzi a Iddio; per che Iddio sì è in cielo, (e tutti ode, e sempre ti puote udire,) e tu se' in terra; per ciò ti guarda, e fa che sieno (picciole e) poche le parole tue. |
2 Dalle molte sollecitudini nascono i sogni:[così] nelle molte parole si trova la stoltezza. | 2 Molti sogni consèguitano a molte faccende, e nella moltitudine del parlare si trova stoltizia. |
3 Quand'hai fatto voto a Dio, non tardare a compierlo, perchè dispiace a lui la promessa infedele e stolta: ciò che con voto hai promesso, mantienlo. | 3 Se tu ti votasti a Dio, non t' indugiare di dare il voto; imperò che a lui dispiace la involontaria e indiscreta promissione; onde ciò che tu promettesti, rendilo (migliore; non promettere per non attendere). |
4 Molto meglio è non far voto, che farlo e poi non adempierlo. | 4 Egli è molto meglio non promettere, che dopo la promessa non attendere. |
5 Non soffrir che la tua bocca faccia peccar la tua carne, nè dir davanti all'angelo: «Non ci fu avvertenza»; per tema che Dio, sdegnato del tuo parlare, non distrugga tutta l'opera delle tue mani. | 5 Non dire, quando tu pecchi: la carne mia mi sforza, e non dire dinanzi al prete: non me ne avvidi, acciò che Iddio non si corrucci teco, e per le tue parole distrugga l' opere delle mani tue. |
6 Perchè dove son molti sogni, molte son le vanità e infiniti i discorsi. Ma tu temi Iddio! | 6 Ove sono molti sogni, ivi sono molte vanitadi, e molte parole sanza misura; ma temi Iddio. |
7 Se vedi l'oppressione del povero, e violati i giudizi e pervertita la giustizia in una provincia, non te ne stupire. Giacchè su chi sta in alto c'è un altro più alto, e altri ancor più eminenti sono su costoro; | 7 E se tu vedrai biasimare li poveri, e fare loro forza (non ti maravigliare tu), e se tu vedi la giustizia (de' men possenti) travolgere per le provincie, non ti maravigliare tu di queste cose; imperò che sopra di quello che è grande, egli è un altro più grande (sopra tutti); e sopra di questo egli è degli altri maggiori. |
8 il re finalmente comandaa tutto il paese soggetto. | 8 E lo re di tutto il mondo sì è Iddio, (il quale farà giustizia per li servi suoi). |
9 L'avaro non sarà mai sazio di danaro, e chi agogna le ricchezze, non ne ricaverà provento. Anche questo è vanità! | 9 L'avaro mai non si puote empire di pecunia, e chi ama le ricchezze non averae frutto di loro; e ancora in questo sì è vanitade. |
10 Col crescer delle sostanze crescon quelli che ne mangiano: e qual vantaggio per il padrone, fuor che vederle con i suoi occhi? | 10 Dove sien molte ricchezze, sono molti mangiatori; or che prode è adunque a coloro che le possedono, se non che le vedono cogli occhi? |
11 Dolce è il sonno di chi lavora, mangi poco o molto; ma la sazietà del ricco non lo lascia dormire. | 11 Dolce cosa pare il dormire a colui che s'è affaticato, o poco o assai ch' elli manuchi; e il ricco non lascia dormire il suo saturamento. |
12 C'è un altro gravissimo male, che io vidi sotto il sole: le ricchezze conservate a proprio danno del possessore. | 12 Ed è un' altra pessima infermità, la quale io vidi sotto il sole, cioè che ricchezze radunate sono per danno e per vergogna del signore loro. |
13 Periscon quelle ricchezze in qualche grave disastro: ha dato alla luce un figliuolo, che sarà in estrema miseria. | 13 Onde spesse volte sono distrutte con grande dolore; il figliuolo suo campa in grande mendicitade. |
14 Come nudo uscì dal seno di sua madre, così nudo se ne tornerà via, e nulla porterà con sè del suo lavoro. | 14 E come uscie ignudo del ventre della sua madre, così (campa della morte) quando muore, non ne porta seco alcuna cosa della sua fatica. |
15 Male davvero compassionevole questo: com' è venuto, così se n'andrà! Qual vantaggio per lui l'aver gettato le sue fatiche al vento? | 15 È maravigliosa infirmitade; e come egli vive, così se ne va via; or dunque che giova, che s' affatica in vento? |
16 Tutti i giorni di sua vita ha mangiato nelle tenebre, e tra molti affanni, nell'infelicità e nella tristezza. | 16 E tutto tempo di sua vita mangia in tribulazione e infirmità, e in tristizia e in obbrobrio. |
17 Ecco pertanto quel che mi parve bene: che uno mangi e beva e goda benessereper la fatica con cui si travaglia sotto il sole, ne' giorni di sua vita concessigli da Dio. E questa è la sua parte. | 17 Questo adunque pare al mio animo, ch' elli manuchi e beva, e lieto stii della fatica sua, la quale ebbe sotto il sole, e questo faccia, quanto elli vive, de' beni che Iddio gli ha dati; e questo averà per sua parte. |
18 E a chiunque Dio ha largito ricchezze e beni, e concesso facoltà di fruirne e averne la sua parte, e di goder del suo lavoro, gli è questo un dono di Dio. | 18 Ogni uomo a cui diede Iddio ricchezze e possessione, e balìa che loro possano godere e usare [in] allegrezza, questo avviene di grande dono da Dio. |
19 Non molto, infatti, egli penserà a' giorni di sua vita, perchè Iddio ricolma di delizie il suo cuore. | 19 Però che Iddio tiene occupato il suo cuore in diletti, e però non si ricorda del tempo della vita sua. |